Sembra
che il 2015 sia l’anno zero della Repubblica: un po’ la
«naitivité» del personale politico inventato da Bersani, un po’
la banda sciamannata condotta da Grillo&Casalegno in Parlamento,
un po’ la rimozione della storia di cui il «premier» Matteo Renzi
è portatore, tutto contribuisce all’approssimazione e al
dilettantismo istituzionale.
A
rompere il dilettantismo, interviene Giampiero Buonomo, valoroso
consigliere parlamentare nel Senato, con «Lo scudo di cartone»,
Rubettino editore, che sarà presentato nell’aula dei gruppi
parlamentari della Camera, in via di Campo Marzio 78 lunedì 8 giugno
alle 17 con Giovanni Crema e Marco Follini, già presidenti della
Giunta immunitaria (dall’estate dei “furbetti del quartierino”
al voto sul caso Ruby) e con Nello Rossi, procuratore aggiunto a
Roma. Moderatrice Fiorenza Sarzanini, giornalista del Corriere della
sera.
La
monografia potrebbe anche intitolarsi «Dal dogma della sovranità
parlamentare alla modernità dello Stato di diritto».
La
questione è attuale perché riguarda i cruciali rapporti tra
giustizia e politica, che hanno perso il loro equilibrio
costituzionale per la continua erosione delle prerogative
parlamentari e dell’affermarsi di un generale rifiuto delle stesse,
considerate privilegio di persone ingiustamente beneficate.
Sottovalutato
il valore etico e politico dell’immunità, si è arrivati a entrare
nel merito di scelte specifiche, rilevando improprie o illegali
induzioni delle stesse: un’operazione che dovrebbe essere riservata
ai medesimi organi parlamentari, non a un soggetto esterno,
espressione di un diverso potere peraltro dotato della «forza»
(polizia giudiziaria e un improprio, acritico supporto mediatico).
Buonomo,
con il suo volume, sviscera il problema, partendo dalle sentenze
della Corte costituzionale per arrivare a definire una linea di
confine tra le contrastanti posizioni del Parlamento e della
magistratura: insomma l’operatività del duplice concetto, quasi
un’endiadi, di inviolabilità e garanzie.
Buonomo
entra nel merito di questioni «calde» e recenti come il processo
per la compravendita del senatore De Gregorio, la responsabilità del
direttore di un giornale che pubblica le dichiarazioni di un
parlamentare, la discussa perquisizione della sede della Lega Nord in
via Bellerio, le visite di parlamentari a carceri o caserme, le
intercettazioni telefoniche a carico di utenze intestate a un
deputato o a un senatore, il lodo Alfano e l’autonomia giudiziaria,
detta autodichia.
È
interessante l’«affaire» Lega Nord per la perquisizione di via
Bellerio. Nel 2004, la Corte costituzionale aveva affermato che la
prerogativa costituzionale dell’inviolabilità personale e del
domicilio comprendeva gli spazi ulteriori identificabili come tale
(domicilio). La Cassazione, nel 2009, s’era adeguata. Sulla
vertenza apertasi per la perquisizione di via Bellerio la parola fine
venne quindi messa dalla Corte costituzionale che ribadì che
l’autorità giudiziaria non aveva l’autorità di farla eseguire,
in quanto «luogo di fatto adibito a ufficio», se non dopo
autorizzazione a procedere della Camera dei deputati.
Buonomo esamina
anche, in punto di diritto, il procedimento per corruzione e
finanziamento illecito di partiti nei confronti del deputato Silvio
Berlusconi per il caso De Gregorio. Qui, emerge la discutibile idea
giudiziaria dell’insussistenza della tutela costituzionale del
«cieco arbitrio del parlamentare».
Rimane
sullo sfondo, il mutamento delle sensibilità popolari, sempre meno
attente alle garanzie, sempre più desiderose di giustizia purché
sia, anche quando essa contraddice i principi storici della società
democratica e dello Stato di diritto.
Insomma,
una lettura risolutiva, scevra da pregiudizi parlamentaristi o
antiparlamentaristi, idonea a consegnare ai lettori un’affidabile
bussola per esprimere un giudizio consapevole su quanto sta accadendo
sul piano dell’attuazione della Costituzione nel delicato campo
delle prerogative e dei doveri dei componenti delle camere.
Domenico
Cacopardo
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