La tersicore” era il nome della cooperativa che aveva tirato su la prima palazzina di via Lombardia (a quei tempi via z15- allora in contrada Villa Sperlinga) posta all’angolo con la via Principe di Paternò. La cooperativa prendeva nome dalla musa protettrice della poesia e della danza. Mio padre aveva partecipato alla cooperativa affinchè aderissero persone conosciute che avrebbero sostenuto l’acquisto della abitazione e la loro permanenza.
(mio padre Santi durante gli anni dell'università a Milano)
In questa città, negli anni dopo la guerra, vi erano famiglie per bene e con sani principi. Alcune erano legate a qualche casato aristocratico, altre..non meno sane di principi, vantavano una borghesia più o meno alta..tuttavia ricca di una particolare cultura. Si apprezzava il benessere nel gran rispetto verso quelle categorie meno agiate...Il fatto era che..la tremenda ultima guerra aveva inciso nel carattere ed a quei tempi Palermo sembrava un bel presepe da ricostruire con ancora bei palazzi d'epoca tenuti in piedi.. Vi erano belle strade e viali ed un mare che accarezzava una spettacolare conca ricca di agrumi e profumi naturali. Inoltre un clima da fare invidia. Tutto questo non poteva che incidere positivamente infondendo entusiasmo e voglia di lavorare.
(a poco più di un anno nel verde della Conigliera con mia madre ed i fratelli Giulia e Pietro)
Avevo appena cinque anni quando nel 53 mi spostai con la mia famiglia nell’attico di via Lombardia lasciando l’abitazione di via Vodice dove vivevamo in affitto: una palazzina nel rinomato quartiere Matteotti di fronte alla nostra parrocchia la Chiesa della Regina Pacis dove, il comprensorio non asfaltato e pieno di ghiaia, ci invitava a giocare e correre in mezzo all’erba che cresceva selvaggia.
Quella di via Vodice è stata una parentesi di vita che ricordo poco, ma..quel poco..lo rammento piuttosto bene.. nonostante avessi tre o quattro anni. Allora vivevo di incanti e di poesia e tutto mi appariva fantastico..Indimenticabili i ricordi di quando Roberto Cestelli..marito di una delle piu' care amiche di mia madre... con la sua giardinetta ..nelle serate estive... ci portava con sua moglie a San Martino..Viaggiavo dietro in una sorta di sportello portapacchi che si apriva per accogliere anche un piccolo passeggero..Nel viaggio mi godevo incantato tutto il cielo limpido stellato di quelle stupende serate.
IL TRASLOCO
(Mia sorella Giulia con Pietro in via Vodice di fronte alla chiesa Regina Pacis)
mia madre con il fratello Guido
Rammento la famiglia di guardiani che si occupava di un locale sito di fronte alla nostra palazzina in mezzo al verde..Una costruzione circolare in mattoni rossi con una serie di finestre verdi da dove si scorgevano festicciole con balli e musica.. Non ricordo esattamente il nesso tra loro ed il locale...ma quella famiglia (credo si chiamassero Cusimano) con la quale avevo un simpatico rapporto aveva una graziosa casetta accanto su di una stradina sterrata con un caminetto che emanava un odore di legna che mi è rimasto dentro nel ricordo ..In quell'abitazione io andai qualche volta..ma la mia attenzione era quella di esplorare nascostamente gli eventi all'interno di quel salone: Mi nascondevo dietro le fronde facendo attenzione di non esser visto. Pochi anni dopo il grande salone in pietra delle feste fu distrutto da un incendio.
