di vincenzo cacopardo
Per
comprendere meglio i poteri della Commissione Europea dobbiamo fare
un piccolo escursus storico: Sappiamo che essa,
trae
origine dalla Commissione della Comunità Economica Europea che
nacquè nel 1957 . Il primo presidente Hallstein, si impegnò per
affermare l'autorità della Commissione e la sua autonomia dagli
stati membri.
E'
importante sottolineare che negli anni Settanta la Commissione e i
suoi presidenti furono protagonisti in vari progetti di integrazione,
tra cui quello dell'unione monetaria e della cooperazione politica.
Ma malgrado dei piccoli successi, negli anni settanta, si dimostrò
un relativo affievolimento sul precedente entusiasmo per il progetto
europeo
Il
progetto che comprendeva i governi europei venne, però, rafforzato
dal riconoscimento di un nuovo “Consiglio d'Europa”
Nel
1985... il veto britannico portò alla nomina di Jacques Delors.
Delors svolse tre mandati come presidente ed è sicuramente ricordato
come uno dei più incisivi e carismatici presidenti dell'istituzione.
Con Delors si riacquista quel prestigio un po' perso, ma anche la
centralità ed il potere offerto alla Commissione europea. Si pensa
che Delors, con agevolazione dello stesso Parlamento europeo, seppe
risvegliare in certo entusiasmo per il progetto europeo dirigendo i
passaggi cruciali dell'integrazione, anche con la creazione del
mercato unico ai negoziati e dell'unione aconomica monetaria,
affermando un modello di presidente come leader indiscusso della
Commissione.
Da lì ad oggi.. con il trattato di Maastricht ..si potè assegnare allo stesso Parlamento un ruolo per la nomina sia della Commissione che del suo presidente: In quell'occasione si stabilì anche che il mandato quinquennale della Commissione dovesse cominciare entro sei mesi dallo svolgimento delle elezioni europee, legandolo, così, a quello del Parlamento.
Successivamente
alla fine degli anni novanta, il trattato di Amsterdam diede nuovi
poteri al presidente della Commissione, come quello di assegnare
liberamente i portafogli ai commissari e di potere costringere i
commissari alle dimissioni. E fu proprio Prodi il
primo
presidente della Commissione nominato dopo tali modifiche.
Vi
fu poi all'inizio del duemila il trattato di Nizza che modificò le
modalità di nomina del presidente della Commissione, richiedendo
solo una maggioranza qualificata, rafforzando, in tal modo, lo stesso
profilo politico del presidente della Commissione.
Nel
2009 il trattato di Lisbona obbliga per il Consiglio alla
responsabilità del risultato delle elezioni europee per la nomina
del presidente della Commissione: Da quell'anno si "elegge",
e non si approva soltanto, un presidente designato.
Ma
cosa fa veramente il presidente della Commissione?..Quali sono i suoi
reali poteri?
Poteri
fortissimi: Definisce gli orientamenti della Commissione; -decide
l'organizzazione interna della Commissione per assicurare
coerenza, efficacia e collegialità alla sua azione; nomina i
vicepresidenti tra i membri della Commissione, (fatta eccezione
per l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la
politica di sicurezza) Inoltre...su sua richiesta... un membro
della Commissione deve rassegnare le dimissioni.
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Il
presidente della Commissione ha dunque una posizione di supremazia
all'interno dell'istituzione, dato che la Commissione agisce nel
quadro degli orientamenti di cui lui ne controlla l'agenda politica.
Per questa ragione e per i poteri della Commissione, il presidente
della Commissione è in assoluto una delle personalità più
influenti e potenti all'interno della casa politica Europea.
Il
28 giugno 2014 è stato designato da 26 capi di Stato e di Governo
dei 28 Paesi membri dell'Unione europea come nuovo presidente della
Commissione: È la prima volta che il presidente della Commissione
viene scelto a maggioranza qualificata e non all'unanimità.
Questa
piccola analisi storica riesce a farci comprendere quali enormi
poteri vengono resi al presidente dell'attuale Commissione: Gli ampi
poteri offerti a Jean Claude Juncker per la ripartizione delle
competenze, l'assegnazione dei portafogli ai vari commissari ed il
poter costringere i singoli commissari alle dimissioni... gli rendono
una forza smisurata rispetto alla necessità di equilibrio..da
costruirsi con giusti contrappesi.. di cui la politica Europea
avrebbe bisogno.
Non
v'è dubbio che oggi rimangono fin troppo rigide le posizioni della
Commissione europea rispetto alle proposte avanzate dalla Grecia per
il proprio piano di risanamento economico. La Commissione resta
ferma in una granitica posizione che non promette nulla di buono ed
invece di ricercare vie diverse in direzione di un risanamento
graduale per i Paesi in stato di evidente difficoltà.. che studiano
al loro interno una più logica via di crescita, non sembra
promuovere aperture di maggior respiro: basterebbe guardare il viso
implacabile di Juncker e di alcuni componenti..per rendersi conto
di quanto, simili personaggi, rimangano inflessibili.. non
assicurando altre propensioni nella lettura politica economica in
un'ottica diversa..più in lungimiranza... proiettata a favore e
per lo sviluppo di certi Paesi ormai costretti..che in realtà non
possono avere altre alternative.
Al di
là di una vera mancanza di una fattiva politica di integrazione che
avrebbe dovuto seguire di pari passo la logica stessa dello sviluppo
economico di tutti i Paesi in seno alla Comunità...(Paesi mai
valutati per peculiarità storiche, culturali e specifica
territorietà), la politica economica Europea, non può più assumere
caratteristiche così rigide e severe, poiché ciò si rivolterà
contro se stessa in diniego agli stessi principi sui quali avrebbe
dovuto svilupparsi. Al contrario ..la sua politica dovrebbe esprimere
una visione più aperta e larga..al fine di saper
distinguere..differenziale ..discernere ed interpretare, con maggior
armonia, le peculiarità territoriali dei Paesi che ne vogliono far parte.
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