18 feb 2014

Un commento alla posta di Paolo Speciale


  
POTERE "versus" IDEOLOGIA
di paolo Speciale

L'ascesa di Renzi, giunta al culmine attraverso passaggi più rapidi nelle ultime settimane, in realtà è avvenuta secondo tempi ragionevolmente congrui rispetto alla nostra tradizione storico-politica. E' stato il più bravo ad estrinsecare ed a rendere suo utile strumento di conquista le ragioni di una crisi strategico-consensuale consumatasi in un partito la cui identità era da tempo ricercata ora più sul versante estremo ora più su quello moderato.
Il raggiunto equilibrio(o pseudo-tale) è costituito dallo stesso Presidente del Consiglio incaricato, già eletto segretario qualche tempo fa, non a caso di origini democristiane.
Tra coloro che si sono succeduti alla guida del PD Renzi ricorda Veltroni per trasparenza, praticità, chiarezza d'intenti e di obiettivi.
Molti si cimentano in questi giorni – comprensibilmente – nel ruolo di costituzionalisti dissertando sulla legittimità dell'esecutivo che tra qualche giorno entrerà nella pienezza dei suoi poteri.
Ma non si può tacciare di illegittimità qualcosa che nasce nel rispetto di un ordinamento vigente, nonché tale fino a quando non sarà sostituito da un altro con le previste procedure di garanzia.
Tra l'altro, come negare,su un piano tutt'altro che tecnico-opinionista, il diffuso gradimento di Renzi che in atto, stando a sondaggi attendibili, gode di una popolarità senza pari?
Ecco come allora il problema, “sic stantibus rebus”, non sta nella legittimazione o meno del giovane sindaco d'Italia a guidare il Paese. E questo sia perché il governo nascente avrà la fiducia dei due rami del Parlamento sia perchè la maggioranza degli italiani certamente lo vuole “testare”.
La questione meritevole di particolare attenzione è quella dell'antica dicotomia storica -per certi versi tipicamente italiana – tra l'ideologia di base che si evolve in programma di governo e ciò che di esso sopravvive nello stesso momento in cui si conquista il potere.
Il grande – ed inquietante – interrogativo consiste infatti nel chiedersi cosa rende, di fatto ed ormai da decenni, pressoché impossibile la realizzazione di programmi di cui si innamorano aspiranti governanti e governati.
Diverse sono le teorie sulle cause di questo sinora puntuale mancato “rendez vous”, che riguarda un'ampia serie di legislature, dal primo governo Berlusconi e sino ad Enrico Letta.
Forti poteri occulti? Gruppi di pressione? Lobbies? Corporativismi vari? Interessi economici irrinunciabili per la stessa stabilità – o per quel poco che di essa è rimasto – del Paese? Necessità di dare priorità ad altrettanto irrinunciabili compromessi di tipo strategico-politico che relegano in secondo piano gli interessi della collettività?
Oppure è la stessa fisiologica ed inguaribile instabilità politica -non certo risolta da un populistico bipolarismo - ad impedire il compimento istituzionale di un'azione conforme al programma predisposto?
La defenestrazione di Letta di certo non è un segno di novità: la tradizione degli ultimi anni del PD ci mostra illustri precedenti, fin dall'inizio di questo millennio. A questo proposito, se volessimo essere un po' più severi, diremmo che l'esordio del futuro premier non è proprio un segno di rinnovamento.
Ma siamo ottimisti già nello scommettere sulla possibilità che il buon Matteo resista alla“necessità”, consuetudinaria, di dover accontentare quella parte di classe dirigente che gravita sotto forma improduttiva e deficitaria intorno ad una politica ricca dispensatrice di privilegi e vantaggi di ogni genere. Sarebbe la conferma della fine.



In questo scritto, il messaggio di Paolo è chiaro e preciso, ma io non credo si possa essere così ottimisti sull’esordio di chi avrebbe dovuto costruire prima, attraverso un’azione di Partito, una base più solida sulle regole.  Inoltre…con tutto il rispetto per ciò che Paolo Speciale scrive.. e che in parte condivido, la defenestrazione di Letta non mi è sembrata degna di un Paese democratico come dovrebbe essere il nostro. Bastava, infine, guardare l’aria un un po’ da gradasso e vanitosa del giovane Renzi che ha sempre rivolto il saluto al compagno di Partito, presidente del Consiglio, con una particolare aria di sufficienza.
Ma venendo al merito della questione, al di là di come si possano valutare le capacità di Matteo Renzi, la mia valutazione che non vuole essere funesta, ma solo molto attenta al suo particolare cronoprogramma i cui contenuti non sembrano essere chiari se non sui tempi che appaiono strettissimi e quasi imposti da chi pensa di poter procedere in politica in termini di intimazione. 
Se dovessi dare una valutazione politica più profonda, non potrei che dubitare su chi avrebbe dovuto lavorare.. prima.. in seno al suo Partito per creare le basi, al fine di rendere più  funzionalità al percorso istituzionale di una politica che ancora arranca sulla strada della utile costruzione di una democrazia…Quando questo non si intuisce o non si percepisce con la dovuta sensibilità…allora si procede solo attraverso la forza di un decisionismo che presto risulterà poco utile e che… di contro.. tenderà ad arginare la base della democrazia di un Paese. Come si fa a non accorgersi della  determinazione e fermezza che pervade Renzi..assai simile a quella già vista nella figura del Cavaliere?..Dov’è la sua essenziale umiltà che oggi rappresenta la chiave di ingresso di quella porta per il futuro di ogni dibattito che si vuole costruttivo?

Nel bene o nel male..lo vedremo comunque lavorare.. nella speranza futura di poter essere contraddetti…
v.cacopardo

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