mio fratello Pietro subito dopo il trasloco
il cortile
Di lì a poco mi accorsi di quanta possibilità vi fosse di scorazzare per quelle meravigliose piccole foreste verso ovest ed oltre la via z15 dove oggi resiste la villa Sperlinga. Era tutto un polmone di verde e di fiori e quando per le prime volte vi misi piede, mi andavo perdendo in mezzo a meandri che sprigionavano la mia fantasia: immaginavo di essere robin Hodd o un moschettiere o ancora un personaggio Salgariano. Insomma…è inutile dire quanto spazio libero per dare sfogo alle fantasie più recondite…. Un cortile lungo e stretto chiuso da un il cancello…dove vi si passava per giungere fino al garage…avrebbe rappresentato… per tutti noi ragazzini… il vero luogo di svago: vi si giocava a calcio, a palla a mano… vi si scorreva in bicicletta. Dall’alto dei balconi ogni famiglia avrebbe chiamato a turno i propri figli avvisando che il pranzo o la cena.. erano pronti.
SECONDA PARTE
La "tersicore"..gli amici e le famiglie
L'atmosfera sul finire degli anni 50
Verso la metà degli anni 50 nacque mia sorella Maria Luisa..dolce e tenera da bimba..ma anche assai permalosa..Ricordo il desiderio e le difficoltà di abbracciarla ed il suo ritrarsi urlando e strepitando. Era tenera... ma difficile da avvicinare..quando si distraeva ne approfittavo e le rifilavo a sorpresa qualche bacio!
Lentamente la Tersicore abbracciava nuovi arrivi e l'atmosfera era felice e serena..Tutt'intorno ancora campagna: passavano dalla strada pochissime auto...il lattaio in bicicletta col suo fusto dal quale, attraverso un piccolo rubinetto caricava le bottiglie costolate con il latte caldo appena munto.. un certo don Pietrino con uno strano valigiotto dal quale tirava fuori uova fresche..poi ancora altri.. chi vendeva il ghiaccio col carrettino e chi l'olio..
(foto di famiglia nella terrazza dell'attico da dove si estendeva la Conigliera con la prossima villa Sperlinga ancora priva di palazzi)
Non so perchè..ma era quasi una tradizione in quel periodo.. che venissero in casa dei fotografi ad immortalarci: Era sempre un continuo litigare per le pose che non volevamo mai tenere...chi dormiva..chi rideva... chi scappava.. Latente resta impresso il ricordo di mia madre felice ed infelice nel contempo..ma sempre apprensiva..passionale e ricca di una particolare poesia.. quando più in là..(nei primi degli anni sessanta) mi portava per mano a Catania dove suo fratello Ruggero viveva in una simpatica villa nel litorale della costiera di Acicastello...Luogo in cui imparai a nuotare e dove vi erano ospiti anche il fratello Raimondo ed il nonno Enzino. Gli zii avevano vissuto fin dall'inizio.. e per lunghi tratti nella nostra casa di via Lombardia giocando con noi.
Gli zii erano spesso di casa e per me rappresentavano quella parte delle origini nobili orientali legati al nonno ed a mia madre..Origini dalle quali non mi sono mai staccato nello spirito. Così..dopo.. ebbi modo di conoscere e frequentare alcuni lontani cugini come i simpatici Sangiuliano ed i Biscari.
Nella via di fronte (prossima via Lombardia) ancora non asfaltata, in direzione nord, avevamo stabilito una sorta di fortino di vedetta su una alta magnolia come per controllare il palazzo appena in costruzione del numero civico 5 ...quello dove vivevano i D'Angelo.. con i quali avevamo intrapreso una sorta di battaglia tra ragazzini alquanto fantasiosa per il possesso del territorio. Più in là sarebbe presto sorto anche lo stabile limitrofo al nostro..quello del numero civico 3, con un cortile più vasto del nostro ed a giro per l'intero immobile dove, con i dovuti permessi, saremmo andati a scorrazzare con la bici assieme all'amico Marco Vassallo... canticchiando spesso le canzonette in voga di Peppino di Capri “Maruzzella” o “nun è peccato” o“volare” di Modugno. In quel palazzo vissero per molti anni le sorelle Marzetti che noi fratelli scorgevamo dalle terrazze della nostra abitazione: Silvia, Giovanna, Marcella..doveva ancora nascere l'altra sorellina Marù.. Per una strana fantasia fanciullesca avevamo identificato Silvia adeguata per età con mio fratello Pietro, Giovanna con me.. e Marcella con mio fratello Guido. Fantasie puerili ed ingenue che forse hanno anche trovato immaginazione nelle loro menti!
