11 gen 2013

Le nuove geometrie politiche

di vincenzo cacopardo
Quello che oggi non si riesce a scorgere nel nostro Paese, è una vera e profonda ricerca di cambiamento verso un modo di far politica che non può più funzionare. Dalle attuali forze oggi impegnate, si coglie l’assoluta mancanza di proposte innovative sulle riforme istituzionali, suggerite attraverso una nuova forma mentis, che dovrebbero poter sostituire il percorso di una mentalità ancora incollata a vecchie procedure anticostruttive.
                                                                          

Credo che ciò dipenda prevalentemente da una incapacità di immedesimarsi in una vera costruzione del nuovo in termini di idee, ma anche nel non comprendere che il vecchio modo di ragionare e di muoversi, non potrà più farci crescere. Anche le idee dovono potersi rinnovare di continuo spinte dalla logica di una continua innovazione sociale. 
Chi è in grado di poter vedere in un’ottica innovativa la funzione di una politica più attiva per la nostra società, potrebbe meglio accorgersi di quanto importante sia ragionare con un’apertura mentale disposta in favore di un sistema alternativo che possa condurci avanti. Non si deve mai dimenticare un passato storico che ha segnato un percorso, ma farne esperienza.. per mettere in atto una vera trasformazione in termini di efficienza ed utilità e ciò può avvenire solo con la forza di una ricerca su basi teoriche attraverso uno studio di ricostruzione funzionale di quella che potrebbe definirsi come una "NUOVA GEOMETRIA DELLA POLITICA" 


“posizionamento dei poteri”

Nel 700 un brillante magistrato di nome Charles de Montescquieu con “lo spirito delle leggi”, attribuì alla separazione dei poteri il concetto di libertà, precisando l’importanza del loro reciproco equilibrio. Questo importante personaggio scrisse che il potere legislativo e quello esecutivo non potranno mai essere accomunati sotto un’unica persona o corpo di magistratura,  e  neanche quello giudiziario potrà essere unito agli altri due poteri: i magistrati non possono essere contemporaneamente legislatori e coloro che applicano le leggi. Così, ovviamente i legislatori non possono essere contemporaneamente giudici. 
Per Monteacquieu l'arte di creare una società e di organizzarla compiutamente, era l’arte più alta e difficile, in quanto da essa dipendeva il benessere necessario allo sviluppo di tutte le altre arti. Indubbiamente egli pose le fondamenta per le regole di una politica che ebbe grande influenza sulla costituzione francese e americana e sulla quale si sono via via costruite le basi delle democrazie moderne, tra cui la nostra. Ciò che manca in questi suoi studi è il rapporto tra il parlamentare ed il legislativo (oggi fusi insieme in modo alquanto conflittuale) relativo alle moderne democrazie.

La logica di Montescquieu è ancora valida rispetto alle democrazie moderne che operano attraverso “i poteri” dello Stato, ma oggi, nel disperato bisogno di un percorso di revisione della democrazia moderna, non ci si può basare su questo modello in modo circoscritto e pragmatico senza apportarvi innovazione: se si vuole costruire qualcosa di più funzionale, la prima forma che deve sparire è proprio l’idea di “potere” che..forse, potrebbe legarsi soltanto a quella che ogni cittadino esprime attraverso un proprio voto di rappresentanza  in Parlamento.

Il “potere” esecutivo, che oggi rappresenta il complesso delle attività volte a dare attuazione alle leggi dello Stato e che ha anche funzioni distinte in attività politiche e in quelle amministrative, non dovrebbe rappresentare una forma di “POTERE”, ma essere classificato come un “ordine” o un “organo”. Così come il potere giudiziario, che di per sé è già un “ORDINE”, secondo la dicitura espressa dai padri costituenti nella Carta costituzionale..ma che, per una serie di circostanze, ha finito con lo sfociare in un potere.  

Credo che molti cittadini si domandino oggi, se possano ancora esistere concetti fondati su una divisione Destra-Sinistra, e se la vita politica, malgrado sia sempre stata segnata da un percorso ideologico costruito attraverso questa dialettica, possa continuare a contribuire positivamente in favore di un funzionamento sociale. Politici e politologi di tutto il pianeta fanno ancora credere che possano esistere questi percorsi anche perchè, questa suddivisione, continua a dar loro la possibilità di esprimersi in una vecchia logica al fine di poter restare incollati agli interessi che un sistema può offrire. 

