1 set 2013

.LA "TERSICORE" E LE BELLE FAMIGLIE DI PALERMO...


post per gli amici più stretti...









( BOZZA- scritto in fase di elaborazione)

LA “TERSICORE” tra benessere e profumi

"NON SOLO MAFIA NELLA NOSTRA CONCA D'ORO"
DIFFICILE FAR COMPRENDERE ALLE NUOVE GENERAZIONI QUANTO BELLO ERA IL PAESAGGIO E COME LA VITA PROCEDEVA FELICE NELLA POSSIBILE IMMAGINAZIONE DI UN FUTURO CHE ORMAI SI SCORGE CON DIFFICOLTA'. PALERMO ERA INCANTEVOLE E SI MUOVEVA  IN UN CONTESTO SOCIALE DOVE TANTE BELLE FAMIGLIE CRESCEVANO NELLA RICCHEZZA DI VALORI SANI E DI UN PAESAGGIO STRAORDINARIO.  


RICORDI DI UN PASSATO FELICE


La tersicore” era il nome della cooperativa che aveva tirato su la prima palazzina di via Lombardia (a quei tempi via z15- allora in contrada Villa Sperlinga) posta all’angolo con la via Principe di Paternò. La cooperativa prendeva nome dalla musa protettrice della poesia e della danza. Mio padre aveva partecipato alla cooperativa affinchè aderissero persone conosciute che avrebbero sostenuto l’acquisto della abitazione e la loro permanenza.


(mio padre Santi durante gli anni dell'università a Milano)
I nomi erano quelli fra le più rispettabili ed oneste famiglie della Palermo che allora (anni 50) affrontava un periodo di sviluppo e di magica atmosfera.. avvolta da profumi, dai colori e dal rispetto portato proprio da quelle casate alto borghesi che vivevano assai sobriamente la loro città. 
Malgrado imperversasse il fenomeno mafioso..queste famiglie riuscivano separatamente a vivere con umiltà e senza strafare un particolare benessere suffragato dalla stessa atmosfera incantevole di una città che appariva bella per clima, per odori e per un favoloso mare a portata di mano: Chi fra di noi non può ricordare il profumo di salsedine che ci conquistava quando ci si apprestava ad incamminarsi verso Mondello? Un profumo che ci accompagnava nel bus o nell’auto, attraversando il viale della Favorita.. fino alle cabine poste a mare lungo la spiaggia. Difficile dimenticare quando un vecchio ma elegante taxi 1100E verde e nero..guidato da un ometto dal nome Marcantonio... veniva a prenderci e caricandoci nei sedili e gli strapuntini, ci portava lentamente attraverso la Favorita fino alle cabine di Mondello. Ci contavamo fino a ventuno ammassati e divisi per quattro famiglie in una caciara interrotta solo da brevi canti sulle note delle canzoni di Modugno e Peppino di Capri.


In questa città, negli anni dopo la guerra, vi erano famiglie per bene e con sani principi. Alcune erano legate a qualche casato aristocratico, altre..non meno sane di principi, vantavano una borghesia più o meno alta..tuttavia ricca di una particolare cultura. Si apprezzava il benessere nel gran rispetto verso quelle categorie meno agiate...Il fatto era che..la tremenda ultima guerra aveva inciso nel carattere ed a quei tempi Palermo sembrava un bel presepe da ricostruire con ancora bei palazzi d'epoca tenuti in piedi.. Vi erano belle strade e viali ed un mare che accarezzava una spettacolare conca ricca di agrumi e profumi naturali. Inoltre un clima da fare invidia. Tutto questo non poteva che incidere positivamente infondendo entusiasmo e voglia di lavorare.

(Papà Santi con Valentina alle loro nozze nel 44)
Non è facile descrivere un passato adolescenziale vissuto con tanto sentimento insieme alla mia splendida famiglia ed alle altre belle famiglie di un tempo che ci hanno accompagnato. Sebbene quel passato sia rimasto impresso nella mente, solo l’età e la maturità ti danno l’opportunità di scavare in profondità con quella particolare sensualità attraverso i ricordi di odori, musica ed immagini di quel periodo intenso di vita.
Questi ricordi possono intristire, ma se posti in paragone con la vita di oggi, ti offrono l’opportunità di riconciliarti con il quotidiano e ti aiutano a superare quei momenti di sconforto nei quali ti accorgi dello scorrere del tempo…Momenti che ho cercato di descrivere, durante i suoi ultimi giorni di vita per confortarla.. alla mia splendida sorella Giulia prematuramente scomparsa.
Quel benessere non era quello di chi viveva nella ricchezza ostentando, ma quello che si andava formando sulla base di principi e di una educazione nel rispetto verso le persone e le cose che ci circondavano.. e che oggi non si scorge più.

(a poco più di un anno nel verde della Conigliera con mia madre ed i fratelli Giulia e Pietro)


Avevo appena cinque anni quando nel 53 mi spostai con la mia famiglia nell’attico di via Lombardia lasciando l’abitazione di via Vodice dove vivevamo in affitto: una palazzina nel rinomato quartiere Matteotti di fronte alla nostra parrocchia la Chiesa della Regina Pacis dove, il comprensorio non asfaltato e pieno di ghiaia, ci invitava a giocare e correre in mezzo all’erba che cresceva selvaggia. 


Quella di via Vodice è stata una parentesi di vita che ricordo poco, ma..quel poco..lo rammento piuttosto bene.. nonostante avessi tre o quattro anni. Allora vivevo di incanti e di poesia e tutto mi appariva fantastico..Indimenticabili i ricordi di quando Roberto Cestelli..marito di una delle piu' care amiche di mia madre... con la sua giardinetta ..nelle serate estive... ci portava con sua moglie a San Martino..Viaggiavo dietro in una sorta di sportello portapacchi che si apriva per accogliere anche un piccolo passeggero..Nel viaggio mi godevo incantato tutto il cielo limpido stellato di quelle stupende serate.

IL TRASLOCO

(Mia sorella Giulia con Pietro in via Vodice di fronte alla chiesa Regina Pacis)
Mia madre Valentina ci portava appresso..Giulia, Pietro, io e Guido..ultimo nato….tutti e quattro (la piccola Maria Luisa..doveva ancora nascere)... Ci muovevamo in fila indiana verso il nuovo appartamento che allora ci sembrava immenso, super moderno e pieno di luce. In effetti l’attico appariva davvero notevole, aveva due grandi terrazze e due più piccole, una sala, un salone ampio, uno studio, quattro camere da letto, tre bagni.. cucina ed anti cucina con annessa camera di servizio etc…Scorrendolo in lungo ed in largo mi accorsi subito che la sua vista si apriva in tutti e quattro i lati, era arioso ed ampio ed a confronto con l’abitazione precedente appariva davvero immenso. Mi sentivo padrone di un castello e quando mi affacciai per la prima volta nelle due terrazze mi resi conto della stupenda vista dalla quale si poteva scorgere l’aeroporto (l’allora Boccadifalco) da cui ogni tanto si alzavano rumorosamente gli aerei ad elica diretti a Roma, ma dal terrazzo opposto riusciva a scorgersi comodamente anche il porto dove si stagliavano alti i fumosi comignoli dei vaporetti diretti a Napoli con il loro inconfondibile suono di entrata ed uscita dal porto. Una vista ad ampio raggio col monte Pellegrino ed il suo castello che parevano potersi toccare con mano.

mia madre con il fratello Guido
Rammento la famiglia di guardiani che si occupava di un locale sito di fronte alla nostra palazzina in mezzo al verde..Una costruzione circolare in mattoni rossi con una serie di finestre verdi da dove si scorgevano festicciole con balli e musica.. Non ricordo esattamente il nesso tra loro ed il locale...ma quella famiglia (credo si chiamassero Cusimano) con la quale avevo un simpatico rapporto aveva una graziosa casetta accanto su di una stradina sterrata con un caminetto che emanava un odore di legna che mi è rimasto dentro nel ricordo ..In quell'abitazione io andai qualche volta..ma la mia attenzione era quella di esplorare nascostamente gli eventi all'interno di quel salone: Mi nascondevo dietro le fronde facendo attenzione di non esser visto. Pochi anni dopo il grande salone in pietra delle feste fu distrutto da un incendio. 

mio fratello Pietro subito dopo il trasloco
La nostra palazzina spiccava sola e moderna, ma sobria.. in mezzo al verde della Conigliera..tutt’intorno alberi e cespugli, la terra brulla era interrotta dalla via z15(oggi via Paternò) tutta in ghiaia che si allungava fino alla via libertà.. mentre ad ovest si interrompeva fino al passaggio a livello oltre la via Sciuti. Le auto vi passavano al ritmo di una ogni ora circa. Intorno l’odore dei limoni e degli aranci prorompeva: Tanti alberi sparsi ricchi dei frutti più consueti della nostra terra che regalavano anche il profumo del loro inebriante fiore.

 il cortile


Di lì a poco mi accorsi di quanta possibilità vi fosse di scorazzare per quelle meravigliose piccole foreste verso ovest ed oltre la via z15 dove oggi resiste la villa Sperlinga. Era tutto un polmone di verde e di fiori e quando per le prime volte vi misi piede, mi andavo perdendo in mezzo a meandri che sprigionavano la mia fantasia: immaginavo di essere robin Hodd o un moschettiere o ancora un personaggio Salgariano. Insomma…è inutile dire quanto spazio libero per dare sfogo alle fantasie più recondite…. Un cortile lungo e stretto chiuso da un il cancello…dove vi si passava per giungere fino al garage…avrebbe rappresentato… per tutti noi ragazzini… il vero luogo di svago: vi si giocava a calcio, a palla a mano… vi si scorreva in bicicletta. Dall’alto dei balconi ogni famiglia avrebbe chiamato a turno i propri figli avvisando che il pranzo o la cena.. erano pronti.


L’arrivo dei nuovi inquilini
Nei primi giorni che seguirono l’entrata nel nuovo appartamento..le prime curiosità furono quelle di vedere gli arrivi dei nuovi inquilini. Era un rito ..divenuta quasi come una festa dell’indiscrezione. Non ricordo bene…ma penso che la nostra famiglia fu la prima ad insediarsi…appresso arrivarono le altre otto.. avendo il palazzo nove appartamenti. A quell’età era difficile nascondere un certo appagamento per il fatto di essere nell’attico che dominava e che ovviamente per misura comprendeva due abitazioni…

Tra i primi ad arrivare vi furono i Gallo posti al primo piano. L’ingegnere Luigi Gallo aveva una moglie Tea e due figli ; Giorgio e Vincenzo. Oggi Vincenzo…detto “Vincino” è un vignettista assai conosciuto. Giorgio.. per via della maggiore età e di un particolare carattere... se ne stava per le sue, mentre Vincino sarebbe divenuto uno dei prossimi amici di mio fratello Pietro.. avendone di fatto un’analoga età. Era un paio d’anni più grande di me, ma cominciammo pian piano a conoscerci ed a tirare insieme  calci su un pallone. I Vassallo occuparono uno degli appartamenti del terzo piano sotto al nostro. Luigi e la distinta Luisina avevano allora tre figli Alessandra, Marco e la piccola Francesca... di lì a poco sarebbe nato Stefano. Marco per logica di una età.. simile alla mia ...divenne uno dei miei più cari amici. Di rimpetto a loro vennero ad abitare i Castagna genitori di Lidia Pagano.

Pian piano sarebbero arrivate le altre famiglie attese da noi con attenzione ed interesse…i Pagano si sistemarono con i Castagna nella restante seconda ala del terzo piano. I Tramontana al piano terra con giardinetto, con Carlo detto Chiti che sfoggiava di continuo le sue auto e la madre che portava un nome che le si addiceva: La simpaticissima Felicina..con i giovanissimi parenti Pietro e Mariastella Aiala che da Caltanissetta venivano spesso a trovarla.  Poi i Deluca con l’altro piano terra con giardinetto dove Uberto e la bella Giovannella avevano un simpatico bassotto chiamato Giacomino. Tutte belle famiglie ricche di valori e sobrie nel dettarli..
Alla fine degli anni cinquanta la palazzina era già tutta abitata.


Resta impresso il ricordo della loro conoscenza, indiscutibile il rispetto che ci si portava, indelebili alcuni momenti vissuti insieme in una convivenza condominiale che ci avrebbe reso più uniti che mai.


SECONDA PARTE
La "tersicore"..gli amici e le famiglie


L'atmosfera sul finire degli anni 50

Eravamo come frastornati da un benessere naturale che si metteva in mostra ogni giorno quando... nell'alzarci la mattina per andare a scuola... le prime luci appena rosate che accarezzavano una città priva di smog... esplodevano subito dopo in un chiarore abbagliante che ci riempiva di entusiasmo. Ma nei miei ricordi la differenza la faceva anche l'aria ed i profumi inebrianti che inducevano all'incanto. Tutto ciò...oltre che piacevole, aveva una grande importanza.. poiché.. come è facile immaginare... l'andata a scuola non era per nulla gradita. La città, a differenza di oggi, appariva bella e con una particolare luce...pulita e priva di gas di scarico...il che ci forniva quella piccola dose di entusiasmo necessaria per poter affrontare il seguito. A quel tempo il mio principale interesse sembrava essere quello di pensare al futuro, quello di crescere, vedere e conoscere...Avevo meno contatto con la realtà a differenza di tanti altri.. e lo immaginavo decisamente migliore da come poi è apparso: pieno delle evidenti e logiche difficoltà che si manifestano quando l'età avanza. Tuttavia..al di là della maturità che accresce le consapevolezze di una certa realtà ben differente da quella dell'adolescenza, è innegabile constatare la enorme differenza con quei tempi in cui eravamo con particolare entusiasmo legati tra famiglie ed amici in un rispetto ed una educazione non paragonabile ad oggi.          