(io con mio fratello Pietro)
Dopo il caldo estivo..in attesa dell'inizio della scuola.. ci si cullava. L'arrivo di un temporale settembrino spezzava l'aria umida dello scirocco e trasformava in poco tempo l'immagine del paesaggio ridonando la particolare brillantezza al cielo.. Dopo un temporale l'aria aveva quel profumo di terra bagnata che inebriava. Guardavo spesso dalla terrazza posta ad ovest il monte Cuccio: la montagna di fronte..Rimanevo ad osservarla incantato meditando con la fantasia. Mi attraeva il punto in cui sul sinclinale il sole andava a nascondersi al tramonto. Immaginavo di poter scalare il monte ed afferrare quella palla incandescente prima che si andasse a nascondere dietro. Ma quello che più mi impressionava era quella parte del cielo che pian piano andava oscurandosi e che rimarcava la fine di un altro giorno. Un giorno in cui nella Tersicore avevamo dato sfogo ai nostri giochi ed alle chiacchierate con gli amici.
mia madre Valentina Patenò Castello
Lo sguardo verso quel monte (a quei tempi non impedito dagli ingombranti palazzi successivamente costruiti ) mi è rimasto vivo nel pensiero.. Mi riporta a mia madre..e, come il sole che scompare, mi ricorda i suoi abbracci..ed il suo triste addio.
Nella terrazza opposta lato est..dove si scorgeva il mare.. l'indomani un nuovo sole nasceva ..l' aurora annunciava un nuovo giorno..era la terrazza che io identificavo come quella della rinascita e dell'entusiasmo per un altro giorno .
A consolidare la bellezza naturale..sarebbero stati i sogni di un futuro promettente e meraviglioso. La nostra famiglia assieme ad altre viveva nello spazio di una Palermo che cresceva. Una città da ricostruire nei suoi essenziali servizi. Si godeva di una naturale bellezza, di un clima ideale e di un'aria ancora pulita.
Durante la Pasqua..il clima tornava primaverile.. e ci portava verso la rilassante atmosfera con odori e profumi ancora più intensi. Tra i ricordi rimasti..quelli di mio padre che tornando a casa dopo il lavoro portava dolci deliziosi dalla pasticceria Magrì. I più buoni: Le sfinge di S.Giuseppe ricche di abbondante crema di ricotta, le chiavi di S.Pietro in pasta di mandorle ed il cappello del prete..fatto con la scorza dei cannoli.
Immagini della vetrina della pasticceria Magrì
Il suono delle campane delle chiese limitrofe(Regina Pacis e S. Luigi), allora appena soffocato dalle poche automobili in giro e dalla quiete tutt'intorno, mi toccava: Potrà sembrare singolare e persino eccentrico, ma...al di là di ogni fede, per me quel suono rappresentava una particolare musica..quella della rinascita primaverile.. e la chiesa mi ispirava serenità come un rifugio poetico, non solo un luogo di culto. Rappresentava un ambiente che mi donava una certa pace interiore. Avvertivo sempre uno stato di quiete che mi coinvolgeva portandomi nel particolare mondo della poesia.
la chiesa Regina Pacis al momento della sua costruzione
Ambedue le chiese erano umili non avendo ricchezze artistiche di prestigio al loro interno. Più in là..con la maturità..entrando nelle antiche chiese ricche d'arte d'ogni tempo..visionate nei miei viaggi per tutti i Paesi, mi accorsi di come l'arte resti assai legata alla poesia scatenando ulteriore senso di pace e serenità: Una pace sicuramente confortata dai prevalenti valori cristiani che rappresentano il fondamento della stessa religione.
