21 mag 2013

Uno sguardo alla relazione dei Saggi (2)




Nel primo Capitolo della relazione dei saggi concernente i Diritti dei cittadini e  la partecipazione democratica. Il gruppo di lavoro afferma che: “Il potenziamento dei diritti dei cittadini e della partecipazione democratica costituisce un pilastro fondamentale per rinnovare la democrazia e la vita pubblica”.

Un’affermazione necessaria oltre che di primaria importanza per dare più corpo ad una vera democrazia nel Paese.
Il gruppo ha analizzato coerentemente l’importanza di uno Statuto più adatto per i Partiti..affermando: La Costituzione definisce il partito come una associazione di cittadini che si impegnano con metodo democratico a determinare la politica nazionale (art.49). Con il tempo questo carattere di libera e nobile associazione politica si è affievolito tanto nella realtà quanto, e molto di più, nella percezione dell’opinione pubblica. L’insoddisfazione per le prestazioni del sistema politico si è indirizzata, come in tutti i periodi di crisi, principalmente contro i partiti”.

L’ opinione del Gruppo di Lavoro, in proposito.. è stata quella di proporre che ogni statuto preveda di rispondere ai requisiti di democraticità richiesti dalla Costituzione: a) gli organi dirigenti elettivi; b) le procedure deliberative che prevedano adeguata interazione tra iscritti e dirigenti nella formazione degli indirizzi politici; c) gli organi di garanzia e di giustizia interni; d) la istituzione dell’anagrafe degli iscritti e le condizioni per l’accesso, che dovrebbe essere garantito a tutti gli iscritti; e) l’equilibrio di genere negli organi collegiali e nella formazione delle candidature; f) le garanzie per le minoranze; g) le procedure per modificare statuto, nome e simbolo del partito.



Più avanti nel Capitolo Sesto sulle Regole per l’attività politica e per il suo finanziamento, i saggi scrivono:

“Le questioni relative alla nuova domanda di etica pubblica si concentrano in particolare sui vantaggi impropri dei partiti, delle istituzioni politiche e di chi lavora negli uni e nelle altre. Alla base c’è la profonda insoddisfazione per i servizi resi ai cittadini dalla politica. Il problema dei costi delle attività politiche va perciò affrontato guardando alla domanda di forte cambiamento espressa dalla società nei confronti della politica 
Il riferimento va subito alla legge 96/2012 che ha ridotto della metà l’ammontare delle risorse pubbliche destinate annualmente ai partiti, lasciando invariato il meccanismo dei rimborsi per il 70% e ancorando per il restante 30% l’erogazione dei contributi alla misura di 0,50 euro per ogni euro ricevuto dai partiti.


Il Gruppo di Lavoro ha giustamente sottolineato l’importanza di un finanziamento pubblico delle attività politiche...ma, asserendo che questo deve essere reso: in forma adeguata e con verificabilità delle singole spese, poichè costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l’attività politica”

Dopo un’attenta analisi sui rigorosi tetti di spesa e le distinzioni delle spese fisse proporzionate al numero dei voti del singolo partito ed al bisogno di definire un limite al contributo privato, il gruppo dei saggi propone le varie agevolazioni ai Partiti riguardanti gli spazi pubblici…quelli televisivi, gli sgravi fiscali etc…

Importante l’art 16 del documento sulle disposizioni sul controllo dei costi.. attraverso il quale si propone, per evitare disparità di trattamento, di uniformare i soggetti deputati al controllo, che devono essere esterni ed indipendenti.



Non andando oltre e volendo di proposito affrontare in seguito l’argomento sul conflitto di interessi relativo al monopolio dei partiti sulle particolari cariche pubbliche, non posso che essere d’accordo con questa parte della relazione in riferimento al ruolo dei Partiti ed alla loro importante fase di regolamentazione.
Non v’è dubbio che il gruppo ha saputo intuire l’importanza di una indiscutibile riforma…sebbene si possa nutrire qualche piccola perplessità circa un mancato approfondimento sul metodo e sulla funzione che i Partiti dovrebbero operare in fase di comunicazione e di dibattiti. Inoltre ritengo non giustamente appropriato, (né coerente con la precedente loro dichiarazione sulle regole), qualsiasi contributo di provenienza privata che potrebbe vedere nel futuro l’inserimento..se pur ben celato, di società criminali o malavitose: Nel nostro Paese si fa presto ad inserire prestanomi e nascondere interessi privati legati alla politica, facendo ..poi..apparire tutto regolare. Se questo.. in paesi avanzati come gli Stati Uniti...è permesso,non è detto che possa rappresentare un vero esempio di democrazia. 

La partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese non può che essere di primaria responsabilità dello Stato. Risulta quindi necessario dare una precisa regolamentazione agli statuti dei Partiti ma la presenza contributiva del privato potrebbe finire col destabilizzare sempre tali regole.
vincenzo Cacopardo

20 mag 2013

Uno sguardo alla relazione dei saggi (1)





E’ molto interessante dare uno sguardo alle relazioni dei dieci saggi che hanno concluso il loro lavoro. Il prof. Valerio Onida, il sen. Mario Mauro, il sen. Gaetano Quagliariello e il prof. Luciano Violante, il prof. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, il prof. Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, il dottor Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca d’Italia, l’on. Giancarlo Giorgietti e il sen. Filippo Bubbico, presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato, e il ministro Enzo Moavero Milanesi, hanno presentato le due relazioni al Quirinale.



I punti essenziali delle riforme istituzionali ed economiche-sociali dei saggi nominati da Giorgio Napolitano si potrebbero tradurre in via sintetica in: -Riforma di governo -intercettazioni -lavoro: -fisco -pubblica amministrazioni -partiti- ulteriori riforme istituzionali

Per abitudine e per maggior interesse, la mia attenzione si proietta sugli  importantissimi temi delle riforme istituzionali..tralasciando, in questa fase, quelli riguardanti l’economia.

Pertanto..vorrei mettere in evidenza il capitolo terzo della relazione finale del gruppo di lavoro riguardante "Parlamento e Governo", dove si afferma: “L’interdipendenza globale, la crisi dei partiti politici e la gravità dei problemi che la democrazia deve affrontare, richiedono che Governo e Parlamento siano messi in condizione di assicurare in misura maggiore rispetto al passato, stabilità politica, e rapidità di decisione”

In base a questa fondamentale premessa, il gruppo  ha ritenuto di poter dibattere e discutere sulla semplice alternativa di un sistema semi presidenziale ed un regime parlamentare .

Il gruppo ha ritenuto, il parlamentare  più coerente con il complessivo sistema costituzionale, capace di contrastare l’eccesso di personalizzazione della politica, più elastico rispetto ad una forma di governo semipresidenziale. Qualcuno ha invece sottolineato come l’attuale grave crisi del nostro sistema istituzionale richieda una riforma più profonda che, proprio grazie all’elezione diretta del Presidente, garantisca una forte legittimazione democratica.(modello francese) Il Gruppo di lavoro ha, in ogni caso, convenuto all’unanimità che qualora dovesse essere confermata la forma di governo parlamentare razionalizzata, occorrerà introdurre nel nostro sistema alcune innovazioni.


l saggi hanno poi analizzato il tema della legge elettorale ..indicandolo come connesso quello della forma di governo ed affermando quindi che: “Se il Parlamento dovesse optare per un regime semipresidenziale sarebbe preferibile propendere per una legge elettorale incentrata sul doppio turno di collegio, secondo il modello francese, al fine di rafforzare il Parlamento rispetto ad un Presidente che ha la stessa fonte di legittimazione. Se invece, come il Gruppo di lavoro propone a maggioranza, si dovesse optare per una forma di governo parlamentare razionalizzata, le soluzioni possono essere più d’una, purché garantiscano la scelta degli eletti da parte dei cittadini e favoriscano la costituzione di una maggioranza di governo attraverso il voto”.




Successivamente questa parte della relazione fa riferimento ad alcuni modelli ed in proposito i saggi affermano che: "I modelli elettorali possibili sono diversi: il proporzionale su base nazionale proprio del sistema tedesco; il proporzionale di collegio con perdita dei resti, proprio del sistema spagnolo;  Il Gruppo di lavoro segnala che: “ in ogni caso, va superata la legge elettorale vigente. La nuova legge potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), un alto sbarramento, implicito o esplicito, ed eventualmente un ragionevole premio di governabilità”.



 Al di là dell'impegno ed il massimo sforzo che questo gruppo di lavoro si è proposto, la mia attenzione non può non dedicarsi ad una ragionevole valutazione nei riguardi di chi, proponendosi come saggio, dovrebbe ispirare ed infondere maggiore creatività in uno studio innovativo della politica.

Tralasciamo in questa fase ogni considerazione analitica sul superamento del bicameralismo paritario, sul numero dei parlamentari, sul funzionamento delle Camere, argomenti che mi propongo di esaminare in seguito....

Con il dovuto rispetto che si deve a chi ha sicuramente più conoscenza del sottoscritto, se… nella particolare riforma che riguarda un delicatissimo problema di compiti e poteri del Governo e del Parlamento…il tutto sembra ridursi in un  “ragionevole premio per una governabilità” senza esaminare l'importanza di una migliore e funzionale limitazione dei ruoli.. e se i modelli che si devono prendere ad esempio devono continuare ad essere quelli esterofili (francese-tedesco-spagnolo), non si riesce a comprendere..allora.. dove stà tale sapienza che in sé potrebbe almeno racchiudere una maggiore inventiva legata, preferibilmente, alla cultura storica del nostro Paese e non a quella degli altri.