Di certo oggi, non si dovrebbe più discutere in termini di destra e sinistra ma, solo di bisogni per la società e questo conduce automaticamente alla ricerca di un nuovo sistema: Che possano esistere ideologie diverse nel nostro pensiero, è più che legittimo sebbene, in un contesto di moderna politica, si dovrebbe lavorare per un processo di crescita e di benessere in favore di una società con maggiore sinergia, seppure nel contesto di idee diverse.


Una nuova politica dovrebbe spingersi a vedere la sua capacità funzionale non più nella classica visione di una linea di divisione che contrapponga una Destra e una Sinistra, ma in quella più moderna di una linea che divida, in modo equilibrato ed efficace, la funzione Governativa da quella Parlamentare.
                                                                                  

La visione futura di una politica moderna potrebbe vedere la determinazione di un unico vero "POTERE" al centro con ai lati un ordine giudiziario ed un organo governativo operanti in parallelo per competenza. 

      ORGANO GOVERNATIVO---POTERE PARLAMENTARE—ORDINE GIUDIZIARIO

Naturalmente il vero ed unico potere rimane quello parlamentare che dovrebbe dirigere e guidare l’indirizzo politico: Costruito con la forza del pensiero dei cittadini e con l’apporto di chi deve operare da tramite per costruire in modo fattivo questo legame attraverso un programma: cioè i Partiti (solo se opportunamente revisionati e regolamentati da chiare normative)

Il posizionamento del potere Parlamentare include di per sè anche il bisogno di un’aula sulla quale dibattere in termini di normative, formando maggioranze e minoranze solo in relazione a scelte di metodo: Bisognerebbe lavorare perchè il programma discusso e voluto dai cittadini..riesca ad essere anteposto a qualunque scelta e rappresentare il presupposto ideativo essenziale del percorso politico del Paese. Tutto ciò anche in considerazione delle regole economiche imposte dall'Europa, dove può ricercarsi e trovare spazio un percorso di metodo più adatto.   

Oggi occorre essere funzionali per far sì che un sistema trovi una corrispondenza verso l’utilità di un servizio che si deve alla società che si amministra. La parola “funzionalità”, è sinonimo di efficienza ed innovazione e la ricerca di un giusto posizionamento dei compiti dovrebbe essere affrontato in una ottica più moderna e costruttiva poiché, la funzione dei singoli elementi, ha un’importanza predominante sulla evoluzione stessa della società.


Bisognerebbe guardare oltre e lavorare… in direzione di uno studio organizzativo che possa basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro e dei relativi ruoli.


8 gen 2013

Il Pontefice... e la sua celata sofferenza



Un profondo teologo, al quale si deve molto… sembra voler abdicare da una posizione che lo vede come rappresentante in terra del messaggio di Cristo. Si mormora che il suo sia stato un gesto voluto dallo stesso.. per una stanchezza fisica che non gli rende più quelle forze necessarie per affrontare un compito così delicato ed impegnativo.

Una certa stanchezza.. forze appare, ma le energie del Pontefice tedesco.. appaiono ancora risolute..e..io credo che la sua sofferenza resti legata ad uno sforzo difficilmente percettibile da chi osserva la sua figura solo in termini di immagine fisica e non nel profondo delle sue ricerche.

Il precedente Pontefice aveva espresso un’ascendenza verso il divino attraverso il dolore fisico del proprio corpo: Con la sua profonda ed innata umanità.. ha commosso e sensibilizzato tutto il mondo.

Il Papa teologo ha, invece… sempre messo in evidenza la sua ricerca verso un riscontro col divino attraverso l’uso della ragione: una ricerca della fede con l'uso del ragionamento, sfidando puntualmente ogni teoria del relativismo. Un’azione di studio continuo…espresso anche attraverso le profonde encicliche che gli hanno assicurato il giusto appellativo di "grande teologo".

L’accostamento verso la conoscenza del Divino..non distingue le due figure Papali per il sicuro risultato che si priuscire a leggere, ma li divide sicuramente, nell’impostazione del persorso.

Compenetrandomi nello studio intrapreso dall’attuale Santo Padre… definirei questo persorso come un’applicazione spontanea suggerita da una propria personalità, ma sostenuta con altrettanta sofferenza rispetto a quella vissuta nel dolore fisico dal precedente Papa.

