L'invito nel suo intervento di qualche giorno fa nel fare una distinzione
tra doxa
ed episteme è stato
un esplicito richiamo all'antica filosofia che da Platone ad
Aristotele tendeva a distinguerle..ossia: Doxa come opinione,
ovvero la credenza alimentata dalla conoscenza sensibile, Epistème
come conoscenza che si pone su salde basi scientifiche. Una disamina
più che pertinente da parte del premier per richiamare l'attenzione sul tema odierno dell'epidemia.. che cozza però con altri termini da lui usati che esprimono un particolare lessico poco
comprensibile..e persino ingannevole come nel caso dei “congiunti”.
di
vincenzo cacopardo
Mi
sento di poter affermare che, sebbene su alcuni punti la Costituzione
potrebbe rimanere sospesa (
solo per l'eccezionalità della situazione), lo
stato di emergenza non pare derogare da taluni diritti fondamentali e
divieti voluti dalla stessa Carta.
Fermo
restando che lo stato di emergenza è
una misura adottata da qualsiasi governo in caso di un pericolo
imminente di minaccia alla Nazione.. si insorge
ancora contro un premier per il suo abusare dei DPCM... Questo
strumento non può vedersi tanto come quello
disposto per risolvere una normale situazione sanitaria... ma come
quello per offrire la massima garanzia di uno stato generale che coinvolge i molteplici particolari aspetti fortemente
legati alla salute che vi girano attorno.
E'
chiaro che un DPCM rispetto ad un decreto legge normale appare
politicamente meno garantista. Tuttavia
i
decreti
in genere sono atti amministrativi di contenuto particolare che hanno
il merito di essere rapidi e quindi adatti alla condizione di
emergenza. Chiaro anche che (non
coinvolgendo
il
Parlamento),
questi decreti restano la sola espressione della volontà della
maggioranza.
A
differenza del normale decreto legge che assicura di certo un
fondamentale dialogo e la collaborazione con l’opposizione anche
attraverso i possibili emendamenti e contro emendamenti, un DPCM tende
ad offendere il dialogo di un processo democratico in una Repubblica
parlamentare. Ma il presupposto di questi decreti voluti dal governo
resta proprio l'urgenza sulla situazione in atto supportata da una
evidentissima pandemia di carattere ormai mondiale!
Oggi
sono in tanti a
vedere in tutto ciò qualcosa di anomalo, troppo ridotto.. e perciò
poco democratico rispetto ad un iter che dovrebbe coinvolgere
maggiormente il Parlamento. Sicuramente! Ma non si può certamente trascurare un
fondamentale presupposto in difesa della salute: -Figurarsi poi.. se
in un momento delicato come questo, in contrasto ad un normale decreto legge,
si potessero opporre emendamenti di ogni sorta, pena anche una
possibile decadenza!
Forse a volte questi stessi decreti non risultano nemmeno chiari ed esaustivi per via della difficoltà in cui si è improvvisamente trovato il governo. Ma se
c'è qualcosa che si può sicuramente criticare in questo andazzo governativo
in grande difficoltà è sicuramente una questione di “metodo”
sulla quale in certi delicati argomenti si è proceduto senza una visione
reale della burocrazia. In questo.. il governo ha errato maldestramente:
Far passare dalle banche prestiti a tasso agevolato, sebbene
garantiti dallo Stato, è stato un vero flop che costerà sangue alle
stesse imprese. Ma vi sono anche evidenti trascuratezze di metodo
anche sulla cassa integrazione, sui bonus etc. Inoltre si persevera
su una comunicazione a fasi alterne e con l'uso di termini non ben
definiti che finiscono col non garantire certezze. Sono di certo
errori che non possono piacere a chi...avendo chiara la
volontà di un premier di immedesimarsi sul sostegno alla sicurezza
del paese, si trova in evidente imbarazzo.
Se
vi fosse stato uno studio di metodo più appropriato, oltre alla
volontà che non sembra esser mancata, di voler operare a beneficio
del Paese in difficoltà, si sarebbe potuti procedere con maggiore
sicurezza scalzando l'imperitura frontiera burocratica che ancora ci
attanaglia..(la cui colpa non è certo dell'attuale Premier).
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