16 giu 2014

Una nota sulla recente posta di Paolo Speciale

L'ARTE DEL CONFRONTO di Paolo Speciale
La vicenda Mineo nel PD a maggioranza renziana induce ad una riflessione più approfondita sulle più o meno opportune forme dialettiche del confronto tra diverse correnti di pensiero all'interno di un partito che con l'aggettivo“democratico” ha costituito il suo completo epiteto.
Maggioranza e primato di essa sono l'essenza ed al tempo stesso la legittimazione dell'esercizio del potere politico.
In filosofia politica prioritaria è la costante ricerca, di matrice aristotelica, dei mezzi più idonei, costituenti la forma di governo, per la migliore amministrazione della “polis”.
Ma come conciliare il frequente conflitto tra le singole libertà di coscienza con la più vasta identificazione ideologica di base che può culminare nella assunzione di responsabilità di gestione all'interno di una imponente formazione politica (40,8 per cento docet)?
Riferendosi al comune sentire e quindi in presenza di accertata ed indubitabile obiettività, occorre innanzitutto operare una salutare distinzione tra mero protagonismo finalizzato alla presunta facile acquisizione di una maggiore visibilità nell'ambito del contro-correntismo ad ogni costo e tra la moderata manifestazione di un pensiero le cui ragioni siano fatte valere nelle sedi istituzionali adeguate.
Ora, Mineo ed i suoi seguaci hanno diffuso, loro malgrado, una sì bella lezione di esemplare democrazia: epperò hanno anche perso una grande occasione per instaurare quell'ottimale e più trasparente contraddittorio che attiene esclusivamente al partito e non alla commissione parlamentare affari costituzionali.
Se è vero che ciascuna commissione sia un mini-parlamento – e lo vediamo allorquando alcune disposizioni legislative in alcune di esse vengono licenziate e poste in esecuzione prescindendo dall'aula -, altrettanto innegabile è però anche la evidente inopportunità di trasferire in un ambito comunque ristretto come una commissione – con la potenziale mortificazione del ruolo ricoperto da ciascun membro – qualcosa che deve essere propriamente ascritto al dibattito interno del Partito Democratico e che, proprio per questa sua caratteristica, dovrebbe essere legittimamente rivendicato davanti a tutta l'aula, dove il trionfo di ogni soggettività è diritto inalienabile ad unico e maggiore titolo.
La cosiddetta “rimozione” di Mineo operata dal premier in tal senso, anche se criticabile per gli aspetti e per gli effetti contingenti ad essa connessi, è mera e non allarmante conseguenza della constatazione di una biasimevole incultura politico-costituzionale ancora più sorprendente perché riferita ad un noto ex-giornalista e commentatore politico.
Nel percorso riformatore di una legge costituzionale quale è quella elettorale non può esserci adeguato spazio, pur prevedendo il rispetto delle minoranze, per la minoranza di una maggioranza, né possibilità di esercizio della funzione di indirizzo politico, tipica di altri organi istituzionali che Renzi, nella qualità di capo dell'esecutivo, si è naturalmente avocato.




Quello che Paolo.. con sicura conoscenza afferma...potrebbe essere giusto se nella realtà nel PD  vi fosse oggi davvero un contraddittorio...Io penso che il vero protagonismo oggi lo abbia espresso con troppa sicumera lo stesso Segretario di Partito che... divenuto  in fretta sindaco d'Italia, ha finito con l'agire con altrettanta fretta e determinazione.
Quando Paolo, con tutto il rispetto, accenna che:.. in filosofia politica è prioritaria la costante ricerca, di matrice aristotelica, dei mezzi più idonei, costituenti la forma di governo, per la migliore amministrazione della “polis”.... non fa che ridurre a pura teoria didattica una faccenda non proprio attinente al caso (e soprattutto non solo amministrativa). Nella fattispecie il problema nasce alla fonte e cioè..dal fatto che Matteo Renzi ha ormai deciso il suo percorso in modo perentorio (altro che democratico). Questa è anche una delle ragioni per la quale ritengo sia necessario separare un ruolo di Partito da una gestione governativa che, se troppo determinata, finisce col condizionare ogni sana dialettica.
Se il senatore Mineo ha apostrofato erroneamente il Premier paragonandolo ad una figura autistica, seppur scusandosi....ha scioccamente offerto al furbo Renzi una ulteriore occasione di sfruttare quel termine a suo beneficio.. Errori perennemente commessi da chi affronta i temi della politica con troppa enfasi e senza riflettere...Ma nella sostanza io credo che una buona parte di questo Partito si senta fortemente penalizzata dall'incedere pressante e troppo assoluto del suo segretario.
Bisogna anche tenere conto del fatto che quel docet del 40,8 per cento...sottolineato da Paolo (espresso con le elezioni europee) equivale in sostanza ad un 20% per via del fatto che il 50% di coloro che avevano diritto al voto non è andato a votare.... E noi possiamo davvero affidare il futuro della nostra politica... costruito attraverso le nuove riforme... ad un governo che potrebbe detenere meno di un quarto dei consensi?..Non sembra più giusto ed appropriato che tale discussione possa avere un dibattito più vasto e profondo al di fuori di una specifica competenza governativa,?
vincenzo cacopardo

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