6 gen 2013

Nord-Sud…il divario aumenta..







La vera domanda da porsi è…: se veramente, esiste ancora, una questione meridionale. Cioè, se ancora oggi nel terzo millennio, si possa parlare di una questione e se, con l’idea di un federalismo alle porte, si debba ritenere il Mezzogiorno come una faccenda ancora da risolvere. Poiché, se così fosse, non si potrebbe azzardare alcun progetto di federalismo che possa coinvolgere insieme la nostra Nazione. In poche parole: non sarà facile costruire un sano sistema che si voglia unito, se non si equilibra quel divario ancora esistente tra il nord ed sud del nostro Paese.

Quando si affronta un problema come quello del Mezzogiorno che comprende la mia isola, non si può restare privi di opinioni...

Le tante premesse storiche, non a torto, hanno sempre indicato la logica per la quale il Sud non è potuto crescere e la ragione per la quale sia sempre stata accusata una certa borghesia meridionale per una precisa mancanza d’intraprendenza economica. Oggi, con la evidente situazione economica mondiale e le problematiche  conseguenti l’unificazione europea, tutto ciò risalta maggiormente destando naturali preoccupazioni.

Dopo l’ingresso del nostro Paese in Europa, il problema del Mezzogiorno non può che essere affrontato nel contesto più ampio di un Parlamento ed di un Governo Internazionale. Un problema che avrebbe, già da tempo, dovuto impegnare meglio le forze politiche governative del nostro Paese col fine di riuscire a soddisfare un primario bisogno di occupazione. Alcune Regioni del sud del Paese si trovano oggi in netto svantaggio rispetto ad altre e questo divario si sarebbe dovuto ridurre, sicuramente prima dell’ingresso del nostro Paese in Europa, con un’azione politica nazionale logicamente coordinata con le amministrazioni locali. La fase di costruzione per l’unificazione non sta certo dando i risultati sperati. E’ venuta a mancare  quella azione preventiva e di studio che doveva mirare a salvaguardare le culture e le ricchezze naturali delle comunità meno progredite che vedono oggi aumentare il divario con i Paesi più ricchi.

In verità, il nostro Mezzogiorno rimane ancora privo di interventi studiati con metodo, utili e tecnicamente elaborati in base alle esigenze primarie delle risorse del territorio e delle poche infrastrutture operanti. Appare inutile la lunga serie di agevolazioni finora impiegate se non si interviene alla base con l’impegno necessario per la creazione dei servizi adatti allo stesso tessuto territoriale ed imprenditoriale.

Assai poco potrà interessare l’enorme flusso di denaro che potrà essere impiegato per un’azione di sviluppo che non sembra mai coordinata col giusto metodo e la opportuna responsabile conoscenza: Certe strane ed illogiche metodologie, a volte anche strumentali, sono esempi emblematici del cattivo funzionamento del nostro sistema a beneficio di un migliore sviluppo delle Regioni del Sud.

I Governi sembrano aver proceduto solo verso un “fine” ben preciso che apparendo sempre più un miraggio, è stato determinato unicamente  dal numero di posti per l’occupazione. Tuttavia, nella fattispecie, si continuano a percorrere strade senza l’importante premessa di una specifica attività che miri ad una realtà produttiva più adatta al luogo e più ricettiva al particolare indotto.

Nel passato di una prima repubblica, attraverso l’istituzione della Legge n°64, si è provato a fornire apposite strutture pubbliche, ma anche aiuti finanziari per tutti coloro che avessero voluto apportare nuove attività e lavoro nelle Regioni del meridione. Se le conseguenze da un lato sono state quelle di cercare di fornire infrastrutture poco adatte e non complete rispetto al resto del territorio nazionale, dall’altro lato, non avendo ben pianificato uno specifico studio preventivo, si è finito col dare spazio ad investimenti spesso insensati o non giustamente appropriati alle risorse del territorio.


