28 mag 2015

Piccola nota su una attenta analisi del consigliere Cacopardo


Difficile pensare di far cambiare rotta a questa Europa dell'austerità, comunque l'analisi condivisibile di Domenico... che pare adesso osservare con maggiore attenzione il peso insopportabile di una governabilità imperante, cade di continuo nella strenua difesa del nostro premier che, non certo nel bene, ha voluto che un tale insopportabile sistema.. vincesse. Lo spostamento di 180° gradi dell’asse di governo, indicato da Domenico, tutto a favore del potere esecutivo, è stato voluto per volontà diretta dell'attuale esecutivo...o mi sbaglio?

Riguardo alle prossime elezioni regionali...non credo quindi che sia importante solo il «curriculum», in modo da capire se ci sono precedenti inquietanti nelle figure politiche, poiché è sempre il sistema che, impostato in senso malato, conduce alla cattiva strada anche chi è armato di buona volontà e persino di un ricco curriculum. Non è neanche facile accantonare frustrazioni e invidie sociali per ragionare in modo collettivo, quando si impongono sacrifici continui a chi non li merita e non riesce nemmeno a sopportarli. Quindi la strada dell'abbandono al voto prende sempre più il sopravvento, poiché dettata da una certa anoressia nei confronti di una politica politicante, priva di idee, ricca di malcostume, anomalie e diseguaglianze.

«Scarpe rotte eppur bisogna andar» conclude Domenico Cacopardo, ma solo chi le ha veramente rotte può accorgersi di quanto pesante è questo infernale tragitto dettato dalla potenza e prepotenza di una Europa che tende a fare di tutta l'erba un fascio in modo assai discutibile!
vincenzo cacopardo



Ormai ci siamo: tra cinque giorni si vota in 7 regioni per l’elezione dei consigli (assemblee legislative) e dei presidenti.
Penso che sia un errore chiamarli governatori, una banale imitazione «della Merica», che ha l’unico effetto di ampliare l’«ego» ipertrofico di una categoria di cittadini (sindaci, presidenti di regione, un tempo presidenti di provincia) che leggi sconsiderate hanno trasformato in ducetti «legibus soluti» con la potestà di condizionare gli altri politici e la politica in senso generale.
Basti pensare alla loro prevalenza sulle assemblee elettive, la cui sopravvivenza dipende dall’accordo con il presidente o il sindaco di turno.
Uno spostamento di 180° gradi dell’asse di governo, tutto a favore del potere esecutivo, capace di condurre una comunità al disastro, come di beneficarla nel caso raro di una saggia e corretta amministrazione.
È inutile fare nomi: tutti ne conosciamo almeno uno. Il loro mantra è la comunicazione, non la sostanza delle idee che rappresentano e dovrebbero attuare.
Come constatiamo, il male è arrivato a Roma: non penso tanto a Renzi che si trova a navigare in uno stretto tempestoso e irto di scogli, quanto a chi verrà un giorno e troverà un apparato legislativo e istituzionale tutto spostato in favore del governo e, senza limiti, potrà fare e disfare.
Perciò, per queste ragioni sostanziali, sono importanti le elezioni regionali. Votando, dovremmo osservare bene i nomi dei candidati e ricercare il loro «curriculum» sulla rete, in modo da capire se ci sono precedenti inquietanti, tali da metterne in discussione la moralità.
Certo, questa è un’operazione di ‘controllo’ cui non pensano le persone normali, quelle non compromesse con i candidati a rischio. Gli altri, i non normali, invece, li cercano i candidati compromessi in modo da esercitare meglio le loro influenze indebite e immorali.
Poi, dovremmo guardare i programmi, puntando alle cose precise e concrete che vi sono scritte: un modo per verificare se tra sei mesi o un anno le intenzioni divulgate prima delle elezioni saranno state mantenute.
Ma, nei programmi dobbiamo anche trovare la plausibilità. Questo è un valore che non siamo molto abituati a ricercare e che, invece, dovrebbe il discrimine tra ciarlatani e politici veri, che hanno in testa l’interesse pubblico.
Non temo di consegnarvi l’esempio dei grillini e del loro Movimento 5Stelle: le esternazioni di Grillo sono spesso demenziali (basti pensare all’attacco al professor Umberto Veronesi per un presunto eccesso di mammografie, strumento indispensabile per la prevenzione dei tumori al seno), ma giustificate dai suoi seguaci come paradossi per ottenere l’attenzione dei media (che in realtà non gliela fanno mancare) e del pubblico o, quando non lo sono, riguardano problemi ai quali non hanno una soluzione praticabile-plausibile. Basti pensare a Parma, dove il sindaco Pizzarotti è stato eletto alla conclusione di una campagna contro l’inceneritore che poi è stato regolarmente ultimato e messo in funzione. Un elettorato emozionato non ha dato ascolto a coloro che spiegavano scientificamente la non dannosità dell’impianto e a coloro che segnalavano l’impossibilità di fermare i lavori e le convenzioni da tempo sottoscritte.
Questo deve essere un criterio di giudizio. Se c’è una bella promessa o una battaglia ‘contro’ (vedi l’Alta Velocità in Val Susa o l’Expo) occorre un ragionamento semplice, non particolarmente raffinato, per capire se è utile o meno alla nazione. E accantonare frustrazioni e invidie sociali per ragionare in modo collettivo. Diceva il filosofo Antonio Rosmini, che ognuno di noi dovrebbe scegliere come se fosse nelle condizioni di farlo per tutta la comunità.
Così dovremmo votare domenica prossima.
C’è un’ultima considerazione da tener presente: che non saranno elezioni senza conseguenze politiche. Se non immediati, gli effetti si vedranno a medio termine sia a Roma che nelle sedi regionali, per l’orientamento che suggeriranno ai contendenti in campo e per gli effetti sulla vita quotidiana delle persone vista la capacità e la propensione a utilizzare le addizionali Irpef al posto del taglio delle spese. 
La lezione di Atene e della Spagna ci dice, infine, che non si può essere ‘Antiausterità’ senza essere antieuropei. Chi lo dice è un mentitore.

L’Europa si identifica nella politica di austerità pretesa dalla Germania e imposta a tutti i paesi dell’Unione, anche i più deboli e indebitati, a costo di avvitarli in una spirale senza senso che conduce alla desertificazione delle economie e alla povertà generale.
Quindi, un pezzetto di futuro dell’Europa si giocherà domenica 31 maggio. Se si crede all’Europa, dobbiamo consegnarle un’ultima occasione per correggere la rotta e restituire una speranza alle giovani generazioni, ai disoccupati, ai poveri.
E se questa possibilità vogliamo darla e averla, non possiamo indebolire il governo attuale, l’unico che c’è in pista, l’unico che, contando sulla propria stabilità, può pretendere ragionevoli aggiustamenti della politica comunitaria. Del resto la vittoria di Duda in Polonia costringerà Berlino a spostare il proprio asse politico e a considerare il ruolo e il peso delle tre grandi economie del Sud: Francia, Italia e Spagna.
Un terzetto come non mai diviso per le perenne e risorgente responsabilità francese, i cui contenuti storici e politici stanno diventando insopportabili.
«Scarpe rotte eppur bisogna andar», dicevano gli alpini in Russia. Qualcosa di simile lo dobbiamo dire pure noi per terminare la traversata della steppa, in cerca di un miglioramento sostanziale dell’Europa e dell’Italia.
Domenico Cacopardo

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