Un'angoscia mentale che..in questa ricerca…ha finito col condurre lo studioso teologo..in una sorta di inasprito eccesso che nell’intimo di ogni uomo può generare persino in paure e sensi di colpe inimmaginabili..Pensiamo quante ansie e quanti disturbi mentali si possono mettere in luce quando ci si accosta al mondo divino attraverso una profonda ricerca di pensiero… 
Pur restando invisibili all’occhio di chi guarda da fuori…il Santo Padre potrebbe vivere le naturali afflizioni umane di chi, accostandosi a Dio, fa un uso perpetuo e smisurato della mente. Si possono generare angosce che, forse.... nella solitudine di un simile ruolo o.. durante il silenzio della notte... si evidenziano di più. Se poniamo tutto questo anche in relazione alle sue ripetute battaglie in seno ad un buio potere ecclesiastico che negli anni è degenerato, possiamo meglio comprendere i difficili momenti da lui vissuti.  

Ascendere verso il Divino attraverso la compenetrazione della mente, può nascondere un uguale dolore che ascendervi attraverso la sofferenza fisica..

Al di là del gesto sicuramente rivoluzionario ed al quale si deve rispetto, forse nella immensa ricerca della ragione del grande teologo, si cela un particolare dolore difficilmente intuibile da chi lo venera e gli si pone accanto.
vincenzo Cacopardo          

La posta di Paolo Speciale




                                 MEDIOCRITA’ IN AGGUATO

Nonostante temporalmente connessa alla quasi naturale scadenza della legislatura e quindi non improvvisabile, la elaborazione di programmi e di proposte da parte degli schieramenti in campo nelle elezioni politiche dei  prossimi 24 e 25 Febbraio non è rimasta comunque scevra da una negativa e sgradita, oltre che quanto mai inopportuna, diffusa superficialità  di contenuti, purtroppo conforme ad analoghi precedenti storici.
Ancora una volta da più parti si tende  a prediligere sapientemente, confidando su una presunta benedizione popolare, la necessità di conquistare, attraverso improprie alleanze figlie del fallito bipolarismo ed immagine peggiore del trasformismo,  il maggior numero di seggi in Parlamento nel comune colpevole disprezzo della storia, dei fondamenti ideologici e degli elementi caratterizzanti di ogni aggregazione concorrente. 
Si assiste così alla imbarazzante ricostituzione di un asse – rimasta precaria ed instabile – tra la Destra berlusconiana tutt’altro che centrista – tanto che il chiedersi  cosa stia a fare ancora nel  Partito Popolare Europeo potrebbe costituire un ulteriore interessante motivo di dissertazione – ed il rimanente sommario di un movimento nordista che,  in un ritrovato radicalismo territoriale (il risibile progetto-proposito della macro Regione), ben riesce nel  suscitarci una retroattiva inquietudine  già solo per il fatto di avere rappresentato istituzionalmente ,  con il suo attuale leader  Maroni, uno dei più importanti dicasteri dell’unità repubblicana per diversi anni.
C’è poi la Sinistra ritenuta maggioritaria e quindi per così dire “titolare”, parimenti vittima e prodotto dello stesso fallito bipolarismo;  l’unica un po’ più sensibile alla qualità delle proposte programmatiche e che per questo si rende affine ad un demagogismo elettorale più assolvibile.
Ancora più in là troviamo  la sinistra vendoliana  che, mandando  al diavolo “i ricchi” non fa altro che determinare un  anacronistico autolesionismo  con la conseguente configurazione e diremmo anche perenne giacitura storica di questa importante fetta di elettorato  nella accezione e dimensione da sempre ad essa attribuita dal berlusconismo  più noto.
Ancora: i partiti dei Magistrati, conseguenza della incompiuta normazione che, in forza della pur legittima tutela del diritto di ogni cittadino di concorrere alla gestione della cosa pubblica, non ha consentito di  fissare quei parametri di compatibile separazione  tra i ruoli determinando improprie e delegittimanti strumentalizzazioni.
Infine, il Centro ed il Professor Monti. Desideriamo trattare insieme queste due posizioni perché si sono trovate geneticamente simili  per  la loro “statutaria” e precipua equidistanza.  Secondo una sempre più condivisa accezione - squisitamente logica - , queste due espressioni politiche secondo alcuni potrebbero incarnare la fisionomia e la piena titolarità delle forze cosiddette “moderate”,  richiamandosi ad un certo auspicato equilibrio che possa tradurre in stabilità politica una equilibrata attenzione alle aspirazioni ed alla qualità della vita di una più variegata rappresentanza di classi sociali.
Chiediamoci allora quando e ad opera di chi,  il più bel palcoscenico della democrazia, quale è l’esercizio  pubblico della scelta a maggioranza del colore della Cosa Pubblica, sarà ispirato solo alla salute di quest’ultima ed affrancato da una sviante ed avvilente mediocrità  che blocca la vera unica crescita di un Paese come il nostro?
Paolo Speciale

