Caro Matteo ti scrivo ...
Di Domenico Cacopardo
Di Domenico Cacopardo
L’ultimo giro di indiscrezioni posizionerebbe
il presidente incaricato Matteo Renzi sul palcoscenico di un vecchio vaudeville.
Dio non voglia che le indiscrezioni siano
veritiere: troveremmo al governo una serie di arnesi consunti insieme a noti
personaggi della commedia dell’arte.
Dietro di loro, risalirebbe a cavallo
l’intera schiera di capi di gabinetto, di capi ufficio legislativo che, con
direttori di dipartimento, segretari generali e direttori generali, ha di fatto governato l’Italia negli ultimi
vent’anni condannandola all’immobilismo e alla paralisi.
I decreti legislativi (o delegati) sono
stati lo strumento del loro opaco e devastante potere: il Parlamento adotta una
legge-quadro(più o meno) che per essere applicata rende necessari più decreti.
Le vere decisioni, quindi, si assumono su
questo terreno, fuori dal Parlamento.
Il decreto(ne mancano oltre 150) viene
trattato in stanze segrete, negoziato con parti interessate e correlate,
infine, depositato negli uffici del Dipartimento affari legislativi della
presidenza del Consiglio che completa la cosiddetta istruttoria, cioè il finale
do ut des.
Il percorso prevede, però, che prima di
diventare operativi questi provvedimenti debbano ottenere il parere favorevole
del Consiglio di Stato. È qui, dunque, che risiede una parte importante delle
politiche economiche, finanziarie, del lavoro e delle infrastrutture. È in
questo luogo autoreferenziale e irresponsabile (nel senso che non risponde a
nessuno) che nasce il dilagante peso dei magistrati amministrativi e la loro
capacità di condizionare l’attività di Parlamento e governo.
Non si può cambiare nessun verso, caro
Matteo Renzi, se la sostanza della squadra di governo (il secondo livello) sarà
costituita dal solito ceto intermedio che ha diretto i ministeri senza controlli.
La strada del cambiamento passa dalla
lotta ai conflitti di interesse e dalla smobilitazione della sezione affari
normativi del Consiglio di Stato, le forche caudine degli atti di governo significativi.
Sento le repliche dei miei excolleghi: il
loro lavoro consiste nel rendere inoppugnabili i decreti legislativi, perfetti per
legittimità costituzionale e coordinamento tra leggi.
Non ci creda, caro Matteo Renzi: se la
sua squadra di governo sarà costituita da gente preparata, se rifiuterà le
invasioni di campo di Napolitano, se insomma farà un governo vero di vero
rinnovamento, imponga ai suoi ministri lo sbaraccamento dell’alta burocrazia e
l’allontanamento di tanti “esperti”, consiglieri, giudici amministrativi,
contabili e avvocati dello Stato.
I suoi ministri non sapranno perché li
allontaneranno, se li allontaneranno. Ma gli allontanati lo capiranno bene.
Un’ultima notazione: il sottosegretario
alla presidenza del consiglio dei ministri, segretario del consiglio dei
ministri deve avere il sedere di pietra e intendersene di leggi e di
legislatori. E deve essere la persona cui affidare il coordinamento delle
scelte dei ministri per i capi dei gabinetto, degli uffici legislativi e dei dipartimenti
(attenzione ai curricula: più sono nutriti meno i loro titolari sono
appetibili).
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