Verso la metà degli anni 50 nacque mia sorella Maria Luisa..dolce e tenera da bimba..ma anche assai permalosa..Ricordo il desiderio e le difficoltà di abbracciarla ed il suo ritrarsi urlando e strepitando. Era tenera... ma difficile da avvicinare..quando si distraeva ne approfittavo e le rifilavo a sorpresa qualche bacio!

Lentamente la Tersicore abbracciava nuovi arrivi e l'atmosfera era felice e serena..Tutt'intorno ancora campagna: passavano dalla strada pochissime auto...il lattaio in bicicletta col suo fusto dal quale, attraverso un piccolo rubinetto caricava le bottiglie costolate con il latte caldo appena munto.. un certo don Pietrino con uno strano valigiotto dal quale tirava fuori uova fresche..poi ancora altri.. chi vendeva il ghiaccio col carrettino e chi l'olio..


(foto di famiglia nella terrazza dell'attico da dove si estendeva la Conigliera con la prossima villa Sperlinga ancora priva di palazzi)

Non so perchè..ma era quasi una tradizione in quel periodo.. che venissero in casa dei fotografi ad immortalarci: Era sempre un continuo litigare per le pose che non volevamo mai tenere...chi dormiva..chi rideva... chi scappava.. Latente resta impresso il ricordo di mia madre felice ed infelice nel contempo..ma sempre apprensiva..passionale e ricca di una particolare poesia.. quando più in là..(nei primi degli anni sessanta) mi portava per mano a Catania dove suo fratello Ruggero viveva in una simpatica villa nel litorale della costiera di Acicastello...Luogo in cui imparai a nuotare e dove vi erano ospiti anche il fratello Raimondo ed il nonno Enzino. Gli zii avevano vissuto fin dall'inizio.. e per lunghi tratti nella nostra casa di via Lombardia giocando con noi. 


io a destra durante un incontro
Ruggero e Raimondo avevano costruito un rapporto molto forte con i loro nipoti: Fu proprio Ruggero alla metà degli anni cinquanta a portarmi in via Garibaldi di fronte al palazzo Aiutamicristo.. dal maestro Triolo che mi prese in cura facendomi apprezzare lo sport della scherma. Sport che seguii per molto tempo ed in cui ebbi qualche successo. Ricordo all'ingresso di quella sala il forte odore di menta che di certo proveniva da qualche laboratorio limitrofo. Tiravo di fioretto, era l'arma che più amavo, ma riusciì a diventare terza categoria di sciabola. Spesso si organizzavano tornei tra le società con incontri all'aperto.


(il simpatico incontro con i cugini Paternò di Sangiuliano negli anni 90)
Gli zii erano spesso di casa e per me rappresentavano quella parte delle origini nobili orientali legati al nonno ed a mia madre..Origini dalle quali non mi sono mai staccato nello spirito. Così..dopo.. ebbi modo di conoscere e frequentare alcuni lontani cugini come i simpatici Sangiuliano ed i Biscari.

Correvamo felici e spensierati nel cortile della Tersicore non trascurando di fare scherzetti al nostro imperturbabile portiere Andrea. Andrea aveva moglie e figlio e viveva proprio sotto, in una abitazione adibita.. limitrofa alle cantine ed accanto al garage... A volte..quando lo scherzo era troppo pesante, ci rincorreva, ma difficilmente ci prendeva..poi comunque dimenticava e forse ci assolveva poiché devoto ed affezionato alle nostre famiglie.

la magnolia
Nella via di fronte (prossima via Lombardia) ancora non asfaltata, in direzione nord, avevamo stabilito una sorta di fortino di vedetta su una alta magnolia come per controllare il palazzo appena in costruzione del numero civico 5 ...quello dove vivevano i D'Angelo.. con i quali avevamo intrapreso una sorta di battaglia tra ragazzini alquanto fantasiosa per il possesso del territorio. Più in là sarebbe presto sorto anche lo stabile limitrofo al nostro..quello del numero civico 3, con un cortile più vasto del nostro ed a giro per l'intero immobile dove, con i dovuti permessi, saremmo andati a scorrazzare con la bici assieme all'amico Marco Vassallo... canticchiando spesso le canzonette in voga di Peppino di Capri “Maruzzella” o “nun è peccato” o“volare” di Modugno. In quel palazzo vissero per molti anni le sorelle Marzetti che noi fratelli scorgevamo dalle terrazze della nostra abitazione: Silvia, Giovanna, Marcella..doveva ancora nascere l'altra sorellina Marù.. Per una strana fantasia fanciullesca avevamo identificato Silvia adeguata per età con mio fratello Pietro, Giovanna con me.. e Marcella con mio fratello Guido. Fantasie puerili ed ingenue che forse hanno anche trovato immaginazione nelle loro menti!

(io con mio fratello Pietro)
L'atmosfera degli anni cinquanta era comunque quella di un felice futuro, sano e beato malgrado l'impegno scolastico delle elementari dalle suore del Sant'Anna: Istituto dove andavano quasi tutti i figli di quella buona borghesia. Indimenticabile l'accompagnata all'istituto col paziente Francesco.. l'autista che ci portava in gruppo. Memorabile anche la raccolta delle tavolette di cioccolata comprate nel negozio di fronte che si collezionavano e con le quali si faceva a gara come fossero lingottini d'oro. Di quel periodo non posso cancellare neanche i momenti di studio con l'amico Marco Vassallo ed i primi scambi di opinione sulla fede: Lui studiava.. io molto meno.. poiché mi perdevo incantato correndo troppo con la fantasia..un po' come il personaggio di Boccadoro nel bellissimo libro di Hesse!. 

Dopo il caldo estivo..in attesa dell'inizio della scuola.. ci si cullava. L'arrivo di un temporale settembrino spezzava l'aria umida dello scirocco e trasformava in poco tempo l'immagine del paesaggio ridonando la particolare brillantezza al cielo.. Dopo un temporale l'aria aveva quel profumo di terra bagnata che inebriava.  Guardavo spesso dalla terrazza posta ad ovest il monte Cuccio: la montagna di fronte..Rimanevo ad osservarla incantato meditando con la fantasia. Mi attraeva il punto in cui sul sinclinale il sole andava a nascondersi al tramonto. Immaginavo di poter scalare il monte ed afferrare quella palla incandescente prima che si andasse a nascondere dietro. Ma quello che più mi impressionava era quella parte del cielo che pian piano andava oscurandosi e che rimarcava la fine di un altro giorno. Un giorno in cui nella Tersicore avevamo dato sfogo ai nostri giochi ed alle chiacchierate con gli amici. 


mia madre Valentina Patenò Castello

Lo sguardo verso quel monte  (a quei tempi non impedito dagli ingombranti palazzi successivamente costruiti )  mi è rimasto vivo nel pensiero.. Mi riporta a  mia madre..e, come il sole che scompare, mi ricorda i suoi abbracci..ed il suo triste addio.
Nella terrazza opposta lato est..dove si scorgeva il mare.. l'indomani un nuovo sole nasceva ..l' aurora annunciava un nuovo giorno..era la terrazza che io identificavo come quella della rinascita e dell'entusiasmo per un altro giorno . 
A consolidare la bellezza naturale..sarebbero stati i sogni di un futuro promettente e meraviglioso. La nostra famiglia assieme ad altre viveva nello spazio di una Palermo che cresceva. Una città da ricostruire nei suoi essenziali servizi. Si godeva di una naturale bellezza, di un clima ideale e di un'aria ancora pulita.

di mia madre resta l'immagine in questa pittura dell'artista Amorelli



Durante la Pasqua..il clima tornava primaverile.. e ci portava verso la rilassante atmosfera con odori e profumi ancora più intensi. Tra i ricordi rimasti..quelli di mio padre che tornando a casa dopo il lavoro portava dolci deliziosi dalla pasticceria Magrì. I più buoni: Le sfinge di S.Giuseppe ricche di abbondante crema di ricotta, le chiavi di S.Pietro in pasta di mandorle ed il cappello del prete..fatto con la scorza dei cannoli.



Immagini della vetrina della pasticceria Magrì
Il suono delle campane delle chiese limitrofe(Regina Pacis e S. Luigi), allora appena soffocato dalle poche automobili in giro e dalla quiete tutt'intorno, mi toccava: Potrà sembrare singolare e persino eccentrico, ma...al di là di ogni fede, per me quel suono rappresentava una particolare musica..quella della rinascita primaverile.. e la chiesa mi ispirava serenità come un rifugio poetico, non solo un luogo di culto. Rappresentava un ambiente che mi donava una certa pace interiore. Avvertivo sempre uno stato di quiete che mi coinvolgeva portandomi nel particolare mondo della poesia.


la chiesa Regina Pacis al momento della sua costruzione
Ambedue le chiese erano umili non avendo ricchezze artistiche di prestigio al loro interno. Più in là..con la maturità..entrando nelle antiche chiese ricche d'arte d'ogni tempo..visionate nei miei viaggi per tutti i Paesi, mi accorsi di come l'arte resti assai legata alla poesia scatenando ulteriore senso di pace e serenità: Una pace sicuramente confortata dai prevalenti valori cristiani che rappresentano il fondamento della stessa religione. 


Il cortile..la cantina..i tornei e le lotte improvvisate

Avevamo quasi 10 anni alla fine degli anni cinquanta quando, in una giornata in cui non eravamo andati a scuola per motivi che non ricordo, Marco mi invitò ad ascoltare le prime musiche di Burt Bacharach: ne rimasi incantato! Fermo anche il ricordo dei tardi pomeriggi in cui si andava in bici nel cortile con mia sorella Giulia, Alessandra Vassallo e Giovannella De Luca, con la quale avevo intrapreso una simpatica amicizia adolescenziale: Da lì a poco sarebbe divenuta una ragazza attraente ed incantevole. Arrivarono poi nel palazzo altri condomini: Stena Notarbartolo ..una bella donna alta e bruna che si portava appresso i suoi tre figli Barbara, Cinzia e Filippo.. occupando un appartamento del secondo piano. Barbara.. la più grande era spigliata e molto disinvolta nel dialogo.. la ricordo socievole e sorridente.. Cinzia, molto carina più silenziosa, mi attraeva..Ne ho un ricordo piacevole. Ascoltando con lei una melodica canzone tedesca, me ne stavo innamorando: Il classico amore adolescenziale..ma ero fin troppo timido e piccolino per affrontare qualsiasi innamoramento. La loro casa fu spesso luogo di incontro per ascoltare musica e chiacchierare da ragazzini appena insicuri, ma decisamente avvolti dal calore delle nostre famiglie..attente e scrupolose nell'impartire valori, educazione e rispetto. Intanto al terzo piano i Pagano crescevano di numero..Alla piccola Lilli si aggiungeva una sorellina..Noi ragazzini passavamo da una casa ad un'altra come fossimo nel grande albergo: quello della storica indimenticabile “Tersicore” dove si vivevano le piccole emozioni giornaliere. 

Nelle prime serate dei giorni prefestivi l'incontro era fissato nel nostro appartamento dove fu istallata la prima televisione: una delle prime Schaub-lorenz 21 pollici in commercio..per la cui accensione bisognava aspettare almeno 4 o 5 minuti. Salivano quasi tutti gli amici del condominio per vedere Carosello, il Musichiere o Mike Buongiorno...Mano mano poi tutti ebbero il proprio televisore ed a turno ci scambiavamo le visite per la visione dei primi memorabili film in bianco e nero. 


(mio fratello Pietro con mia sorella Giulia accompagnati dall'amica Serenella nel gioco della mia cattura)
Per giocare in cortile o attorno al palazzo si proponevano anche lotte con cattura..un gioco che ci impegnava inventandoci poi degli appellativi sul personaggio nascosto da cercare e prendere.   Che dire poi della nostra cantina: un lavatoio.. in cui vi erano state costruite delle grosse vasche per lavare i panni..Luogo alquanto buio collocato accanto alle cantine personali dei condomini. Un vano che ben presto fu adibito a luogo di riunione e divertimento dove avevamo posto al centro, col permesso delle famiglie, un tavolo da ping-pong. Verso sera e durante le giornate festive, malgrado il persistente olezzo degli scarichi delle vasche, ci si andava spesso per giocare, incontrarci e chiacchierare. Da lì a poco avremmo stabilito di organizzare "il torneo della Tersicore"..ponendo per l'occasione il tavolo all'aperto.. nella parte finale del cortile. A questo torneo erano invitati altri figli di conoscenti..
Posso ricordare i Pecoraro..con la simpatica Lalla, Antonio e Giuseppe...i Fatta con la cara Aurora, Michele e Giovanni..i Cestelli con Serenella e l'incancellabile figura di Maurizio ..Antonio Cupane..le corteggiatissime sorelle Oddo con Beatrice e Laura...i Pottino con Irene e Nora..i Caronia con Giulia, Giovanna e l'indimenticabile Pietro...Gabriele Amari...i gemelli Restivo...i D'angelo con Umberto e Giovanna... Pietro e Maria Stella Aiala..il simpatico Uberto de luca ed altri ..Il torneo richiamava una buona parte delle buone famiglie che ai tempi nella città si frequentavano...Era spesso Vincino Gallo a vincere i tornei poiché il più preparato ed allenato..ricordo con quale vena ci sfidavamo nelle serate in quella cantina... in preparazione dell'incontro in torneo. Un torneo che prevedeva anche i doppi misti e conseguenti premi.