7 gen 2013

Dimissioni del Pontefice…quale messaggio si cela?





Cosa può nascondere l’inaspettata notizia delle dimissioni spontanee del nostro Pontefice?
Le dichiarazioni sono state affidate a Padre Lombardi, addetto alla comunicazione del Vaticano ma sono apparse imbarazzate e non sempre esplicite…inoltre, e questo desta sorpresa,.. il Padre non è stato inspiegabilmente coadiuvato dalla presenza di veterane figure cardinalizie di primo piano.
Nel passato solo Celestino V° ( Pietro Del Morrone) abdicò..favorendo l’elezione del successore Bonifacio VIII°. Fece questo per la sua predilezione  per la vita eremitica..ma ciò diede adito a sospetti..tra cui Dante.. che di lui scrisse “conobbi l’ombra di colui che fece per viltà il gran rifiuto”…Successivamente Celestino fu canonizzato.
Stante che oggi, il Santo Padre non abbandona il pontificato per una manifesta malattia, la lettura che se ne ricava può essere espressa in due diverse direzioni seppur tendente alla determinazione di un unico fine:
-C'è chi lo considera un'avvenimento inconsapevolmente determinato … con un aspetto più esoterico.. come fosse già stato scritto nella storia dell’umanità,.. che dovrebbe interpretarsi attraverso cabale e date… determinando così.. una precisa imposizione del termine dell’attuale Pontificato legato ad un progetto divino (per chi la pensa così..la vera data è il 28 febbraio 2013 ed il nome del futuro Pontefice sarebbe quello di Pietro II°). Con un destino che  trascinerebbe verso la fine.. un impalcato ecclesiastico fin troppo segnato da vecchi principi e l'inizio di una nuova Chiesa.
-Ma la lettura più affidabile..e che sento di condividere,…è quella volutamente determinata da una nuova politica Vaticana che, attraverso l'abdicazione del Papa teologo, desidera spontaneamente promuovere un messaggio più innovativo ed efficace attraverso una propria azione interna.
Quale delle due sia…credo che il messaggio rivoluzionario che se ne ricava potrebbe essere quello di un fattivo rinnovamento di una colonna portante della cultura sociale dell’intero universo: quella ecclesiastica.. spesso contrapposta a quella laica..Per far si che la società cambi in meglio occorre una vera rivoluzione ed un nuovo messaggio incidendo sui vecchi principi canonici.
Questa…la nota che mi piacerebbe aver recepito.. in una particolare giornata che ha visto un Papa profondamente colto…cedere il passo per aprire la strada ad un nuovo Pontefice che si vorrebbe più giovane e pronto per il cambiamento.
Un messaggio..strettamente collegato alla politica odierna… che sembra indicare la strada di un nuovo percorso onde poter individuare nuove identità più utili per il futuro dell’uomo. Di certo..il legame con la politica odierna.. vede una strana coincidenza...
Ma quanti problemi nasceranno adesso?
Potranno ..ad esempio..i fedeli, riconoscere il nuovo Pontefice…senza la naturale scomparsa dell’attuale? Saranno capaci di percepire l’importanza di tali cambiamenti? Ed ..infine…potrà quest’incidente di percorso, mettere un’ipoteca alle prossime elezioni del Paese?
Vincenzo Cacopardo

6 gen 2013

Nord-Sud…il divario aumenta..







La vera domanda da porsi è…: se veramente, esiste ancora, una questione meridionale. Cioè, se ancora oggi nel terzo millennio, si possa parlare di una questione e se, con l’idea di un federalismo alle porte, si debba ritenere il Mezzogiorno come una faccenda ancora da risolvere. Poiché, se così fosse, non si potrebbe azzardare alcun progetto di federalismo che possa coinvolgere insieme la nostra Nazione. In poche parole: non sarà facile costruire un sano sistema che si voglia unito, se non si equilibra quel divario ancora esistente tra il nord ed sud del nostro Paese.

