19 feb 2013

Ruoli inadeguati nel gioco dei poteri





L’argomento della giustizia continua a tenere banco, anche dopo le elezioni.

L’entrata in politica dei diversi giudici, provoca ancora dibattiti e non convince pienamente tutti coloro che...della magistratura....diffidano, poiché l'hanno sempre considerata come un "ordine" al di sopra delle parti.

Quando si affronta l’argomento del ruolo della magistratura, l’errore sul quale si casca in partenza è quello di classificare un “ordine giudiziario“ come un “potere” . In tanti dichiarano che i magistrati, non potendo essere investiti di funzioni riguardanti i problemi della politica, sono solo chiamati ad assicurare la giustizia nel singolo caso. Bisognerebbe, quindi, comprendere se… l’autonomia che si suole chiamare “organizzativa” della magistratura sancita nell’art. 104 della Costituzione, debba intendersi come un’autonomia che ha un valore semplicemente strumentale e cioè se,....quando si parla di indipendenza della  magistratura, non si debba porre il dubbio che il valore vero che si deve mirare a salvaguardare è l’indipendenza del concreto esercizio della funzione giurisdizionale. (che dovrebbe esprimersi col principio secondo cui i giudici sono soggetti soltanto alla legge.)

Un giusto potere giudiziario dovrebbe essere esercitato da ogni singolo conciliatore, ogni Tribunale, ogni Corte, al fine di respingere ogni vincolo di dipendenza dagli organi degli altri poteri dello Stato e di ogni altro organo in senso assoluto. 
Deve poter respingere ogni ingerenza “esterna” proprio perché, se “esterna”, potrebbe appartenere ad altro potere. Tutto ciò spiega l’avversione da parte del costituente di non averlo voluto definire “potere” e la ragione per la quale ha preferito il termine assai più pertinente di “ordine”  autonomo: Proprio in ragione della profonda diversità di struttura e di esercizio di potere giudiziario rispetto agli altri poteri dello Stato che intervengono in modo attivo nella vita del Paese e che constano di una serie di organi per lo più gerarchicamente collegati ed articolati fra loro.

Un regime democratico ha la sua fonte di sovranità nel popolo e a tale fonte va riallacciato l’esercizio di ogni potere, di conseguenza la più diretta espressione della volontà popolare risiede nel Parlamento. Una osservazione che dovrebbe di per sé dimostrare in senso assoluto che l’organo della magistratura non potrà mai esercitare un potere come quello “politico” appartenente agli altri due poteri.

Sembra quindi logico e sano poter ritenere questo “ordine” in posizione autonoma, ma di fondamentale collaborazione e non in contrasto o addirittura in ostilità con gli altri poteri…cosa che al contrario non sembra esistere nel nostro Paese nel quale l’interferenza dei ruoli regna sovrana.

Ora…quando membri di questo ordine, pur spogliandosi della loro toga, si inseriscono in un contesto politico definito da poteri (di governo e di parlamento)..questo potrebbe suonare conflittuale poiché, pur dimessisi, essi hanno lavorato ed instaurato rapporti particolari che potrebbero agevolarli nella stessa elezione ed ai quali potrebbero rispondere con ulteriori scambi di favori giacchè inseriti definitivamente in un potere che ha sempre lasciato porte aperte alle conseguenti pressioni,... ma certamente non potranno mai più tornare ad occupare il campo giudiziario.   

Queste sono le logiche preoccupazioni di chi sostiene non opportuno l’inserimento in politica da parte di coloro che, fino a ieri, si preoccupavano di fare giustizia Sarebbe comunque logico studiare ed approfondire nuove normative costituzionali per far sì che, questo organo indipendente, possa reggersi soltanto in forza di una nobile tradizione alla difesa della legge e degli ideali della giustizia, ma per far ciò occorre sicuramente una classe politica all’altezza della situazione.


vincenzo Cacopardo


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