17 giu 2014

Un commento all'analisi di Domenico Cacopardo su "Politica e cambiamento"



Parliamoci chiaro: delle cosiddette riforme a Matteo Renzi non importa nulla. Non importa se il documento presentato dall’inesistente Marianna Madia non riforma alcunché; non importa se la ministra degli esteri («Mogherini, chi?») sia incartata sulla questione Marò che, alla fine si risolverà a danno dei Marò medesimi e dell’immagine dell’Italia dei «Boy-scout»; non gli importa se la legge anticorruzione risulterà inefficace come tutte le leggi adottate sul fronte penale senza affrontare la (più difficile) questione della prevenzione mediante nuove procedure amministrative; non gli importa se il ministro Lupi risponde con l’inazione agli scandali Expo e Mose, senza provvedere, per quest’ultimo, alla «due diligence», al commissariamento del Magistrato alle acque e al commissariamento (proposta) delle aziende del Consorzio Venezia Nuova e di quelle dell’Expo. Hanno operato in modo fraudolento per ottenere e gestire gli appalti, le si lascia continuare per il noto demone-alibi dell’urgenza. 

Non gli importa se la riformetta del lavoro deve essere portata a termine, né se il ministero della difesa è senza direttive né direzione. 

Insomma, gli interessa solo la politica e, quindi, la riforma (ma c’è un’idea vera di riforma?) del Senato, la riforma elettorale (il giorno dopo l’approvazione delle due leggi, condurrà il Paese al voto, c’è da scommetterci) il controllo del partito e dei gruppi parlamentari, le relazioni con Berlusconi, la gamba zoppa da cui ha un incerto appoggio.

Che la sua politicità funzioni, lo dimostra l’ultima evoluzione del duo Grillo&Casaleggio che si sono detti disponibili a confrontarsi sulla legge elettorale: il risultato delle europee e quello delle amministrative li avevano portati all’isolamento, alla chiara sensazione di un futuro marginale. Certo, di errori ne hanno commessi a manciate, scambiando la politica per uno spettacolo mistificatorio e gli italiani per degli immaturi alla mercé di chiunque fosse tanto spregiudicato (come loro) da bersagliarli di propaganda nazistoide. Del resto, l’ultimo, inaudito attacco a Gad Lerner dovrebbe suggerire a Renzi una netta presa di distanze dal piccolo Goebbels e dall’hitlerino ligure. 

Ma la politica che ha in testa il nostro premier ha altre priorità: sa bene che non c’è terreno d’incontro con il Movimento 5 Stelle, ma sa anche che, se rifiutasse l’incontro, darebbe ossigeno al boccheggiante comico politicante. 

Apprestiamoci, dunque, ad assistere a un nuovo spettacolo in streaming, che smentisce di per sé la stupida sceneggiata del confronto Renzi-Grillo («Non ti faccio parlare!» Urlò Beppe quella volta) alla vigilia della composizione del governo e mostra di fronte alla Nazione l’inconsistenza politica e l’insicurezza psicologica dei leader del Movimento.

E apprestiamoci anche ad assistere a una nuova fase dell’evoluzione del Pd. L’elezione di Matteo Orfini alla presidenza del partito, infatti, è un’innovazione totale rispetto al passato. E non (solo) per la giovane età nel neopresidente, ma soprattutto per la sua storia politica tutta trascorsa nella vicinanza culturale, politica e affettiva a Massimo D’Alema, di cui è stato segretario politico dal 2006 al 2008 (governo Prodi2). Una vicinanza che gli ha permesso di metabolizzare i canoni del realismo e del pragmatismo, la migliore eredità di Togliatti, rispetto al cupo integralismo di Berlinguer. Quei canoni che permisero al partito comunista di collaborare col governo Badoglio prima e poi con quello De Gasperi dell’immediato dopoguerra, e di rimanere colonna portante di quella prima Repubblica che ora esecriamo, dimenticandone i frutti positivi.

