28 mar 2014

Breve commento al nuovo articolo di Domenico Cacopardo su Papa Francesco

di domenico Cacopardo
Un altro papa mediatico, sussurrano nei corridoi dell’ex Sant’Ufficio, ora Congregazione per la dottrina della fede, i monsignori di mezz’età che si muovono con passo felpato tra una stanza e l’altra, magari raggiungendo l’ufficio di monsignor Gerhard Ludwig Müller, il loro capo.
Un papa politico, osservano, invece, nella Segreteria di Stato del cardinale Parolin, l’uomo chiamato a sbaraccare l’eredità del predecessore cardinale Bertone.
Insomma, le novità sono tante e non riguardano in particolare la fede e la dottrina quanto la comunicazione, il governo della Chiesa e il rapporto con quella che a Roma si chiama la ggente.
Ieri è stata una delle giornate di sublimazione di papa Francesco: ha iniziato al mattino presto, celebrando una messa per i politici, in cui non s’è risparmiato le reprimende di maniera, quelle parole che suscitano il consenso delle strade e una finta contrizione di coloro che sono di fronte a lui; poi ha continuato e concluso con Barak Obama, esponente di una nazione che ha teorizzato e attuato la politica di potenza, ma che in lui ha trovato un presidente incerto e insicuro, capace di mandare i droni ad assassinare un terrorista, di sobillare una sanguinosa rivolta in Siria, tutta in danno dei cristiani legati al regime di Assad, di minacciare tuoni e fulmini a Putin, e contemporaneamente impegnato nella riduzione dell’apparato militare.
Anche con Barak Obama è andato in scena un rito liberatorio: i cattivi sono cattivi, ma se si pentono diventano buoni. I poveri vanno aiutati e assistiti, i malati curati, gli affamati saziati.
Un’operazione di successo per Obama che, tornando in patria, potrà vantare il consenso papale e per il medesimo pontefice che potrà dire (e far dire ai suoi fan) “Gliele ho cantate”.
Non una parola è stata spesa sul caso di Asia Bibi la donna cattolica condannata a morte in Pakistan con l'accusa di aver offeso Maometto.
La vicenda risale al giugno 2009 quando ad Asia Bibi, una lavoratrice agricola, viene chiesto di andare a prendere dell'acqua. A quel punto un gruppo di donne musulmane l'avrebbe respinta sostenendo che lei, in quanto cristiana, non avrebbe dovuto toccare il recipiente perché l’avrebbe reso immondo. Si sono quindi rivolte alle autorità sostenendo che lei nella discussione avrebbe offeso il profeta. Asia Bibi, picchiata, chiusa in uno stanzino, stuprata, infine arrestata pochi giorni dopo nel villaggio di Ittanwalai, ha negato le accuse e ha replicato di essere perseguitata e discriminata a causa del suo credo religioso.
Il giudice, dopo un anno, l’ha considerata colpevole e condannata a morte. La sentenza deve ancora essere eseguita. Il ministro per le minoranze religiose, ch’era intervenuto a sua difesa, è stato assassinato.
Come in tanti altri casi, dei martiri religiosi nessuno intende occuparsi, dato che è difficile farlo con qualche possibilità di successo e che di essi non c’è eco sulla stampa occidentale così attenta ai vizi e agli eccessi dei propri esponenti, quanto cieca e connivente con le altrui violenze.
Questo non è un discorso razzista. Razzisti sono coloro che subiscono una sorta di complesso razziale al contrario rinunciando a protestare e a sostenere le proprie ragioni per discutibile rispetto delle altrui usanze e credi religiosi.
Una piccola elementare spiegazione del nostro giudizio critico: Francesco poteva impegnare Obama, alleato del Pakistan, a intervenire perché quello Stato islamico si mostrasse clemente.
Forse l’ha fatto. Forse no.
A noi, rimane il dubbio.




A proposito di Francesco...
Non so se l’abbia fatto..ma la mia attenzione si pone con interesse sulla identificazione delle due figure (politica e religiosa) richiamate da Domenico e sulla loro  diversificazione nei compiti.  
Riesce difficile mettere in relazione la politica di Obama con l'opera religiosa di Papa Francesco. C’è una grande differenza tra chi esercita la politica mondiale come Obama e chi intende comunicare il messaggio di Cristo all’intero mondo come intende farlo Francesco. Se pure il Pontefice nel suo dialogo offre degli insegnamenti alla politica, non potrà mai riuscire ad entrare nelle operazioni organizzative, strutturali ed economiche relative alla dinamica della politica internazionale.
La forza di Francesco non può che basarsi su una attività comunicativa..questo è certo! ....Diffonde la parola di Cristo ed il suo attinente messaggio dell’amore. In questo suo incedere si ritrova in un mondo che.. quella politica…non riesce a far funzionare in favore di un benessere sociale. Questo gli dà il l’occasione ed il compito di esternare alcune critiche quando i fatti si contrappongono al messaggio cristiano.  Quella di Obama, come quella di ogni capo di un governo, oltre che nella comunicazione si deve esprimere nei fatti e da questi ( soprattutto per la figura di Obama) dipende tutto l’assetto mondiale.
Non voglio entrare nel merito del loro compito, ma sono certo che la missione del nuovo Papa, se pur a volte criticato per la sua ostentazione mediatica, è un messaggio sano e funzionale. Non appare come il retorico messaggio della Chiesa di una volta costruito sulla divinità superiore e sulle entità miracolose, ma si esprime con una particolare umanità cristiana… e non potrebbe essere altrimenti.. proprio perché è relativo a tutta la sofferenza odierna che spinge  inesorabilmente verso una reale crisi di valori.  

v.cacopardo   

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