L’apposita Cassa del Mezzogiorno che fu creata per una migliore progettazione e una spesa controllata, avrebbe potuto avere un ruolo importantissimo ancora oggi. La sua improvvisa scomparsa ha finito con arrecare maggior danno all’economia del Sud del Paese. Essa andava sicuramente ridisegnata per una migliore efficienza ed una minor presenza politica che ha finito, nel tempo, col crearvi un forte centro di potere.

Per il Sud abbiamo già assistito ad un falso e non appropriato sviluppo nel settore petrolchimico, oggi assistiamo ad uno sviluppo  supportato da una new economy spesso instabile dove sarebbero dovute servire strutture e conoscenze più adatte. Oggi si sfruttano spesso agevolazioni senza un vero arricchimento per il territorio. Agevolazioni che si prestano spesso a pura speculazione.

Si sa bene che per far ciò occorrono delle idee, ma queste non possono non avere un riscontro con la realtà e dovranno perciò mirare alla creazione di una economia più attinente: ”lo sviluppo migliore di ogni Paese passa necessariamente attraverso il riscontro con le proprie naturali risorse, esse sono la base principale di un futuro processo economico proseguito dalla fattiva opera di chi poi vi lavora”.

Il territorio rimane uno dei fattori su cui maggiormente si misura la competitività di un’area, ed il Sud non avendo adeguate infrastrutture, non potrà mai avere opportunità di sviluppo”.

Sarebbe, quindi, opportuno riflettere su come abbia potuto incidere nelle abitudini del tessuto imprenditoriale di tutto il meridione, l’assurda procedura che ha offerto possibilità e grandi aiuti anche a chi non ha mai avuto una realtà produttiva o commerciale valida, ed è sicuramente doveroso, da parte di tutte le nostre forze politiche, esaminare con molta più attenzione l’insieme di queste problematiche, prima di proiettarsi in azioni che finirebbero col sortire i soliti effetti di tamponamento o che potrebbero suscitare  ulteriori reazioni sfruttate in seguito nelle campagne elettorali nel gioco esasperato di una bassa furbizia politica.

Il nostro Mezzogiorno dovrebbe richiamare l’attenzione di tutti ma potrà veramente sensibilizzare le forze politiche solo quando la stessa politica riuscirà a liberarsi dal profondo cinismo e dalla staticità nella quale si è assopita. Attraverso la dovuta attenzione ed un senso più etico di una politica libera dai vincoli, ci si potrà impegnare positivamente in un problema che non potrebbe mai esser risolto senza una equilibrata conoscenza delle risorse, della cultura e delle idee.
Leggi lo studio di ricerca: studio teorico per un piano di funzionamento per le aree svantaggiate del mezzogiorno 
vincenzo Cacopardo

3 gen 2013

Il messaggio di Monti



Mi chiedo come si possa ancora imbastire una campagna elettorale ribadendo:- il nostro avversario è….

Come non si avverte il bisogno di concentrare le forze in uno studio profondo per il riscontro di un progetto programma utile ad un Paese che vede impedito il suo futuro ?.. Malgrado questo lungo e buio periodo che passerà alla storia come la peggiore performance dell’espressione e della comunicazione politica, sembra non vogliano cessare le lotte avverse al fine di non perdere un centimetro del proprio potere.

Ma il cittadino dovrebbe ormai comprendere il bisogno delle riforme per un cambiamento che possa dare sfogo ad una vera innovazione della politica ed in questo sembra che l’unica personalità che ne abbia fatto il suo cavallo di battaglia sia stato, inaspettatamente, il senatore Monti… inserendo nella sua Agenda, il desiderio di poter collaborare insieme per trovare le giuste regole che possano servire a far stare in piedi il decrepito “edificio”della politica. Quando il professor Monti si spinge a dichiarare l’importanza di un cambiamento non più legato al principio Destra –Sinistra, ma alle idee, io credo che egli intuisca perfettamente quanto il vecchio meccanismo impedisca oggi di poter governare con efficacia e quanto importante sia fornire un valido sostegno che parta dalle principali fondamenta del detto “edificio”…per il bene del paese.

