28 nov 2014

Austerità e crisi ..quale futuro?


James K. Galbraith, famoso economista americano.. radical, pacifista, grande studioso delle diseguaglianze, ci induce a dimenticare la normalità di un benessere passato ..affermando che esso non potrà più tornare in un contesto evidente dell'economia mondiale. Da oggi in avanti..secondo l'economista vivremo di continua instabilità ed è quindi preferibile adattarsi ad un ritmo di vita diverso.
James K.. Galbraith, sostiene che le scelte economiche dell'Europa suggerite dalla Merkel non potranno mai portare benefici economici alla società . Nel suo ultimo libro la “fine della normalità” spiega come e perchè, nonostante questi tetri aspetti, ce la possiamo ancora fare.

Secondo il parere dell'economista, il sentimento nutrito da molti è quello dell'attesa di una crescita: -in tanti pensano che quanto prima si ritorni a quel benessere economico che abbiamo conosciuto nel secolo scorso e che... passata la crisi, si torni a quella normalità.
Nel suo nuovo saggio.. Galbraith ci espone i motivi secondo i quali non sarà possibile ritornare agli splendori degli anni dorati della crescita: 1)-i costi crescenti e volatili dell’energia- 2)il caos geopolitico con le crisi della governabilità- 3)una prepotente innovazione tecnologica che ruba lavoro -4)una finanza più che amorale.
Quattro motivi per i quali ogni sforzo potrebbe essere inefficace.

Nel contempo l'economista si pone l'altra domanda ..una domanda diretta verso la realtà di dover vivere con poca crescita...si chiede perchè e come attaccarsi alla poca crescita. La risposta gli viene suggerita dal fatto che una crescita resta impossibile da ricreare attraverso il gravoso impegno in direzione delle molte cose da dover sviluppare insieme: Non è più possibile forzare una crescita, ma adeguarsi con intuito ad uno sviluppo differente..più mite.. che deve prevedere il rafforzamento di tutte le istituzioni...Insomma ..con una crescita inferiore..le stesse istituzioni e le politiche sociali diventeranno più solide..al contrario più si cresce ..più vi è bisogno di affrontare spese sociali maggiori per proteggere la popolazione....ed alzandosi i bisogni sociali...chi li pagherà?.. Il pensiero dell'economista sembra dividersi anche nella visione keynesiana, per la quale la politica sociale e l’intervento pubblico, servono per ottenere più benessere e anche più occupazione

Galbraith ritiene che fino a pochi anni orsono una certa scuola di pensiero dell'austerity sosteneva che tagliando la spesa sociale si sarebbe creata più crescita... Ormai sembra scontato asserire che se tagli la spesa sociale avrai più povertà, disagio, disoccupazione, senza alcuna rilevanza sul debito pubblico; questa scuola non ha più credibilità. Un’altra scuola(giusto quella di matrice Kejnesiana) asserisce che bisogna invertire l’austerità, spendendo più soldi e così avremo la crescita”. Ma oggi..come sostiene l'economista, “sono cambiate molte cose rispetto alla impennata della crescita avvenuta nel dopoguerra...e nei suoi quattro punti sopra esposti quello che più la impedisce è “una certa speculazione che ha rubato il posto dei finanziamenti alle imprese”. In questo quadro, sottolinea, “la reazione migliore è proteggere la gente. ed in più, mettere fine alla particolare situazione che si è creata in Europa, con i paesi del Sud sotto enorme pressione per i programmi di austerity"
Per Galbraith..la situazione in Europa pare essere quella di una stagnazione più che di una crescita ed è molto più pericolosa che nel resto del mondo. Una crisi che minaccia l'esistenza stessa delle sue istituzioni e che porterà al fallimento dell'Europa prima ancora che di quella dell'euro..Saranno proprio gli effetti divergenti dell'austerity a provocarne la fine.

La visione di Galbraith.. che, riguardo al nostro paese, Renzi valuterebbe da gufo, altro non è che lderivata da una analisi approfondita di chi studia da tempo tali fenomeni dell'economia. La vera problematica esistente sulla quale sicuramente si sovrappongono i quattro punti che l'economista americano pone come freno alla crescita, rimane, però, lo stato evidente dell'eccessiva sovrappopolazione. Un punto sul quale è difficile poter trovare soluzioni facili e comode. 

L'eterogenesi dei fini di conseguenze non intenzionali provocata dalle azioni di una prepotente speculazione finanziaria, hanno ridotto il mondo al servizio di una economia malsana, assai corrotta e per niente funzionale all'essere umano. La politica ne è la maggiore responsabile.

Tutto nasce dopo una morte e tutto muore dopo una nascita.  Lo splendore della rinascita che abbiamo toccato con mano nel dopoguerra sembra già da tempo essere arrivato al culmine ed un mondo sempre più sovrappopolato..pare combattere la sua lotta verso la crescita attraverso il cinico pragmatismo di una finanza a dispetto delle fondamentali risorse delle idee e dell'equilibrio...
Saranno proprio queste a salvarci?
vincenzo cacopardo




Nessun commento:

Posta un commento