Nelle prime serate dei giorni prefestivi l'incontro era fissato nel nostro appartamento dove fu istallata la prima televisione: una delle prime Schaub-lorenz 21 pollici in commercio..per la cui accensione bisognava aspettare almeno 4 o 5 minuti. Salivano quasi tutti gli amici del condominio per vedere Carosello, il Musichiere o Mike Buongiorno...Mano mano poi tutti ebbero il proprio televisore ed a turno ci scambiavamo le visite per la visione dei primi memorabili film in bianco e nero.
(mio fratello Pietro con mia sorella Giulia accompagnati dall'amica Serenella nel gioco della mia cattura)
Posso ricordare i Pecoraro..con la simpatica Lalla, Antonio e Giuseppe...i Fatta con la cara Aurora, Michele e Giovanni..i Cestelli con Serenella e l'incancellabile figura di Maurizio ..Antonio Cupane..le corteggiatissime sorelle Oddo con Beatrice e Laura...i Pottino con Irene e Nora..i Caronia con Giulia, Giovanna e l'indimenticabile Pietro...Gabriele Amari...i gemelli Restivo...i D'angelo con Umberto e Giovanna... Pietro e Maria Stella Aiala..il simpatico Uberto de luca ed altri ..Il torneo richiamava una buona parte delle buone famiglie che ai tempi nella città si frequentavano...Era spesso Vincino Gallo a vincere i tornei poiché il più preparato ed allenato..ricordo con quale vena ci sfidavamo nelle serate in quella cantina... in preparazione dell'incontro in torneo. Un torneo che prevedeva anche i doppi misti e conseguenti premi.
(la zia Gianna Bruno Cacopardo tra la mia nonna Maria Paternò Castello e mia madre Valentina in una foto degli anni 50)
Gianna Bruno Cacopardo, alla quale mi sono accostato di più e simpaticamente negli ultimi anni prima della sua scomparsa, aveva due figli.. i nostri cugini Augusto ed Alberto con i quali siamo sempre rimasti legati.. vestiti sempre con eleganza e scrupolo. Anche loro venivano spesso accompagnati a scuola con noi dal paziente autista Francesco. Nello stesso stabile di viale delle Magnolie, stavano anche i Fatta con Virginia moglie di Orazio, ingegnere progettista dello stesso palazzo e fraterno amico di mio padre. Dei sei figli.. Aurora, Michele, Giovanni, Vincenzo, e poi Francesca ed ultima Lucia..per età e scuola frequentavo di più Giovanni.
(Mia madre Valentina... a sinistra... felice con l'amica del cuore Franceschina Cestelli in una foto insieme a Mondello)
Virginia Fatta l'ho sempre apprezzata poiché amica sincera di mia madre ed adorabile madre dei suoi figli...come del resto lo erano Franceschina Cestelli..la sua più assidua simpatica amica.. andata via prematuramente.. e Luisina Vassallo elegante nella sua figura e capace di dipingere stupendi acquarelli.
l'istituto dei salesiani Don Bosco Ranchibile
Le scuole che frequentai nella mia crescita adolescenziale delle medie furono il severo Don Bosco ed il Gonzaga.
Seguii i miei amici più cari come Marco Vassallo e Giovanni Fatta il primo anno delle medie all'istituto dei salesiani dove non mi trovai a mio agio anche per il severo metodo dell' insegnamento. Gli altri anni delle medie li terminai al Gonzaga dove ho stretto altre amicizie e dove mi ritrovai inserito in una squadra di calcio che ebbe un discreto successo..Rammento comunque bene i due locali cinematografici che ambedue gli istituti avevano..dove ci incontravamo un pò tutti e dove si proiettavano film di carattere religioso..e qualche divertente commedia di Don Camillo e Peppone o Totò e Peppino.