Il quartiere Matteotti, diventato oggi una delle zone più prestigiose e  ambite della città faceva da contorno alla nuova palazzina ..la prima ad essere stata costruita tra i nuovi palazzi. 

Attraversando il quartiere per raggiungere il viale della Libertà ci si imbatteva nella piazza Edison luogo in cui tempo prima fu scoperto un pozzo misterioso di dimensioni ragguardevoli: 
Ricordo che mia nonna paterna quando ero piccolo mi ci portava per giocare e correre nella piazza. 

Il pozzo non so perchè lo chiamava la fossa dei leoni: Aveva una ragguardevole profondità ed incuteva paura a noi ancora piccoli . Scendendo la scalinata che portava nel viale..giusto di fronte si giungeva in via La Marmora dove vi era un locale …..Ricordo che proprio in quel luogo ci si andava per giocare.. vi erano posti i primi flipper e ci si scatenava in una lotta senza fine con il gioco del calcetto. Era divenuta una consuetudine andare in quel luogo, in realtà non sempre ben frequentato: Sembrava essere una strana forma di trasgressione..Guai a saperlo i nostri inconsapevoli genitori!

Tuttavia una trasgressione bella e buona ce la siamo costruita poco dopo quando... insieme ai compagni della Tersicore..ci siamo prodigati in una delle più ignobili e deleterie forme di conquista degli stemmi delle automobili di quei tempi Un gioco che impazzava anche in altri quartieri: Si trattava di individuare le auto posteggiate in prossimità ed all'occasione propizia, senza farsi scorgere, scippare lo stemma. Gli stemmi più ambiti erano quelli della Mecedes, della Porsche, della Jaguar..quelli di minore importanza della Fiat ed Alfa Romeo. Avevamo messo in moto una gara a chi ne avrebbe presi di più. Nella storica cantina si svolgeva il rito e si tirava fuori la refurtiva vantandosi della conquista.

A descriverla oggi sarebbe da vergognarsi! Ma bisognerebbe considerare i tempi: attenuanti non giustificate, ma dovute dall'inconsapevolezza del gesto e l'età adolescenziale spinta da una strana voglia di dimostrare chisssà chè . D'altronde i nostri genitori.. dapprima inconsapevoli... una volta saputo..ci castigarono ripetutamente costringendoci a ritornare il maltolto ai legittimi proprietari che avevano subito oltre al furto anche un piccolo danno all'auto.. danno al quale avrebbero anche provveduto. Evitarono in tempo eventuali dolorose denunce e si prodigarono poi in scuse continue, ma il danno era fatto e fummo giustamente puniti..Dagli stemmi passammo poi alla tranquilla conquista dei tappi delle bottiglie delle bibite ed alla storica gara di accostamento al muretto... 

GLI ANNI SESSANTA....
Arriviamo così.. con questa atmosfera.. agli anni sessanta, tra i più belli vissuti, poiché di passaggio dall'età dell'adolescenza a quella della maturazione..Anni in cui nella Tersicore arrivarono i Modica..Antonino Modica e la sua bella moglie avevano allora solo due figli. Da lì a poco ne sarebbe nati altri due. Si accomodarono al primo piano dell'immobile e ben presto si inserirono nel contesto della Tersicore cercando di trasformare in meglio la palazzina con l'idea di fornirgli migliori servizi. A poca distanza..in viale delle Magnolie era andata ad abitare Gianna: La zia un po' rigorosa acquisita per parte del cugino di mio Padre Dino. 

(la zia Gianna Bruno Cacopardo tra la mia nonna Maria Paternò Castello e mia madre Valentina in una foto degli anni 50) 
Gianna Bruno Cacopardo, alla quale mi sono accostato di più e simpaticamente negli ultimi anni prima della sua scomparsa, aveva due figli.. i nostri cugini Augusto ed Alberto con i quali siamo sempre rimasti legati.. vestiti sempre con eleganza e scrupolo. Anche loro venivano spesso accompagnati a scuola con noi dal paziente autista Francesco. Nello stesso stabile di viale delle Magnolie, stavano anche i Fatta con Virginia moglie di Orazio, ingegnere progettista dello stesso palazzo e fraterno amico di mio padre. Dei sei figli.. Aurora, Michele, Giovanni, Vincenzo, e poi Francesca ed ultima Lucia..per età e scuola frequentavo di più Giovanni. 

(Mia madre Valentina... a sinistra... felice con l'amica del cuore Franceschina Cestelli in una foto insieme a Mondello)
Virginia Fatta l'ho sempre apprezzata poiché amica sincera di mia madre ed adorabile madre dei suoi figli...come del resto lo erano Franceschina Cestelli..la sua più assidua simpatica amica.. andata via prematuramente.. e Luisina Vassallo elegante nella sua figura e capace di dipingere stupendi acquarelli.


Indimenticabili i ricordi di quando proprio Luisina Vassallo (così la chiamavamo tutti)...vedendomi attratto dall'arte ..mi portava con lei nella sua 1100  fino in cima al monte Pellegrino a disegnare paesaggi: La sua eleganza nel dipingere era unica ..i suoi acquarelli suggestivi e sobri nel contempo..Un'arte innata!

Orazio e Virginia Fatta con i primi nati
Orazio Fatta e mio padre si frequentavano anche per lavoro poiché si occuparono del terreno circostante le nostre abitazioni lungo tutta la Conigliera di proprietà dei Florio. Ne nacque un quartiere che ancora oggi rimane fra i più prestigiosi. Gli anni sessanta sono stati caratterizzati da una espansione del territorio della città che poi sfociò nel suo massimo negli anni settanta. Ancora la città cresceva composta, ricca di bellezze e profumi.. ma non come nel decennio appresso dove si costruì in modo esagerato e con poco senso dell'equilibrio.
Come dimenticare in quegli anni la mia premurosa insegnante alla quale mi affezionai. Elina Arcuri aveva preso casa in affitto vicino la nostra abitazione.. all'angolo con via Principe di Paternò con via Sciuti e viveva con i suoi figli Gilda, Emilio e Flora. Mia madre, sua cara amica, mi aveva indirizzato da lei per la preparazione dell'anno della licenza media. Presto mi affezionai alla sua presenza ed al metodo che usò per destarmi dai pensieri fantastici che mi bloccavano..formandomi in profondità nell'apprendimento. Le devo molto..fu decisamente una svolta per la mia maturazionee questa fu anche la ragione per la quale mi sentii emotivamente obbligato...andando vent'anni dopo a farle visita diverse volte  per un caffè..scambiandomi piacevolmente con lei. Sua figlia Flora è quella rimasta più vicino alla mia famiglia anche per la forte amicizia stretta con la mia sorella Maria Luisa 

l'istituto dei salesiani Don Bosco Ranchibile
Le scuole che frequentai nella mia crescita adolescenziale delle medie  furono il severo Don Bosco ed il Gonzaga. 
Seguii i miei amici più cari come Marco Vassallo e Giovanni Fatta il primo anno delle medie all'istituto dei salesiani dove non mi trovai a mio agio anche per il severo  metodo dell' insegnamento. Gli altri anni delle medie li terminai al Gonzaga dove ho stretto altre amicizie e dove mi ritrovai inserito in una squadra di calcio che ebbe un discreto successo..Rammento comunque bene i due locali cinematografici che ambedue gli istituti avevano..dove ci incontravamo un pò tutti e dove si proiettavano film di carattere religioso..e qualche divertente commedia di Don Camillo e Peppone o Totò e Peppino. 
Per un lungo periodo tornavamo assieme dalla scuola: il Gonzaga..con l'amico Fabrizio Amalfi..facendo sempre lo stesso percorso..Passavamo di fronte alla villa Sperlinga che a quei tempi, malgrado il verde persistente, mancava delle stradelle interne, aveva i suoi alberi ed i cespugli, ma era ancora  poco curata. Non so quante volte abbiamo fatto quel tragitto chiacchierando intensamente sulla nostra vita da adolescenti..ormai quasi ragazzi. Credo che lui abitasse nella mia stessa zona. 


il vespino anni 60- ricordo degli anni della nostra giovinezza
Fu proprio in quel periodo che, assieme all'amico Uberto De Luca..che a quei tempi frequentavo più spesso, mi convinsi di marinare un giorno la scuola. Affittammo insieme due vespini 50 per correre verso Mondello a goderci una mattinata in libertà. Il ricordo...oggi divertente..non lo fu allora: Malgrado ogni attenzione fummo scoperti per l'ingenuità..difatti sulla discesa per Valdesi ci scopri Francesco ..l'autista seduto nella seicento accanto a mia madre mentre le insegnava a guidare.. Ci buttammo di fretta a ridosso di un muretto abbandonando sul marciapiede i vespini..ma fu inutile.. ormai ci avevano scoperto! 
Raccontare oggi questi divertenti episodi è facile ..ma non lo fu allora..poichè quando tornammo a casa ..ebbi una lezione da parte dei miei genitori ..con le conseguenti punizioni.
C'era severità, ma anche comprensione: l'educazione, in parte rigida, si distingueva da quella di oggi.. per la difficile tolleranza ...Forse il dialogo non era completo come.. al contrario.. più spesso oggi lo è, ma una certa severità sarà di certo servita per farci crescere più robusti.


Successivamente passai al liceo artistico. Una scuola ed un mondo diverso!

In quegli anni mi riesce anche difficile non ricordare Miriam Amari nella sua bella villa settecentesca dei Colli..Una donna alta, distinta e di classe che ci accoglieva sempre sorridente assieme ad i suoi figli Gabriele e Corrado. Con i due ragazzi giocavamo e ci rincorrevamo nella vasta campagna che vi era intorno. Tra i due era sempre Gabriele il più propenso a disubbidire a trasgredire le richieste della madre. A volte nostra madre ci lasciava lì anche a dormire. Un bel ricordo ricco di posti e profumi incantevoli. 

Gli anni sessanta furono felici ed anche caratterizzati da belle villeggiature al nord per due mesi interi dopo la scuola ed il periodo del mare..Dapprima Petralia soprana ..poi il salto di Cortina ..ed infine Feltre dove in un bel palazzo viveva la simpaticissima Lidia Villabruna.. sorella della zia Gianna..dove con i cugini dei nostri cugini Augusto ed Alberto..abbiamo diviso bei ricordi. Checco, Bruno e Maurizio Villabruna erano ragazzi come noi e della nostra stessa età...amavano le armi :spade e sciabole che il loro padre teneva in esposizione. Nino Villabruna era un padre severo..un un uomo corpulento che incuteva un certo rispetto. Montava a cavallo ed aveva una clinica privata. Ricordo che un giorno mi porto in visita alla sua casa di cura nella nuova scintillante MG spider nera con i sedili in pelle rossa. Le villeggiature al nord con i cugini avevano un sapore nuovo..diverso ..L'aria del Nord ed i paesaggi ci aprivano a nuovi orizzonti poco conosciuti, ma dal gradevole sapore: Indimenticabile la villa con grande giardino di Villaga vicino Feltre dove abbiamo vissuto e sognato da ragazzi tra un monopoli, una festa nel paese e le bellissime scampagnate lungo i monti alla ricerca di funghi...Come è sempre stata mia abitudine.. parecchi anni dopo.. anche per l'ospitale simpaticissima Lidia ed i suoi figli le mie visite si sono ripetute con lo stesso calore sebbene con altro spirito: Un innato senso dei ricordi mi spinge costantemente verso il ritrovamento dei luoghi già vissuti durante la giovinezza... e l'immaginario mi si amplia.

Il ritorno alla storica Tersicore di via Lombardia con gli amici era sempre ricco di emozioni e tra i racconti delle villeggiature e le scorpacciate di gelati del vecchio Bar Venezia, una volta sito in via Principe di Paternò.. e le liquirizie del vecchio omino seduto nei pressi di un viale con alberi di giacaranda pieno di fiori color glicine..il tempo sembrava non trascorrere mai.   


TERZA PARTE



Il passaggio dall'adolescenza alla giovinezza e la maturazione

C'era qualcosa di poetico e contemporaneamente trasgressivo nel ritrovarci insieme dall'omino che vendeva caramelle e liquirizie in quel viale pieno di quei fiori viola azzurrato caduti dagli alberi sulla strada del quartiere Matteotti. Il fatto era che per i nostri genitori..quel tratto di strada che portava verso la scuola del quartiere...rappresentava una lontananza non ammissibile..Un pericolo sebbene vi fossero poche auto sulle strade limitrofe. Il ricordo dell'omino dove vi andavo sporadicamente con i miei fratelli Giulia e Pietro e dove ci incontravamo con l'amica Serenella ed il fratello Maurizio, unito al tradizionale cono da venti lire del bar Venezia, chiude in qualche modo i ricordi degli anni cinquanta.


