21 lug 2016

Il Movimento 5 Stelle piegato da una insolita sentenza



di vincenzo cacopardo

Strano..veramente strano.. che la magistratura si muova oggi con tale decisione, sicurezza e fretta verso un Movimento come i 5 Stelle stigmatizzandone la funzione di Partito..e facendo riferimento all'art 49 della Costituzione ..mentre per quanto riguarda i grandi Partiti, non si sia mai mossa constatando quanti interessi, confusione e prepotenza vi sia nel mancato rispetto dell'art 67. Un articolo che recita Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato: Una norma costituzionale per cui coloro che sono eletti a far parte di un organo in particolare del Parlamento, sono direttamente responsabili nei confronti degli elettori alla cui volontà hanno il dovere di conformarsi, o in caso contrario, possono essere dagli stessi revocati...

E dunque dovrebbero essere proprio i cittadini a poterli revocare!

Un vincolo che non è mai stato osservato, ma che, al contrario, ha generato trasmigrazione a gruppi parlamentari diversi da quello di elezione..Una particolare consuetudine che è stata ripetutamente sfruttata nel corso di varie legislature, fino a sfociare in veri e propri casi di trasformismo politico.

Se mettiamo insieme, l'art 49 ed il 67..ci accorgiamo della grande approssimazione che nella politica del nostro Paese si è generata.. senza che la magistratura abbia mai potuto e voluto esprimere pareri in proposito!

Sappiamo che secondo alcuni studiosi, l'appartenenza al Partito, attraverso l'espressione dei gruppi parlamentari, si tradurrebbe, di fatto, in una violazione del principio di libertà di mandato. Mentre per altri, secondo una diversa dottrina, la disciplina dei gruppi non è in grado di scalfire il divieto, dal momento che il parlamentare può sempre esprimersi e votare in maniera difforme alle direttive del gruppo. E poi si entra nell'art 49 che recita:Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Ma dal punto di vista della struttura, essi sono associazioni private non riconosciute e organizzate stabilmente.

La struttura organizzativa, come è noto, ha la forma giuridica dell’associazione (persona giuridica di diritto privato) che si propone come proprio scopo fondamentale di essere presente e di partecipare con le sue idee, le sue proposte, le sue iniziative in tutte le sedi nelle quali si formano le scelte politiche di uno Stato. Una forma associativa comunemente denominata: “partito” o “partito politico”.

I Costituenti videro ( nell’attribuzione a questa forma associativa di diritti e di obblighi) lo strumento essenziale (anche se non l’unico) per offrire al popolo (ai cittadini come singoli e nel loro insieme) la possibilità di esercitare in un modo nuovo e più pieno la sovranità: Istituirono quindi un nuovo “modello” di democrazia soprattutto dettando l’articolo 49 della Carta costituzionale. E quindi di esercitare un proprio statuto con regole proprie. Si tratta di un testo molto breve, sintetico, che, per essere inteso nel suo pieno significato deve essere sottoposto a un’interpretazione analitica sia letterale che logico-sistematica.

Ma l’art. 49 della Costituzione è sempre rimasto privo di una necessaria normativa di attuazione, per quanto riguarda l’obbligo che esso impone ad ogni partito di adottare il metodo democratico nella propria organizzazione interna. Questo è proprio il difetto di quella politica che, per propri interessi, non ha ancora voluto provvedere ad una regolamentazione più chiare dell'art 49, interessandosi, al contrario, a riforme meno importanti. Oggi sembrano tutti risvegliarsi, persino la magistratura, (richiamando questo articolo sul quale la politica non ha mai messo mano per riformarlo), per impedire ad un Movimento che si muove per una democrazia più partecipativa, possa contrastare e mettere in pericolo la politica sistemica ed imperativa dei vecchi Partiti.

