23 mar 2013

La retorica allargata di un Cavaliere disarmato




Una manifestazione al suono di una  noiosa retorica quella di Piazza del Popolo…che esprime tutta la rabbia di un Berlusconi ormai prossimo alla conclusione della sua ventennale politica.
Il Cavaliere sembra ormai rivolgere la sua parola alla piazza con la  usuale logica dell’invidia e della rabbia, pur celata dal solito stereotipato sorriso.
Nel suo dialogo, il Cavaliere non fa che  riprendere il solito ritornello della lotta contro il comunismo mettendo ancora enfaticamente in campo la logica delle opposizioni di un passato bipolarismo….con le consuete urla degli osannatori: Silvio…Silvio…Gli slogan sembrano essere sempre gli stessi: Silvio…salvaci tu – tutti con Silvio – siamo l’italia migliore...tu sei la nostra fede, etc... La piazza è gremita di accoliti... corsi ad acclamare il proprio idolo.
La sua pericolosa dialettica per accendere la piazza viene interrotta dalle domande che di continuo pone al popolo per stuzzicare conseguenti risposte che lo esaltano sempre di più…ricordando, nel tono, l’uomo della dittatura del passato novecento.
Offende Monti…Fini…Di Pietro….Bersani…Ingroia e Grillo definendo quest’ultimo come un dittatore….(da quale pulpito..). Corre su un terreno facile ma…ormai stantio dell’attacco a delle offese altrui. Si capisce bene il perchè...quando un personaggio continua ad esprimersi in simile modo…non si può che sperare in un avanzamento ed in una crescita del Movimento di Grillo.
Ma il suo preciso attacco..però.. è sempre quello monotono e stancante contro Bersani…e se...come lui continua ad affermare,…il neo incaricato alla fomazione del nuovo governo, in tanti anni, non ha mai usato la parola "crescita"…appare assai più strano che possa usare tale termine...chi, come il Cavaliere, ha governato per quattro intensi e duraturi mandati, senza aver creato l’ombra di uno sviuppo.
Infine ..Berlusconi persevera sul solito ricatto verbale della Presidenza della Repubblica ed il ritornello della Sinistra pigliatutto…Dopo vent’anni e quattro Presidenze…il suo gregge non riesce a percepire…poiché vive con occhi improsciuttati...abbindolato nell’adorazione celestiale per il divino Silvio.
Bisognerebbe che questo gregge si scuotesse da una visione così monolitica e si accorgesse del bisogno di un vero cambiamento… correndo verso nuovi pascoli.
vincenzo Cacopardo

Il necessario rispetto dei " nuovi arrivati"



A parer mio…quando si fa politica..non esiste solo il fatto di essere onesti e corretti, ma bisognerebbe avere certe capacità di inventiva e di metodo oltre a una certa conoscenza della dottrina. Ma esiste anche una pregiudiziale che è quella di avere una certa dote di sensibilità e di rispetto verso le istituzioni e gli uomini che ne stanno a capo. 
Molte personalità si distinguono per questa capacità poiché portano con se un loro “background”…ossia la storia e l’ambiente in cui hanno vissuto e si sono formati, che li vede decisamente avvantaggiati nei rapporti col prossimo. Questi personaggi non ostenteranno mai …ma evidenzieranno sempre maggiore umiltà nei confronti del prossimo e nell’approccio con qualsiasi disciplina, giacchè..la loro è soprattutto una volontà di apprendere per poter..poi, rendere costruttivamente per il bene comune.

Fatta questa breve premessa, mi pongo il dubbio  (forse abbastanza sensato) se i tanti, oggi, neo eletti in Parlamento, abbiano questa essenziale dote.: Cambiare attraverso uno svecchiamento non deve significare perdere in sensibilità e rispetto!

