Dal recente libro scritto
da Renato Campisi, attento giornalista e conoscitore dei problemi di
mafia e della politica regionale, dal titolo: “Voleva la
rivoluzione..creò il casino” edito Città Mia 2015..dedicato
al presidente della regione Crocetta, mi ha hanno colpito alcune note
significative riferite al capitolo dell'Expo.
Nella lettura del
capitolo si evince l'assoluta mancanza di coordinamento e
l'incapacità della politica locale regionale di saper affrontare con
prevenzione e logica quello che sarebbe dovuto essere il fiore
all'occhiello dell'inquilino di palazzo d'Orleans..sempre più alle prese con i
suoi rimpasti di governo. Crocetta sembra quasi baloccarsi
offrendo incarichi che volutamente scompigliano l'ordine politico
all'interno del suo governo. La confusione regna sovrana in quello
che pare voler essere il feudo di un politico che non riesce a
condurre con equilibrio un programma così delicato come quello della realizzazione di uno Stand
dell'Expo nelle
intenzioni del suo stesso governo e che dovrebbe esprimersi come una
fondamentale vetrina all'occhio del mondo.
Campisi scrive:
“Doveva essere un
giorno di festa. Non solo perchè coincideva con il primo di Maggio,
ma perchè avrebbe dovuto rappresentare il momento della
riscossa.Quello voluto dai duri che, quando scendono in campo nei
momenti di massima difficoltà, sono convinti di poter insegnare al
mondo intero come le cose devono esser fatte.”
“In politica c'è
sempre una spinta in più. Per distinguersi interviene la voglia di
dimostrare a qualunque costo la discontinuità tra il prima e il
dopo. Sostituendo l'inerzia con l'intraprendenza, la vecchia
staticità con il nuovo dinamismo”
“Allestita
per dare risalto all'economia siciliana, ambiziosamente posta al
centro del Cluster BioMediterraneo,nel quale l'agricoltura isolana si
era auto- assegnata il compito di capofila di quella degli undici
paesi che si affacciano sul bacino. Imponendo le sue prelibatezze e
le indiscusse punte d'eccellenza partorite dalle imprese
manifatturiere e da quelle di trasformazione.
"L'investimento,
sebbene oneroso, andava fatto per provare a svincolare la regione
dall'angolo della recessione che ha raggiunto livelli prossimi al
tracollo."
"Che l'occasione fosse
da non perdere lo attesta una singolare dinamicità della macchina
burocratica che si metteva in moto come non aveva mai fatto in
precedenza.
"In un'era in cui la
Sicilia si è caratterizzata nello restituire al mittante i
finanziamenti provenienti dall'Europa per mancanza di progetti, con
un pregevole virtuosimo venivano recuperati otto milioni di euro
comunitari che si sarebbero sommati ai primi tre. Undici milioni in
totale con i quali dare massimo lustro al nuovo marketing isolano."
Il
giornalista continua la sua narrazione mettendo in evidenza le strane
logiche perpetrate da Crocetta che investe come coordinatore di
tutte le attività dell'Expo il suo consulente personale Sami Ben
Abdelaali. Azione sufficiente a porre in crisi l'intera giunta con
tre assessori pronti a rimettere il mandato. I risvolti di tutta la
faccenda vengono descritti con puntualità da chi asserisce, senza
indugi, come l'epilogo di tutta la storia rimane in perfetta linea
col prologo...evidenziandosi tutte le carenze che sembrano aver
costretto alla resa l'intero compito della Regione.
Campisi
chiude il suo capitolo con queste parole:
C'è un'altra domanda
che resterà sospesa nel vuoto. Chi pagherà per questa ennesima
occasione sprecata? Poco importa. Alla fine, scemata l'attenzione e
ammortizzate le critiche, come accade nelle migliori favole a lieto
fine, tutti i sopravvissuti continueranno a vivere felici e
contenti.In attesa del prossimo patatrac, i siciliani, commossi,
ringraziano.
Non
si può che essere grati a Campisi per averci reso, attraverso questo nuovo libro, una descrizione accurata su tutta la storia.
vincenzo cacopardo
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