Per un lungo periodo tornavamo assieme dalla scuola: il Gonzaga..con l'amico Fabrizio Amalfi..facendo sempre lo stesso percorso..Passavamo di fronte alla villa Sperlinga che a quei tempi, malgrado il verde persistente, mancava delle stradelle interne, aveva i suoi alberi ed i cespugli, ma era ancora poco curata. Non so quante volte abbiamo fatto quel tragitto chiacchierando intensamente sulla nostra vita da adolescenti..ormai quasi ragazzi. Credo che lui abitasse nella mia stessa zona.
il vespino anni 60- ricordo degli anni della nostra giovinezza
Fu proprio in quel periodo che, assieme all'amico Uberto De Luca..che a quei tempi frequentavo più spesso, mi convinsi di marinare un giorno la scuola. Affittammo insieme due vespini 50 per correre verso Mondello a goderci una mattinata in libertà. Il ricordo...oggi divertente..non lo fu allora: Malgrado ogni attenzione fummo scoperti per l'ingenuità..difatti sulla discesa per Valdesi ci scopri Francesco ..l'autista seduto nella seicento accanto a mia madre mentre le insegnava a guidare.. Ci buttammo di fretta a ridosso di un muretto abbandonando sul marciapiede i vespini..ma fu inutile.. ormai ci avevano scoperto!
Raccontare oggi questi divertenti episodi è facile ..ma non lo fu allora..poichè quando tornammo a casa ..ebbi una lezione da parte dei miei genitori ..con le conseguenti punizioni.
C'era severità, ma anche comprensione: l'educazione, in parte rigida, si distingueva da quella di oggi.. per la difficile tolleranza ...Forse il dialogo non era completo come.. al contrario.. più spesso oggi lo è, ma una certa severità sarà di certo servita per farci crescere più robusti.
Successivamente passai al liceo artistico. Una scuola ed un mondo diverso!
In quegli anni mi riesce anche difficile non ricordare Miriam Amari nella sua bella villa settecentesca dei Colli..Una donna alta, distinta e di classe che ci accoglieva sempre sorridente assieme ad i suoi figli Gabriele e Corrado. Con i due ragazzi giocavamo e ci rincorrevamo nella vasta campagna che vi era intorno. Tra i due era sempre Gabriele il più propenso a disubbidire a trasgredire le richieste della madre. A volte nostra madre ci lasciava lì anche a dormire. Un bel ricordo ricco di posti e profumi incantevoli.
TERZA PARTE
Il passaggio dall'adolescenza alla giovinezza e la maturazione
Ancora oggi penso e risento quelle emozioni. Come poter spiegare al lettore ciò che si provava: Una famiglia straordinaria, a volte anche litigareccia, ma ben presto disponibile al dialogo, con un'armonia al suo interno che si integrava con il carattere ed il sentimento di ognuno di noi. Quando a volte entravo a casa all'ora di colazione, già sulla soglia della porta di casa, sentivo le voci dello zio Ruggero che dialogava in tono catanese con sua sorella (mia madre) mentre nello studio rimaneva inconfondibile la voce dell'altro zio, Raimondo in dialogo con mia sorella Giulia. Sulla porta di fronte alla sala d'ingresso appariva la nostra cara ed affezionata Franca al servizio per molti anni che aveva appena preparato una magnifica brioche salata ricca di beciamella, formaggio e funghi. Un profumo intenso giungeva dalla cucina...Era un sentito piacere sapere che gli zii Paternò erano in casa ospiti a pranzo...avremmo mangiato assieme a loro e dialogato sulle aspettative del domani. Tuttavia sembrava che il tempo rallentasse..che si fermasse..che durasse più a lungo in una atmosfera familiare calda e felice....