Le frasi mosse da neo eletti parlamentari ed altrettanti gesti violenti, mettono in luce tutto ciò, evidenziando un certo cattivo gusto sicuramente supportato dalla mancanza di una base formativa ed educativa che dovrebbe sempre essere posta dinanzi a qualunque percorso dialettico. 
La eccessiva celerità che li ha portati ad un simile traguardo (vedi i grillini)...li conduce…in mancanza di una necessaria base didattica e di una naturale sensibilità al rispetto…all’autoesaltazione della personalità. Tanto spinta...la loro esuberanza, scaturisce automaticamente in una sublimazione pericolosa proprio in mancanza di un  “background” che, al contrario, riuscirebbe a contenerne i limiti. - In sostanza…molta di questa giovanile politica, se non supportata da una determinata umiltà e da un rispetto formato dalla presenza di una buona educazione di origine…stenterà sempre nel suo percorso di positiva costruzione.  

Quello che nella società oggi noi definiamo “il parvenù” altro non è che colui che è riuscito ad imporsi nella società, il quale...pur restando privo di una base educativa e di una essenziale cultura…nel suo percorso di vita, è stato sempre indotto a muoversi imprudentemente con l’unica arma della furbizia edificata sulla presunzione.....Ma arriverà presto (la storia c’è lo insegna) il fatale errore promosso dalla forza di questa esaltazione che lo brucerà definitivamente.

Se l'espressione "parvenù" è valida nella società comune..lo è sicuramente di più quando ci si riferisce alla politica nel senso di una partecipazione qualitativa comune di un percorso. 
Certi comportamenti ostentati con termini offensivi anche in direzione del Capo dello Stato..non fanno che evidenziare una certa cattiva educazione...oggi indispensabile anche per la costruzione di ogni dialogo politico, ma anche in quel loro "vorrei ma non posso" che finisce con lo sfociare nella incontenibile offesa.  

Se lo spirito è quello di volersi imporre e farsi notare…finendo con l’insultare, il  messaggio del nuovo arrivatoche per grazia ricevuta pretende di cambiare il mondo, si manifesterà solo come un apologo simile alle promesse di un Giufà. 
vincenzo Cacopardo  

21 mar 2013

L'improvvida politica dei nuovi arrivati


Comincia a scongelarsi il  surreale isterismo di Beppe Grillo…già espresso con gli improperi e le offese di chi ormai ha ben capito le proprie difficoltà nel rendersi responsabile di un gioco assai più grosso di quel che pensava. 
Nei giorni passati si è messo in evidenza il  classico atteggiamento dei nuovi arrivati in Parlamento simile a quei parvenu che… beneficati all'eccesso da una elezione senza precisi e reali meriti di base...sono entrati nelle stanze delle decisioni.. ritenendosi presuntuosamente, gli unici veri politici riformatori...Lo hanno fatto spesso in modo arrogante…senza rispetto, con tanta presunzione….e senza quella necessaria umiltà che occorrerebbe a chi viene investito di colpo da un compito così importante.



Si è rimproverato a Bersani di aver condotto in modo assai improvvisato e quasi persecutorio una dialettica con i nuovi arrivati del M5stelle, al limite del ridicolo...conducendo il PD verso un'umiliazione eccessiva attraverso la richiesta di una loro partecipazione alle linee di indirizzo di un nuovo governo. 
Se può essere vero che Bersani non ha dimostrato di avere le carte in regola per tali trattative poichè anche condizionato da un'ala vecchia del suo Partito, è altrettanto vero che il segretario sembra essersi immolato a beneficio di una manovra che ha sicuramente aperto il fianco ai grillini, i quali, messi di fronte ad una chiara richiesta...non potranno più avanzare alcun pretesto per la mancata opportunità. 
Il percorso del segretario, doveva essere necessariamente operato, altrimenti si sarebbe data assai più forza alla demagogica battaglia di Grillo. Con la richiesta ufficiale...trasmessa anche in streaming..non si potrà mai dire che, tale Movimento, non abbia avuto opportunità di entrare a far parte (attiva o non) di un nuovo governo...potendo...in tal modo, offrire le sue idee e beneficio del Paese...Non v'è dubbio che una grossa parte di coloro che hanno votato per questo nuovo movimento saranno... perciò, rimasti alquanto sbalorditi di fronte a tale opportunità!
Tutto ciò…suona ancor più irresponsabile nei confronti di un Paese che ha aspettato ancora in angoscia le scelte di una politica fattiva. Un’ansia supportata dalla continua mancanza di lavoro e di sicurezza per tutti i cittadini…che le persistenti esitazioni di Grillo, hanno continuato a sovralimentare.  