Non è facile dimenticare il calore..il rispetto..l'educazione e la cultura di queste famiglie medio-alto borghesi di una Palermo degli anni 50/60 che visse in stretto contatto con altre famiglie di nobile casato in una città che cresceva nel benessere di un paesaggio unico..tra profumi ed un incantevole mare. Palermo veniva percepita come un presepe.. Malgrado mio padre che, tra una suonata al pianoforte e lo strimpellio di una chitarra insieme alle note di alcune splendide canzoni napolitane.. ripeteva..con parole in dialetto che “se i pasturi un serbuno..u' presepe si sfascia”...Ma noi ragazzi pensavamo solo alla bellezza del paesaggio e la sfruttavamo al meglio.

Ci frequentavamo nelle nostre case e la nostra sita al quarto piano di via Lombardia fu una delle più popolate: Un viavai di amici che sul finire degli anni sessanta venivano a trovare la mia bella sorella Giulia..Ricordo tra questi..Massimo Balletti, Diego Gullo, Antonio Ramione, Giuseppe Barbera, Giovanni Rizzuto.. Sergio Buonadonna...furono alcuni dei più assidui frequentatori della casa e della sorella. Rimangono indimenticabili gli scambi verbali concentrati nello studio accanto al salotto. Difficile anche dimenticare i cari amici Tortorici...con Pasquale (Pai) e Claudia Pusateri (anche lei purtroppo scomparsa) tra i più vicini alla sorella .


mia sorella verso la fine degli anni 60
Mia sorella Giulia era molto corteggiata ed amava scambiarsi nel dialogo. Del resto tutta la nostra famiglia parenti e cugini compresi si dilettava in uno scambio verbale a volte con toni esagerati e spinti da un particolare calore verso gli argomenti. Quando restavamo soli in famiglia... mia madre Valentina era una di quelle che si accalorava di più e le discussioni non cessavano mai..poi ..di colpo si finiva senza alcun litigio... la tranquillità ritornava e la pace familiare rientrava ..

Un'altra immagine dipinta da Amorelli -mia sorella Giulia a 5 anni
In estate si scappava a mare e dopo grandi nuotate e panini con le panelle divorate nella storica piazza di Mondello.. si rientrava in via Lombardia a rivedere gli amici. Ricordo con piacere un odore profuso di zagara per quelle vie del nostro quartiere che non si riesce più a percepire. Un profumo che misto alla brezza di quelle particolari sciroccate (molto più secche di quelle odierne) ci portava quasi a cedere ad un singolare oblio disperdendo ogni altra riflessione sulla costruzione personale del nostro futuro.

Ancora oggi penso e risento quelle emozioni. Come poter spiegare al lettore ciò che si provava: Una famiglia straordinaria, a volte anche litigareccia, ma ben presto disponibile al dialogo, con un'armonia al suo interno che si integrava con il carattere ed il sentimento di ognuno di noi. Quando a volte entravo a casa all'ora di colazione, già sulla soglia della porta di casa, sentivo le voci dello zio Ruggero che dialogava in tono catanese con sua sorella (mia madre) mentre nello studio rimaneva inconfondibile la voce dell'altro zio, Raimondo in dialogo con mia sorella Giulia. Sulla porta di fronte alla sala d'ingresso appariva la nostra cara ed affezionata Franca al servizio per molti anni che aveva appena preparato una magnifica brioche salata ricca di beciamella, formaggio e funghi. Un profumo intenso giungeva dalla cucina...Era un sentito piacere sapere che gli zii Paternò erano in casa ospiti a pranzo...avremmo mangiato assieme a loro e dialogato sulle aspettative del domani. Tuttavia sembrava che il tempo rallentasse..che si fermasse..che durasse più a lungo in una atmosfera familiare calda e felice....

Questa era la Tersicore, questo il numero 1 di via Lombardia dove primeggiava un calore familiare che ci ha fatto sognare per il resto della vita. Un luogo in cui siamo cresciuti felici, dove prevalevano i valori...quelli sani..quelli puliti e dove l'aducazione al rispetto regnava sovrana: Il rispetto per gli anziani, per i genitori, per gli amici e per chiunque veniva a trovarci per scambiare opinioni e qualche pettegolezzo palermitano... 





villa Boscogrande
Le serate a villa Boscogrande erano quasi un obbligo: Un ricordo meraviglioso di una location insuperabile dove Boris e la sua orchestra ci deliziavano con le canzoncelle di un tempo in una atmosfera unica tra gli alberelli ed i profumi di limoni e dove ci si stringeva nel ballo con le dovute emozioni..il dialogo ed ogni rapporto col mondo femminile era esilarante e ben diverso da quello odierno. Era quasi una droga il clima ..la brezza marina..il profumo della zagara..gli amici..le ricche merende ed i sogni. Si.. i sogni! Perchè era veramente difficile non poter sognare in quel periodo in cui la città era ancora ricca di tutte queste naturali bellezze e l'andare continuo tra le case di queste famiglie sane e belle..piene di buon gusto e cultura..contribuivano a far crescere meravigliose speranze a venire.


Ricordo quando ai primi degli anni sessanta mi fu regalata una bicicletta rossa..una delle prime ad avere il cambio. Con questa potevo girare quotidianamente intorno al rione..pena il fatto che.. se non avessi osservato il limite del tragitto.. avrei perso il dono appena ricevuto. Un giorno mi stancai di girare intorno al quartiere e feci un'autentica fuga in direzione di Mondello prendendo il percorso della vecchia stradina che conduceva a Pallavicino e poi oltre ..attraversando un'altra strada dissestata..Durante la fuga mi sentivo più irresponsabile..ma fui quasi attirato e perso tra odori e profumi mai sentiti: Era il tardo pomeriggio e malgrado il continuo fluire dell'adrenalina per l' evasione, rimasi per qualche minuto a riparo di un muro di una villetta dove nel giardino stavano arrostendo dei peperoni. Ricordo ancora quel delizioso profumino che mi rammenta la tarda primavera ..una fragranza che solo raramente riesco a ritrovare! Ritornai poi velocemente nel cortile di casa correndo come un disperato..rientrando in tempo verso il crepuscolo per la cena...Avevo trasgredito..ma mi ero arricchito di qualcos'altro.

la fuga verso la capitale..ricordi e giovanili emozioni
Erano giornate indimenticabili ed il tempo sembrava passasse più lento di come oggi appare. Sarà stata la freschezza degli anni ..o il continuo impegnarsi in giochi e chiacchiere con gli amici della Tersicore..tuttavia, a differenza di oggi, il trascorrere del tempo era lento..ogni attimo si afferrava e si viveva con l'ardore giovanile..Erano momenti che non passavano in fretta... pur non restando impressi come invece oggi lo sono nella maturità quando i ricordi ti coinvolgono nel felice momento di ciò di cui la mente si alimentava.
Avevo appena 16 o 17 anni.. ricordo che un giorno ..di nascosto ai miei genitori.. presi un treno per Roma andando a trovare i miei zii Carlo e Pia..Lo zio Carlo era assai divertente..amava la vita ..era un avvocato, ma non voleva occupare più del tempo dovuto nel lavoro lasciandosi spazio per vivere più intensamente le emozioni della vita. La zia , molto osservante, aveva a cuore la nostra felicità..era molto attaccata alla famiglia..tuttavia, potrà apparire strano, ma non sono mai riuscito a comprendere bene quale fosse il vero grado di parentela che ci univa. Di certo ci teneva uniti un forte sentimento di affetto.

Avevo una gran voglia di vivere avventurosamente e di conoscere meglio Roma.. Era uno di quei desideri che non riuscivo a contenere... E chi meglio dello zio che godeva nel portarmi in giro per la città mostrandomi strade, monumenti e luoghi di riunione...Naturalmente i miei zii, che vivevano in una bella strada nel quartiere Nomentano, vicino alla abitazione di Vittorio Gassman che riuscii a scorgere un paio di volte, avvisarono subito i miei genitori.

Vissi tre o quattro giorni osservando la capitale con un discreto suggestivo senso dell'avventura.. in compagnia degli zii che mi avevano accolto con calore. Dopo quei giorni fui accompagnato a casa di mio padre che nella capitale aveva acquistato un piccolo appartamentino in una zona nuova di Roma vicino i Parioli ..via Giacinta Pezzana..che negli anni ottanta fu costretto a vendere. 
Mio padre dovette subito rientrare a Palermo e mi lasciò per due giorni nel suo piccolo, ma delizioso appartamentino con l'impegno che prendessi il treno del ritorno e che rimanessi in contatto con i miei zii. Nel garage aveva una bella auto ..se non ricordo male un'Alfa Romeo Giulia 1600 sprint azzurro metallizzato. Avevo solo il foglio rosa..ma la curiosità di guidarla per le strade di Roma era fortissima. Col cuore in gola una sera..mi presi di coraggio ed uscii..Girai per un paio d'ore in quelle strade vicine sentendomi il padrone del mondo..A quei tempi era difficile vedere girare queste auto in città....Se mi avessero fermato ..avrei rischiato che mio padre venisse a saperlo! Con una buona dose di adrenalina in corpo mi misi a girare con i finestrini aperti ..Il rombo del motore dell'Alfa..ed il mangiadischi che diffondeva la voce di Paoli e quella di Mina.. in “sapore di sale” ed “il cielo in una stanza”. Ricordo nitidamente le fermate al bar Euclide o in piazza del Popolo ...Beh era l'età dell'incolpevolezza, ma anche dell'incoscienza..di certo dell'immaturità.. che spingeva verso queste avventure ricche solo di emozioni momentanee e prive di un vero contenuto.  
Una cosa che mi rendeva tranquillo nel rientro a Palermo ..era il ritorno nella Tersicore di via Lombardia dove mi sentivo sostanzialmente protetto dal rapporto con gli amici e dal calore delle famiglie.    



mio zio Ruggero Paterno Castello
In quegli anni cominciai a disegnare e dipingere..avevo iniziato a frequentare il liceo artistico..La dritta me la diede tempo prima mia madre che in una delle villeggiature nella casa dello zio Ruggero lungo la costa che va da Catania a Acicastello..(ricordo.. compivo appena dodici anni) mi vide disegnare un tramonto. Da lì a poco divenni (per loro) un artista!..In realtà il mio futuro era ancora confuso..per non di meno fu proprio questo evento a portarmi verso la carriera artistica. Più in là passai dall'arte pura a quella applicata del design. Il ricordo di quel periodo in quella villa mi è rimasto vivo: il rumore nella notte del mare che infrangeva le sue onde sugli scogli molto vicini e i giochi sulla terrazza dopo aver fatto il bagno su un mare che ai tempi era davvero splendido. Imparai a nuotare tra quegli scogli, in ritardo, ma appena due anni dopo diventai un esperto nuotatore vincendo anche qualche campionato esordienti. 



Accanto alla casa del portiere e la mitica lavanderia dello stabile di via Lombardia vi era la nostra cantina. Non fu difficile potermene accaparrare il possesso. Di lì a poco ne feci il mio piccolo studiolo d'arte. Vi dipingevo..disegnavo..leggevo..ascoltavo musica ed in quel piccolo buco di otto metri quadri vi incontravo anche qualche amico per brevi chiacchierate ed una bevuta insieme. Mi veniva a trovare Marco Vassallo ..e più in là anche gli amici Francesco di Marco..esperto amante della musica jazz.. e Vincenzo Prestigiacomo...(oggi valente ed assiduo scrittore su Palermo e le sue figure più conosciute)

Il tempo sembrava non finisse mai..quando penso ai miei ricordi di quei tempi mi rimangono impressi i primi incontri con le ragazze..Era un mondo da scoprire e la prima giovinezza spingeva con entusiasmo verso nuove conoscenze ove riscontrarvi sconvolgenti emozioni. Se ne parlava tra gli amici ma sembrava che..a differenza di oggi dove la bellezza trionfa.. le ragazze veramente belle a Palermo si potessero contare sulla dita delle mani..La lettura dei libri e la visione dei film di quei tempi ci spingeva ad immaginare l'amore eterno, tuttavia quello che più emozionava era di certo la conquista. Da questo punto di vista Palermo offriva vari luoghi per incontri suggestivi che potevano fare da cornice dorata alle conoscenze..suggellandone la sensualità.   


il palazzo dove abitava il nonno paterno
Era ancora in piedi nei primi degli anni sessanta il palazzo di viale della Libertà dove stava il mio nonno paterno...dove a turno io ed i miei fratelli andavamo di domenica a mangiare. Dal balcone di quel palazzetto anni trenta ho scorto diverse volte le parate per la festa della Repubblica con i capi dello Stato che vi passavano. Nello stesso stabile..in un altro piano.. abitava la mia zia Giustina con lo zio Filippo e con i due figli Vito e Pietro. La zia era di grande simpatia e di brillante intelligenza...amava la musica.  Capitava che a volte ci mettessimo a cantare insieme canzoni di Peppino di Capri o  di Sergio Endrigo..Insomma sarà stata lei di certo ad imprimermi il gusto per la musica. Ricordo anche con quale cura amava vestire l'albero di natale durante le feste alle quali voleva partecipassimo nella sua casa...Aveva cura di mettere i regali attaccati ai rami dell'albero..mettendoci curiosità. Pietro è rimasto più vicino alla nostra casa frequentando più assiduamente mio fratello Guido.  Subito dopo la morte del mio caro nonno Pietro...questo palazzo venne abbattuto per costruivi sopra il palazzo di vetro all'angolo con via Cordova (dove oggi dimorano vari call center): Un vero peccato per la bellezza del viale centrale di una città che in quei palazzi degli anni venti e trenta vedeva completata la sua armonia.