Se possono apparire assolute le regole interne di questo Movimento, (anche per il sottoscritto contestabili) appaiono più assolute le reazioni degli altri Partiti che al loro interno manovrano con enorme ipocrisia nell'apparenza di regole mai osservate. Ma rimane più stupefacente che l'organo della magistratura, da sempre silente sulla condotta dei Partiti al suo interno, possa nella fattispecie esprimersi in modo talmente rigoroso ed assistenziale per gli esclusi del Movimento..salvaguardandoli con tale definizione: “la tutela dell’interesse degli esclusi per non veder pregiudicato il loro diritto a partecipare alla vita politica del Movimento, magari da un posizione antagonista rispetto alla linea del gruppo dirigente”.

Quanto meno strano che si entri sul piano giuridico con tanta convinzione richiamando le norme costituzionali che indicano, ma.. nel merito... non sembrano specificare esattamente le regole della condotta interna di una organizzazione politica..proprio in mancanza di un processo di riforma non ricercato dalla politica stessa.. Credo non possa essere logico..o quanto meno sia pretestuoso da parte di un ordine terzo che, con tutto il rispetto, vede al proprio interno un Consiglio Superiore (CSM)..ossia.. un organo che continua a generare lotte fra “correnti” e che rompe un “vantaggio” che si voleva costituito da giudici in maggioranza. Un organismo che non riesce ancora a trovare una collocazione legittima in un regime politico fondato sulla divisione dei Poteri.

Domenico Cacopardo nel suo articolo posto qui sotto scrive di un complesso di bugie che viene consacrato e distribuito a coloro che si avvicinavano alla formazione politica voluta da Grillo...Ma cosa dovremmo dire sulla consacrazione offerta da chi oggi impera in un Partito che si finge di sinistra e che attraverso l'ipocrisia impone regole alla politica in forza di una maggioranza dentro un Parlamento nemmeno legittimato da una legge elettorale?



C'è un'autorità più forte di Beppe Grillo

 di Domenico Cacopardo 


La decisione dei giudici di Napoli sull'espulsione dal Movimento 5 stelle di alcuni suoi iscritti restituisce all'ordinamento italiano e all'autorità giudiziaria che ne costituisce un presidio il compito di impedire l'affermazione di principi di illegalità. Dobbiamo ricordare che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno costruito il loro movimento sull'esempio delle formazioni politiche totalitarie del passato (e contemporanee) che tentavano (riuscendoci) di rendere i propri adepti impermeabili, non solo alla propaganda avversaria, ma alle regole correnti nei sistemi in cui venivano costituiti. Un complesso di bugie veniva consacrato nella verità rivelata e distribuita a coloro che si avvicinavano alla formazione politica, dando loro quelle certezze che, in passato, hanno distribuito a piene mani i partiti fascista, nazista, sovietico-leninista, maoista e via dicendo. Così i 5 stelle, i cui siti sono pieni di affermazioni false, erronee o distorte su questioni da tempo arate dalla stampa di informazione e da quella scientifica.


In questo modo si costruisce un monolito che non deve essere scalfito da nessuno, nemmeno con un'ombra di dubbio: se si consentisse un minimo dissenso e, appunto, qualche piccolo dubbio, tutto il castello di certezze potrebbe rovinosamente cadere. A presidio di questo sistema si è arrivati a imporre un decalogo di prescrizioni a tutti gli eletti in qualsiasi organismo istituzionale, stabilendo una penale pecuniaria per coloro che, non osservandolo, procurerebbero un danno di immagine al Movimento. Condizioni queste illegali, giacché uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione è il principio di libertà e di autodeterminazione dei rappresentati del popolo ovunque eletti.


Anche il cosiddetto direttorio che controlla la neosindaca di Roma è fuori dall'ordinamento e, prima o dopo, un giudice senza paura rileverà le illegalità consumate dal Movimento e trarrà le inevitabili conseguenze. Perciò, la decisione dei giudici di Napoli è importante: perché dimostra che esiste un'autorità diversa e più giusta di quella del comico Grillo e dei suoi aiutanti di battaglia.
Tempi duri per i grillini.

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