La costante pretesa di voler seguire il percorso di un paradigma politico istituzionale secondo la forma mentis del passato.. non aiuta a crescere e frena ogni possibile innovazione su un sistema che ormai appare logoro. Nessuna politica fino ad oggi si è mai protesa verso un progetto di ricerca diverso..più innovativo.. che partendo dal basso.. difenda le regole di una democrazia e nel contempo imprima forza e sostegno ad ogni governabilità. Inoltre… insistere col costruire un nostro sistema sulla base di modelli esterofili non può significare essere nel giusto… perché non è detto che altri sistemi, pur nella loro efficienza, esprimano un vero principio democratico..come non è detto che possano essere compatibili con una cultura storico politica e territoriale come la nostra. La risposta di ogni politico basata sulla visione esterofila è limitativa oltre che di poco aiuto... ecco perchè risulta essenziale proiettarsi in direzione di un pensiero mentale diverso e di innovazione.
Se qualcosa di forte questo nostro Paese ha sempre saputo esprimere..queste sono le idee... Idee proposte con genialità...ed il fatto che ancora nel
campo di un riassetto politico..esse non di scorgono...è proprio perchè si resta frenati da una visione che sembra costantemente sopravvalutare tutto ciò che è straniero: Se è giusto avere una conoscenza del mondo che ci sta intorno..non è certo sano..nè conveniente.. copiarne ogni principio.
Non
è quindi detto che un sistema bipolare costruito sulle antiche
ideologie possa oggi risultare utile al nostro Paese..anzi..se a questo aggiungiamo
le profonde anomalie ancora esistenti nel nostro sistema..si
manifesta una reale impossibilità di poter costruire un simile
modello al fine di perseguire un correto principio di democrazia.
Insomma...quella che veramente potrebbe risultare più utile è una
ricerca di un percorso sistemico alternativo ed innovativo,.. più funzionele e
congenito con la cultura e la storia del Paese che potrebbe rendere
onore e competitività alla nostra Nazione...Capisco
bene che di tratterebbe di qualcosa di rivoluzionario sull'assetto
istituzionale esistente, ma non sono forse queste trasformazioni che danno apertura ad una solida innovazione rendendo forza ad un vero cambiamento?
Oggi
restiamo ancora abbarbicati alle contrapposizioni
ideologiche(destra-sinistra) e guai a uscirne fuori.. senza invece
cercare di anteporre..merito a metodo.. idee a
compimento..o..ancora.. programmi a funzionamento. Si resta ancora bloccati
in posizioni che continuano a creare alterazione gigantesche pur di
salvare maldestramente un primario principio di governabilità..Questo
perchè ancora non si vuole accettare il fatto che una governabilità
rimane un traguardo da ricercare con attenzione attraverso un
principio di metodo più sicuro che parta dalle fondamenta.
Sappiamo
bene che la politica per muoversi deve far uso delle istituzioni, ma queste dovrebbero essere rinnovate seguendo un cambiamento imposto
da una società che deve innovarsi di continuo. La evidente
dicotomia che scaturisce in un sistema come il nostro, che per
Costituzione rimane di principio Parlamentare, fa si che possano
automaticamente sorgere contrasti i quali, non favoriscono lo
sviluppo naturale di una vera politica costruttiva. Quella simbiosi
politica evidenziata nel Diritto Costituzionale, affinché ambedue i
poteri potessero camminare in sinergia, per far sì che si
costruissero assieme leggi, programmi e relative mansioni
amministrative, si è persa poiché rimasta vittima della mancanza di
alcuni valori fondamentali ormai spariti del tutto.
