Srive Domenico Cacopardo sulla Gazzetta di Parma
“Finalmente, il «Jobs act» entra in dirittura d’arrivo: dopo l’approvazione con modifiche minori alla Camera, il Senato, nei prossimi giorni ne sancirà la definitiva approvazione. Da gennaio, le norme, mano a mano che i decreti delegati saranno diramati, entreranno a regime.
Rimangono sul terreno, accentuandosi, le divisioni del Pd: una quarantina dei suoi deputati non hanno votato la legge.
Curiosa questa posizione. Non c’è chi non veda come la situazione globale spinga verso la flessibilità del mercato del lavoro, secondo il collaudato paradigma «la facilità d’uscita facilita l’entrata».
Basterebbero due conti a spanne. La terra è popolata da circa 6 miliardi di persone. Almeno quattro miliardi e mezzo sono in età lavorativa. Un miliardo vivono nei paesi sviluppati. Un paio di miliardi tra Cina, India, Brasile e Messico. Essi, sino a ieri –e in parte ancora oggi- erano sulla soglia della povertà, come al di sotto ci sono gli altri.
Nel mondo, quindi, ci sono almeno due miliardi e mezzo di persone che, per la recente uscita dall’indigenza, o per la persistenza di essa, sono disposti a tutto pur di lavorare, guadagnarsi l’alimentazione, il vestire e gli studi per i figli.
Questo è il terreno di confronto tra l’Italia, ancora attestata, anche se un po’ meno, sulla difesa di un sistema di tutele e privilegi e il resto del mondo.
E pensare che siamo entrati nel 14° trimestre di Pil calante, un evento mai verificatosi nella storia di una nazione.
A Terni, la Thyssen-Krupp che gestisce l’Ast, azienda produttrice di acciai inox, dichiara 536 esuberi su 2600 dipendenti. Che fa il sindacato? Blocca l’azienda, la città e l’autostrada del Sole, immaginando che ricattando gli italiani sarà trovata una soluzione. E, purtroppo, la giovane ministra dello sviluppo, impaurita dalla violenza della lotta sindacale si inerpica in promesse non mantenibili.
I dati del problema sono semplici. La Thyssen-Krupp opera nel contesto mondiale e il suo palcoscenico è globale. Se il suo stabilimento viene bloccato per difendere 536 posti di lavoro che non ci sono più (esuberi) potrà facilmente spostarsi altrove, dove ci sono migliaia di uomini disponibili a lavorare di più e a percepire una retribuzione inferiore senza disporre delle previdenze del sistema italiano. E, se cercasse di vendere, nessun «competitor» accetterebbe un sistema così paralizzato.
Perché quindi il sindacato e un pezzo di Pd danno battaglia sul terreno del lavoro?
C’è, di fondo, un’ipocrisia che non fa dire agli italiani e agli operai, la verità: il loro potere contrattuale oggi è pari a zero e, quindi, si dovrebbe operare per una gestione «accompagnata» delle crisi.
Né Camusso né Landini hanno il coraggio che serve. Quindi, alimentano il conflitto, una strada d’irresponsabilità che aggrava la situazione, quando ci vorrebbero collaborazione e realismo.
Diversa la storia delle minoranze Pd. Legate mani e piedi all’ultima organizzazione in vita (la Cgil), sanno di essere giunte al capolinea, com’è accaduto nell’exEst europeo agli excomunisti. Se la prendono, invano, con il leader del rinnovamento.
Non hanno speranze. L’Emilia Romagna lo dimostra. Il circuito che alimentava il voto totalitario è scomparso: tutti (gli excomunisti) a casa.”
domenico Cacopardo
domenico Cacopardo
I tecnicismi burocratici a cui fa riferimento Papa Francesco altro non sono che il frutto di una interpretazione fin troppo pragmatica che non lascia vedere oltre....