(inizio costruzione villa Cuccia abitazione dei Pottino negli anni passati..ormai abbattuta)
Pochi passi più avanti verso il centro.. mio padre mi conduceva almeno una volta al mese all'incontro col suo amico Gaetano Pottino nella villa ricca di un bel giardino che ampliava sempre di più il mio immaginario. Nella villa, poi venduta..e dove oggi trionfa un palazzone, Gaetano e sua moglie Tata, amica di mia madre, mi facevano sempre una gran festa. Erano ambedue divertenti e festosi ..a volte vedevo anche i loro figli..più assiduamente ..la bella Irene e la spassosissima Nora: Un'altra bella famiglia che in quel periodo frequentai con una certa continuità anche nella loro bella villa..sul mare incantato di Scopello.

A Scopello era uso passare da una villa all'altra per incontri e saluti. Erano i primi degli anni sessanta.. quando fu solo mio padre a non cedere alla tentazione di comprare un terreno a poche lire e costruire una villa sul litorale accanto alla Tonnara. Non vi era luce e si camminava con le torce...quando nacquero ben presto la villa dei Pottino..quella dei Fatta..quella dei Gallo.. e dei Maniscalco. Le prime su quel meraviglioso quadro naturale che è il mare di Scopello.
Ma quando si tornava alla Tersicore ci si continuava a divertire tra qualche festicciola e gli incontri nelle case. Uberto Deluca con sua sorella Giovannella salivano nella nostra terrazza ed assieme ad Alessandra Vassallo discutevano rilassati con i miei fratelli Giulia e Pietro. Io mi tenevo sempre più da parte..sia per l'età inferiore..che per il carattere dapprima più introverso di quello che poi con l'età cambiòMi riesce difficile non pensare ad alcune serate in cui si ascoltavano i dischi a 45 nello studio e dove sul finire erano sempre le discussioni a trionfare. Ma gli anni sessanta, sia per le canzoni che ne hanno determinato fortemente il periodo, sia per la crescita economica in grande rialzo, che per l'età adolescenziale che se ne andava per cedere il posto a quella della giovinezza e della maturazione, hanno sicuramente lasciato dei ricordi tutti concentrati nell'unione e nell' avvicendamento con queste belle famiglie in contatto con la nostra Tersicore. 

TERZA PARTE 

Gli incontri..le serate ..i bus verso la neve

Eravamo all'incirca verso la metà degli anni sessanta..quando una mattina scivolando velocemente sul corrimano della ringhiera delle scale (ci mettevamo di traverso sul sedere..avevamo sperimentato questo pericoloso giochetto per arrivare in fretta al piano basso e con l'occasione avevamo anche fatto delle spericolate gare di velocità raggiungendo pochi secondi dal quarto piano a quello terreno)... all'altezza tra il primo ed in secondo piano mi fermai di botto: Un signore distinto ed un po' affaticato mi sorrise ma si vide anche allarmato e stupito da quella mia imprudenza...”Attento guagliuncello”..mi disse. Lo riconobbi subito ..era il grande Edoardo De Filippo che andava a trovare i nuovi ospiti che avevano preso possesso nel secondo piano del palazzo:gli Acampora... Ebbi una certa emozione..ma ero troppo giovane ed imbarazzato per comunicargli la mia emozione nel riconoscerlo...oggi avrei reagito diversamente non perdendo un attimo intrattenendomi con un simile personaggio. Ricordo anche che gli Acampora erano noti per la loro vicinanza al mondo dello spettacolo e la loro abitazione era spesso luogo di incontro di personaggi conosciuti. Diverse le famiglie passata da quell'appartamento: i Falzone..gli Acampora..i Dardanone...

Quando uscivamo dal palazzo ognuno di noi lasciava dietro il tradizionale rumore del pesante portone di legno che sbatteva..In tanti dovrebbero ricordarlo..Quel giorno si andava con mio padre a trovare il suo amico Alberto Piazza: Un caro amico con cui condivideva la musica..Suonavano e cantavano insieme tra pianoforte e chitarra..Era da qualche anno nata la piccola Geraldina i cui fratelli maggiori Marcello e Massimo hanno rappresentato parte delle nostre giovanili amicizie frequentando la nostra Tersicore. Qualcosa poi... nel futuro.. mise in triste relazione l'abitazione dei Piazza con il vile atto operato contro il giudice Terranova ..avvenuto lì di fronte. ..Ma le giornate passate con l'amico Alberto tenevano su di umore mio padre che rientrando a casa continuava a strimpellare canzoni in mia compagnia.

Sono passati cinquant'anni..era il 68 e ricordo con grande emozione quelle serate calde in cui con tutta la famiglia si mangiava in terrazzo. Lucido resta il ricordo estivo..quando con la chiusura di Canzonissima..o Studio uno..(non ricordo esattamente) una straordinaria Mina mi incantava con la sua canzone “vorrei che fosse amore”. Mi sprofondavo sul comodo divano di fronte al televisore in una atmosfera serena e confortevolissima mentre.. dalle finestre aperte.. la corrente calda dello scirocco si mischiava ai profumi che penetravano dall'esterno col costante aroma della zagara (che ormai pare non profumare più) arricchendo l'atmosfera e portandomi in un particolare assopimento...In quei momenti incancellabile il ricordo di Vincino alla porta nella ricerca di mio fratello Pietro o Giovannella nello studio con mia sorella Giulia a chiacchierare sul domani...o ancora Marco venuto su a cercarmi...Erano amicizie sane, sincere e prive di ogni ipocrisia.
Con qualche spicciolo in tasca si usciva le sera e ci si sentiva ricchi poiché la vera ricchezza in un certo senso era rappresentata dall'ambiente, le amicizie e le tante emozioni. Nello scendere le scale spesso l'odore del profumo delle signore pronte ad uscire si mischiava ed inebriava. Una volta fuori..girando intorno ai giardinetti limitrofi al palazzo..ci si sentiva liberi di passeggiare con gli amici ed andare al cinema Lux a vedere i primi film a colori.

Come dimenticare le mattinate della Domenica quando alle cinque, ancora col buio, ci si dava l'appuntamento in tanti a Piazza Matteotti..qualche centinaio di metri da via Lombardia..armati di sci e scarponi, pronti ad affrontare il lungo viaggio di oltre tre ore sul pulman che ci avrebbe condotto a Piano Battaglia. Non dimentico le simpatiche figure delle sorelle Pirri con Ambra e Fiora che attiravano l'attenzione. Mario Deluca..riservato contenuto e gentile.. Pietro e Paolo Salemi..spesso organizzatori di quei viaggi in competizione con i fratelli Ferrotti..l'odierno amico Riccardo D'amico..Tony Collura che spesso snobbava il mezzo per arrivare su con la sua auto..e poi tanti altri a riempire il Bus dove si cantava e si rideva...Era un viaggio lungo ed una volta sulla neve delle Madonie ci si stava per qualche ora sciando su un malandato e piccolo impianto e mangiando qualche panino. Spesso..dopo una discesa.. guastandosi l'impianto di risalita.. si era costretti a levarsi gli sci, metterli in spalla.. e risalire faticosamente a piedi per farsi quei duecento metri di sciata. Una fatica immensa per pochi attimi di discesa! Verso le quattro cominciava il rientro..si continuava con le note di uno "stand by me" e qualche barzelletta..A volte era d'uopo una fermata di circa mezz'ora di fronte all'albergo Zagarella per qualche ballo stretto. Il rientro era sempre intorno alle otto passate. La mattina successiva si andava a scuola un po' mal ridotti e con le gambe piene di acido lattico che impedivano il buon camminamento.  


le passeggiate verso Mondello ..le discoteche

Ero seduto sulla balaustra di una delle tante cabine in legno della nostra incantevole Mondello ..credo fossimo tra il 67 ed il 68..Sarà stato tra i primi di giugno di una giornata non festiva.
In verità non vi erano molte persone ...il mare calmo e seducente mandava il suo profumo intenso di iodio. La spiaggia era stata appena resa ordinata e pulita dai mezzi appositi. Eravamo andati verso il mare io ed alcuni compagni di Liceo per disegnare liberamente..così come ci indicava ogni tanto il nostro professore di disegno..Tra i miei compagni vi era anche Diana Latona, mia amica e oggi valente architetto.
Stavo schizzando con la matita liberamente immagini e paesaggi su un albun senza perdere un istante ed immedesimato come mai nella mia creatività..ricordo che avevo accanto un mangiadischi ed ascoltavo spesso un 45 giri dei Procol Harum..una bella musica che ai tempi imperversava..(Tutti ricorderanno il brano “A whiter Shade of pale”)..quando da un gruppetto di ragazze mi si avvicinò una figura conoscente..aveva capelli ramati..un gran bel sorriso, disinvolta e per nulla sostenuta: Annamaria una delle sorelle Battaglia, era li' in costume a prendere il sole...In realtà ci conoscevamo poco. Passando occasionalmente mi chiedeva cosa facessi... Le spiegai che improvvisavo e volle vedere i miei schizzi. Fu un incontro breve, ma che ricordo perfettamente..nel quale lei manifestò l'interesse al disegno creativo e una certa invidia verso chi riusciva a schizzare e mettere sulla carta bozzetti con tale prontezza improvvisando. L'incontro durò poco, tuttavia mi è rimasto impresso soprattuto per la disinvoltura innata e il suo esprimersi con tale autenticità ed un particolare sorriso.
Oggi mi domando se i suoi modi accattivanti e gentili, possano inconsapevolmente aver contribuito a decidere il suo triste destino ..Uccisa a ventun’anni, con otto colpi di pistola da uno studente brillantissimo, ossessionato da lei, senza conoscerla. Il suo sorriso e la sua disinvolta comunicazione verso il prossimo, mi rimangono ancora impressi in quel breve dialogo e nei pochi incontri in cui lo veduta....Lo riscontro ogni volta attraverso quello di sua sorella Luciana quando per caso ci incontriamo a Scopello.
Le sorelle Battaglia con Maruzza..(oggi dedita ed impegnata sentitamente nel sociale) e Luciana..erano molto conosciute tra le famiglie della Palermo di quei tempi poiché sempre attive e prodighe nell'attività del commercio... avevano una boutique molto frequentata... Ricche di capacità ed inventiva..anche loro hanno conosciuto e frequentato le famiglie della nostra Tersicore.

Via da Mondello..dopo esserci dissetati al vecchio Cafflisch.. alla fine del viale che porta alla piazza Valdesi..il ritorno era spesso col Filobus..(mezzi ormai erroneamente sottratti in cambio di rumorosissimi e inquinanti mezzi a motore)..Il rito era sempre quello che vedeva il conducente scendere spesso dal mezzo per riinserire una delle due antenne collegate ai cavi superiori..in contatto col filo elettrificato.


Si andava più spesso al cinema a quei tempi: Le sale cinematografiche più frequentate nella mia zona erano il Gaudium con le sua magnifica apertura del tetto, il Lux, il Yollj, l'Ariston..Una lunga serie di filmoni a colori americani avevano invaso le sale. A differenza di oggi..in essi trionfava un particolare romanticismo ed un contenuto rispetto per le scene: Scandalo al sole..Metti una sera a cena..La gatta sul tetto che scotta..Pic nic..e tanti altri..con i soliti attori tanto amati: Da Gary Grant a William Holden..da Liz Taylor a Kim Novak ..attori ed attrici come Gregory Peck e Greta Garbo lasciavano il passo a Grace Kelly..Paul Newman e Robert Redfort. Insomma..attori ed attrici che ci facevano sognare e film che di certo hanno contribuito a formarci!..Quando si tornava dalla visione... un po' ci si immedesimava..tuttavia l'impatto con il calore degli amici e delle famiglie ..contribuiva in modo positivo a farci rientrare nella realtà.

il frenetico cast per il gattopardo
In quel periodo si stava anche realizzando un sogno in città.. un'avventura particolare: Il Gattopardo ..romanzo di Tomasi di Lampedusa, che narrava le trasformazioni avvenute nella nostra terra siciliana, stava per essere girato da Luchino Visconti nella vicina villa Boscogrande e nello storico Palazzo Ganci. In tanti si offrirono per fare le comparse e non solo per il voler partecipare alle scene che si era mossa la gente, ma per il fatto che questo film avrebbe messo in risalto con maggiore attenzione la nostra città in un clima di cultura cinematografica particolare. In quei momenti Palermo e le belle famiglie vissero un periodo di nobilitazione particolare poiché il romanzo messo in scena contribuiva a portare in luce la storia caratteristica dell'aristocrazia e della borghesia siciliana.

