di vincenzo cacopardo
Non ci si deve meravigliare tanto del successo di Matteo Renzi in un Paese che vive di continue speranze...Speranze che in sé sono anche indispensabili per chi si propone di guardare avanti. Ma il problema rimane comunque quello della tipologia e nel merito stesso di ciò che oggi viene espresso come un “opera di cambiamento”.
Non ci si deve meravigliare tanto del successo di Matteo Renzi in un Paese che vive di continue speranze...Speranze che in sé sono anche indispensabili per chi si propone di guardare avanti. Ma il problema rimane comunque quello della tipologia e nel merito stesso di ciò che oggi viene espresso come un “opera di cambiamento”.
Sondare
attraverso le varie categorie di lavoro un consenso verso la speranza
è comprensivo, ma anche troppo semplice: Se oggi si chiede ad un
dirigente od un funzionario di alto livello.. ben posizionato e
remunerato.. di credere ad un futuro attraverso una speranza generica fatta di promesse verso il cambiamento, è chiaro
che la risposta sarà sempre pressochè positiva, così pure per un
notaio, per un medico, un parlamentare, un magistrato e tutte quelle
classi che lavorano guadagnando bene, ma anche per quelle categorie
che sopravvivono come dipendenti con stipendi sicuri. : Logicamente azzardato è proporre loro un netto mutamento del sistema...
Oggi è proprio la
sicurezza di un lavoro e di uno stipendio che crea quella linea di
demarcazione tra chi è portato a credere ad una speranza del
futuro... rispetto a chi non è portato a farlo..sperando in una radicale metamorfosi...Ed ecco che il
consenso viene nettamente diviso tra chi si riconosce “sistemico”
e chi “antisistemico”... poco importando le ideologie..le teoriche idee.. ed
ogni altro dialogo su un concetto di vita organizzato in uno stato di vera democrazia.
Pensare quindi che
categorie agiate come le categorie già soprascritte..e tutti coloro che hanno la sicurezza di una entrata.... possano girare il loro consenso in modo
antisistemico, (se anche consapevoli dei disastri portati da un
sistema tanto imparziale quanto antidemocratico e autoritario),
sarebbe come riconoscerli autolesionisti...Tuttavia quello
che li rende discutibili è l'evidente ipocrisia di chi tra loro
insiste e si ostina a difendere il sistema odierno a
prescindere da ogni ingiustizia ed equità...definendolo il migliore del peggio!
Ma oggi persino una
classe... meno agiata.. che vive di stipendi medio bassi e che
sopravvive ad ogni sorta di stortura ed anomalia a proprio danno,
sembra spinta e legata ad una effimera speranza. ..Pur consapevole
dei disastri del sistema (che tende a rendergli il solito
contentino)... si aggrappa alla consueta speranza di chi promette
senza alcuna certezza. Sul piano psicologico..per costoro è l'attesa continua di qualcosa che prima o poi.. non potrà che
arrivare in proprio favore (un concetto, in qualche modo, legato ad un'etica cristiana della fede). L'importante, al momento, è avere un lavoro
ed un reddito.... pur basso che sia...Per costoro peggio di così non
potrebbe mai essere..ed andare contro il sistema che oggi ti assicura
quel minimo..potrebbe anche comportare il rischio di perdere
tutto...A differenza delle classi agiate di cui sopra, loro ...non
avrebbero alcuna risorsa a cui affidarsi!
Questo è quello che
potrebbe essere oggi chiamato una sorta di "ricatto”...una costrizione da parte di un sistema che
tiene legato un consenso attraverso un bisogno... e non attraverso un
libero pensiero....
Oggi la vera lotta che si
sta combattendo e proprio quella del metodo di un cambiamento:
abbatterlo per costruirvene sopra un altro..o rinnovarlo attraverso
una sorta di ristrutturazione totale. Da un lato il “postberlusconismo”
rappresentato da Renzi che propone, con estrema ipocrisia, la
riesumazione di un sistema quasi del tutto morto per farlo rinascere
attraverso la speranza diffusa di una rottamazione e la forza di una grande
determinazione comunicativa...dall'altro un'opera (maldestramente)
cominciata e (ancor peggio) non conclusa di Grillo che si è sempre proposto per
abbattere... con poca concretezza di idee... quelle “mura di Gerico” di un impianto tanto
sofisticato.... quanto ricco di anomalie poco funzionanti.
Nella realtà delle
cose..(e qualcuno che gestisce il potere ecomomico lo sa bene) quello
che decide “il cambiamento” è proprio quel termometro che misura
sostenibilità ed insostenibilità.. e cioè: fino a quando la
maggioranza della popolazione del Paese vivrà sulla soglia di quella sopportabilità stabilita da un lavoro ed uno stipendio che non gli
precluda una sopravvivenza ...si tenderà verso la speranza di
poter sostenere ancora il sistema attuale... osannando le figure
determinate che lo invocano e lo esortano...Ma quando l'asticella tenderà verso
l'insostenibilità di una maggioranza del Paese...si potrebbero
determinare cambiamenti più forti e decisi.
Se si vuole essere
davvero pragmatici.. questa è in sintesi l'analisi più giusta....
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