Questa era la Tersicore, questo il numero 1 di via Lombardia dove primeggiava un calore familiare che ci ha fatto sognare per il resto della vita. Un luogo in cui siamo cresciuti felici, dove prevalevano i valori...quelli sani..quelli puliti e dove l'aducazione al rispetto regnava sovrana: Il rispetto per gli anziani, per i genitori, per gli amici e per chiunque veniva a trovarci per scambiare opinioni e qualche pettegolezzo palermitano...
la fuga verso la capitale..ricordi e giovanili emozioni
Mio padre dovette subito rientrare a Palermo e mi lasciò per due giorni nel suo piccolo, ma delizioso appartamentino con l'impegno che prendessi il treno del ritorno e che rimanessi in contatto con i miei zii. Nel garage aveva una bella auto ..se non ricordo male un'Alfa Romeo Giulia 1600 sprint azzurro metallizzato. Avevo solo il foglio rosa..ma la curiosità di guidarla per le strade di Roma era fortissima. Col cuore in gola una sera..mi presi di coraggio ed uscii..Girai per un paio d'ore in quelle strade vicine sentendomi il padrone del mondo..A quei tempi era difficile vedere girare queste auto in città....Se mi avessero fermato ..avrei rischiato che mio padre venisse a saperlo! Con una buona dose di adrenalina in corpo mi misi a girare con i finestrini aperti ..Il rombo del motore dell'Alfa..ed il mangiadischi che diffondeva la voce di Paoli e quella di Mina.. in “sapore di sale” ed “il cielo in una stanza”. Ricordo nitidamente le fermate al bar Euclide o in piazza del Popolo ...Beh era l'età dell'incolpevolezza, ma anche dell'incoscienza..di certo dell'immaturità.. che spingeva verso queste avventure ricche solo di emozioni momentanee e prive di un vero contenuto.
Una cosa che mi rendeva tranquillo nel rientro a Palermo ..era il ritorno nella Tersicore di via Lombardia dove mi sentivo sostanzialmente protetto dal rapporto con gli amici e dal calore delle famiglie.
il palazzo dove abitava il nonno paterno
(inizio costruzione villa Cuccia abitazione dei Pottino negli anni passati..ormai abbattuta)
Ma quando si tornava alla Tersicore ci si continuava a divertire tra qualche festicciola e gli incontri nelle case. Uberto Deluca con sua sorella Giovannella salivano nella nostra terrazza ed assieme ad Alessandra Vassallo discutevano rilassati con i miei fratelli Giulia e Pietro. Io mi tenevo sempre più da parte..sia per l'età inferiore..che per il carattere dapprima più introverso di quello che poi con l'età cambiò. Mi riesce difficile non pensare ad alcune serate in cui si ascoltavano i dischi a 45 nello studio e dove sul finire erano sempre le discussioni a trionfare. Ma gli anni sessanta, sia per le canzoni che ne hanno determinato fortemente il periodo, sia per la crescita economica in grande rialzo, che per l'età adolescenziale che se ne andava per cedere il posto a quella della giovinezza e della maturazione, hanno sicuramente lasciato dei ricordi tutti concentrati nell'unione e nell' avvicendamento con queste belle famiglie in contatto con la nostra Tersicore.
TERZA PARTE
Gli incontri..le serate ..i bus verso la neve
Eravamo all'incirca verso la metà degli anni sessanta..quando una mattina scivolando velocemente sul corrimano della ringhiera delle scale (ci mettevamo di traverso sul sedere..avevamo sperimentato questo pericoloso giochetto per arrivare in fretta al piano basso e con l'occasione avevamo anche fatto delle spericolate gare di velocità raggiungendo pochi secondi dal quarto piano a quello terreno)... all'altezza tra il primo ed in secondo piano mi fermai di botto: Un signore distinto ed un po' affaticato mi sorrise ma si vide anche allarmato e stupito da quella mia imprudenza...”Attento guagliuncello”..mi disse. Lo riconobbi subito ..era il grande Edoardo De Filippo che andava a trovare i nuovi ospiti che avevano preso possesso nel secondo piano del palazzo:gli Acampora... Ebbi una certa emozione..ma ero troppo giovane ed imbarazzato per comunicargli la mia emozione nel riconoscerlo...oggi avrei reagito diversamente non perdendo un attimo intrattenendomi con un simile personaggio. Ricordo anche che gli Acampora erano noti per la loro vicinanza al mondo dello spettacolo e la loro abitazione era spesso luogo di incontro di personaggi conosciuti. Diverse le famiglie passata da quell'appartamento: i Falzone..gli Acampora..i Dardanone...