Spesso nelle calde estive serate limpide, finito di mangiare..mi stendevo nelle comode sdraio della terrazza di via Lombardia a contemplare le stelle con mia sorella Giulia che in estate tornava da Londra a passare le vacanze in famiglia. Verso la fine degli anni sessanta l'aria era ancora sana e pulita. Più volte un venticello proveniente da ovest la rinfrescava...Commentavamo insieme in quei momenti la grandezza e la magnificenza dell'universo rapportandoci con la nostra infinita piccolezza. ..Si discuteva a lungo in proposito sempre animatamente.. e poi ci si assopiva lentamente. Di lato alla nostra palazzina erano stati costruiti altri due grandi palazzi che oscuravano il gradevole verde della villa Sperlinga: Non ricordo se in quel periodo.. o subito dopo... ci salutavamo con gli amici Mario e Gabriella Filippone che avevano preso in affitto uno degli appartamenti e che ricambiavano sempre affettuosamente il saluto assieme a uno dei loro figli ancora piccolo.

la mitica V7 nelle strade della nostra città
Di tanto in tanto..nelle notte.. il distinto rumore di una V7, delle poche circolanti in città,(Motoguzzi storiche) ..scandiva il rombo in un crescendo di accelerazione. Era musica per le nostre orecchie in quegli anni: In molti di noi giovani avrebbero voluto possederne una portandosi appresso la propria ragazza  ..Un mezzo che al tempo sembrava quasi irraggiungibile sia per il costo che per il diniego dei nostri genitori che non vedevano di buon occhio le due ruote. Sandro Ribolla, i fratelli Pietro e Paolo Salemi, Antonio Bruno e qualche altro... furono i primi a possederla. ..Chissà perchè a quel tempo pareva più che altro un simbolo: Il possesso di un mezzo che appariva come l'oggetto del desiderio di tanti ragazzi.   
Un giorno verso mezzogiorno passando sotto l'arco di piazzale Matteotti in direzione della chiesa Regina Pacis vidi sfrecciare una lucente Ferrari Dino colore azzurro metallizzato. Era nuova di zecca guidata da Gaetano Randazzo (detto Nuccio) che col suo rombo mi distrasse. Non era facile vedere in quegli anni a Palermo una simile automobile che sfrecciava col suo particolare rumore.. Nonostante non lo frequentassi tanto, con Nuccio diventammo amici verso la metà degli anni ottanta..ed oggi rimane uno dei miei amici più frequenti. 


Marco Glaviano... divenuto poi un fotografo di livello mondiale..telefonava ed invitava mia sorella Giulia per qualche posa fotografica. Penso che l'abbia immortalata diverse volte. Era una modella delle sue preferite. Qualche anno dopo Marco si trasferì a Milano ..quasi in contemporanea col mio trasferimento al nord. 
Intanto mio fratello Pietro si vedeva spesso con l'amico Vincino Gallo: si ritrovavano anche assieme a Uberto De Luca..nel saliscendi tra un appartamento ed un 'altro.La simpatica mamma di Vincino..Tea Gallo.. a volte..mi aiutava nelle versioni di latino..era brava e buona e mi sosteneva con riservatezza. Ricordo la sua delicata flemma ed un sorriso che esprimeva tanta bontà. 
 
lo stabilimento "la Torre"
Rammento bene le giornate estive passate alla Torre nello stabilimento balneare che in quegli anni nasceva su un mare scoglioso di particolare bellezza. In quel luogo mi rimase impressa la figura di Mauro De Mauro che un po' claudicante e con la maschera in una mano mi portava sottobraccio a fare una nuotata con lui. Era gentile, premuroso ed amava parlare...Di quel giorno ricordo bene quando mi parlò con tono malinconico e rattristito dell'avvenuta invasione dela Cecoslovacchia..disprezzandone l'accaduto.
Nella piazza dello stabilimento di fronte alla piscina vi era un bar con un yuke box nel quale introducendo cento lire ascoltavamo le melodie di PaulAnka o Vianello. Ci si vedeva e ci salutava come fossimo una famiglia. Tra i conoscenti Max Manfredi che conobbi proprio lì e che oggi a volte incontro salutandolo con particolare affetto.. ricordando quelle fantastiche giornate. Eravamo abbronzatissimi e rilassati per affrontare tutta la giornata rinchiusi li dentro tra nuotate e chiacchierate o la ricerca di qualche flirt occasionale! 

Alla Torre si nuotava assieme ai fratelli Anzon e si giocava a pallanuoto..con allenamenti costanti. Negli anni a seguire lasciai la Torre per iscrivermi al circolo Roggero di Lauria di cui ancora sono socio. Nondimeno il profumo del mare della Torre negli anni sessanta era veramente incantevole ed è bello ricordare come da lì era facile uscire in costume da bagno ancora umidicci dopo una lunga nuotata..andandosi a sedere nella piazza di Mondello per mangiare panini con la panelle e le crocchè nella nota friggitoria..Poi nel locale accanto.. uova sode con il passito... Si faceva a gara a chi ne mangiava di più!..bastavano pochi spiccioli per farci sazi e contenti! Dopo si rientrava sotto un sole cocente ed una strada incandescente e ci si ritrovava a riposare nelle comode casette dello stabilimento dove spesso con le sorelle Tagliavia..Maj ed Irene, e la lunga serie di fratelli mi intrattenevo in quotidiane discussioni con continui schiamazzi... ma anche il cugino Luigi Salomone.. che spesso insieme incontravo. Come anche le figlie givanissime di Paolo Cimino di cui Lia mi e' rimasta amica. Avevamo messo su una squadra di pallanuoto ..la guidava Ernesto Anzon ..fratello più grande di Valerio ..l'avevamo chiamata "La fratelli Rosselli"  in onore delle due importanti figure di attivisti politici e giornalisti..Vi partecipavano Fausto Bellina... Emilio Arcuri.. Manlio Scaglione..ed altri.. Nei pomeriggi.. nel tepore di una brezza calda e piacevole ..ci buttavamo nella piscina a fare estenuanti allenamenti fino all'imbrunire. 

Verso la fine degli anni sessanta il posto in cui ci si incontrava più spesso l'avevano piazzato proprio in via Principe di Paternò molto vicino alla nostra palazzina. Ormai i palazzi attorno alla Tersicore crescevano come funghi..Il Grant's era una discoteca dove spesso si poteva ascoltare rhythm blues..una musica che mi incantava. Lì si raccoglieva una gran parte della Palermo che si conosceva ed il locale è stato uno dei tanti della serie che aveva preso inizio dal più famoso e storico “Open Gate” sito in via Arimondi..Il ricordo di queste location musicali mi è rimasto impresso, le luci alterate ed anche gli odori dei locali spesso fumosi dentro i quali era sempre più difficile scambiarsi per il frastuono. 

Non per voler mettere in evidenza una contrapposizione con le città del Nord, ma quegli anni tra i cinquanta ed i sessanta..furono anni di crescita del Paese che videro nella nostra Palermo il fiorire di una classe borghese pulita e onesta grazie a queste famiglie più o meno benestanti colme di quei principi di alto valore educativo e ricche di una particolare e sottile cultura. Purtroppo questa cultura non ha potuto incidere negli anni a venire disperdendosi anche per l'effetto di una politica locale non adatta che non ha saputo infondere un senso civico necessario. Ma anche a causa di quell' innato e diffuso cinismo mediterraneo che ci ha sempre condizionato. 
Negli anni a seguire la città di Palermo sembrava aver optato per uno sviluppo diverso..ed una diversa mentalità riuscì a prendere il sopravvento. Stava vincendo quella della furbizia e del malcostume che offriva forza alla malavita locale che negli anni ottanta e novanta superò ogni limite di tolleranza.



QUARTA PARTE 

Gli anni settanta e l'esperienza milanese


I primi anni 70 sono stati caratterizzati dal mio trasferimento a Milano dove iniziai il mio percorso di designer..in estate rientravo per circa due mesi nella mia Palermo. Ricordo che mi imbarcavo sulle navi traghetto con la mia piccola cinquecento bianca che da Palermo mi conduceva a Genova..sia in andata che nel ritorno.

A Milano ebbi modo di conoscere e frequentare alcuni amici palermitani ..Mario Barabbino col suo impeccabile look..Mario Romano pieno di iniziative e divenuto un caro e stretto amico ...Toti Barberi avvocato affermato ed autore di tante poesie e canzonette..Mimmo Tamburello  con la sua aria un pò minimalista che ho rivisto più spesso successivamente ..furono tra quelli che frequentai di più..erano poco più grandi di me..ma assieme a loro mi sentivo nella mia città. La prima cosa che imparai nella grande città fu “il metodo”. Da giovane diplomato del liceo artistico… dopo un paio d’anni di iscrizione alla facoltà di architettura e contemporaneamente all’Accademia delle Belle Arti di Palermo..sotto il consiglio del professore Ubaldo Mirabella decisi di seguire la strada dell'industrial design. L’impatto con la Milano..capitale del design europeo, fu davvero traumatico per chi, come me, amava il mondo dell’arte pura: Il passaggio all'applicazione aziendale è stato difficile, ma anche travolgente e sembra avermi arricchito di particolare esperienza. Il ritorno a Palermo per le vacanze mi staccava completamente dalla Milano del lavoro dove mi sacrificavo non poco: Era quell'aria completamente diversa accompagnata da un dolce rilassamento ed un particolare piacere nel rivedere gli amici della Tersicore.

L'allontanamento di noi fratelli da Palermo avvenuto nei primi anni settanta ..non era di certo dovuto al disagio venutosi a trovare per il cambiamento della città, ma solo dal fatto che vi erano ragioni di studio e di bisogno di esplorare col nostro occhio la realtà delle altre città. Mi avviai verso Milano poiché Milano era la città italiana dell'innovazione nel design..come mio fratello Guido andò a stare a Firenze frequentando l'università negli studi di Scienze politiche e Legge. Mia sorella Giulia scelse Londra per il suo avvenire in materie bancarie e presto l'avrebbe seguita mia sorella Maria Luisa.


Malgrado queste distanze..la nostra Famiglia non era per nulla slegata come potrebbero immaginare altre famiglie dove i figli hanno sempre vissuto gomito a gomito. Quando si rientrava per le vacanze, il nostro era un rientro pieno di eccitazione e l'incontro con i fratelli ed i loro amici si riempiva di emozioni. La nostra era una scelta di vita della famiglia, una famiglia come altre che ci lasciava liberi di affrontare nuove esperienze che ci avrebbero potuto arricchire. Questa scelta ci spronava nella conoscenza! 

La visita di nuove capitali del nord dove tutto si muoveva in modo ben diverso ampliava la nostra cognizione. Ma di certo il ritorno per le vacanze era assai emozionante e ricco di nuovo dialogo: Ci raccontavamo le nostre esperienze e discutevamo su un certo modo di interpretare la vita. L'andatura di un Nord premuroso contrastava con l'incedere di una vita più rilassata della nostra città. Gli amici della Tersisore venivano a trovarci, si chiacchierava..ma pian piano anche da noi stavano cambiando i ritmi di vita. 


Era circa nella metà degli anni 70 quando cominciai a frequentare il circolo Canottieri del Lauria, dapprima vi andavo qualche volta come ospite invitato da amici o da mio padre. All'inizio la terrazza sul mare era piccola e concentrava un numero considerevole di soci sedotti dal sole e dall'incantevole vista sul mare. Successivamente il club ha recuperato buona parte dello spazio adiacente.
Per molti ha sempre raffigurato un posto ideale dove poter scambiare idee comodamente sdraiati....per altri  un luogo di chiacchiericcio dove poter raccontare storie sui soci appena entrati in un propagarsi di leggende a volte vere ed altre infondate, ma volutamente enfatizzate. Tuttavia chi ha frequentato un circolo sa bene che lo scopo primario è sempre stato quello di goderselo nel rispetto reciproco al di là di ogni pettegolezzo più o meno esaltato. Qualunque cosa voglia dirsi su questo circolo rimane indubbio il fatto che esso rappresenta ed ha rappresentato per i soci un punto ideale a vicinissima distanza dalla città per poter profittare delle pause di lavoro al fine di godersi un paio d'ore di mare e di sole. Inoltre il punto in cui è sito di fianco alla baia di Mondello risulta spettacolare come vista ed ideale quando soffia un leggero vento di levante che tende a pulire l'acqua del mare rendendola cristallina.

L'accoglienza nel circolo fu simpatica e piacevole nei molteplici incontri ..i miei ricordi si soffermano principalmente sulle prime giornate dove si giocava a palla a nuoto sfruttando la parte estrema del molo. Ci tiravamo la palla in sfrenati passaggi che ci stancavano al punto di crollare subito dopo sulle sdraio del circolo riscaldati dal tepore del sole: A tal proposito non potrei dimenticare Franco D'amore col pallone in mano che ci invitava a scendere in mare e mio zio Ruggero che, giunto dal circolo della Vela accanto, interveniva partecipandovi con spirito sportivo. I ricordi si accavallano: la simpatia di alcuni soci..lo sguardo accogliente e quello più diffidente di altri, sono sempre stati il punto emblematico di qualunque circolo Tuttavia la simpatia di Iachino nello spogliatoio che nelle giornate più fredde, era ineguagliabile quando ci parlava scherzosamente dell' “u scirocco da' Russia”. Le sue continue battute cii rendevano allegri e ridenti.


