3 ott 2014

breve nota alla nuova analisi del consigliere Cacopardo sull'attività governativa..

Sembra che sia in corso un paradossale e tragico gioco di «Mosca cieca» che coinvolge il governo e, in particolare, Matteo Renzi. Corre con gli occhi bendati, agitando le mani per acchiappare uno dei mille fantasmi che si agitano nelle sale del palazzo. I fantasmi sono i problemi accumulati negli anni e che ora pretendono una immediata soluzione. Certo, il giovanotto non ha alcuna esperienza e non sa quello che alcuni uomini di Stato che hanno governato il Paese sapevano benissimo: non sono le emergenze che debbono dettarti l’agenda, ma sei tu a stabilirla, affrontando un problema per volta secondo la priorità che tu stesso stabilisci.

La gioventù, però, ha anche il pregio di permettere a chi ne ha le capacità di imparare rapidamente e, forse, questo è il caso nostro anche se, in verità, non è proprio chiaro se Renzi abbia voglia di riflettere e imparare. Vista anche la resa (direzione Pd) sui licenziamenti disciplinari (art. 18).

La legge di stabilità 2014, al netto di nuovi tagli e nuove tasse dovrebbe prevedere un disavanzo del 3%. In soldoni una cifra tra i 23 e i 26 miliardi di euro. Rispetto al montante della spesa pubblica (830 miliardi, più o meno) quisquilie. Se, però, in questa legge saranno inseriti nuovi capitoli di spesa (estensione degli 80 euro mensili, ipotesi di sussidio generalizzato ai non occupati) sarà necessaria la manovra la cui imminenza è stata negata da Graziano Delrio. 

Matteo Renzi, nel rito tribale andato in scena nella direzione del Pd, ha ipotizzato, per il sussidio di cui sopra, uno stanziamento di euro 1,5 miliardi. Diviso i 3.750.000 non occupati, sarebbero euro 400 l’anno. Quindi una sciocchezza. Per fare qualcosa in questo campo, tipo 400 euro al mese, la somma necessaria sarebbe di 18 miliardi di euro.

Non solo, in base alle previsioni macroeconomiche, va valutata la caduta del gettito fiscale e parafiscale, con conseguenze imprevedibili per il bilancio 2015.

L’unico varco che si può conquistare a Bruxelles potrebbe essere il rinvio del pareggio di bilancio al 2017. Non è facile crederci, data la situazione nazionale.

Ci sarebbero state tante partite da giocare visto il semestre italiano (ormai verso la fine): per esempio il «dumping» fiscale all’interno dell’Unione. Sono di questi giorni, i rilievi dell’Unione alle aliquote offerte da Olanda, Lussemburgo e Irlanda. Tutto gettito sottratto agli altri stati a dispetto del «Fiscal compact» che imponeva l’armonizzazione delle politiche fiscali. 

Il nostro primo ministro avrebbe dovuto porre la questione in termini ultimativi, giovandosi proprio del provvisorio ruolo che esercita. 

C’è poi il peso accresciuto del debito pubblico. A fine anno tra il 137% e il 138% del Pil. 

C’è qualcuno, in Italia, a Francoforte o a New York che pensa che l’Italia possa adempiere all’impegno del «Fiscal compact» e abbassare il debito (lo stock) di 50 miliardi l’anno?

E, un giorno, restituire i 2.400 miliardi che deve agli investitori, prevalentemente nazionali?

A Palazzo Chigi nessuno si pone le due questioni strategiche per il futuro. Imperversa il riformismo verbale. Una disciplina in cui gli specialisti italiani della ginnastica orale eccellono nel mondo.



Pur nel rispetto..li abbiamo già appellati debuttanti allo sbaraglio ..a prescindere dalle difficoltà inerenti lo stato economico finanziario di un paese..ormai decotto.

Commuove la loro voglia di fare, ma fa rabbrividire di più la sconsiderata fiducia in se stessi.. molto simile ad un'ambizione che li divora di giorno in giorno. Chiaramente i numeri sono disastrosi pur volendoli nascondere.. velandoli con la solita ipocrita verbale loquacità del sindaco d'Italia. 

Sembra perciò chiaro che continuando così... o si sfora il parametro del 3%..( con una prevedibile ricaduta sul debito) o si abbattono drasticamente i costi della spesa pubblica.. rischiando di porre una ulteriore buona parte dei cittadini in strada senza lavoro. 

Quello che che appare certo è un prossimo aumento dell'IVA che aggiusterà sul momento qualsiasi bilancio di uno Stato ormai economicamente a pezzi. L'aumento IVA è sempre stato risolutivo per i conti pubblici, ma penalizzerà pesantemente i consumi. 

Si corre sempre su strade che non fanno intravedere alcuna crescita e lo stesso premier si rende responsabile di una mancanza della stessa.. poiché le sue strade si muovono verso regole che non promuovono sviluppo e che propongono regole non adatte. Per crescere occorrono le idee oltre che le risorse... e le idee di Renzi appaiono poco costruttive e spesso dettate da una esterofilia poco convincente. Come si fa...ad esempio.. a non sfruttare un patrimonio del sud offrendogli infrastrutture per porlo come volano di crescita dell'intero Paese? 

Ha ragione Domenico “Imperversa il riformismo verbale. Una disciplina in cui gli specialisti italiani della ginnastica orale eccellono nel mondo”......ma ormai non sembra esservi più tempo..Renzi si è perso in chiacchiere inutili e percorsi errati, non rottamando alcunchè.
vincenzo cacopardo




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