Quella visione assoluta della politica
di vincenzo cacopardo
Quale è la ragione per la quale oggi tante persone non individuano l’importanza
di un cambiamento della politica? Quale la ragione dei tanti ancora appesi alla
retorica ed assoluta visone di una politica anacronistica delle contrapposizioni
ideologiche ancora legate ad una passata cultura formatasi negli anni?
Capita
ancora oggi di incontrare chi pensa di essere comunista nel senso Marxista del
termine.. o Fascista, ancora fedele ed addirittura.. aspirante ad un regime legato
alla figura di Mussolini.
Al di là di tali figure storiche che hanno fatto il loro tempo, non si
può che restare impressionati da un pensiero politico che non può più
appartenere a questo secolo. Una concezione che da una parte denota un non
voler vedere oltre.. attraverso la capacità di impegnarsi in una visione
contemporanea della vita con l’occhio di chi percepisce il continuo bisogno di
un cambiamento e l’importanza di una vera democrazia e… dall’altro.. il rifiuto
di una modernità che per certi versi, non lascia intravedere spazio al
benessere collettivo di una società più sana.
Occorre, perciò, fare una piccola analisi storica di queste due
fondamentali concezioni:
Il termine "comunismo" comparve attorno agli anni Trenta del diciannovesimo secolo inizialmente come sinonimo di "socialismo". Sappiamo che
Marx, nel pieno 800, partendo dalla filosofia di Hegel e dal socialismo francese, sviluppò la sua critica rivoluzionaria della
società moderna. Il socialismo caratterizzato dalla messa in discussione del principio di proprietà, portò al
rifiuto dell'individualismo liberale, cambiando radicalmente la società.
Vi fu prima un ribaltamento politico affermato dalla rivoluzione Francese che mise in discussione l’area sociale come conseguimento di un obiettivo di giustizia. Il termine comunista perse il suo significato specifico nella seconda metà dell'Ottocento, e venne ripreso da Lenin per distinguere il socialismo rivoluzionario da quello riformista. Oggi si indicano con questo termine le teorie socialiste del filosofo tedesco Marx, ma anche quelle derivate da un certo superamento del capitalismo…anzi quasi come un disprezzo verso tale sistema.
Vi fu prima un ribaltamento politico affermato dalla rivoluzione Francese che mise in discussione l’area sociale come conseguimento di un obiettivo di giustizia. Il termine comunista perse il suo significato specifico nella seconda metà dell'Ottocento, e venne ripreso da Lenin per distinguere il socialismo rivoluzionario da quello riformista. Oggi si indicano con questo termine le teorie socialiste del filosofo tedesco Marx, ma anche quelle derivate da un certo superamento del capitalismo…anzi quasi come un disprezzo verso tale sistema.
Per quanto concerne l’altra visione, anch’essa superata, del
fascismo, né conosciamo fin troppo la storia ed i tristi risvolti di cui è
stata vittima la nostra Nazione. Una ideologia sorta in Italia nel ventesimo secolo per principale iniziativa di Benito Mussolini e poi diffusasi, sebbene in modo diverso, in
altri stati europei Un movimento principalmente nazionalista e totalitario, ma anche
anticapitalista. Una ideologia definita allo stesso tempo rivoluzionaria e reazionaria. La
teoria ideologica del fascismo, oltre che da Mussolini, fu elaborata dal
filosofo idealista Giovanni Gentile e rappresentata persino
in testi teorici fondamentali. Ma nel fascismo.. la figura influente..è stata
quella di Friedrich Nietzscke,
poiché egli fu il vero filosofo che Mussolini studio a fondo venendone
ammaliato dalla sua dottrina del “superuomo”. Secondo questa ideologia, ogni Nazione sarebbe una comunità nella quale
si richiede una forte dirigenza, come identità collettiva giustificando la
violenza come componente essenziale del risultato. L’ideologia fascista ha,
dunque, sempre posto un rifiuto netto ad ogni forma di individualismo!
Ciò detto.. e messo in
evidenza con l’apposita analisi delle due differenti ideologie, non si può che
restare sorpresi e stupiti dai tanti ancora bloccati ed appesi per assolutismo a simili concezioni politiche e sociali. Concetti che hanno fatto il loro
tempo contribuendo a favorire massacri e riducendo ogni azione in favore delle idee per uno sviluppo sociale.. La domanda da porsi è sicuramente
quella di non riuscire a capire come, ancora oggi, possa reggere questo “modus pensandi” ormai arcaico
e non più rispondente ai fenomeni globalizzati di una moderna società che deve
solo guardare verso la ricerca di una democrazia più completa.
Ma se a queste analisi
sulle ideologie noi aggiungiamo il forte peso della liberalizzazione di un
mercato spinto da un eccessivo capitalismo, non facciamo che acutizzare lo
stesso modo di pensare di chi, in termini assoluti, ritiene che ogni sistema
necessiti di estremismi ed eccessivi radicalismi.
L’opera di costruzione di
una democrazia compiuta.. è un solco lungo e duro da arare ma bisogna anche crederci!
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