Non voglio enumerare le tante figure di soci con i quali mi sono piacevolmente scambiato e che ho avuto modo di conoscere meglio..proprio per non dimenticare nessuno, posso solo riconoscere l'importanza di un circolo che ha dato a tutti i soci l'opportunità di incontrarsi e di veder crescere con entusiasmo le nuove generazioni amanti della vela. Posso di certo asserire che il Circolo è stato per me un luogo significante. Un luogo dove...persino nelle più fredde giornate invernali...ho potuto sfogare buona parte dell'immaginario con lo sguardo verso il bel panorama offerto dalla naturale spiaggia che lo incornicia.        

il nipote Jean louis
In quegli anni nacque il mio affezionatissimo nipotino..Jean Louis..oggi ormai grandicello al quale resto molto legato. Nacque in Perù poichè mio cognato era stato mandato in quel posto come corrispondente fotografico dell'agenzia con la quale lavorava. Mia sorella si era sposata con Philippe un bell'uomo alto e magro trasferitosi dalla Francia a Londra dove ha avuto modo di incontrare Giulia. Mi trovavo tra Novara e Milano quando Giulia mi confidava tramite lettere la sua conoscenza con Philippe: Era molto presa e sembrava stessero molto bene insieme. 


Philippe e mia sorella Giulia al matrimonio
Si sposarono a Roma con una simpatica cerimonia alla casina Valadier. Mia sorella era felice e bella quanto mai. Successivamente per motivi di lavoro si dovettero trasferire in Perù per un certo periodo e lì nacque il piccolo bello e simpatico nipote che adoro. Venivano a trovarci spesso in via Lombardia dove Jean louis che con affetto chiamavamo Boubi correva allegro e divertito tra i corridoi della casa. Dopo alcuni anni ritornarono a Londra dove avevano acquistato una simpatica casetta a Notting hill. 

Mia madre commossa alla cerimonia
 Quando venivano a Palermo col nipotino era sempre una festa! Ricordo che Boubi apriva la porta d'ingresso confidandosi con i ragazzi della sua età che portavano la spesa con i quali comunicava in dialetto: All'età di otto anni conosceva già tre lingue ... anche con buona conoscenza di quella sudamericana. Jean louis rendeva l'aria di via Lombardia festosa ed allegra! Philippe amava venire a trascorrere le vacanze a Palermo gustandosi meravigliosi piatti di pasta col pomodoro e melanzane che adorava. Mia madre lo viziava e noi in famiglia lo abbiamo sempre tenuto in grande considerazione.  


la piccola Valentina
Poco dopo nacque anche l'altra deliziosa nipotina primogenita di mio fratello Pietro che aveva sposato a Roma la figlia di una rinomata restauratrice. Valentina ..la nipote.. era di particolare bellezza ed attirava l'attenzione di mia madre anche per il nome che portava. 

Per tre anni di seguito..in quelle vacanze mio padre mi portò con lui a trascorrere le vacanze a Capri per un paio di settimane.. dove aveva comprato un mini appartamentino ad Anacapri. Fu un periodo bellissimo che ricordo molto bene ..Il legame con la musica napoletana di un tempo.. cementato dal quel trascorrere assieme a mio padre, con brani di grande bellezza scritti da Di Giacomo, e.a.Mario, Costa o Di Capua..  mi avevano sempre catturato. Una fra le più belle che assai bene conosco e che ancora strimpello era il brano “Era de Maggio” che mi ricorda tanto quando assieme a mio padre la interpretavamo al piano o alla chitarra. Ma non posso nemmeno dimenticare le vacanze avventurose a Cefalù dove..con pochi spiccioli in mano... insieme al mio amico Francesco Di Marco..si trascorreva una settimana piena andando alla ricerca di straniere con cui flirtare. Un giorno con i miei amici di quel tempo ci trasferimmo per una settimana ad Ustica per pescare nel bel mare di quell'isola. Affrontando in una vera avventura quel soggiorno con sole poche migliaia di lire. Ci aiuto' poi la simpatica amica dei tempi Simonetta Corona che partecipo' con affetto alle spese. Si viveva così con pochi spiccioli in tasca, ma con tanto senso dell'avventura e col calore dell'amicizia che ci accompagnava! Sono certo che a tutti noi il ricordo di quelle avventure ci sia rimasto ancora dentro.  


In quegli stessi anni conobbi e frequentai l'amico Ernesto Barbera con il quale mi ritrovavo in piccole avventure. Ci vedemmo anche a Roma quando vi andavo a trovare mio padre nel suo delizioso attico in affitto in Piazza Borghese. Ho ancora nella mente quelle calde serate estive quando Ernesto veniva a prendermi in via Lombardia con la sua nuova golf GT per prendere un boccone insieme da Peppino al Politeama. Una sera ci ritrovammo casualmente al tavolo insieme con Little Tony ed il principe Giovannelli. Una strana dicotomia di figure con le quali ci si divertiva tanto. Si scherzava senza fine tra battute felici e spensieratezza. Erano serate divertenti ...avevamo ambedue circa venticinque anni, ma una gran voglia di conoscere quella Palermo notturna che cresceva. 


Passavano gli anni e cambiava tutto ..la nostra storica palazzina di via Lombardia che negli anni passati primeggiava nel mezzo della vecchia Conigliera.. appariva adesso piccola e dispersa tra i palazzoni circostanti. Ma si stava perdendo altro... ed era innegabile non accorgersi del fatto che il ritmo del tempo prendeva il sopravvento su una certa qualità di vita: La vecchia  musa “Tersicore” abbandonava la sua incantevole danza musicale del passato per inserirsi nel contesto di un mondo ben diverso: Una metafora per indicare come da una crescita di qualità e rispetto.. si stava passando a quella di una società che cominciava a muoversi su valori distinti ed interessi prevalentemente personali.


Mia madre Valentina alla fine degli anni 80
Il rispetto, l'educazione ed i valori basati su principi dell'amicizia e del buon gusto di queste famiglie ..stavano lasciando il passo ad un certo malcostume fondato quasi esclusivamente su una propria improvvisa ricchezza. Era innegabile un certo andamento su questo percorso..tuttavia tante di queste famiglie avevano lasciato il loro piccolo segno di presenza che ancora si scorge quando ci si incontra. La nostra famiglia si disgregò pian piano dopo la morte di mio padre fino all'abbandono della palazzina...Con gli anni novanta iniziò il lento, ma progressivo decrescere di una società palermitana che subito dopo la guerra si era alzata a fatica per generare queste famiglie su valori di grande importanza. Mio fratello Guido si sposò e nacquero altre nipotine di cui una porta il nome di mia sorella Giulia..Ma lentamente tutto stava cambiando..

mio padre Santi alla fine degli anni 80 
Ognuno di noi vorrebbe fermare quei tanti ricordi per rammentarli con una diversa e profonda immedesimazione..Vorrebbe riviverli con la maturità di oggi . Se potesse farlo si sorprenderebbe sempre di più di quanto.. quella vita passata nella città delle diverse culture.. fosse stata preziosa per la nostra crescita..Prezioso ogni momento di cui oggi si gusterebbero persino gli attimi. Gli odori ..i profumi ..i ritmi.. i pochi rumori ed i tanti sorrisi ..i cieli tersi ed il secco scirocco di un tempo..legati alla nostra Via Lombardia circondata dal profumo dei fiori d'arancio.. dove la Tersicore accoglieva queste belle e gentili famiglie.

QUINTA PARTE
GLI ANNI CHE CI HANNO CAMBIATO


Gli anni ottanta furono quelli che mi videro protagonista di una mia indipendenza ..Mi trasferii nell'appartamento comunicante a quello di via Lombardia con ingresso in via Principe di Paternò. Vi era la comoda vicinanza con la mia famiglia poichè i due attici comunicavano mediante una scaletta posta tra le due terrazze. Ciò mi garantiva sia una tranquillità nel potermene stare in solitudine quando lo ritenevo e anche di inserirmi quando volessi nella casa paterna a chiacchierare con i miei fratelli e sorelle e gli ospiti. Era anche fin troppo comodo trasferirmi a mangiare dai miei quando lo desiderassi.

venivano tanti amici a trovarmi...
   

Avevo appena finito la mia esperienza milanese ed anche quella del servizio militare che, data l'età, mi costo' tempo e problemi. Il ritorno definitivo nella mia città..con il favore di poter usare la nuova abitazione.. (dapprima usata dalla zia Gianna e successivamente in affitto alla distinta signora Ciuni)..mi cambiò un pò la vita. Mi sentivo di riviverla in modo diverso: Ero padrone di una mia casa e nella mia città, ma anche pieno di nuove speranze. Naturalmente era difficile poter affermare il design in una città come Palermo priva di aziende e di quella necessaria cultura, ma anche questo mi spronò a credere di più nella mia nuova vita ed apprestarmi al nuovo cambiamento.

mio fratello Guido con la figlia Giulia
Quelli furono gli anni del matrimonio di mio fratello Guido e della nascita delle mie nipotine Giulia e Alessandra.

Negli anni ottanta la città di Palermo venne perennemente coinvolta in una serie lunga di carneficine. Immersi ancora in una città ormai cambiata, ma sempre incantevole..seppur ostili ad ogni gesto di prepotenza e mafiosità...rimanemmo distratti e disorientati di fronte a questi continui omicidi..  
In quegli anni due magistrati erano in prima linea nella lotta contro questi crimini.


L'APPROCCIO UN PO' DISINCANTATO CON LA MENTALITA' DELLA PREPOTENZA

Non possiamo negarlo! ..In tanti fummo estranei ai loro atti! Lo fummo, non per contrastare intenzionalmente la loro opera, ma perchè disattenti e coinvolti in altre faccende...distratti da una città che ci regalava ancora il bel mare di Mondello, bellezze naturali e profumi incomparabili ….
Per la verità in tanti pensavano che l'argomento “mafia” fosse qualcosa di quasi congenito, formatosi nella cultura della nostra società, che restava impossibile da contrastare. Questa mentalità faceva si che in tanti ..più o meno benestanti... se ne stessero alla larga..avendo chiaro il concetto che l'argomento non dovesse entrare ad invadere la quiete del proprio spazio. Il coraggio dei due magistrati era finito con l' apparire persino inutile...una battaglia contro  un nemico nascosto molto più forte ed indomabile.

Eravamo ormai circondati dal malaffare e da una deleteria mentalità e ne restavamo interiormente estranei..anche perchè non del tutto consapevoli!..Fummo sordi ed egocentrici..può darsi! Ma di certo anche non del tutto consapevoli: Se una colpa abbiamo avuto è stata sicuramente quella di non esserci calati nell'argomento con più impegno...un po' per inquietitudine.. ed un po' per la mancanza totale della presenza di quelle istituzioni che ci avrebbero dovuto accompagnare a reagire e che non lo hanno fatto. D'altronde lo stesso Borsellino affermava che aveva vissuto gli anni della sua giovinezza in un contesto in cui si esaltavano quelle figure prepotenti dei quartieri.. sempre pronte a dimostrare i particolari gesti di mafiosità. Questi magistrati in prima linea apparivano per noi un pò gli eroi arbitri in un contesto in cui lo Stato e le sue istituzioni avevano abbandonato il campo. 

L'assenza di uno Stato ha di sicuro fatto la sua!.. Sia nell'esercizio della prevenzione e nel controllo del territorio..che nella mancanza di un insegnamento da parte delle scuole e dei luoghi predisposti all'informazione. Insomma..comunque la si voglia rappresentare…questa nostra mancanza, era frutto della poca consapevolezza..poichè tanti di noi affrontavano la vita con la forza dei propri sogni.. contornati da una bellezza naturale che ancora appariva incomparabile.
Se oggi possiamo e dobbiamo fare un'autocritica.. volendo essere obiettivi…potremmo guardare al passato identificandoci come spettatori ignoranti e passivi. Un’assenza fisica, ma anche mentale.. che ha finito col coprirci gli occhi ed ingannarci su quella lotta in contrasto alla crescente cultura mafiosa. Forse ci davano fastidio i gesti ..le scorte..le auto che sgommavano..ci dava incomodo il teatro che vi era intorno, ma non guardavamo in profondità nel merito un problema di enorme caratura che andava a sconvolgere l'assetto di un territorio quasi condizionato dalla prepotente organizzazione...Ma chi doveva istruirci? Chi avrebbe dovuto informarci meglio..quando la stessa informazione veniva manipolata persino politicamente a favore o sfavore dalle organizzazioni politiche interessate?... Si può forse dare la colpa alle nostre famiglie? Quando si propagandavano e si contrapponevano pensieri ed ideologie politiche che finivano col sottovalutare e distrarre dall'argomento dominante di quella prepotenza espressa contro le istituzioni?

Abbiamo assistito a miriadi di omicidi di alte e meno alte figure istituzionali..abbiamo subito l'arroganza di poteri costruiti sul malaffare...Fummo inconsapevoli ed ignoravamo l'entità del problema, ma anche abbandonati dalle istituzioni che sottovalutarono il fenomeno impedendoci di osservarlo col giusto spirito critico, non dandogli il corretto peso. Eravamo in crescita e quindi anche meno attenti..a differenza di oggi.. dove l'austerità e certe problematiche sociali.. ci spingono a valutare ogni fenomeno con molta più attenzione!