La visione odierna è certamente legata ad una condizione che lega in modo assiomatico il compito del politico nel suo genere: Una concezione che parte dal principio che chi governa, oltre a decidere, deve essere in grado di definire le normative. Un concetto legato ad una politica determinata nel passato, in cui si aveva una visione alta dei suoi valori, suggerendo costituzionalmente un armonico raccordo tra i due poteri, al fine di una costruzione più utile e corretta. Ma è proprio questa la base di partenza sulla quale si potrebbe porre qualche riserva, poiché non è detto che, oggi, questa procedura possa essere quella giusta per determinare la funzionalità e la concretezza delle proposte. Anzi, partendo dall’alto, ogni proposta, finisce spesso con l’essere bloccata o distorta in via parlamentare. Al contrario, poi, attraverso la molteplicità dei decreti o le richieste di fiducia, si svilisce notevolmente il lavoro dei parlamentari.
L’idea di poter dividere in modo più deciso le funzioni del potere legislativo da quello esecutivo, affidando ruoli separati per tutto l’arco della legislatura, non è sicuramente gradito alle forze politiche odierne: Il fatto di non poter dare contestualmente voce ed esecuzione alle loro azioni, li vedrebbe sottoposti in uno strano compito che non riuscirebbero a percepire positivamente. La maggioranza di loro si opporrebbe di certo ad una idea simile, ritenendo impossibile creare un ambito in cui chi governa e decide un programma, non viene contestualmente inserito in quella opera di costruzione delle leggi, essenziale per la determinazione progettuale di ciò che si vuole realizzare.
Rimane
comunque, il fatto che proprio ”un programma”, in via preventiva,
non può non essere vagliato, discusso, partecipato ed infine
votato dagli stessi cittadini.
La
politica non può solo avere un sintetico senso del governare, in
quanto essa racchiude in se i contenuti di teoria e pratica, di arte
e scienza, di idea e funzionamento. La politica rimane arte nel
principio consistente la ricerca delle idee, nel confronto con i
cittadini, nella mediazione, diventa scienza nell’esercizio della
sua funzione amministrativa legata allo sviluppo costruttivo della
società. In base a questo concetto, si pone anche quello che
potrebbe oggi apparire come un paradosso e cioè: Chiunque,
motivato da una capacità creativa, geniale ed intuitiva, potrebbe
essere in grado di saper creare iniziative politiche idonee e
funzionali alle esigenze, anche se solo in termini teorici. Le
capacità di chi esercita questo ruolo appaiono essere
prevalentemente di inventiva il che comporta sicuramente
quell’intuito e quella sensibilità per certi versi vicina alla
capacità creativa di un artista in senso lato. Sebbene costoro,
devono sempre avere una buona conoscenza dell’aspetto sociale ed
istituzionale del paese in cui si vive. Ben diversa rimane l’attività
di chi deve predisporsi per una amministrazione in termini di
conoscenza e quindi anche di esperienza per la soluzione di un
processo costruttivo e di un buon funzionamento: Chi amministra
deve avere un ruolo determinato e diretto verso la conoscenza
scientifica di ciò che si deve con efficienza realizzare.
Ecco,
perciò, la determinazione dei due ruoli che differentemente potremmo
definire “induttivi” e “deduttivi”. Ruoli che, per
scopo ed esigenza, definiscono due strade diverse che dovrebbero
raggiungere un unico percorso costruttivo in relazione alla
definizione di una “politica” che si vorrebbe funzionale.
Una delle parole chiave, quindi, sembrerebbe essere la “funzionalità”, come
sinonimo di efficienza ed innovazione, ma intesa anche come
teoria secondo la quale, nelle varie culture, la funzione dei singoli
elementi culturali, ha un’importanza predominante sulla evoluzione
stessa. Uno studio organizzativo che dovrebbe basarsi su un principio
di specializzazione e di suddivisione del lavoro.
Le
odierne esperienze dovrebbero ormai aver reso chiaro l’impossibilità
di ricercare una governabilità stabile in un sistema
democratico...se non attraverso una azione costruttiva di base,
poiché solo così, una vera governabilità non potrà mai essere
inventata o, ancor peggio, imposta. Se la politica deve avere
la funzione di “regolare i rapporti tra i cittadini e governare lo
Stato”, proprio per questo, il principio specificato in quel verbo
“regolare” che ne dovrebbe indicare la strada, non potrà che
risultare propedeutico ed utile ad ogni azione del “governare.
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