I tanti cittadini che hanno votato questo Movimento in nome dell’innovazione e di un cambiamento del malato sistema politico…sono rimasti inaspettatamente appesi alla leggerezza di questo nuovo Messia e dagli atteggiamenti altezzosi d alcuni suoi discepoli.
Dopo le urla irrispettose al nostro Capo dello Stato ed i recenti movimenti di piazza e nella quasi certa possibilità di poter finalmente dare, oggi, corpo ad un qualsiasi governo, sembra che i toni si stiano abbassando, ma la presunzione e l’ignoranza di certi nuovi arrivati...potrebbe ancora portare pericolose novità nelle piazze e nelle assurde posizioni nel Parlamento.

vincenzo cacopardo

20 mar 2013

Un commento di Domenico Cacopardo



Il potere delle parole di domenico Cacopardo

Oggi, il presidente della Repubblica inizia le consultazioni per il nuovo governo. Finalmente, in tempi biblici, la legislatura si è avviata e ci ha dato le prime indicazioni: cerchiamo di sintetizzarle.

Come abbiamo già sostenuto, le elezioni hanno certificato l’irrilevanza politica di Silvio Berlusconi. In attesa che, presto, il Senato lo dichiari ineleggibile, il leader del Pdl, che da diciannove anni imperversa in Parlamento e nei media, non riesce a vedere palla. L’unico gioco ancora da giocare, la partite di Piemonte, Lombardia e Veneto, vede protagonista la Lega, a dispetto del suo pessimo trend elettorale.

Esce con le ossa rotte dalle prime mosse come leader politico, Mario Monti: benché fosse evidente che dovesse rimanere in carica per i gravi affari correnti, il premier uscente ha immaginato di potersi candidare alla presidenza del Senato, in attesa di candidarsi a quella della Repubblica. La conseguenza è stato un crollo verticale di prestigio.

Anche Grillo esce male dall’appuntamento con le presidenze della Camera e del Senato: s’è subito dimostrato che i soldatini grillini sono meno soldatini e meno grillini di quanto fosse preannunciato. E questo è interessane viatico per le prossime scadenze: governo e presidenza della Repubblica.

Bersani cede alla tentazione di cantare vittoria, quando ciò che ha ottenuto era facilmente ottenibile. Ha scelto un buon candidato per il Senato, Grasso, il cui futuro politico è tutto da scrivere. La presidente della Camera è un’altra incognita da rivelare.

Il governo, però, è un’altra cosa.

Nei giorni scorsi, la prova del voto parlamentare ha dimostrato che il Pd e la Sel non hanno una maggioranza idonea a ottenere un voto di fiducia. A meno che la disciplina grillina frani a tal punto da rovesciare la situazione. Il che non è nell’ordine delle cose.

Se Napolitano, come tutto lascia credere, non recederà dalla sua tenace difesa della Repubblica, non ci sarà incarico a Bersani, nonostante le sue più recenti esibizioni. La priorità a conflitto di interessi, al finanziamento pubblico e alla legge elettorale, i nomi di ministri graditi al Movimento 5S, non tengono conto del calendario parlamentare e dei gravi problemi che l’Italia, non il Pd, ha di fronte: Cipro, la manovra di primavera, l’aumento di Iva e Tares, i pagamenti dello Stato alle imprese creditrici, il Fiscal compact, le infrastrutture in alto mare, il rilancio dell’economia sono macigni per i quali il piccolo statista di Bettola non ha risposte. 

Prima, durante e dopo le elezioni è tornato a dominare il potere delle parole. Quel potere che Simone Weil, nel suo “La persona e il sacro”, di recente ripubblicato (Adelphi editore), definisce illusorio ed erroneo. Solo qualche giorno fa, l’Economist, commentando il risultato elettorale, scriveva: “Di fronte alla peggiore recessione dal 1930 e alla possibile implosione dell’euro, gli italiani ha deciso di evitare la realtà”.
Le due cose si legano e sono foriere di sviluppi drammatici.