Occorrerebbe, perciò, che tutta la classe politica percepisse quanta innovazione potrebbe scaturire da un simile cambiamento…senza bloccarsi nelle ormai inutili schermaglie contro gli avversari.

Immaginiamo quanta innovazione immetteremmo nel mondo della politica attraverso le idee e quanto, la ricerca delle stesse, ci permetterebbe di essere  competitivi…. Immaginiamo come potremmo essere rappresentati nel mondo, attraverso un innovativo sistema…. Immaginiamo, infine, quanta nuova efficacia e cultura imprenditoriale potremmo ricavarne giacchè una simile innovazione porterebbe sicuramente tanta funzionalità ed altrettanta qualità.

E’ difficile poter immaginare che Mario Monti si spinga verso questa innovazione per un ritorno di immagine o per un’ambizione personale ..poichè attuare una simile metamorfosi, in un paese come il nostro, è un’impresa ardua e difficile se non vi è un impegno serio e costruttivo da parte di chi, lo stesso Professore, terrà accanto per il lavoro da svolgere.

Ma una cosa è certa: Se la nostra Nazione dovesse perdere il treno del vero cambiamento…difficilmente potrà vederne passare un altro.

Vincenzo Cacopardo 


Arg. correlati: post: l’auto della politica -- Studio e analisi:  il pragmatismo, le idee e l’equilibrio


31 dic 2012

Un nuovo anno... per una nuova politica?




Si chiude un anno che ha visto lo sgretolamento di una seconda repubblica e l’evidente crollo di un bipolarismo costruito senza regole e dettato da un’unica impellenza di dover governare.

Nell’augurare a tutto il mondo della politica un migliore anno, anche nella prospettiva di un rivoluzionario cambiamento imposto dal bisogno di regole e riforme nuove, mi permetto, pur consapevole del ruolo di teorico che mi appartiene, di muovere delle osservazioni costruttive a chi oggi pensa che la politica sia una comune disciplina alla quale ci si debba adattare: Un condensato di  tutto ciò che il mio blog, attraverso la ricerca, lo studio e le analisi, si propone di evidenziare.

Osservazioni che riguardano principalmente il riscontro di una efficace governabilità, motivo e fine più importante visto lo scopo e la funzione della politica.

-Qualunque sarà il risultato delle urne per le prossime politiche, pur in considerazione di premi di maggioranza, sarà sempre difficile reggere una governabilità stabile se non attraverso ricatti o scambi di favori. Il mondo della politica deve sforzarsi di intuire che sarebbe più utile dedicarsi al funzionamento del sistema evitando la ricerca di un bipolarismo anticostruttivo.

E’ ormai dimostrato che la divisione netta di due soli pensieri, senza un adeguato percorso, non può portare alcun beneficio alla indispensabile funzione della politica. Chi continua ad imporre questi sistemi semplificativi per ricercare una più comoda governabilità, sembra non considerare assolutamente l’importanza di una azione culturale parallela che, se troppo costretta, finisce sempre col reagire violentemente all’evidente limitazione del pensiero..  La politica non potrà mai assumere posizioni nette, assolute e  definitive, ma deve attivarsi di continuo per la ricerca di nuovi percorsi per il miglioramento della sua azione, attraverso il dialogo profondo e di metodo.

La mentalità odierna, di chi considera la politica solo in termini di competizione agonistica, contribuisce a favorire un pensiero sostanzialmente di reazione. Azioni e reazioni violente evidenziate in modo estremo nelle solite campagne elettorali


Una giusta governabilità deve sicuramente seguire  un principio di qualità poiché, non si tratta solo di diminuire o di aumentare i ministeri o le poltrone di comando di un esecutivo ma, di determinare un percorso costruttivo attraverso una richiesta che partendo dalla domanda deve finire col trovare un logico fine di utilità.