E' veramente impossibile per il sottoscritto leggere le parole di Domenico Cacopardo senza poter commentarle ed esprimere le mie diverse posizioni. La maggiore ipocrisia..non è certamente quella dei lavoratori e di chi si appresta a difenderne i diritti...ma è quella condotta dal primo ministro che pretende di imporre ogni sua riforma col solito determinismo..chiudendo ogni dialogo e persino offendendo alcune associazioni storiche a difesa della classe lavoratrice. Al contrario di quanto asserisce il cugino Domenico..mi sembra proprio che sia il Premier ..nella fattispecie.. a mancare di partecipazione e collaborazione!
Le analisi sul terreno della competizione affrontate da Domenico sono più che valide (l'esempio della Thyssen-Krupp che opera nel contesto globale..è noto), tuttavia le sue valutazioni sembrano sempre suggerite da un pragmatismo che non pare scorgere alcun interesse verso la situazione economica sociale di una gran parte della popolazione. Un modo di guardare la realtà solo da un lato e da una posizione di chiusura che non pare lasciare alternative e che occlude visioni diverse altrettanto realistiche.
Quello che oggi si intravede è una chiara mancanza di crescita e non può bastare un «Jobs act» che guarda alla regolamentazione del lavoro ..non affrontando nel merito le vere idee per lo sviluppo. Vi è poi una leggerezza nell'affrontare nel metodo una riforma (tra l'altro delegata in modo alquanto singolare ad un governo che potrebbe da un giorno all'altro cambiare..stravolgendone l'indirizzo) ..Come realmente saranno affrontate le tutele crescenti?..Come il metodo del dimansionamento?..Metodi che saranno affrontati prossimamente direttamente dal governo, avendo potuto ottenere una delega alquanto ambigua..
Sono anch'io tra quelli convinti che l'articolo 18 sia un falso problema, ma quello che veramente lascia perplessi .. anche per via di un contesto globale tendente a complicare la concorrenza..(eliminando sempre più posti di lavoro)..è proprio il fatto che il governo si sia impegnato in modo assai poco equilibrato verso una riforma riguardante gli aspetti di un regolamento... distraendosi dalla più importante ricerca di idee per portare nuovo lavoro.
La visione di tanti come Domenico Cacopardo (affermato alto magistrato del consiglio di Stato..ormai in pensione) non può che essere pragmatica e sistemica..non può che guardare ad una posizione che confidi in una resistenza del sistema con le logiche di un sindaco d'Italia che persegue un obiettivo ancora più pragmatico, determinato ed anche assoluto. Sono posizioni logiche conservatrici. In questa loro visione .. si dimenticano dei tanti che, perdendo il lavoro e non avendo alcuna certezza sullo sviluppo stesso del Paese.. ponendoli in uno stato di notevole insicurezza, dovrebbero quanto meno avere tutta la comprensione sulle incertezze del momento.
Bisognerebbe all'uopo riprendere le parole del Santo Padre che.. con suo discorso di stampo politico filosofico e di chiara matrice antropologica.. fatto a Bruxelles, pare aver impartito una vera "lectio magistralis" a tutto il parlamento europeo:
Bisognerebbe all'uopo riprendere le parole del Santo Padre che.. con suo discorso di stampo politico filosofico e di chiara matrice antropologica.. fatto a Bruxelles, pare aver impartito una vera "lectio magistralis" a tutto il parlamento europeo:
- “Persistono fin troppe situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare la concezione, la configurazione e l'utilità, e che poi possono essere buttati via quando non servono più, perché diventati deboli, malati o vecchi".
Parole, le sue, che legano l'essere umano ad una precisa dignità..poichè il lavoro lo unisce ad essa.
Parole, le sue, che legano l'essere umano ad una precisa dignità..poichè il lavoro lo unisce ad essa.
- "I grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni", Alle istituzioni, il Pontefice ha ricordato l'importanza dello "sviluppo culturale dell'umanità", ricordando di promuovere i diritti umani, a cui "si lega lo sviluppo della democrazia e dello stato di diritto".
I tecnicismi burocratici a cui fa riferimento Papa Francesco altro non sono che il frutto di una interpretazione fin troppo pragmatica che non lascia vedere oltre e che pone argine a qualunque esegesi più equilibrata.
vincenzo cacopardo
vincenzo cacopardo
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