Si persevera in tutti i modi nel rincorrere una
governabilità fingendo di ignorare tutto!….ma,…come si può continuare a
governare sulla base di un sistema ormai malato ed inefficiente? Così facendo..
i risultati saranno sempre gli stessi…
Non privo di perplessità
persino il richiamo del nostro Capo dello Stato (persona sicuramente attenta)
che invita la classe politica odierna a ricercare una governabilità attraverso
una nuova legge elettorale con conseguenze che non potranno che risultare
qualitativamente scarse ed antifunzionali… non anteponendo con più
determinazione, le giuste riforme al fine di poterla costruire più solida ed
efficace - Non potrà mai essere una
nuova legge elettorale a coprire le incongruenze sorte dall’inefficacia di
questo sistema politico avvitato su se stesso….
Nel frattempo, la classe
politica (ormai contestatissima degli ultimi tempi), si attiva nella spasmodica
ricerca di normative e formule ( ultima quella dello sbarramento al 42,5%) per
arrestare l’avanzata di nuovi movimenti che nascono col desiderio di poter
offrire ai cittadini un maggiore peso sulle scelte e sui programmi. Una
posizione di allerta che pone, la vecchia classe politica ancora in Parlamento,
al riparo, per paura che un cambiamento possa creare stravolgimenti o
incapacità sull’amministrazione del
Paese.
Una domanda sorge, perciò,
spontanea: Meglio continuare con un sistema ormai fallito rincorrendo una
governabilità a prescindere dalla sua costruzione di base destinata, quindi, a
non soddisfare un vero principio di democrazia?…O, forse… un cambiamento che possa, nel futuro più
immediato, portare riforme valide, per riuscire a determinare un utile
esecutivo costruito attraverso un consenso ed un impegno più diretto con i
cittadini?
Difficile pensare che ci
possa ancora essere spazio e tempo per ricercare governabilità approssimative o
determinate senza una forza costruttiva ed un giusto metodo: -Senza una base solida, ogni edificio è
destinato a crollare…e può persino produrre ulteriori danni!
…Occorrono riforme…ma anche nuove forze
fresche che le determinino apportando
innovazione.
vincenzo Cacopardo
RUOLI ED IDEOLOGIE
RispondiEliminaLa crisi economica è formalmente – e sostanzialmente – effetto della ben più ampia e generante crisi della morale politica. Quest'ultima è stata caratterizzata sempre più negli ultimi anni da una recrudescenza tutto sommato non comprensibile se si considera l'incremento di inchieste giudiziarie che, avviate sotto l'egida e la bontà di un impulso costituzionalmente impeccabile e
garantito da un ordinamento democratico che non è secondo a nessun altro nel mondo, si sono però rapidamente ed impropriamente evolute, in un Paese particolare come il nostro, presso gran parte della pubblica opinione in azioni di tipo politico/persecutorio, aspetto quest'ultimo condivisibile solo in parte.
Ci si è trovati così davanti ad un centro- sinistra di minoranza apparentemente giustizialista in forza del più alto numero di indagati appartenenti ad un centro destra di maggioranza invece garantista. Tutti accomunati – indistintamente – da un uso distorto in senso politico della giustizia e tutti reciproci accusati-accusatori.
Ecco perchè abbiamo appena parlato ancora una volta di schieramenti di tipo politico che ormai sono riferibili soltanto ad un passato coincidente con quello che li ha generati: ci si intende qui riferire proprio e soltanto alla posizione fisica occupata da essi in Parlamento rispetto al Presidente dell'Assemblea.
La crisi, ovvero la più famosa “questione” morale, la crisi economica e l'avvento di un Governo tecnico di emergenza supportato da una politica praticamente monocolore, hanno accentuato ogni già latente - ma presente - crisi di identità.
Diceva Sandro Pertini che un Governo che non tiene conto delle esigenze e delle ragioni di chi lo ha condotto al potere deve essere cacciato via anche a mazzate, se necessario.
Ma allora perchè la consuetudine pone, da decenni, quali antagonisti – pur nella sacrosanta opera di concertazione – Governo e Sindacati? Forse che l'Esecutivo non è organo deputato anche alla tutela ed alla salvaguardia del lavoro e dei diritti ad esso connessi? Ed ai Sindacati oggi che ruolo attribuire? Citando il grande Gaber oggi più che mai possiamo chiederci “cos'è la Destra e cos'è la Sinistra?” Ed a quale schieramento appartengono tutti quelli che oggi, con risibili dissertazioni, liquidano con spregevole sufficienza la questione Gesip definendola semplicemente un “problema” frutto di cattiva precedente amministrazione ancora una volta cercando improbabili consensi e dimenticando colpevolmente che si tratta di una forza lavoro che svolge servizi essenziali ed irrinunciabili di pubblica utilità? Costituita da precari, certo, gli stessi per i quali non si teme che tra qualche mese tornino ad irrobustire le file già crescenti dei disoccupati. Di chi sono queste priorità, della Destra o della Sinistra?
Paolo Speciale -