29 apr 2014

Una nota al nuovo articolo di Domenico Cacopardo

di domenico Cacopardo
La luna di miele tra Matteo Renzi e il Paese è terminata. Una cosa normale, se il suo arrivo in politica non fosse stato accompagnato da attese messianiche, peraltro ampiamente deluse.
E, nonostante tutto, l’esperimento avviato dall’exsindaco di Firenze va sostenuto: la sua caduta, infatti, renderebbe ancora più drammatica la crisi e ci avvierebbe, infine, a quel commissariamento europeo (molto positivo dov’è stato applicato)non voluto da Monti, che considerava se stesso il commissario.
La questione è la solita: le riforme. Non si sono fatte e non si fanno. E quelle di cui ha parlato Renzi sono impantanate alla Camera (lavoro) e al Senato (istituzionali). Giorgio Napolitano s’è speso per rimettere in moto la macchina, ma il premier dovrà piegare la propria protervia alla necessità di cercare e trovare intese anche con i propri gruppi parlamentari, in maggioranza ostili al nuovo corso. E si vede, eccome!
Del resto, sotto elezioni, una sconfitta di Renzi avrebbe effetti devastanti sul Pd, in cui gli excomunisti sono prevalenti, ma gli exdemocristiani governano. Ne risentirebbe il Paese che ha iniziato il cammino del rilancio  secondo modalità che, purtroppo, non produrranno più occupazione.
Cresceranno i profitti. Gli investimenti solo a condizione che si liberalizzi il mercato del lavoro e che il fisco assuma dimensioni accettabili.
È inutile intervenire sulle retribuzioni, diminuendole: è una tassazione surrettizia, mentre occorre tagliare drasticamente le uscite e porre una diga alle vere dissipazioni, ricorrendo a conoscitori della macchina dello Stato, non a consulenti formatisi in organismi internazionali, alla Cottarelli, che nulla sanno nel merito, o a funzionari municipali. E poi, l’inesperienza totale dei ministri del Pd, a parte Poletti e Padoan, aggrava una situazione di patologica insufficienza del personale di governo.
C’è voluto, il 25 aprile, il richiamo di Napolitano per far riflettere gli italiani sulle sciocchezze uscite dalla bocca della ministro della difesa Roberta Pinotti (e da quella di Cottarelli): prima di affermare tagli incoerenti e prematuri, occorre riflettere sul modello di forze armate di cui abbiamo necessità, tagliando drasticamente la base e il vertice dell’apparato militare, risparmiando sul numero degli uomini e guadagnando in professionalità ed efficienza. Prima di cancellare il programma F35, bisogna definire l’entità della forza aerea che serve all’Italia. Allo stesso modo va affrontata la questione delle due portaerei costruite in un occasionale delirio di potenza.
Insomma, lo svelto Renzi si sta preparando agli esami di maturità con una classe di rimandabili.
Il ritorno in campo di Berlusconi è un aiuto insperato, visto che, comunque, contribuirà a ridimensionare il previsto successo di Grillo e l’astensionismo.
A proposito: a qualcuno, a palazzo Chigi, visti i sondaggi, è venuto il dubbio che le decisioni del governo e la comunicazione del premier non siano molto efficaci per contrastare la crescita del movimento a 5Stelle?
Insomma, c’è qualcuno che riflette su ciò che non va nel palazzo? E nel Paese?


Anch’io penso che qualcuno a palazzo Chigi dovrebbe porsi seriamente queste domande: la comunicazione ed alcune scelte decise del premier.. spesso non aiutano e determinano quasi meccanicamente una reazione che induce a scegliere la strada di un cambiamento forte e rischioso come quello più travolgente di Grillo.
Se continua questa determinazione e l’eccessivo assolutismo nelle scelte …è più che evidente che una buona parte dei cittadini si sposterà verso il Movimento di Grillo che rappresenta una vera rottura contro chi si è già posto similmente in questo ventennio. Renzi..come Berlusconi alza un’asticella troppo alta sulle riforme  importanti per il futuro della politica ed inoltre non manifesta un vero metodo sulle scelte di lavoro per la crescita. Non so dire, al contrario del cugino, se le capacità tecniche di Padoan e Poletti siano tali da proteggere il cammino avventato di una personalità come Matteo Renzi, ma di certo.. le vere scelte dovrà operarle chi guida il governo.. poiché sono scelte politiche.  E’ anche vero, come giustamente sostiene Domenico, che ormai l’esperimento va sostenuto. Ci ha creduto una politica allo sbando che oggi si trova quasi ricattata da questa figura oggi sostenuta nei consensi: Immaginiamoci cosa succederebbe se Renzi fosse messo alle corde (anche motivatamente) e decidesse di abbandonare!
Le attese messianiche le lascio ai cittadini..limitandomi a guardare il nuovo teatrino di una politica che oggi continua a sostenersi attraverso le figure assai plateali di Berlusconi, Renzi e Grillo, trascurando l’importanza di una seria ricerca di nuovi sistemi più utili al percorso di una funzionale politica.

vincenzo cacopardo

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