19 lug 2016

Erdogan a capo di una Turchia fuori controllo


Questa Europa non può accettare l'umiliazione disumana e la pena di morte
di vincenzo cacopardo

Dalla sua nascita come stato indipendente dalle ceneri dell'Impero ottomano all'indomani della conclusione della Prima guerra mondiale, la Turchia ha messo in atto una politica orientata ad un avvicinamento politico e culturale con l'Occidente. Il territorio che attualmente corrisponde allo stato turco è stato tra le culle ed ha contribuito allo sviluppo della civiltà occidentale dal mondo antico fino alXV secolo, quando venne conquistato dall'Impero Ottomano che si estese su gran parte delle coste del Mar Mediterraneo, dal nord Africa fino ai Balcani, passando per il Medio Oriente, giungendo a minacciare direttamente anche Vienna. Da quel momento, con il passare dei secoli, la cultura occidentale e la religione cristiana sono divenute sempre più minoritarie in Turchia, tenute in vita solo da minoranze più o meno maltrattate alle quali erano garantiti limitati diritti civili, che con il collasso dell'Impero Ottomano vennero apertamente perseguitate. Si verificarono infatti numerosi massacri ai danni di armenicristiano assiri egreci. Ad assumere il controllo del paese all'indomani della dissoluzione dell'impero fu Mustafa Kemal Atatürk che avviò tra le altre cose un processo di trasformazione e modernizzazione della società, delle istituzioni e dei costumi di stampo occidentale. Dai primi anni cinquanta si sono susseguiti periodici ampliamenti dell'Unione che hanno fatto passare il numero dei suoi membri dagli iniziali 6 ai 28 del 2013 con la Turchia che ha manifestato il suo desiderio di farne parte fin dagli anni sessanta. Con l'Accordo di Ankara del 1963 ed il suo protocollo addizionale del 1970 si sono fissati gli obiettivi fondamentali dell'associazione tra la comunità e la Turchia, il rinforzo delle relazioni commerciali ed economiche e l'instaurazione dell'Unione Doganale in tre fasi. Uno degli obiettivi principali dell'accordo è stato la liberalizzazione della circolazione dei lavoratori, che non si è potuto ancora realizzare in pieno per ragioni prettamente socio-economiche.”


Dopo i diversi colloqui, il primo ministro turco Taiyyp Erdogan già dal 2003, mise in atto misure riformiste per portare lo stato turco all'interno dei parametri imposti dall' Europa. Ciò al fine di far entrare il Paese Turco nell'Unione. Tra queste riforme si evidenzia l'abolizione della pena di morte ed il riconoscimento dei diritti della minoranza del popolo curdo. Queste importanti riforme hanno spinto la Commissione Europea a suggerire al Consiglio l'avvio di una negoziazione di cui, comunque, non è mai stato possibile prevedere la durata. Vi sono una serie di dubbi che sorgono tra le diverse associazioni umanitarie che, al contrario rilevano come la salvaguardia dei diritti umani e civili in Turchia sia ancora poco chiara ..Inoltre non sembra ancora del tutto risolta la questione del coinvolgimento turco a Cipro (stato membro dell'UE). Nel giugno del 2015 il Parlamento europeo ha ammesso il blocco di buona parte dei negoziati, proponendo un allargamento, ma pur con l'urgenza della ripresa del negoziato, buona parte del Parlamento ha posto dei "veti" in sede di Consiglio UE ed ha vincolato la loro rimozione al rispetto di alcuni parametri ufficiali..soprattutto di tipo economico. La questione, tuttavia, si incrocia anche con il progetto di revisione costituzionale in senso presidenzialista avanzato da Erdogan a fronte della posizione di alcune frange dell'opposizione.

Oggi dopo il tentato colpo di stato (non del tutto chiaro nel suo espletamento organizzativo) Taiyyp Erdogan ripropone la pena di morte e sembra umiliare pesantemente le condizioni umane di coloro che hanno preso parte al tentativo di golpe. Si parla di purghe, epurazione di magistrati ed insegnanti. Punizioni severissime persino mortali che nessuno potrà mai vedere..poichè facilmente nascondibili. In realtà tutte faccende poco chiare che portano alla luce alcuni aspetti disumani che l'Europa di oggi non può assolutamente condividere e sostenere.




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