Mi domando
come non si sottolinei con evidenza l'esistenza di una rete nazionale asservita al
sistema dove l'adulatorio Vespa intrattiene nel salotto i vari
Casamonica.. e dove i numerosi premier vengono messi alla ribalta con
estrema affettazione malgrado le dissonanze sociali insite nel nostro
Paese.
E' più che
naturale che esistino altre reti che contrastino (anche se in
eccessivo tono populistico) la promozione di un sistema che vorrebbe
farsi apparire equanime e sicuro. Se non vi fossero queste un regime
sarebbe certo!.. Malgrado spesso sia difficile seguire alcuni talk's per il gran baccano e le innumerevoli cantilene..l'esigenza di una
contrapposizione verbale a certe reti che dirigono in tono mellifluo
le interviste di chi oggi mantiene il potere politico..possono essere
d'aiuto per comprendere meglio l'andamento. E' comunque certo il fatto che debbano esistere... non escludendo che esse dovrebbero essere condotte con maggior rispetto.
Ma al di là
del populismo e della demagogia..vi è un problema più considerevole
al quale dover far fronte e cioè..quello di ribattere sulla
uniformità di chi afferma nelle reti nazionali che il sistema
funziona bene se si segue la disciplina assoluta di chi oggi è al
potere con la forza dell'ambizione..della saccenteria...ed a volte..
persino dei propri interessi.
Sul piano
del gusto e della dovuta sobrietà ..non v'è dubbio che certi talk
avrebbero bisogno di essere condotti con meno assordanti schiamazzi e
con più concreti ed utili dialoghi. Ma è sempre della sostanza e
del merito che ci si scorda ..sui quali sembra sempre farsi poco
conto. Non si tratta di difendere certi programmi ..ma di ascoltare
anche la voce di chi, in dissonanza (anche se con una certa dose di
demagogia), si propone in contrapposizione a certe evidenti iniquità
di un sistema... e che, in mancanza di queste, non potrà mai cambiare
in meglio.
vincenzo
cacopardo
Scrive
Domenico Cacopardo su “Italia Oggi”
La
stagione dei «talk show» è ricominciata per la gioia della
sparutissima minoranza di «aficionados», tanto abituati alla dose
quotidiana di tossine da avere manifestato crisi di astinenza tali da
spingerla a seguire persino David Parenzo, portato agli altari di In
Onda de La7, dalle meritate vacanze del «trash» confindustriale.
Parliamo de «La zanzara» di Radio24, che, è probabile, non viene
ascoltata né dai dirigenti dell’associazione degli industriali, né
–e questo è peggio- dal direttore della rete. Una persona, il
direttore, che dialoga con filosofi e teologi e che non può
immaginare che sulla sua radio vada in onda quasi tutti i giorni una
trasmissione dedicata al turpiloquio e alla circonvenzione di
incapaci, mediante la presentazione di imitatori per beffarsi dei
malcapitati. Se i dirigenti e il megadirettore ascoltassero,
difficilmente permetterebbero più che il ruolo che s’era
conquistata Radio24, un’ufficialità e un’influenza pari almeno a
Radio 1, fosse gettato alle ortiche da due goliardi malamente
cresciuti.
Ma i «talk
show» cui penso sono altri e sono concentrati ne La7, diventata il
motore della disinformazione nazionale, mediante proprio questa
formula, nella quale si fa spettacolo con degli invitati che debbono
spararle grosse. C’è poi un giro di autoreferenzialità: lunedì
sera la gentile signora Gruber, nota per equidistanza e profondità
di pensiero, ha invitato a Otto e mezzo il conduttore di DiMartedì,
il campione del conformismo più conformista Giovanni Floris, e Marco
Travaglio (uno de Il fatto, preferibilmente Andrea Scanzi, è ospite
fisso della signora per contribuire a quella visione così
equilibrata e ragionata dei fatti del giorno, per la quale la
trasmissione va famosa). Il signor Floris s’è spinto ad affermare
che la Merkel avrebbe, accettando i profughi siriani, «accontentato»
non Renzi, ma la gentile signora Boldrini. Ignora, il giovanotto, che
la Boldrini non esiste né sul piano nazionale né –e soprattutto-
fuori dai confini del palazzo della Camera dei deputati e che non c’è
un pensiero politico, né primitivo né compiuto, nella sua visione
della vita politica, quella che i tedeschi chiamano «Weltanschauung».
Insomma,
un’autoreferenzialità che mostra la debolezza del format, della
rete diretta da Mentana e della medesima proprietà che ha sì
tagliato i costi, ma non è riuscita a mettere insieme un menabò
capace di fare salire in modo significativo lo «share» de La7.
La
questione è sempre la stessa: un giornalismo asservito a l’uno o
all’altro dei protagonisti(ni) della politica nazionale, si tratti
di politici, si tratti di industriali e finanzieri, talché, in
realtà non c’è mai alcun approfondimento, nessuna idea sul merito
di ciò che si discute e, perciò, si ricorre (Floris) a un noto e
bravo comico per migliorare qualche decimale di ascolto.
Giocando
malamente sulla demagogia e il populismo (che sono la cifra dei media
italiani di questo tempo) si tenta di suscitare la commozione e la
condanna degli utenti delle televisioni nazionali. E si dimentica che
proprio demagogia e populismo furono le cifre della propaganda
fascista prima e dopo la presa del potere.
Rimarrà
nei libri di storia il danno sociale, economico e morale fatto agli
italiani da anni di trasmissioni tossiche, portate a sviare la natura
dei fatti per renderli coerenti a una ideologia morta nel mondo e
purtuttavia ancora viva nelle menti degli orfanelli di Stalin e
successori e di Fidel Castro, il satrapo sanguinario che ha
soggiogato Cuba.
Domenico
Cacopardo
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