27 ago 2015

una nota al nuovo articolo del consigliere Cacopardo

Non è facile comprendere cosa muove il pensiero di Domenico Cacopardo in favore del sindaco d'Italia.. e cioè l'alta considerazione su un premier che, a parere di tanti, non ha offerto nè idee nuove per la politica, né un impegno reale verso il sud e nemmeno una garanzia politica democratica verso le riforme costituzionali. Ma quello che sbalordisce è il non constatare quanta ipocrisia esiste in questo rampante politico che, proprio perchè intelligente, conosce perfettamente l'uso della sua simulazione nella dialettica.. ostentando una visione a favore di promesse verso una società della quale in realtà, non ne percepisce il dramma.
Con questo articolo Domenico prova a metter in risalto l'azione di Comunione e Liberazione come visione di un cristianesimo diversa ed opposta a quella di Papa Francesco: Ogni occasione pare sempre buona per prendersela con un Pontefice che, in realtà, ha sempre espresso le sue opinioni in base al contesto di una evangelizzazione che prende spunto dalla parola di Cristo uomo.
Continuo a ribadire che l'azione verbale del Papa.. altro non è che un monito verso una società che, sempre più corrotta, continua a proiettarsi verso l'iniquità e l'ingiustizia. Se poi la politica si sente toccata dalle parole del Pontefice vuol dire che una verità sulle responsabilità vi è da parte di chi oggi alza la cresta gridandovi contro.
Sociale e politica hanno un nesso! E' inutile negarlo e mi sembra veramente assurdo e stravagante parlare di neoperonismo (quasi solo per usare termini in voga..) nei confronti di un Papa tanto umano che oggi meriterebbe di sicuro elogi. Il Papa fa il Papa...e a differenza dei tanti politici comunica senza faziosità ed ipocrisia sui temi che riguardano la vita comune! Non c'entra nulla l'essere laici nella visione politica terrena..quando si entra in un tema dove il sociale acquisisce un'importanza fortemente legata ai valori cristiani! Questo non significa entrare in un contesto che al Pontefice non riguarda. Sarà poi solo e sempre la politica a dover trovare le soluzioni, ma se essa non le trova... ogni critica sui valori cristiani può e deve esser fatta.. poiché i valori comuni sono l'anima stessa della vita nella nostra società.
Per quanto riguarda Comunione e Liberazione..nessuno si permette di mettere in dubbio l'impegno che migliaia di giovani mettono in questa organizzazione..tra cui l’accoglienza dei tanti ospiti provenienti da tutto il mondo. Ma come giustamente mette in evidenza lo stesso Domenico, è accaduto che politici di primo piano abbiano fondato la loro carriera sull’appoggio di C&L e che, successivamente, siano stati investiti da accuse di cattiva amministrazione o, peggio, di malversazioni e di corruzione.
Eviteremo di fare nomi, ma credo che ciò sia molto peggio che continuare ad investire un Pontefice nella sua azione di basso neoperonismo ..additandolo quasi come l'artefice di una contropolitica che, in realtà, vede oggi solo in Renzi un autentico autocrate.. molto più simile a Peron.
Vincenzo cacopardo



