Un altro papa mediatico, sussurrano nei
corridoi dell’ex Sant’Ufficio, ora Congregazione per la dottrina della fede, i
monsignori di mezz’età che si muovono con passo felpato tra una stanza e
l’altra, magari raggiungendo l’ufficio di monsignor Gerhard Ludwig Müller, il
loro capo.
Un papa politico, osservano, invece,
nella Segreteria di Stato del cardinale Parolin, l’uomo chiamato a sbaraccare
l’eredità del predecessore cardinale Bertone.
Insomma, le novità sono tante e non
riguardano in particolare la fede e la dottrina quanto la comunicazione, il
governo della Chiesa e il rapporto con quella che a Roma si chiama la ggente.
Ieri è stata una delle giornate di
sublimazione di papa Francesco: ha iniziato al mattino presto, celebrando una
messa per i politici, in cui non s’è risparmiato le reprimende di maniera,
quelle parole che suscitano il consenso delle strade e una finta contrizione di
coloro che sono di fronte a lui; poi ha continuato e concluso con Barak Obama,
esponente di una nazione che ha teorizzato e attuato la politica di potenza, ma
che in lui ha trovato un presidente incerto e insicuro, capace di mandare i
droni ad assassinare un terrorista, di sobillare una sanguinosa rivolta in
Siria, tutta in danno dei cristiani legati al regime di Assad, di minacciare
tuoni e fulmini a Putin, e contemporaneamente impegnato nella riduzione
dell’apparato militare.
Anche con Barak Obama è andato in scena
un rito liberatorio: i cattivi sono cattivi, ma se si pentono diventano buoni.
I poveri vanno aiutati e assistiti, i malati curati, gli affamati saziati.
Un’operazione di successo per Obama che,
tornando in patria, potrà vantare il consenso papale e per il medesimo
pontefice che potrà dire (e far dire ai suoi fan) “Gliele ho cantate”.
Non una parola è stata spesa sul caso di
Asia Bibi la donna cattolica condannata a morte in Pakistan con l'accusa di
aver offeso Maometto.
La vicenda risale al giugno 2009 quando
ad Asia Bibi, una lavoratrice agricola, viene chiesto di andare a prendere
dell'acqua. A quel punto un gruppo di donne musulmane l'avrebbe respinta
sostenendo che lei, in quanto cristiana, non avrebbe dovuto toccare il
recipiente perché l’avrebbe reso immondo. Si sono quindi rivolte alle autorità
sostenendo che lei nella discussione avrebbe offeso il profeta. Asia Bibi,
picchiata, chiusa in uno stanzino, stuprata, infine arrestata pochi giorni dopo
nel villaggio di Ittanwalai, ha negato le accuse e ha replicato di essere
perseguitata e discriminata a causa del suo credo religioso.
Il giudice, dopo un anno, l’ha considerata
colpevole e condannata a morte. La sentenza deve ancora essere eseguita. Il
ministro per le minoranze religiose, ch’era intervenuto a sua difesa, è stato
assassinato.
Come in tanti altri casi, dei martiri
religiosi nessuno intende occuparsi, dato che è difficile farlo con qualche
possibilità di successo e che di essi non c’è eco sulla stampa occidentale così
attenta ai vizi e agli eccessi dei propri esponenti, quanto cieca e connivente
con le altrui violenze.
Questo non è un discorso razzista. Razzisti
sono coloro che subiscono una sorta di complesso razziale al contrario
rinunciando a protestare e a sostenere le proprie ragioni per discutibile
rispetto delle altrui usanze e credi religiosi.
Una piccola elementare spiegazione del
nostro giudizio critico: Francesco poteva impegnare Obama, alleato del Pakistan,
a intervenire perché quello Stato islamico si mostrasse clemente.
Forse l’ha fatto. Forse no.
A noi, rimane il dubbio.
Non so se l’abbia
fatto..ma la mia attenzione si pone con interesse sulla identificazione delle
due figure (politica e religiosa) richiamate da Domenico e sulla loro diversificazione nei compiti.
Riesce difficile mettere
in relazione la politica di Obama con l'opera religiosa di Papa Francesco. C’è una
grande differenza tra chi esercita la politica mondiale come Obama e chi
intende comunicare il messaggio di Cristo all’intero mondo come intende farlo
Francesco. Se pure il Pontefice nel suo dialogo offre degli insegnamenti alla
politica, non potrà mai riuscire ad entrare nelle operazioni organizzative, strutturali
ed economiche relative alla dinamica della politica internazionale.
La forza di Francesco
non può che basarsi su una attività comunicativa..questo è certo! ....Diffonde la
parola di Cristo ed il suo attinente messaggio dell’amore. In questo suo
incedere si ritrova in un mondo che.. quella politica…non riesce a far
funzionare in favore di un benessere sociale. Questo gli dà il l’occasione ed il compito di esternare alcune critiche quando i fatti si contrappongono al messaggio cristiano.
Quella di Obama, come quella di ogni
capo di un governo, oltre che nella comunicazione si deve esprimere nei fatti e
da questi ( soprattutto per la figura di Obama) dipende tutto l’assetto mondiale.
Non voglio entrare nel merito
del loro compito, ma sono certo che la missione del nuovo Papa, se pur a volte
criticato per la sua ostentazione mediatica,
è un messaggio sano e funzionale. Non appare come il retorico messaggio della Chiesa
di una volta costruito sulla divinità superiore e sulle entità miracolose, ma si
esprime con una particolare umanità cristiana… e non potrebbe essere altrimenti..
proprio perché è relativo a tutta la sofferenza odierna che spinge inesorabilmente verso una reale crisi di valori.
v.cacopardo
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