19 feb 2019

POLITICA E MAGISTRATURA: una questione vecchia...



di vincenzo cacopardo

Dopo il caso della famiglia Renzi ed il caso Diciotti si ritiene oggi la magistratura al comando del popolo e la si addita come una potente corporazione capace di determinare le sorti della politica del Paese.

Se può sembrare vero sul piano delle procure ..ciò non lo appare alla stessa maniera nei collegi giudicanti. Tuttavia anche se si intravvedono storture capaci di far pensare ad una vera politicizzazione dell'Ordine non è solo questo che deve essere messo in discussione.. quando nella sostanza.. vi è una politica che continua a non dettare le norme più utili e meno farraginose per far sì che tali storture non vengano a galla.

E' già da tempo che questa discussione viene posta...fin dagli scontri tra il presidente Cossiga e il Csm..Questioni che con l'andar del tempo si sono moltiplicate. Oggi qualcuno parla addirittura di un piano per sottomettere la politica al potere giudiziario e persino per ostacolare una riforma politica che potrebbe spazzare via la loro autorità.

Comunque voglia vedersi questa “potenza” della magistratura altro non è che il risultato di una politica che non ha mai dimostrato capacità nel riassettare i poteri e ricomporli nel loro ordine prestabilito.

Il potere giudiziario è, nella sua struttura, radicalmente diverso dagli altri poteri..E' un Ordine che non viene esercitato dal complesso dei giudici, ma da ciascuno di essi...e ognuno di essi..(seppur terzo)..come ben sappiamo.. è sempre un uomo! Creare un potere comporta inevitabilmente il sorgere di molti desideri per la sua conquista...e se oggi paiono infrangersi i confini degli uni.. a beneficio o in disprezzo.. degli altri.. le colpe principali appartengono sempre ai legislatori che hanno in mano la leva delle direttive al fine di legittimare e riformarne ogni condotta poco lecita.

La politica avrebbe dovuto farsene carico da tempo: Quando oggi alcune procure e qualche Tribunale paiono sforare dal loro compito molte delle loro colpe ricadono nella mancanza da parte di una politica che, attraverso un doveroso ed attento compito, ne dovrebbe equilibrare e delimitare i confini..Ma non solo quelli! ...Anche quelli della politica stessa che legano gli altri due poteri: Al di là del fatto che si tratta di specifici poteri, diversi dall’Ordine autonomo giudiziario, si potrebbe azzardare che un conflitto permane costantemente allorquando, gli stessi, eletti in Parlamento, assurgono alla carica di ministri o sottosegretari, attribuendosi di fatto un ruolo esecutivo che influenza in modo definitivo il lavoro dello stesso gruppo parlamentare di loro riferimento...Anche qui, una certa consociazione trova forza e si alimenta giacché gli interessi sono estremamente forti ed i ruoli politici vengono espressi nella comune casa dei Partiti (mai necessariamente ridisciplinati) .



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