Bisognerebbe, anche se non risulta facile, trovare un modello innovativo che possa garantire libere scelte democratiche e contemporaneamente un’appagante stabilità governativa, ma è anche vero che oggi non si fa nessuno sforzo per trovare una soluzione ottimale in questa direzione proprio perché si è bloccati da una visione non adeguata ai tempi. Una visione, prevalentemente esterofila, che ne frena in modo anche pretestuoso l’innovazione.

Se la politica deve avere la funzione di “regolare i rapporti tra i cittadini e governare lo Stato”, proprio per questo, il principio specificato in quel verbo “regolare” che ne dovrebbe indicare la strada, non potrà che risultare propedeutico ed utile ad ogni azione del “governare”. In un simile quadro, non può che risultare fondamentale operare attraverso la ricerca per l’individuazione di nuove idee che possano portare l’attività politica a svolgere il ruolo che le compete al fine di poter stare al passo e di riuscire a guidare fattivamente la vera democrazia ed il sistema  economico  della nostra società.

L’esigenza di un’ampia ricerca per l’individuazione di nuovi percorsi per le riforme diviene assoluta e primaria e, malgrado le forze della politica nazionale, abbiano già cominciato ad intuirlo, i cittadini non riescono a credere ad una positiva svolta guidata o suggerita dai soliti personaggi che seggono in Parlamento e governano: -Una più che naturale convinzione supportata dai molti  politici che fino ad oggi si son fatti trasportare da una illogica corrente di pensiero che potremmo anche definire di “adattamento” per comodità, senza alcuna attività di ricerca, non riuscendo così, ad offrire innovazione e funzionalità alla politica .  

Una ricerca per un cambiamento che non può più essere posta sotto forma di una ideologica battaglia, poiché non si tratta solo di determinare una maggioranza, ma di lavorare insieme per diminuire quel macroscopico divario tra cultura e non cultura, tra grandi ricchezze e spaventose povertà, tra conoscenza ed ignoranza, tra sicurezza ed insicurezza e soprattutto tra il nord ed il sud del nostro Paese.

vincenzo Cacopardo





28 dic 2012

Monti..un addio al bipolarismo?



Col beneplacito della Chiesa…una nuova DC sembra stia rinascendo. Dalle ceneri di un bipolarismo che per vent’anni non è riuscito a costruire nulla tranne che antagonismi inutili e pseudo politiche competitive.
Quando nel lontano 99, nel mio piccolo libro “la politica ed il cambiamento” scrissi delle difficoltà alle quali sarebbe stato sottoposto il Paese vittima di un sistema bipolare alquanto inventato e spinto prevalentemente da un desiderio di governabilità, non sbagliavo di certo!… Oggi ..che siamo ormai alla frutta…sembra si stia ritornando a vecchi paradigmi di una volta, con la variante non di poco conto, che Monti lascia intravedere nelle nuove idee da tenersi in grande considerazione.
Le grandi ostilità, create da un sistema bipolare a cui il nostro Paese non era ancora preparato, per via di una passata politica moderata radicalizzata nel territorio, si sono evidenziate in questi anni attraverso competizioni avverse in cui le parole d’ordine sono sempre state: opposizione…e mai costruzione,… dissenso e mai.. dialogo.
Se una nuova DC ..incoraggiata dai propositi di Monti porterà costruzione e dialogo, oltre che nuove idee…allora che ben venga!
Ma una cosa è certa: questi decenni di bipolarismo all’italiana, incoraggiato da una assurda esterofilia che ci ha sempre caratterizzato, hanno sicuramente contribuito a costruire male e poco, mettendo in evidenza le immagini personali e togliendo spazio ai veri programmi per una crescita politica in favore di un vero sistema funzionante.
vincenzo Cacopardo