Arruolati nell’esercito dell’illusione, diretti di un uomo, Grillo, capace di mettere in scena avvincenti spettacoli ma non di rispondere alle domande di un giornalista, e dall’ombra inquietante di Casaleggio, migliaia di persone si sono mobilitate sulla via dell’irrazionale, dell’infondato, delle sciocche dietrologie (gli americani monitorati attraverso chip installati nei loro corpi; la negazione dell’allunaggio), dimenticando tutti i dubbi razionali che il comico genovese suscita nelle persone normali, a cominciare dalla mistificazione della democrazia di rete. Una democrazia a senso unico che si irradia dalla villa di Bogliasco e che gli adepti debbono abbracciare in toto.

A queste migliaia di persone e ai milioni di elettori occorre rivolgersi oggi chiedendo loro di non accettare l’illusione.

In questa ottica di responsabilità, Napolitano restituirà alla politica il peso che pretende. Per questa ragione, riteniamo improbabile che Bersani riceva l’incarico di formare un governo. Il presidente della Repubblica si rivolgerà a una personalità capace di non deflettere dalla linea europeista e di difendere l’Italia per i pochi mesi necessari per eleggere il nuovo capo dello Stato, approvare una accettabile legge elettorale (che abolirà il privilegio grillino) e per indire nuove elezioni.

In poche ore avremo le conferme che aspettiamo.

Riformare con logica e prospettiva




C’è un argomento sui costi della politica che non è mai stato chiarito in profondità ai cittadini meno compenetrati in simili problematiche. 
Continuo a pensare che i finanziamenti ai Partiti non possono non essere assegnati…se pur in modo equo e con opportuno e chiaro rendiconto. 

In tanti oggi affermano che nell’immediato bisognerebbe abbattere ogni forma di finanziamento..per poi mettersi d’accordo su un futuro finanziamento da studiare. Un modo per voler apparire  nuovi paladini della correttezza...ma col rischio di bloccare una certa logica funzione che dovrebbero rendere i Partiti. 


Mi sembra assai azzardato bloccare i necessari finanziamenti da parte della mano pubblica…per motivi già espressi e che riguardano una possibile prevalenza privata che determinerebbe il predominio della politica in mano ai potentati economici e le lobby. 

Il fatto di poter compiere un tale gesto per offrire un esempio di pulizia e rispetto alla pubblica società…finirebbe col pesare in modo evidente sul futuro di una politica che dovrebbe basarsi sul pensiero e l’utile scambio dialettico con lo stesso cittadino: Ogni operazione di comunicazione ha un costo…ogni organizzazione per un dibattito..ogni programma stampato e diffuso...né ha altri…ogni spostamento ha un costo e così via....Sembra invece utile e doveroso rendere più capillare ed uniforme nel territorio la costante opera di comunicazione di ogni Partito attraverso l’organizzazione di dibattiti con la collettività.


Se la politica deve abbattere i costi…potrebbe farlo diminuendo in modo evidente lo spropositato compenso reso a chi se ne occupa. Un compenso che oggi gli dona l’inopportuno appellativo di “casta”. La spropositata impulsività sostenuta negli ultimi tempi dal Movimento di Grillo non mette in luce tali problematiche in senso oggettivo…finendo col fare…come si suol dire… “di tutta l’erba un fascio”. 

Le conseguenze del categorico metodo del “tutto o niente” persevera nel nostro Paese..senza mai un impegno in un percorso di metodo più appropriato al singolo problema che deve affrontarsi.


Le domande le quali dovremmo porci in proposito dovrebbero invece essere:


1)    Sarebbe saggio, in via prioritaria, studiare una vera regolamentazione dei Partiti?

2)    Sarebbe giusto definire i loro costi attraverso una ricerca più appropriata?

3)    Sarebbe meglio definire un obbligatorio tetto a questi costi?

4)    Sarebbe fondamentale evidenziare i costi e fornirne gli essenziali resoconti?

5)    Sarebbe più giusta una retribuzione equa dei finanziamenti al di là dei voti ottenuti?


Sono le logiche proposte per far sì che si possa procedere verso un doveroso rinnovamento dei Partiti, i quali…dovrebbero occuparsi di studiare idee e soluzioni attraverso una indispensabile ricerca e scambi dialettici continui con la cittadinanza.
vincenzo Cacopardo