21 mar 2014

Gli utili consigli di Domenico Cacopardo

Utili consigli per le prossime nomine
di domenico Cacopardo

Il primo ministro dovrebbe saperlo e forse lo sa, ma è bene porgergli qualche utile elemento di riflessione, in vista dell’imponente tornata di nomine che l’aspetta.
La circostanza che i ministri che ha scelto non abbiano ancora sviluppato le loro potenziali criticità non può essere considerata una sorta di implicita conferma della bontà dei criteri adottati. Quindi, è bene che la questione sia approfondita per tempo.
Parliamo prima di tutto di Confindustria.Impropriamente, però. L’attuale Confindustria è una specie di riedizione riveduta e non corretta della vecchia Intersind, il sindacato padronale delle imprese pubbliche. Infatti, Eni, Enel, Ferrovie, Poste, Finmeccanica sono i più ‘grossi’ contributori. Dopo l’uscita della Fiat non ci sono imprese private confrontabili.
Questo significa che la politica datoriale è fortemente influenzata dall’industria di Stato: Matteo Renzi non deve dimenticarlo, anche in relazione al ruolo di mosca cocchiera dell’immobilismo che sta svolgendo Squinzi.
Veniamo ora ai manager cui saranno affidati i colossi pubblici e le altre aziende dello Stato.
L’idea di porre un limite ai mandati è politica e, politicamente, demenziale. Nei comuni (che piacciono tanto al premier) il divieto di ricandidatura dopo due mandati ha, forse, una qualche giustificazione.
L’impresa è un’altra cosa.
Se i risultati ottenuti risultano positivi, se negli ultimi tempi non sono emerse controindicazioni e conflitti di interesse, non c’è ragione per non garantire la continuità dei vertici.
Se, nel governo (gli unici a poter dire qualcosa sono il presidente, il ministro dell’economia Padoan e la ministra Guidi) emergono orientamenti diversi da quelli dei manager in carica sulle politiche aziendali, in relazione agli interessi nazionali, si dovrà avviare un confronto per capire se essi ritengono di poter attuare le eventuali nuove direttive. Poiché sin qui, in nome di un’errata concezione dell’autonomia, nessuno si è fatto carico delle coerenze tra gli interessi del Paese e l’attività delle imprese di Stato, questo problema va affrontato con chiarezza prima di procedere alla nomina dell’ultimo dei consiglieri di amministrazione.
Il secondo suggerimento è quello di lasciare a casa tutti i trombati che circolano per i corridoi di via Sant’Andrea delle Fratte (sede del Pd), per i corridoi delle particelle schizzate via da Scelta Civica e per quelli del Nuovo Centro Destra.
È preferibile rischiare qualcosa innovando con raziocinio, piuttosto che appesantire il sistema con gli sconfitti dalla politica, legati a interessi e a clientele più o meno fameliche.
Tutto questo, Renzi dovrebbe saperlo e dovrebbe sapere quindi qual è la linea giusta da tenere nei rinnovi e nelle nomine, vitali per la Nazione e per la sopravvivenza, tutt’altro che assicurata, del suo governo.
Non può permettersi, come Berlusconi, di sbagliarne gran parte. Se lo ricordi, il giovane scout di palazzo Chigi: in questa materia la sua fortuna o la sua sfortuna sono nelle sue mani. Il destino cinico e baro non c’entra.





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