Scrive Antonio Polito nel suo editoriale illustrando le
problematiche del nostro sistema politico istituzionale e paragonandolo ad una sorta
di “maionese impazzita”:
ll nostro
sistema politico-parlamentare è letteralmente esploso. E la cosa incredibile è
che il massimo della frammentazione convive con il massimo del leaderismo nei
partiti. Il Pd, che pure è il più democratico, è una monarchia elettiva
(quattro capi in cinque anni, l’unico partito al mondo che incorona il
segretario con una consultazione del corpo elettorale). Il Pdl è una monarchia
ereditaria. La terza forza, il M5S, è una diarchia orientale, con un profeta e
un califfo.
In queste condizioni il semplice fatto che esista un governo è già un miracolo,
figurarsi l’operatività. Se andiamo a votare può anche peggiorare. E non è solo
colpa del Porcellum . Con i partiti come sono oggi, e con i sondaggi che
circolano oggi, nessun sistema elettorale, nemmeno il più maggioritario, può
garantire una maggioranza solida. Se anche questa si producesse nelle urne, si
spaccherebbe in Parlamento un attimo dopo, come è miseramente accaduto alla più
formidabile maggioranza della storia, quella uscita dal voto del 2008 e guidata
da Berlusconi. Da tre anni il governo della Repubblica non è più espressione
del risultato elettorale. Nessuna delle coalizioni che abbiamo trovato sulla
scheda appena otto mesi fa esiste più.
Qualsiasi terapia del male italiano deve
passare da qui: come rendere il Paese governabile. Come aprirsi un sentiero
praticabile tra due Camere, venti Regioni, più di cento Province, più di
ottomila Comuni. Come ridurre il numero dei partiti, ridurne il potere, ridurne
l’ingerenza. È infatti nel sistema politico-istituzionale che si è incistata
nella sua forma più perniciosa quella crisi di cultura e di valori di cui hanno
scritto sul Corriere Galli della Loggia e Ostellino.
C’è poco da meravigliarsi!..La
crisi attuale è di primaria origine istituzionale e cioè partorita da
un sistema ormai vecchio che non sembra più in grado di offrire una funzione
costruttiva alla politica sul piano delle riforme, generando tra l’altro,
ulteriori burocratici processi che ne arrestano l’innovazione.
Quando parliamo delle
istituzioni.. il riferimento è a quelle convenzionali su cui si è
costruita la nostra Repubblica: sono organi e poteri che dovrebbero essere
rivisti e ristudiati con attenzione da chi ne ha le capacità con una visione
più lungimirante verso il futuro della politica.
In questo ventennio.. il
bipolarismo ha decisamente peggiorato il dialogo politico non aiutando
un’intesa verso le indispensabili riforme e se oggi si è arrivati a questo triste
traguardo… la colpa è anche di un affrettato e poco funzionale sistema bipolare
che ne ha estremizzato le contrapposizioni.
non deve è non può lasciar
stupiti il fatto che i partiti crescono, anzi cresce l’interesse alla
politica..e questo dovrebbe dare più forza alla base di una politica più libera
poiché potrebbero aumentare le idee. Deve al contrario far pensare l’aumento di
un leaderismo che contrasta nettamente con una visione democratica più libera
ed aperta ai cittadini. I successivi problemi, assai seri, di una governabilità
sicura potranno meglio risolversi se alla base non si ponesse più questo
conflittuale legame con i consensi forniti ai partiti. Un corpo governativo deve
poter operare attraverso un programma proposto e votato dai cittadini.
I Partiti dovrebbero fare i
partiti e quindi suggerire la politica collaborando con i cittadini, senza
assumere alcun legame con le forze governative. Potranno essere cento od anche
di più..ma questo poco importa, se opereranno solo per costruire e dare forza
ai diversi progetti..per assurdo.. il loro contributo potrà essere superiore,
se maggiore sarà il loro numero.
L’analisi critica di Polito
colpisce ancora nel segno: i veri e fondamentali problemi del Paese sono proprio
quelli Istituzionali dai quali dipendono in successione tutti gli altri!
vincenzo Cacopardo
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