È, quindi, la Politica, di cui Matteo Renzi si sta mostrando istintivo interprete, che ci permetterà di fare i conti col passato e di perseguire una via di allineamento europeo. Non altro.




Fredda, lucida e fin troppo pragmatica l'analisi del cugino Mimmo..che ostenta un interesse sull'operato del premier Renzi e sulla sua politica. 
Forse!..ma certo la sua non una politica che determina un legame col concetto di vera democrazia ed è sicuramente legata al barroccio di una comunità europea ed ai suoi precisi interessi. Renzi altro non è che un politico costruito su un sistema delle vecchie istituzioni..voluto da chi ancora insiste in un logorato processo che ha continuato a mortificare la democrazia di questo Paese. 

Non me ne vorrà Domenico di queste mie libere interpretazioni sulla figura edificata ad arte con la forza della retorica comunicazione del “venghino...venghino” (molto simile a quella di Berlusconi) che si propone di contrastare un certo populismo con altrettante populistiche scelte che non guardano per niente ad una vera funzionalità di un sistema che si vuole più efficiente e vicino ai cittadini. 

Poco importa agli stessi cittadini, che oggi soffrono, sapere se tale personaggio sia stato nella segreteria di una più nobile figura come quella di D'Alema ed ancora più sorprende il voler continuare a paragonare Grillo ad un nazista spietato...quando ormai sappiamo che di errori ne ha fatti tanti, ma che grazie al suo movimento si è contribuito fortemente nella strada di un cambiamento più deciso. L'aggressività con la quale si contrasta l'opera, se pur sbilenca e demagogica, di Grillo, non rende merito ad un percorso della politica moderna che.. grazie al servizio del comico... ha tirato fuori una buona parte del marcio che in questo Paese ancora rimane. 

Anch'io ho sempre contestato a lui ed al suo movimento l'assurdo procedere di un percorso di democrazia diretta a dir poco..inverosimile in un paese con oltre 60milioni di abitanti, metto ancora in dubbio la scelta dei suoi parlamentari attraverso un sistema a dir poco ridicolo, come spesso lo ho paragonato ad una figura donchisciottesca che combatte una lotta impari contro un sistema integrato dove è più facile soccombere se ci si espone con i sistemi virtuali dei computers, ma dobbiamo dare atto che, al di là delle sue frasi fin troppo colorite e cariche di astio verso alcuni politici che hanno esagerato, la sua carica emotiva ha svegliato una buona parte dei cittadini..mettendola a conoscenza di un sistema del quale si è rimasti fin troppo tempo succubi ed in silenzio.... E vogliamo anche parlare del suo... se pur inconsapevole , ma sicuramente utile servizio per arginare la violenza che si sarebbe potuta scatenare in questi ultimi anni attraverso atti estremi di terrorismo?

Il pragmatismo endemico e caratteristico di molte figure predominanti che hanno vissuto inserite in questo sistema ...danneggia ogni possibile processo di rinnovamento ...se non si guarda in lungimiranza il sistema esploderà ...in modo automatico. E' inutile cercare di difendere un sistema che si è sviluppato nel marcio tra burocrazia ed anomalie continue che hanno penalizzato fin troppo quello che oggi si insiste col sostenere “democratico”. Lo stesso Papa Francesco, con la sua usuale umiltà e nobiltà d'animo, lo ha più volte sottolineato!...

Chiudo senza alcuna pretesa di asserire una qualsiasi verità, ma con una percezione che è del tutto individuale.. affermando ancora una volta che Matteo Renzi non rappresenta il nuovo... se non nell'arte di una comunicazione più stimolante, ma pur sempre ipocrita, di chi con altrettanta ambizione, pretende di ergersi a nuovo profeta di una politica ormai appartenente ad un passato...

Se avesse un nobile percorso da voler perseguire...non agirebbe con tale sicurezza ed ostinata determinazione...D'altronde anche Domenico in questo scritto, quasi contraddicendosi, sostiene il completo disinteresse di Renzi.
vincenzo cacopardo

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