“tra
Polis e Res Pubblica”
di vincenzo cacopardo
Aristotele
riteneva che l'uomo esprimesse una concezione che faceva della Polis
l'unità costitutiva non scomponibile, la dimensione compiuta
dell'esistenza. C'era..e c'è sempre stata.. commistione fra politico
e sociale: Chi non era sociale era un Idion, un essere carente perché
estraneo alla socialità, un emarginato. L'individuo poteva avere una
sua dignità solo in quanto cittadino che godeva dei diritti di
cittadinanza, inserito nella comunità.
La
civitas resta qualcosa di più della Polis, perché acquista una
dimensione anche giuridica (iuris societas). “Politicità e
giuridicità sono fuse insieme, la politicità si diluisce, la
società si depoliticizza assumendo importanza il consenso della
legge” come diceva lo stesso Cicerone. Successivamente vi sono state differenze,
dovute in gran parte alla scomparsa di quella Polis, sostituita da
altri concetti: regnum, regimen, dominium, principatus.
Tuttavia
c'èra un punto in comune: mancava ancora una percezione verticale
della politica. In molti sanno che il titolo originale de La
Repubblica di Platone era Politeia, che in latino si traduce in Res
Publica, la cosa comune...appartenente alla comunità: La dimensione verticale
della politica e del potere, l’idea di comando e di Stato
sovrapposta a quella di società ancora marginale e secondaria,
sottintesa solamente da Platone e perduta poi dalla tradizione
aristotelica. Infine.. con il concetto di Stato... è la
Repubblica che acquista una sua verticalità.
Dopo
questo breve, ma significativo cenno storico..potremmo chiederci..
cosa può significare far politica ogni qualvolta siamo in presenza
di una comunità di individui che ha bisogno di gestire la “cosa
pubblica”. Significherebbe prevedere regole di gestione del potere,
processi che consentano decisioni che coinvolgono tutti e strumenti
che rendono possibile l’imposizione di quelle decisioni. Ma queste
decisioni non potranno mai prescindere da un primario obbligo da
parte della politica di rapportarsi col cittadino regolamentando un
dialogo. L'arte sta nell'essere capaci di proporre idee e saperle
esporre...la scienza.. nel saper trovare il metodo per renderle
funzionali!
Renzi
oggi afferma che il fenomeno dell'immigrazione non appartiene né ad
una destra..nè ad una sinistra! Salvini nella sua comunicazione non
fa di meno e grida che la corruzione non appartiene a nessuna delle
due politiche..infine anche Grillo urla dichiarando la fine di una
politica schierata su fenomeni che appartengono esclusivamente al
diritto di una società in cui ogni cittadino vale uno. Qualunque
politica oggi ribatte sul tema dell'importanza di poter e dover
risolvere i singoli problemi sociali a prescindere da una visione
ieologica legata alla formazione del proprio Partito ..
A
questo punto ci si chiede quale può ancora essere questo principio
che lega la politica a certe concezioni (destra-sinistra) che non
possono più avere alcun obiettivo riscontro con i bisogni di una
società civile che oggi necessita prevalentemente di idee
utili...L'unica triste risposta potrebbe essere quella che assicura
ancora ai Partiti un futuro sul quale coltivare interessi e speculare
su un metodo di far politica che invero risulta assai poco
costruttivo e dispendioso.
Berlusconi..Monti..Letta
ed oggi Renzi hanno continuato a rappresentare e vivere la politica
in questo ambito e..perciò costretti a motivare scelte
difficilmente dettate da idee costruttive, ma legate al paradigma
istituzionale definito ormai storicamente per parametri obsoleti
legati ad una concesione che stona con una nuova cultura politica
che potrebbe risolvere le problematiche in modo più funzionale.
Cambiare gli uomini e le figure non basta! ..Trovare un nuovo sistema
che premi le idee e non si ponga su una linea ideologica ristretta e
persino antica, rimane un dovere da affrontare in profondità se
veramente si ama la politica nella sua logica funzionale.
La Rivoluzione Culturale, ormai improrogabile, non appartiene alla sinistra, alla destra, al centro e/o ai separatisti del nord e del sud. ma occorre partire dal massimo rispetto dell'art.1 della Costituzione (L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro...). I nemici del lavoro delle imprese, anche se limitati ad alcuni settori (il popolo del non fare...), dei lavoratori dipendenti, autonomi, artigiani, casalinghe, ecc., rappresentano i nemici della ripresa economica e della democrazia!
RispondiEliminaInoltre:
"Da oltre mezzo secolo, a causa di una classe politica sempre più deleteria, obsoleta e gattopardesca, aumentano l'incomprensione e, in alcuni casi, "l'odio razziale" fra datori di lavoro e lavoratori subordinati e viceversa.
Tutto ciò fa parte integrante delle cause di una crisi che si trascina da oltre cinquant'anni, aggravandosi sempre più..." (tratto dal mio saggio "Italia 2 - Germania 0 Rivoluzione culturale")
Massimo Scarafìa, libero pensatore "dal basso"