Frottole...balle...bugie..pansane..menzogne..le possiamo chiamare come vogliamo..ma il
senso non cambia!
Gran
parte dei politici di oggi.. basa la propria campagna elettorale
essenzialmente sulle frottole.. per poi entrare in fase governativa e
modificare e persino trasformare in senso diametralmente opposto ostentati programmi.
Prima
Berlusconi..successivamente Renzi..ed oggi ancora Salvini..(e lo ha
fatto persino e malauguratamente il leader di un Movimento
proclamatosi per il cambiamento) adoperano la loro comunicazione con
l'elettorato in un edulcorato elenco di prospettive a favore della
società e di un benessere comune...per poi mutare atteggiamento di
fronte ad un costringente quadro istituzionale (nazionale ed
internazionale) che implica necessari vincoli.
E'
fin troppo chiaro che tali personaggi guardano più alla loro
popolarità ed usano la comunicazione politica per un ritorno di
consenso facendo forza su una gran parte del popolo che, ignorando,
non si proietta mai sulle possibili conseguenze opposte. In
questo quadro.. si finisce sempre con osannare i più furbi o più
capaci nel comunicare...come si volesse dimostrare che solo la
prepotenza e la determinazione assoluta siano la carta vincente
contro chi, al contrario, ha la pretesa di una speranza verso il buon
senso, un essenziale equilibrio e la coerenza: Un' auspicio verso un
futuro politico migliore che non potrà mai arrivare se non si
pongono i giusti limiti ed il dovuto rispetto..ma soprattutto la percezione
di chi li ascolta nel valutare la loro comunicazione con la misura
necessaria.
Queste figure ..osannate come miti dell'innovazione, in realtà rimangono legati ai soliti schemi di una vecchia politica di potere. Risulta del tutto assiomatico come essi stessi continuino ad operare nella anomalia di un vero conflitto attraverso un doppio ruolo che, seppur ormai accettato da una politica cieca e compromessa, gli consente di governare e nominare sottomettendo di continuo un Parlamento..facendo altresì gioco su perentorie e continue richieste di fiducia.
vincenzo cacopardo
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