il frenetico cast per il gattopardo
Un giorno verso mezzogiorno passando sotto l'arco di piazzale Matteotti in direzione della chiesa Regina Pacis vidi sfrecciare una lucente Ferrari Dino colore azzurro metallizzato. Era nuova di zecca guidata da Gaetano Randazzo (detto Nuccio) che col suo rombo mi distrasse. Non era facile vedere in quegli anni a Palermo una simile automobile che sfrecciava col suo particolare rumore.. Nonostante non lo frequentassi tanto, con Nuccio diventammo amici verso la metà degli anni ottanta..ed oggi rimane uno dei miei amici più frequenti.
Marco Glaviano... divenuto poi un fotografo di livello mondiale..telefonava ed invitava mia sorella Giulia per qualche posa fotografica. Penso che l'abbia immortalata diverse volte. Era una modella delle sue preferite. Qualche anno dopo Marco si trasferì a Milano ..quasi in contemporanea col mio trasferimento al nord.
Intanto mio fratello Pietro si vedeva spesso con l'amico Vincino Gallo: si ritrovavano anche assieme a Uberto De Luca..nel saliscendi tra un appartamento ed un 'altro.La simpatica mamma di Vincino..Tea Gallo.. a volte..mi aiutava nelle versioni di latino..era brava e buona e mi sosteneva con riservatezza. Ricordo la sua delicata flemma ed un sorriso che esprimeva tanta bontà.
Alla Torre si nuotava assieme ai fratelli Anzon e si giocava a pallanuoto..con allenamenti costanti. Negli anni a seguire lasciai la Torre per iscrivermi al circolo Roggero di Lauria di cui ancora sono socio. Nondimeno il profumo del mare della Torre negli anni sessanta era veramente incantevole ed è bello ricordare come da lì era facile uscire in costume da bagno ancora umidicci dopo una lunga nuotata..andandosi a sedere nella piazza di Mondello per mangiare panini con la panelle e le crocchè nella nota friggitoria..Poi nel locale accanto.. uova sode con il passito... Si faceva a gara a chi ne mangiava di più!..bastavano pochi spiccioli per farci sazi e contenti! Dopo si rientrava sotto un sole cocente ed una strada incandescente e ci si ritrovava a riposare nelle comode casette dello stabilimento dove spesso con le sorelle Tagliavia..Maj ed Irene, e la lunga serie di fratelli mi intrattenevo in quotidiane discussioni con continui schiamazzi... ma anche il cugino Luigi Salomone.. che spesso insieme incontravo. Come anche le figlie givanissime di Paolo Cimino di cui Lia mi e' rimasta amica. Avevamo messo su una squadra di pallanuoto ..la guidava Ernesto Anzon ..fratello più grande di Valerio ..l'avevamo chiamata "La fratelli Rosselli" in onore delle due importanti figure di attivisti politici e giornalisti..Vi partecipavano Fausto Bellina... Emilio Arcuri.. Manlio Scaglione..ed altri.. Nei pomeriggi.. nel tepore di una brezza calda e piacevole ..ci buttavamo nella piscina a fare estenuanti allenamenti fino all'imbrunire.