Quando si affronta un problema come quello del Mezzogiorno che comprende la mia isola, non si può restare privi di opinioni...

Le tante premesse storiche, non a torto, hanno sempre indicato la logica per la quale il Sud non è potuto crescere e la ragione per la quale sia sempre stata accusata una certa borghesia meridionale per una precisa mancanza d’intraprendenza economica. Oggi, con la evidente situazione economica mondiale e le problematiche  conseguenti l’unificazione europea, tutto ciò risalta maggiormente destando naturali preoccupazioni.

Dopo l’ingresso del nostro Paese in Europa, il problema del Mezzogiorno non può che essere affrontato nel contesto più ampio di un Parlamento ed di un Governo Internazionale. Un problema che avrebbe, già da tempo, dovuto impegnare meglio le forze politiche governative del nostro Paese col fine di riuscire a soddisfare un primario bisogno di occupazione. Alcune Regioni del sud del Paese si trovano oggi in netto svantaggio rispetto ad altre e questo divario si sarebbe dovuto ridurre, sicuramente prima dell’ingresso del nostro Paese in Europa, con un’azione politica nazionale logicamente coordinata con le amministrazioni locali. La fase di costruzione per l’unificazione non sta certo dando i risultati sperati. E’ venuta a mancare  quella azione preventiva e di studio che doveva mirare a salvaguardare le culture e le ricchezze naturali delle comunità meno progredite che vedono oggi aumentare il divario con i Paesi più ricchi.

In verità, il nostro Mezzogiorno rimane ancora privo di interventi studiati con metodo, utili e tecnicamente elaborati in base alle esigenze primarie delle risorse del territorio e delle poche infrastrutture operanti. Appare inutile la lunga serie di agevolazioni finora impiegate se non si interviene alla base con l’impegno necessario per la creazione dei servizi adatti allo stesso tessuto territoriale ed imprenditoriale.

Assai poco potrà interessare l’enorme flusso di denaro che potrà essere impiegato per un’azione di sviluppo che non sembra mai coordinata col giusto metodo e la opportuna responsabile conoscenza: Certe strane ed illogiche metodologie, a volte anche strumentali, sono esempi emblematici del cattivo funzionamento del nostro sistema a beneficio di un migliore sviluppo delle Regioni del Sud.

I Governi sembrano aver proceduto solo verso un “fine” ben preciso che apparendo sempre più un miraggio, è stato determinato unicamente  dal numero di posti per l’occupazione. Tuttavia, nella fattispecie, si continuano a percorrere strade senza l’importante premessa di una specifica attività che miri ad una realtà produttiva più adatta al luogo e più ricettiva al particolare indotto.

Nel passato di una prima repubblica, attraverso l’istituzione della Legge n°64, si è provato a fornire apposite strutture pubbliche, ma anche aiuti finanziari per tutti coloro che avessero voluto apportare nuove attività e lavoro nelle Regioni del meridione. Se le conseguenze da un lato sono state quelle di cercare di fornire infrastrutture poco adatte e non complete rispetto al resto del territorio nazionale, dall’altro lato, non avendo ben pianificato uno specifico studio preventivo, si è finito col dare spazio ad investimenti spesso insensati o non giustamente appropriati alle risorse del territorio.


L’apposita Cassa del Mezzogiorno che fu creata per una migliore progettazione e una spesa controllata, avrebbe potuto avere un ruolo importantissimo ancora oggi. La sua improvvisa scomparsa ha finito con arrecare maggior danno all’economia del Sud del Paese. Essa andava sicuramente ridisegnata per una migliore efficienza ed una minor presenza politica che ha finito, nel tempo, col crearvi un forte centro di potere.

Per il Sud abbiamo già assistito ad un falso e non appropriato sviluppo nel settore petrolchimico, oggi assistiamo ad uno sviluppo  supportato da una new economy spesso instabile dove sarebbero dovute servire strutture e conoscenze più adatte. Oggi si sfruttano spesso agevolazioni senza un vero arricchimento per il territorio. Agevolazioni che si prestano spesso a pura speculazione.

