Il
giornalista continua ad accanirsi in modo alquanto
accentuato contro il magistrato Davigo... escludendo di stigmatizzare appunti sulle
parole di Ilaria D'Amico che in quella stessa trasmissione di
Floris si esprimeva con una frase assai poco
edificante "Meglio un politico corrotto che uno stato rotto"
.
di vincenzo cacopardo
Il
direttore del Foglio Claudio Cerasa in un suo editoriale intitolato
“l'incubo del governo Davigo” ci descrive la presenza del
magistrato Davigo nella trasmissione di “Di martedì” condotta da
Floris.. facendo riferimento ad un vero “incubo” e definendo la
dottrina del magistrato come una “intersezione perfetta dei
populismi con ambizioni di governo”.
Non
v'è dubbio che il vero incubo per Cerasa pare essere da tempo
proprio Davigo.. insieme al Movimento 5Stelle, Di Maio e la più che
mai vituperata Virginia Raggi, sui quali ha sempre infierito oltre il
dovuto. Generalmente l'interesse di chi rimane legato ad un editore
di sistema è quello di contrastare una certa innovazione negando a
prescindere ogni possibile teoria tendente al cambiamento..e questa
logica in Cerasa appare in tutta la sua evidenza: Il giornalista
continua ad accanirsi in modo alquanto esagerato escludendo tra
l'altro di stigmatizzare appunti sulle parole di Ilaria D'Amico che
in quella stessa trasmissione di Floris era presente..e che si
esprimeva con una frase assai poco edificante: "Meglio
un politico corrotto che uno stato rotto" ... e dimenticando di valutare con attenzione la risposta precisa resa dal
magistrato: "Io
credo che l'onestà debba essere una precondizione per qualsiasi
carica pubblica, poi uno deve essere anche bravo"
Per
il giornalista del Foglio sembra esservi un preciso incarico di
critica verso le forze nuove di una politica che vorrebbe imporsi
contro un sistema dove persino l'editoria risulta spesso catturata...e lo fa rappresentando il magistrato Davigo( e non un politico) come
simbolo di un giustizialismo che mira ad una politica populista.
Cerasa descrive una sorta di “modello Davigo”...intriso di un
giustizialismo in perfetta sincronia con Grillo ed il suo Movimento.
Una
critica inesatta e persino provocatoria.. poiché Davigo, che come
altri magistrati è stato presente in Tv, non pare mai essersi
considerato un politico, ma ha sempre teso a dividere i
ruoli per competenze: Il suo pensiero sul prerequisito dell'onestà
non pare per nulla coincidere con il concetto di “giustizialismo”
di cui lo stesso Cerasa finisce poi con l'apparire vittima di una palese ossessione... Poichè di ossessione si tratta, oltre che di
sottomissione verso il proprio editore nel colpire chi
si esprime contvro un sistema tendente a trovare costantemente un
capro espiatorio in quel populismo: Populismo.. che altro non è che
la semplice reazione del popolo rispetto ad una sempre più evidente
iniquità sociale.
Un
editoriale che comunque mi da spunto per un tema ancora irrisolto che
pone la nostra politica in un insopportabile stato di debolezza e
fragilità.
Vorrei
far notare che se anche un giustizialismo dovesse prevalere nella
moderna società delle istituzioni.. non potrà mai essere colpa
di un magistrato! Se una responsabilita' esiste in questo malato sistema non
è certo di Davigo o della magistratura, ma della politica che non ha
mai lavorato in favore di una più giusta divisione dei ruoli e che
in questi ultimi tempi non ha posizionato i giusti paletti attraverso
funzionali normative al fine di offrire il retto e contenuto spazio
all'ordine giudiziario. La vera responsabilità cade quindi sulla
politica e non certo sulla magistratura anche nei casi in cui la
stessa finisce col prevaricare nel suo compito.
Le
stesse vecchie contrapposizioni politiche..per via dei loro grandi
compromessi studiati a tavolino, hanno contribuito a far crescere il
potere dell'ordine giudiziario, abusandone a proprio gradimento e
convenienza. Una ragione più che valida per dare forza ad un vero
cambiamento radicale del sistema politico.
Al
di là della figura di Davigo ed al suo presunto legame con Grillo (come scrive il giornalista) ed al fine
di non abusare ancora dei termini “giustizialismo e garantismo”...
sarebbe primaria ed indispensabile una ricerca per il giusto
posizionamento dell’ordine giudiziario in riferimento ai poteri
dello Stato..E chi da tempo avrebbe dovuto farlo se non la
politica?..Forse gli stessi giudici? A tal proposito resta spontanea
anche una domanda in riferimento all’importanza che potrebbe avere
il posizionamento del potere esecutivo in perenne compromesso o,
persino in conflitto con quello parlamentare..dove la stessa
Costituzione non pone gli utili ed indispensabili confini. Un
conflitto
che sottopone la stessa magistratura in un ruolo che a volte non gli
appartiene, ma che la stessa politica non pare mai voler risolvere e
che costringe a dover più spesso dirimere questioni e prendere
posizioni attraverso sentenze.
Sarebbe
stato più apprezzabile da parte del giornalista Cerasa soffermarsi su
questo annoso problema della responsabilità politica, prima di
prendere posizione critiche mirate su alcune figure. Una
difficilissima questione che invade la nostra politica e per la
quale solo un vero e radicale cambiamento del sistema potrà
ricercare soluzione.
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