Non per voler mettere in evidenza una contrapposizione con le città del Nord, ma quegli anni tra i cinquanta ed i sessanta..furono anni di crescita del Paese che videro nella nostra Palermo il fiorire di una classe borghese pulita e onesta grazie a queste famiglie più o meno benestanti colme di quei principi di alto valore educativo e ricche di una particolare e sottile cultura. Purtroppo questa cultura non ha potuto incidere negli anni a venire disperdendosi anche per l'effetto di una politica locale non adatta che non ha saputo infondere un senso civico necessario. Ma anche a causa di quell' innato e diffuso cinismo mediterraneo che ci ha sempre condizionato.
QUARTA PARTE
Gli anni settanta e l'esperienza milanese
L'allontanamento di noi fratelli da Palermo avvenuto nei primi anni settanta ..non era di certo dovuto al disagio venutosi a trovare per il cambiamento della città, ma solo dal fatto che vi erano ragioni di studio e di bisogno di esplorare col nostro occhio la realtà delle altre città. Mi avviai verso Milano poiché Milano era la città italiana dell'innovazione nel design..come mio fratello Guido andò a stare a Firenze frequentando l'università negli studi di Scienze politiche e Legge. Mia sorella Giulia scelse Londra per il suo avvenire in materie bancarie e presto l'avrebbe seguita mia sorella Maria Luisa.
il nipote Jean louis
Si sposarono a Roma con una simpatica cerimonia alla casina Valadier. Mia sorella era felice e bella quanto mai. Successivamente per motivi di lavoro si dovettero trasferire in Perù per un certo periodo e lì nacque il piccolo bello e simpatico nipote che adoro. Venivano a trovarci spesso in via Lombardia dove Jean louis che con affetto chiamavamo Boubi correva allegro e divertito tra i corridoi della casa. Dopo alcuni anni ritornarono a Londra dove avevano acquistato una simpatica casetta a Notting hill.
Mia madre commossa alla cerimonia
QUINTA PARTE
GLI ANNI CHE CI HANNO CAMBIATO
venivano tanti amici a trovarmi...
Avevo appena finito la mia esperienza milanese ed anche quella del servizio militare che, data l'età, mi costo' tempo e problemi. Il ritorno definitivo nella mia città..con il favore di poter usare la nuova abitazione.. (dapprima usata dalla zia Gianna e successivamente in affitto alla distinta signora Ciuni)..mi cambiò un pò la vita. Mi sentivo di riviverla in modo diverso: Ero padrone di una mia casa e nella mia città, ma anche pieno di nuove speranze. Naturalmente era difficile poter affermare il design in una città come Palermo priva di aziende e di quella necessaria cultura, ma anche questo mi spronò a credere di più nella mia nuova vita ed apprestarmi al nuovo cambiamento.
L'APPROCCIO UN PO' DISINCANTATO CON LA MENTALITA' DELLA PREPOTENZA
In realtà gli anni 60 ci avevano un po' formati.. ma anche fatto sognare: Ci avevano segnato la strada verso un avvenire che, purtroppo, man mano apparve ben diverso. Forse perchè crescevamo, ma anche perchè i tempi stessi stavano mutando: Un cambiamento che vide nei settanta gli anni della trasformazione verso i troppo rilassati anni ottanta. Anni che ci travolsero in un errato benessere fin troppo esteso e carico di una smisurata atmosfera di grandezza guidato da una politica a volte troppo compromessa e persino sottomessa ad una mentalità che alimentò il crudele percorso mafioso di cui la nostra città fu il centro di innumerevoli delitti...Insomma..al benessere sobrio e pulito di queste meravigliose famiglie si stava sovrapponendo l'insopportabile piaga della prepotenza di uno strato sociale ignorante che mirava a comode, inusuali e compromettenti ricchezze. Con gli anni ottanta e dopo con i novanta..tutto sembra essersi trasformato e pian piano anche le belle famiglie sembrano essersi disperse: chi in altre città..chi scomparso dai luoghi di riunione ormai modificati..Solo nei circoli, ormai invasi da tanti, si rincontra qualche amico del passato.