Si sa bene che per far ciò occorrono delle idee, ma queste non possono non avere un riscontro con la realtà e dovranno perciò mirare alla creazione di una economia più attinente: ”lo sviluppo migliore di ogni Paese passa necessariamente attraverso il riscontro con le proprie naturali risorse, esse sono la base principale di un futuro processo economico proseguito dalla fattiva opera di chi poi vi lavora”.

Il territorio rimane uno dei fattori su cui maggiormente si misura la competitività di un’area, ed il Sud non avendo adeguate infrastrutture, non potrà mai avere opportunità di sviluppo”.

Sarebbe, quindi, opportuno riflettere su come abbia potuto incidere nelle abitudini del tessuto imprenditoriale di tutto il meridione, l’assurda procedura che ha offerto possibilità e grandi aiuti anche a chi non ha mai avuto una realtà produttiva o commerciale valida, ed è sicuramente doveroso, da parte di tutte le nostre forze politiche, esaminare con molta più attenzione l’insieme di queste problematiche, prima di proiettarsi in azioni che finirebbero col sortire i soliti effetti di tamponamento o che potrebbero suscitare  ulteriori reazioni sfruttate in seguito nelle campagne elettorali nel gioco esasperato di una bassa furbizia politica.

Il nostro Mezzogiorno dovrebbe richiamare l’attenzione di tutti ma potrà veramente sensibilizzare le forze politiche solo quando la stessa politica riuscirà a liberarsi dal profondo cinismo e dalla staticità nella quale si è assopita. Attraverso la dovuta attenzione ed un senso più etico di una politica libera dai vincoli, ci si potrà impegnare positivamente in un problema che non potrebbe mai esser risolto senza una equilibrata conoscenza delle risorse, della cultura e delle idee.
Leggi lo studio di ricerca: studio teorico per un piano di funzionamento per le aree svantaggiate del mezzogiorno 
vincenzo Cacopardo

3 gen 2013

Il messaggio di Monti



Mi chiedo come si possa ancora imbastire una campagna elettorale ribadendo:- il nostro avversario è….

Come non si avverte il bisogno di concentrare le forze in uno studio profondo per il riscontro di un progetto programma utile ad un Paese che vede impedito il suo futuro ?.. Malgrado questo lungo e buio periodo che passerà alla storia come la peggiore performance dell’espressione e della comunicazione politica, sembra non vogliano cessare le lotte avverse al fine di non perdere un centimetro del proprio potere.

Ma il cittadino dovrebbe ormai comprendere il bisogno delle riforme per un cambiamento che possa dare sfogo ad una vera innovazione della politica ed in questo sembra che l’unica personalità che ne abbia fatto il suo cavallo di battaglia sia stato, inaspettatamente, il senatore Monti… inserendo nella sua Agenda, il desiderio di poter collaborare insieme per trovare le giuste regole che possano servire a far stare in piedi il decrepito “edificio”della politica. Quando il professor Monti si spinge a dichiarare l’importanza di un cambiamento non più legato al principio Destra –Sinistra, ma alle idee, io credo che egli intuisca perfettamente quanto il vecchio meccanismo impedisca oggi di poter governare con efficacia e quanto importante sia fornire un valido sostegno che parta dalle principali fondamenta del detto “edificio”…per il bene del paese.

Occorrerebbe, perciò, che tutta la classe politica percepisse quanta innovazione potrebbe scaturire da un simile cambiamento…senza bloccarsi nelle ormai inutili schermaglie contro gli avversari.

Immaginiamo quanta innovazione immetteremmo nel mondo della politica attraverso le idee e quanto, la ricerca delle stesse, ci permetterebbe di essere  competitivi…. Immaginiamo come potremmo essere rappresentati nel mondo, attraverso un innovativo sistema…. Immaginiamo, infine, quanta nuova efficacia e cultura imprenditoriale potremmo ricavarne giacchè una simile innovazione porterebbe sicuramente tanta funzionalità ed altrettanta qualità.

E’ difficile poter immaginare che Mario Monti si spinga verso questa innovazione per un ritorno di immagine o per un’ambizione personale ..poichè attuare una simile metamorfosi, in un paese come il nostro, è un’impresa ardua e difficile se non vi è un impegno serio e costruttivo da parte di chi, lo stesso Professore, terrà accanto per il lavoro da svolgere.

Ma una cosa è certa: Se la nostra Nazione dovesse perdere il treno del vero cambiamento…difficilmente potrà vederne passare un altro.

Vincenzo Cacopardo 


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