8 lug 2014

Un appunto al nuovo articolo di Domenico Cacopardo " il calcio ed il vecchio che avanza"

Il calcio ed il vecchio che avanza 
di domenico Cacopardo

Il nome è tutto un programma, Tavecchio, 71 anni. Oggi annuncerà la candidatura alla presidenza della Federazione Italiana Gioco Calcio. I bene informati assicurano che ce la farà e che, in questo modo, si concluderà la crisi della Federazione, nel segno di una continuità ultradecennale, salvo il brevissimo periodo di Guido Rossi commissario. 

Ha ballato una sola estate, il professor Rossi da Milano, subito sacrificato al demone, appunto, di una continuità che salvaguarda gli interessi ufficiali e ufficiosi del mondo del calcio italiano, custoditi negli impenetrabili meandri delle singole società e della Lega Calcio, ben protetti dalla Federazione.

Non c’è da scherzare con il pallone: rappresenta, più o meno, un volume di affari dell’ordine dei 5 miliardi di euro. Una cifra stratosferica per una disciplina sportiva, in un periodo di crisi come l’attuale, che tuttavia attinge dai diritti tv, da sponsorship e pubblicità, dalla vendita dei giocatori e, buon ultimo, dai tifosi che vanno allo stadio e comprano il biglietto.

La cosa più paradossale che questo mondo non teme di presentarsi con il volto, per esempio, di Genny a carogna, il napoletano che consentì (dopo una trattativa, smentita, ma evidente) con le autorità di Pubblica sicurezza, l’effettuazione della partita Roma-Napoli preceduta da scontri, nel corso dei quali venne ferito mortalmente un ragazzo napoletano, Ciro Esposito, da Scampia. 

C’è una tragica mistificazione nelle parole del sindaco di Napoli De Magistris nell’accusare le autorità: ognuno dovrebbe guardare in casa propria e cercare di impedire le quotidiane manifestazioni di razzismo, di inciviltà e di violenza generiche intorno agli stadi e al miserrimo mercato che si svolge nei pressi.

Certo le autorità di Pubblica sicurezza e il ministero dell’interno hanno le loro responsabilità: con periodicità cronometrica annunciano giri di vite che durano, se durano, qualche ora: del resto nessuno controlla e i colpiti (come il predetto Genny) dal Daspo (il divieto di accedere agli stadi), se vogliono, possono entrare ovunque, basta che sappiano mimetizzarsi in gruppi di tifosi complici o, comunque, protettivi nei confronti dei violenti e dei sanzionati.

Siamo chiari: il turismo intorno alle partite di calcio è un turismo che mette in conto gli scontri e la violenza. Basta osservare i rituali, i tatuaggi, gli slogan che vengono ammessi chiudendo gli occhi.
C’è di certo un concreto, solido rapporto tra società e organizzazioni delle tifoserie, nel quale le prime sembrano colpite da una generale Sindrome di Stoccolma(il torturato si nutre del sadismo del torturatore).
Se vi chiedete perché, non troverete risposta. Non si capisce, visto che non c’è una causa razionale.
La vita insegna che dove non ci sono spiegazioni ragionevoli e legali, se ne possono trovare torbide e illegali.
In questo ordine di considerazioni si iscrivono i presidenti che, ogni anno, rimettono fior di quattrini nel mantenimento di una squadra nonostante l’attuale momento di crisi. 

Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania hanno creato ordinamenti che hanno reso i club calcistici aziende floride, appetibili anche da mecenati-speculatori russi o arabi. L’Italia no. A parte la Juventus e la Roma, che sono in borsa, e la Fiorentina, che ha cercato di reagire, tutto il resto sembra allo sbando. 
La disfatta brasiliana e la crisi conseguente potevano essere l’occasione per un rinnovamento analogo a quello ha investito l’Italia politica.
Invece, niente, tutto rimane stra-vecchio e la Federazione si chiude nel catenaccio più duro.
Giovanni Malagò che, per essere eletto presidente del Coni, aveva scardinato un coacervo opaco di interessi e di alleanze, oggi è scomparso nella nebbia del silenzio.
Un altro perché che rimane senza risposta.



Quando il vecchio avanza... nulla vuole cambiare!..Ma il gioco sembra assai più grande di una partita di pallone...

Dell'enorme giro di denaro che ormai invade e condiziona l'attività agonistica e sportiva del nostro calcio...abbiamo già scritto abbondantemente. Domenico giustamente specifica le entrate delle stratosferiche cifre alle quali il calcio attinge prevalentemente attraverso diritti tv e pubblicità.. ed in piccola parte dai tifosi che vanno allo stadio. Ciò che deve fare pensare è il fatto che quella del calcio rimane una economia passiva e cioè che, raccogliendo in prevalenza le risorse da una pubblicità..non contribuisce ad alcuna crescita reale....Potremmo forse parlare di un altro tipo di crescita qualora i valori sportivi venissero coltivati e servissero ad educare i giovani. ...ma possiamo davvero parlare di valori ..quando ancora oggi assistiamo a scene di violenza che determinano persino la morte di qualcuno?

Se la politica è tutt'ora alla ricerca di un cambiamento e fa fatica a trovarlo...la disciplina sportiva del calcio, non sembra ancora aver posto nessun rinnovamento riguardo ai club..alle società ed alle tifoserie. Non ha posto le regole severe che occorrerebbero per separare i veri violenti da coloro che non lo sono. Ma al di là di tutto, quello che pare evidente è il potere che si è costruito in seno a questa “attività” che vivendo ormai di forti interessi...non potrà mai più ristabilire i sani valori di un tempo...

Vi è poi un altro scopo da non sottovalutare..e cioè quello di dover tenere impegnata una gran massa di cittadini su questo gioco al fine di distrarla da questioni sociali più impellenti e poterla far sfogare tra urla ed offese..che al contrario, se spinte in altre direzioni, potrebbero riaccendere attenzioni e nuocere assai di più. L'interesse è quindi anche quello di distrarre...di non far pensare oltre il dovuto...di far sfogare attraverso il gioco di una palla in rete..per evitare che ci si possa impegnare con più attenzione in temi sociali molto più profondi, delicati e di interesse ad un'esistenza in comune.

Per quanto attiene poi al paragone che spesso si usa fare tra la politica ed il calcio...credo che nulla potrebbe mai essere così deleterio ed offensivo nei confronti di quella che dovrebbe rappresentare una nobile cultura (la politica).. che in questi anni, per colpa dei tanti che né hanno preso parte...è apparsa alla stregua di uno sport ..assai peggiore. 
vincenzo cacopardo


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