Nato sulla fine degli anni ’60, Comunione e Liberazione è la testimonianza di una visione del cristianesimo diversa e opposta al peronismo di papa Francesco, giacché, invece di porre in discussione la società politica, interviene nella realtà sociale ed economica offrendo una «chanche» a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che si vogliano impegnare per se stessi e per gli altri.
Certo, la posizione di papa Francesco (una sorta di neoperonismo astorico) punta alla riconquista di un ruolo politico nel mondo contemporaneo, quel ruolo che fu altrimenti svolto da Giovanni Paolo II, autore (con il presidente Reagan) della fine dell’impero sovietico e del cambiamento della storia. Francesco si propone come l’interprete, invece, di una dottrina confusa e pauperista, l’abbandono del capitalismo e delle regole della sociologia e dell’economia, per un solidarismo arrendevole e la cessazione dello sviluppo e delle sue dure regole.
Comunione e Liberazione è l’applicazione pratica di una filosofia del «fare» pensata e realizzata da don Luigi Giussani, fondatore del movimento.
Per questo, dopo 45 anni di attività concreta, nell’assistenza, nella solidarietà, nella scuola, nell’economia, il Movimento affronta la contemporaneità (dopo la gelida ed autolesionistica accoglienza del papa, l’anno scorso) nella tradizionale kermesse di Rimini, dedicata a «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?»
Un verso del poeta Mario Luzi: come il poeta, il Meeting vuole interpellare il cuore dell’uomo, trovando le ragioni di una mancanza, dell'incurante superficialità, della confusione senza speranza e della ripetizione compiacente di «verità» diventate vuote e trite.
Chi non è mai stato a Rimini, non può capire quale sia la forza morale di questo Movimento, prima civile che religiosa, proiettato tutto nella vita quotidiana, nel soccorso e nella costruzione di una realtà solidale, anche mediante l’iniziativa economica.
Migliaia di giovani, la linfa vitale dell’organizzazione, convengono nella città romagnola e prestano con entusiasmo il loro lavoro gratuito per permettere la realizzazione del Meeting, dagli aspetti più materiale a quelli più di relazione come l’accoglienza dei tanti ospiti provenienti da tutto il mondo.
Siamo al di là della parrocchia e dello stanco tran-tran ed entriamo in un mondo nel quale il cristianesimo costituisce la ragione di un entusiasmo e di una dedizione difficilmente riscontrabili altrove.
Il rischio che è stato corso e corre, è quello della strumentalizzazione politica di persone o di altre organizzazioni.
È accaduto che politici di primo piano fondassero la loro carriera sull’appoggio di C&L e che, successivamente, fossero investiti da accuse di cattiva amministrazione e, peggio, di malversazioni e di corruzione.
Il Movimento ha di sicuro bisogno di appoggi politici, visto il suo operare nella realtà quotidiana, con le scuole e con le imprese della Compagnia delle opere, il braccio operativo costituito da imprese che operano nel mercato.
Ma questo non dovrebbe significare il superamento delle leggi e dei regolamenti per la creazione di una posizione di privilegio.
Invece, è accaduto.
Ciò, peraltro, non ha messo in discussione le ragioni fondanti di Comunione e Liberazione né la dedizione di tanti dirigenti e delle migliaia di giovani.
Ogni anno, il Meeting è un’occasione di incontro e di messa a punto delle linee ideali del Movimento, per approfondire le ragioni, tutte, quelle profonde e quelle immediate e personali, dello stare insieme.
Quest’anno, il tema della «mancanza» affonda il bisturi sulla principale questione della contemporaneità: l’isolamento dell’individuo e la difficile circolazione dei sentimenti e delle ragioni, in un egoismo di ritorno, aggravato dalla crisi economica e sociale.
Renzi ha compreso e c’è andato.
L’ambiente non gli era costituzionalmente ostile: anzi.
La narrazione del giovane premier è la più vicina al «sentiment» del movimento, proiettato sul fare e sul modificare. La più vicina, forse, di sempre proprio per il disancoraggio dalle vecchie idee che ancora circolano in Italia e per la rottura dei vecchi privilegi, delle vecchie rendite di posizione.
E, occorre sottolinearlo con razionale lucidità, Renzi ha colto l’occasione per tentare una legittimazione popolare e movimentista (oltre che ‘cattolica’) sul controverso tema dell’immigrazione e ha rivendicato la politica del soccorso e dell’accoglienza di cui l’Italia è protagonista (in diretta e decisa polemica con il vescovo Galantino). Una scelta coraggiosa e discutibile, naturalmente, che può non essere condivisa, per l’assenza di un’idea strategica e per l’incapacità di calcolarne le conseguenze.
Tuttavia, nel volgere in positivo gli aspetti più discutibili dell’azione di governo, il premier dimostra ancora una volta la propria capacità politica, la vocazione al rapporto diretto con il «popolo» e un’infaticabile disponibilità che lo condurrà a visitare 100 città per spiegare le riforme approvate, quelle in corso e la nuova politica fiscale.
Eravamo del tutto disabituati a un simile modo di fare politica.
Come lo sono i residuati del passato remoto che costituiscono la minoranza del Pd.
Penso che, con questo ritorno dalle ferie e l’immersione nel Paese, Renzi riuscirà a recuperare consensi e ruolo. Ciò che è necessario in una stagione in cui si tenta di chiudere la Nazione nel piccolo recinto dell’aula del Senato nella quale conservatori e reazionari (con l’interessato supporto di Pietro Grasso) tentano, come congiurati, di far saltare il banco del governo, è proprio un rapporto diretto con la pubblica opinione.
L’isolamento del palazzo di fronte al Paese non ci sarà e la riforma costituzionale, nonostante tutto, passerà. Per il bene del Paese.
Domenico Cacopardo





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