La luna di miele tra Matteo Renzi e il
Paese è terminata. Una cosa normale, se il suo arrivo in politica non fosse
stato accompagnato da attese messianiche, peraltro ampiamente deluse.
E, nonostante tutto, l’esperimento
avviato dall’exsindaco di Firenze va sostenuto: la sua caduta, infatti,
renderebbe ancora più drammatica la crisi e ci avvierebbe, infine, a quel
commissariamento europeo (molto positivo dov’è stato applicato)non voluto da
Monti, che considerava se stesso il commissario.
La questione è la solita: le riforme. Non
si sono fatte e non si fanno. E quelle di cui ha parlato Renzi sono impantanate
alla Camera (lavoro) e al Senato (istituzionali). Giorgio Napolitano s’è speso
per rimettere in moto la macchina, ma il premier
dovrà piegare la propria protervia alla necessità di cercare e trovare
intese anche con i propri gruppi parlamentari, in maggioranza ostili al nuovo
corso. E si vede, eccome!
Del resto, sotto elezioni, una sconfitta
di Renzi avrebbe effetti devastanti sul Pd, in cui gli excomunisti sono
prevalenti, ma gli exdemocristiani governano. Ne risentirebbe il Paese che ha
iniziato il cammino del rilancio secondo
modalità che, purtroppo, non produrranno più occupazione.
Cresceranno i profitti. Gli investimenti solo
a condizione che si liberalizzi il mercato del lavoro e che il fisco assuma
dimensioni accettabili.
È inutile intervenire sulle retribuzioni,
diminuendole: è una tassazione surrettizia, mentre occorre tagliare
drasticamente le uscite e porre una diga alle vere dissipazioni, ricorrendo a
conoscitori della macchina dello Stato, non a consulenti formatisi in organismi
internazionali, alla Cottarelli, che nulla sanno nel merito, o a funzionari
municipali. E poi, l’inesperienza totale dei ministri del Pd, a parte Poletti e
Padoan, aggrava una situazione di patologica insufficienza del personale di
governo.
C’è voluto, il 25 aprile, il richiamo di
Napolitano per far riflettere gli italiani sulle sciocchezze uscite dalla bocca
della ministro della difesa Roberta Pinotti (e da quella di Cottarelli): prima
di affermare tagli incoerenti e prematuri, occorre riflettere sul modello di
forze armate di cui abbiamo necessità, tagliando drasticamente la base e il
vertice dell’apparato militare, risparmiando sul numero degli uomini e
guadagnando in professionalità ed efficienza. Prima di cancellare il programma
F35, bisogna definire l’entità della forza aerea che serve all’Italia. Allo
stesso modo va affrontata la questione delle due portaerei costruite in un
occasionale delirio di potenza.
Insomma, lo svelto Renzi si sta
preparando agli esami di maturità con una classe di rimandabili.
Il ritorno in campo di Berlusconi è un
aiuto insperato, visto che, comunque, contribuirà a ridimensionare il previsto
successo di Grillo e l’astensionismo.
A proposito: a qualcuno, a palazzo Chigi,
visti i sondaggi, è venuto il dubbio che le decisioni del
governo e la comunicazione del premier
non siano molto efficaci per contrastare la crescita del movimento a 5Stelle?
Insomma, c’è qualcuno che riflette su ciò
che non va nel palazzo? E nel Paese?
Anch’io penso che qualcuno a palazzo
Chigi dovrebbe porsi seriamente queste domande: la comunicazione ed alcune
scelte decise del premier.. spesso non aiutano e determinano quasi
meccanicamente una reazione che induce a scegliere la strada di un cambiamento
forte e rischioso come quello più travolgente di Grillo.
Se continua questa determinazione e l’eccessivo
assolutismo nelle scelte …è più che evidente che una buona parte dei cittadini
si sposterà verso il Movimento di Grillo che rappresenta una vera rottura contro
chi si è già posto similmente in questo ventennio. Renzi..come Berlusconi alza
un’asticella troppo alta sulle riforme importanti per il futuro della politica ed
inoltre non manifesta un vero metodo sulle scelte di lavoro per la crescita.
Non so dire, al contrario del cugino, se le capacità tecniche di Padoan e
Poletti siano tali da proteggere il cammino avventato di una personalità come
Matteo Renzi, ma di certo.. le vere scelte dovrà operarle chi guida il governo..
poiché sono scelte politiche. E’ anche
vero, come giustamente sostiene Domenico, che ormai l’esperimento va sostenuto.
Ci ha creduto una politica allo sbando che oggi si trova quasi ricattata da questa
figura oggi sostenuta nei consensi: Immaginiamoci cosa succederebbe se Renzi
fosse messo alle corde (anche motivatamente) e decidesse di abbandonare!
Le attese messianiche le lascio ai
cittadini..limitandomi a guardare il nuovo teatrino di una politica che oggi
continua a sostenersi attraverso le figure assai plateali di Berlusconi, Renzi
e Grillo, trascurando l’importanza di una seria ricerca di nuovi sistemi più
utili al percorso di una funzionale politica.
vincenzo cacopardo
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