21 mar 2014

Una nota al nuovo articolo di Cacopardo su Chiesa e politica

Difficile stagione di cambiamenti
di domenico Cacopardo

Spesso chi vive tumultuose stagioni politiche, disgregazione sociale, crollo di valori, non si rende conto d'essere spettatore di un fase di passaggio, conclusiva di un'esperienza storica e preparatoria di un'altra stagione. Così Craxi e Andreotti non percepirono che il loro mondo stava esalando gli ultimi respiri se non quando il primo fu colpito dal lancio delle monetine di un gruppo di militanti comunisti reduci da una manifestazione svoltasi nelle vicinanze e il secondo venne investito da un procedimento giudiziario dai contorni discutibili.
Qualcosa di simile è accaduto nei nostri giorni. Né Napolitano né Monti né Letta (né prima Berlusconi) hanno capito d'essere nel mezzo di uno sconvolgimento politico e sociale dalle conseguenze imprevedibili di cui erano al tempo stesso causa e vittime. Non credo che con l'avvento di Renzi il processo sia terminato. Tutt'altro.
Con l'avvento di Renzi siamo entrati nel centro della crisi e stiamo per incontrare il nucleo del ciclone. Sarà difficile che l'Italia che verrà abbia molto da spartire con quella che c'è. Se Renzi avrà successo i rapporti sociali, sindacali e politici diventeranno diversi e nuovi.
Solo la Chiesa ha compreso il cambiamento ed è stata la prima a mutare passo, potendolo fare in virtù di una organizzazione monocratica. Per il vero, ci fu uno sprazzo con Albino Luciani che, in grande anticipo coi tempi, affermò, suscitando lo sgomento delle gerarchie, che Dio è mamma.
Una prospettiva rivoluzionaria che il destino mise a tacere passando la mano al papa mediatico e guerriero Karol Wojtyla.
Oggi, occorrerà vedere se alla facondia di papa Francesco seguiranno novità concrete. Anzi i due cambiamenti storici che ci si aspetta: l'ammissione della donna al sacerdozio e alle superiori gerarchie; il matrimonio dei preti.
Sono questi i temi che circolano tra i bene informati OltreTevere, quel genere prelatizio che frequenta con piacere i salotti romani ricevendo e regalando confidenze.
L'unico elemento in dubbio è la modalità: un Concilio è l'opzione più forte, ma non è detto che non bastino una serie di «motuproprio» papali, un lavoro in progress dagli effetti imprevedibili.
Da ogni punto di vista, la Chiesa sa accelerare quando è necessario mostrando una reattività spesso ben lontana dai riti interminabili di una democrazia all’italiana, capace di mettere in campo spinte e controspinte che la paralizzano.
In questo terreno si misurerà l’efficacia di Renzi.
Incassata la benevola attesa di Angela Merkel, incontrato l’inaffidabile (per sue insufficienze) Hollande, la partita si trasferisce a Bruxelles, dove il nostro primo ministro incontra una squadra di commissari (influenzati da un’eurocrazia tetragona a tutto ciò che è diverso da un credo vetero-liberista) pronti ad arricciare il naso di fronte a ogni idea di movimento.
L’importante è non deflettere dal proposito che, prima di tutto, viene l’Italia e i suoi interessi. Anche a costo di avviare una politica corsara sui cento dossier che sono in attesa.
Lo fanno gli altri paesi senza cedere a dannosi compromessi.  L’Italia non può più peccare di superficialità. Né di colpevoli timidezze: il «Fiscal compact», con le sue tragiche prospettive, incombe.


Difficile non essere d’accordo con Domenico in questa analisi che sottolinea l’esigenza di un vero cambiamento. Nello scorrere della lettura…la mia attenzione si sofferma al punto in cui Domenico esprime il suo pensiero sul mutamento di passo operato dalla Chiesa.. sostenendo che ha potuto farlo in virtù di una organizzazione monocratica. Mi sembra giusto il riferimento alla figura di Albino Luciani..come anche quello del Papa mediatico e guerriero Karol Wojtyla.

In questo suo scritto Domenico Cacopardo pone in parallelo i due personaggi oggi alla ribalta Papa Francesco e Matteo Renzi..che.. ugualmente capaci di una forza comunicativa.. devono trovare un risultato in una effettiva concretizzazione delle loro belle parole. In proposito credo di poter sottolineare che un vero cambiamento nella Chiesa, forse proprio in virtù della forza monocratica a cui fa riferimento Domenico, sembra già essere stato portato. Una trasformazione sicuramente più difficile per quanto riguarda il compito di Renzi e ciò non solo in forza del fatto che deve scontrarsi con un limitativo e fondamentale principio di democrazia, ma anche perché la sua accelerazione appare troppo forzata e rischiosa. 
Voglio dire che… se per la Chiesa, al di là di ogni visione contraddistinta uomo donna, la motivazione di un cambiamento in Papa Francesco, trova radici su un concetto spirituale facendo forza su una visione cristiana tradotta nell’amore verso il prossimo, per un Premier come Renzi, oggi il problema non può prescindere da una visione più empirica che vede contrastare interessi economici e di potere tenendo conto dei principi fondamentali di una democrazia popolare.

La Chiesa di Francesco.. attraverso il verbo di Cristo fondato sull’amore, riesce a conquistare maggior consenso di quanto non possa, pur operando per un equità sociale, qualunque politica.  
v.cacopardo   

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