Si possono studiare tutti i modelli possibili compresi quelli che non appartengono alla nostra cultura storica..ma, non si potrà mai risolvere un problema così delicato per il nostro Paese.. senza la ricerca di un vero paradigma innovativo che sia espressione del nostro personale patrimonio di conoscenza. 
vincenzo Cacopardo  



19 mag 2013

Il Paese incartato..in un gioco delle tre carte



Alcuni cittadini parlano per strada e tra di loro si scambiano le opinioni politiche sulla situazione del paese.
Uno di loro indica in Grillo il vero responsabile di una difficile governabilità guidata oggi dal compromesso tra Berlusconi ed il PD. Un altro risponde che non vi era alcuna possibilità se non l’inciucio tra i partiti che hanno mal governato negli ultimi anni. Un altro ancora inveisce contro il PD per non avere insistito col Movimento di Grillo. Poi ne arriva ancora un altro che, sublimando al massimo la figura del Cavaliere, sostiene che il PDL  è l’unica strada per una giusta politica e che, se è cresciuto negli ultimi tempi, vuol dire che il popolo lo vuole. Si avvicinano altri curiosi che si sgolano in favore di Grillo ed altri che urlano in favore di Renzi.
Il gruppo cresce e discute sempre più animatamente… vengono fuori alcune frasi:- Berlusconi ladro indecente….Grillo pazzo furioso…il PD perso nel vuoto..etc
Il dialogo sulla politica in strada sembra essere sempre lo stesso.. con una partecipazione animata e di parte…a volte offensiva…altre agitata e furiosa…ma sempre riguardante le tre componenti politiche di maggior peso: Due partiti ed un Movimento messo in mezzo quasi per rompere un gioco precedentemente impostato.
Sono tre componenti politiche che paiono essere le tre carte del gioco nel tavolinetto appena allestito dagli abili impostori in strada.
Come l’abile raggiratore invita al gioco lasciandoci sbigottiti ed increduli nel difficile compito di indovinare la carta…così nel dialogo che riguarda le tre componenti politiche.. si discute cercando di indovinare di chi è la colpa…o quale potrebbe essere la carta vincente o quella responsabile. 
Il nostro Paese sembra similmente esposto in un gioco delle tre carte nel difficile compito di indovinarne la soluzione. 
vincenzo Cacopardo

15 mag 2013

Chi trarrà vantaggio dalla futura crescita?




Paul Robin Krugman è un grande economista. Professore di Economia e di Relazioni Internazionali all'Università di Princeton, ha vinto un meritato premio Nobel. Il premio gli è stato assegnato nel 2008 per una specifica analisi riguardante gli andamenti commerciali ed il posizionamento dell’attività economica mondiale. Egli è anche autore di parecchi volumi e collabora intensamente col NY Times.
Secondo il premio Nobel… l’austerità voluta dai grandi imperi economici ha portato ad un autentico fallimento ed i Paesi che l’hanno imposta, hanno ritenuto di poter piegare l'economia alla propria morale. La sua visione teorica si esprime in alcuni modelli commerciali che potrebbero rappresentare validi vantaggi per l’economia dei Paesi, quando non privi di barriere di protezione ben precise. Egli, in proposito ha specificato l’importanza delle oscillazioni dei tassi di cambio con una forte critica verso le politiche di alcuni governi a difesa dei cambi fissi e verso le relative speculazioni di alcuni fondi.
La sua filosofia economica può essere descritta come neo-Kenesiana. Anche per questo, egli è stato fortemente critico sulla politica interna ed estera dell'amministrazione Bush. Pur restando fedele al paradigma della crescita, Krugman mette in evidenza alcuni importanti argomenti di riflessione:
Egli afferma che la maggior parte della comunicazione editoriale dell’economia mondiale è concentrata nel breve termine che, se pur confermando la possibilità di una interruzione dell’attuale depressione, pone un pesante dubbio sulle prospettive nella distanza, chiedendosi quale risposta potremmo avere in un futuro. 
Fatto certo che le previsioni danno per scontato che le disuguaglianze di reddito, negli ultimi tre decenni, si sono bloccate e potranno crescere solo di poco…. in considerazione di quanto poco possiamo conoscere su una possibile crescita nel lungo termine… se anche.. le stesse disuguaglianze economiche continuano ad ingrandire e le macchine potranno sempre di più eseguire compiti che finora hanno richiesto grandi masse di lavoratori umani. – chi potrà trarre vantaggio da questa crescita?
Si potrebbe perciò presumibilmente intuire che la maggioranza delle forze lavorative sarà lasciata indietro e le macchine intelligenti finiranno col diminuire il valore del lavoro, incluse quelle competenze di impiegati qualificati che improvvisamente diventeranno superflue.
Secondo Krugman ci potrebbero essere buoni motivi per ritenere che ogni criterio tradizionale inserito in una previsione di lunga scadenza, possa essere sbagliato o, quanto meno non prevedibile in termini positivi.
Questa una delle più importanti e profonde domande che il premio Nobel si pone ed alla quale dovrebbero continuare a portare  riflessione le politiche economiche di tutti i Paesi proiettati verso una crescita.
Vincenzo Cacopardo