Quando si dice che la storia deve potersi leggere ed analizzare col tempo!... Troppo sangue versato prima di intervenire..e ciò ci spinge ancora a riflettere... Oggi dopo decenni dalla morte di questi coraggiosi servitori dello Stato..tutto appare diverso e più chiaro..come diversi appaiono gli interessi dei gruppi mafiosi che sembrano operare in modo differente. Ma di sicuro diverso è il nostro modo di pensare e di leggere quel passato che con tanto amore era stato edificato nella buona educazione e dal rispetto delle nostre buone Famiglie e che.. con tanta ferocia.. era stato depauperato dalla mentalità mafiosa della prepotenza …

Quella di Falcone e Borsellino e dei tanti morti che li hanno accompagnati.. rimarrà sempre una storia triste ed amara che ha avuto solo in ritardo la giusta attenzione nel risveglio mentale dei tanti che...hanno finalmente percepito l’importanza di questa piaga che ha afflitto il Paese. Costantemente ricordati oggi nella memoria furono decisamente abbandonati nel passato..ma di certo.. col loro impegno ed il loro coraggio... hanno combattuto e sostenuto una lotta per ridare dignità e rispetto alla nostra città.

In realtà gli anni 60 ci avevano un po' formati.. ma anche fatto sognare: Ci avevano segnato la strada verso un avvenire che, purtroppo, man mano apparve ben diverso. Forse perchè crescevamo, ma anche perchè i tempi stessi stavano mutando: Un cambiamento che vide nei settanta gli anni della trasformazione verso i troppo rilassati anni ottanta. Anni che ci travolsero in un errato benessere fin troppo esteso e carico di una smisurata atmosfera di grandezza guidato da una politica a volte troppo compromessa e persino sottomessa ad una mentalità che alimentò il crudele percorso mafioso di cui la nostra città fu il centro di innumerevoli delitti...Insomma..al benessere sobrio e pulito di queste meravigliose famiglie si stava sovrapponendo l'insopportabile piaga della prepotenza di uno strato sociale ignorante che mirava a comode, inusuali e compromettenti ricchezze. Con gli anni ottanta e dopo con i novanta..tutto sembra essersi trasformato e pian piano anche le belle famiglie sembrano essersi disperse: chi in altre città..chi scomparso dai luoghi di riunione ormai modificati..Solo nei circoli, ormai invasi da tanti, si rincontra qualche amico del passato.


LE FAMIGLIE
io con mia madre ed i fratelli
L'
entrata del nuovo millennio aveva lasciato un ricordo felice della Tersicore...ma seppur indelebile..rimane ormai lontano..
Alcuni decenni che mi hanno visto crescere in una famiglia che mi ha regalato sogni e serenità oltre ad un gran senso di rispetto..Una famiglia accanto ad altre belle famiglie la cui conoscenza ci ha arricchiti di immaginazione e di speranze.


- Con particolare licenza verso un libero pensiero... in riferimento alle parole del principe di Salina che nel libro di Tomasi di Lampedusa ne fu il protagonista: "Se loro furono i gattopardi ed i leoni", mi preme sottolineare che i componenti di queste famiglie... venute fuori e formatisi dopo la guerra.. non divennero mai iene, ne sciacalli.. e nemmeno pecore..Furono una guida di un felice dopoguerra...più che credersi il sale della terra, rimasero ammaliati dal sole, dal mare e dagli incantevoli profumi che tutto il paese promanava..e questo nel tempo li distolse inconsapevolmente dal guardare in profondità il procedere di una società la cui mentalità si stava pian piano deteriorando. Le nuove generazioni e le famiglie formatesi negli anni a venire..che non vissero sensazioni ed emozioni nella particolare città di quel tempo...non potranno mai percepirlo in profondità...

Con queste parole..forse un pò audaci... potrei concludere la storia che ha visto un periodo ridente di una città in crescita ..successivamente sprofondata in una mentalità che ne ha cancellato la memoria:


v.cacopardo










28 ago 2013

un commento di Paolo Speciale

Le due ragion di stato
di Paolo Speciale
Il nostro Paese non gode di una certa considerazione - anche all'estero – solo per la cosiddetta “casta”quanto soprattutto per la sua irripetibile capacità di agire –qualunque sia la forza politica in campo – con sorprendente tempestività e tempismo laddove l'evoluzione degli accadimenti politico-temporali possa costituire instabilità istituzionale con conseguenti imprevedibili espansioni sulla vita sociale. E non ci pare che ciò possa essere considerato merito solo del Colle più alto.
Ad un periodo di profonda crisi economica vissuto in parte con un Professore della Bocconi -forse in quella fase insostituibile ma di certo fortemente impegnato in un improduttivo quanto scontato servilismo in favore di una sempre più pedante Germania - è seguita, paradossalmente grazie ai risultati di elezioni che tuttavia mai più dovrebbero svolgersi con lo stesso sistema, una generale presa di coscienza – chiamiamola pure di autoconservazione – della potenziale -essenziale entità delle nostre capacità produttive e della eccellenza delle nostre risorse, resa possibile in buona parte anche dalla parte del mondo in cui ci troviamo.
Di qui la nascita di un patto di governabilità – a tempo, anche se tutti si affrettano imprudentemente a negarlo – che ha soddisfatto l'esigenza di contenere pericolose derive riferibili a molteplici causalità ,prima tra le quali il consapevole improprio esercizio della lotta politica al di fuori delle due assemblee legislative -sia da parte degli eletti in senso stretto sia da parte di chi eletto non è -.
Patto – dicevamo - che ha anche rieditato, stavolta con maggiore pubblica determinazione, un nuovo e diverso“compromesso storico”, distante quanto basta dal precedente, ormai dimenticato forse perchè sapeva più di “loggia”pseudo ufficiale e pseudo legittima.
Alla querelle diplomatico-politica legata alla sorte di Berlusconi il governo ha risposto con una serie di provvedimenti conformi ad una attività di indirizzo politico riferita alla natura stessa di questo esecutivo ed alla contingenza temporale in cui opera. Prudentemente entrambe le principali forze in campo hanno sinora solo pensato e non anche “agito” in funzione delle vicende giudiziarie di un uomo che, proprio per la prima delle due ragion di stato che qui ora vogliamo invocare, grazie alle sue risorse personali acquisite in buona parte in forza della impostazione sostanzialmente e permanentemente liberale del nostro sistema, può e deve rispettare una sentenza, consapevole tra l'altro del fatto che non ha certo bisogno di rimanere in Parlamento per continuare a cercare legittimamente consensi ed incidere su parte della vita politica italiana, atteso che i gruppi di pressione non risulta siano ancora stati resi incapaci di agire.
La seconda ed ultima ragion di stato impone ancora una volta, sotto la garante egida del Capo dello Stato,la indispensabile separazione netta tra politica e giustizia. Come iniziare a dare il buon esempio? A proposito della possibile decadenza da senatore della Repubblica del Cavaliere secondo il dettato del Decreto Legislativo n. 235 del 2012,più noto come legge Severino, è indispensabile che ciascun parlamentare chiamato ad esprimersi lo faccia secondo coscienza ed in piena autonomia, ponendo in secondo piano direttive di partito. E' un'occasione unica per non emettere sentenze “politiche”, viziate da un equivoco sul quale il centro-destra dell'ultimo ventennio ha fondato – con un successo elettorale che a tutt'oggi è da ritenersi inspiegabile – la propria strategia comunicativa.

Più si enfatizzerà infatti inutilmente la ovvietà che caratterizza la subordinazione alla legge del Senatore Silvio Berlusconi, più prevarrà.. impropriamente.. l'elemento politico su quello giudiziario della sua vicenda.
Fatta questa premessa, si può anche ricordare che il cittadino Berlusconi è uguale a tutti gli altri davanti alla legge, anche e soprattutto nel diritto di adire la Corte Costituzionale, nel rispetto di un sistema sinora vigente che deve essere riferito, in senso attivo e passivo, a tutti. E non a caso è da citare al riguardo l'autorevole dichiarazione del Presidente Violante, che non fa onore a nessuno definire tout court un abile salvacondotto.

Un commento di Alberto Cacopardo



Agli occhi di qualunque osservatore disincantato, quel che è seguito in Italia alla condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi per il processo Mediaset dovrebbe avere il sapore di una sorta di delirio collettivo.
Nella rappresentazione dei media è passato del tutto in secondo piano il fatto che più di tutti dovrebbe interessare un’opinione pubblica accorta e sana: il reato di Silvio Berlusconi. L’ex-cavaliere ha orchestrato una gigantesca ruberia ai danni dello stato, cioè di tutti gli italiani. E’ stato scoperto. La sua colpa è stata dimostrata in tre gradi di giudizio ed è stato condannato, ad una pena tutto sommato irrisoria in paragone alle centinaia di milioni di euro in cui si misura l’entità della frode.
Ma tutto questo è caduto nell’ombra. Su cosa esattamente abbia commesso Berlusconi gli italiani sono stati informati a stento. C’è da giurare che il medio spettatore di telegiornali sarebbe in grave difficoltà a spiegare di cosa si tratta, perché nessuno glielo ha raccontato.
Invece siamo stati subissati di notizie sulle reazioni alla sentenza da parte di Berlusconi e di tutti i suoi accoliti, falchi, colombe, galletti e galline. Berlusconi si dichiara innocente. Berlusconi si dichiara perseguitato dalla magistratura. Berlusconi pretende dai suoi avversari politici una “soluzione” che garantisca la sua “agibilità politica”.
Il solo fatto che un uomo che si è reso responsabile di quella gigantesca ruberia possa pretendere ancora di candidarsi a gestire la cosa comune dovrebbe bastare a suscitare la più ardente indignazione. Invece questo è l’argomento all’ordine del giorno, come se fosse la cosa più normale del mondo.
E come viene giustificata una simile assurda pretesa? Non certo accennando a dimostrare l’innocenza sfacciatamente proclamata, che sarebbe impresa impossibile. No, Berlusconi dev’essere salvato perché “rappresenta dieci milioni di italiani”, lo ha gridato e sbraitato in testa a tutti la spavalda Daniela Santanché, donna tanto povera di grazia quanto è ricca di non celata cattiveria. Vorrei che un qualche altro spavaldo, davanti a questo impresentabile argomento, avesse il coraggio di rispondere: ma se davvero ci sono dieci milioni di italiani che ancora vogliono Berlusconi al potere, i casi sono due, o credono veramente che sia innocente, e allora sono dei grulli buoni soltanto a farsi infinocchiare, oppure sono convinti che vada benissimo se abbiamo a capo del governo un maestro di false fatturazioni, che vuoi che sia, lo hanno fatto milioni di italiani, forse appunto dieci.
In ogni caso quei milioni hanno torto marcio, questa è la pura verità. Come evidentemente ritengono gli altri trentasette milioni di elettori che di Berlusconi non ne possono più.
Ma la cosa più inquietante non è questa.
Ciò che è più inquietante in questa storia è qualcosa che sembra sfuggire a quasi tutti. E’ il fatto che la sfrontata rivendicazione di questa “agibilità politica” non si fonda semplicemente sulla celebrazione della personale posizione di Berlusconi come leader di una specie di partito. Si fonda su tutta una concezione politica secondo la quale chi esercita il potere deve essere, in virtù del mandato popolare che lo ha eletto, svincolato da qualsiasi condizionamento della sua sovrana volontà, fino ad innalzarlo al di sopra della legge, dunque di ogni giudice.
Questa concezione non è un disegno occulto. E’ stata apertamente proclamata da Silvio Berlusconi e da tutti i suoi accoliti cantanti ormai da decenni.
Appena tre giorni fa, la ha ribadita in maniera chiarissima ai microfoni di RadioUno una triste emula della trista Santanché, l’eurodeputata Pdl Lara Comi. Si tratta, ha detto testualmente, di “garantire l’autonomia della politica dal potere giudiziario”. Il buon conduttore della trasmissione non ha dato alcun segno di accorgersi dell’enormità di una simile dichiarazione.
La signora Lara Comi aveva appena proclamato l’esatto contrario di uno dei principi fondamentali su cui si basa la democrazia contemporanea. Da circa tre secoli a questa parte la costruzione delle istituzioni democratiche si è fondata sulla battaglia per garantire l’autonomia del potere giudiziario dalla politica. E non per caso. Ma perché il primo pilastro su cui si fonda la democrazia, prima ancora del principio di rappresentanza, è il concetto che chi esercita il potere deve essere sottoposto alla legge, come e più ancora di qualsiasi altro cittadino. E’ quello che si chiama rule of law, la supremazia della legge, fondamento dello stato di diritto. Non è semplicemente una questione di uguaglianza. E’ qualcosa di più fondamentale, è la garanzia contro l’eventuale abuso del potere, è il principio che ha situato il potere al di sotto della collettività su cui si esercita, anziché al di sopra come era sempre stato. Questo è il fondamento della democrazia: e questo è quello contro cui si è sempre battuto Silvio Berlusconi.
E’ triste che tutto ciò sia stato scambiato per una semplice forma di “populismo”. Questo non è populismo, è una concezione radicalmente eversiva.