20 set 2015

Padoan... ed il suo trend fiscale


di vincenzo cacopardo
Per il ministro dell'economia Padoan sono state studiate le variabili del quadro macroeconomico ed analizzati i trend delle entrate fiscali, tenendo sotto controllo i parametri imposti dall'Europa: "Il Pil crescerà dello 0,9 per cento. Il debito comincerà a scendere dal prossimo anno, il deficit è fissato nel 2,2%. Insomma...tutto è stato fatto ma bisogna completare l'opera con i provvedimenti e la chiusura delle riforme."

Secondo il ministro c'è più crescita perché c'è più lavoro, perché c'è più occupazione rispetto al cosiddetto andamento tendenziale. Poi, aggiunge che ci saranno altre tasse da abbassare. Il ministro sostiene che non si è cominciato all'improvviso: “Abbiamo iniziato appena questo governo è stato costituito, fa parte di un percorso che abbiamo iniziato e che continueremo sino alla fine del mandato”.

Il nostro ministro dell'economia asserisce che diminuire le tasse è di sinistra! 
Al di là del fatto che sembra inutile pensare ancora in questi termini ad una destra ed una sinistra, quello che si omette è il modo con cui si pensa di diminuirle! Cioè... se questo può continuare ad avvenire in modo lineare... o con una visione differente che possa, invece, aiutare i più bisognosi. Quello che appare nella politica del governo del ministro Padoan, se dobbiamo dirla alla sua maniera, non appartiene proprio a quella sinistra a cui si fa riferimento, continuando ad evidenziarsi una disparità tra chi ne giova e chi, in realtà, ne avrebbe bisogno. Una identica disparità si è gia evidenziata sugli ottanta euro distribuiti ad una fascia sociale che, nel bene e nel male, aveva già un lavoro, trascurando tutta quella fascia sociale meno abbiente dei pensionati con la minima, gli esodati, i tanti che, pur lavorando, non arrivano alla soglia per il beneficio... o coloro che oggi, con una libera professione, non hanno alcuna sicurezza di lavoro.

Quando si osservano i dati esposti dal governo sulla crescita degli impiegati a tempo indeterminato per effetto del jobs act.. si potrebbe restare soddisfatti..così quando si esaltano le cifre del PIL in leggero aumento, ma quello su cui maggiormente bisognerebbe immedesimarsi è il divario all'interno del nostro Paese.. tendente sempre più verso una forbice in apertura: Un crescente divario tra ricchezza e povertà al quale proprio in forza ai continui tagli ed i provvedimenti lineari, non potrà mai avere possibilità di perequazione.

Il problema dunque resta la forbice che dovrebbe stringersi e non allargarsi..il chè difficilmente potrà avvenire se non si esercita una politica economica che guardi ad un principio diverso e cioè in direzione di una politica che tenga in considerazione un più corretto sviluppo fondato su una fiscalità variabile in base alle esigenze e le possibilità dei cittadini e del loro lavoro..Uno sguardo più approfondito sulla sostenibilità, sul sistema pensionistico, sulle esigenze di base anche per differenze territoriali: Al sud, ad esempio, vi è una netta differenza sulla qualità dei servizi ed il taglio lineare sulla tassa degli immobili, fa tanto riflettere alle enormi difficoltà alle quali i comuni dovranno far fronte.

Infine la frase del ministro sull'immagine del Paese in riferimento ai turisti rimasti fuori dal Colosseo :Facciamo una fatica enorme ogni giorno a costruire un'immagine migliore del nostro Paese, e poi rischiamo di rovinarla perché migliaia di persone tornano a casa con l'idea che l'Italia non funzioni. è emblematica e tipica di un governo che pare sempre rivolgere le colpe altrove.



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