2 feb 2014

L'ironica " verità" di Domenico Cacopardo

L’amara verità di domenico Cacopardo

L’azienda svedese Elettrolux è governata da dirigenti autolesionisti e, in definitiva, suicidi.
Le fabbriche italiane hanno ampi margini operativi, produttività coreana, qualità tedesca, sindacati collaborativi. Operano in un contesto in cui i servizi pubblici funzionano alla perfezione: quando i capi dell’Elettrolux, per esempio, atterranno a Milano Malpensa, percorrono un breve tragitto con le scale mobili e raggiungono la stazione sotterranea dell’alta velocità. Qui le Frecce Rosse delle Ferrovie dello Stato sono pronte a depositarli in pochi minuti nel centro di Milano o, in un paio d’ore, a Venezia e a Trieste.
I rapporti con le autorità pubbliche sono esemplari: ogni autorizzazione viene data verbalmente e confermata via mail in giornata.
L’energia ha un prezzo competitivo e nell’alto Adriatico i rigassificatori consentono di utilizzare carburanti puliti nelle centrali.
La fiscalità (un modesto prelievo dell’80% sui profitti) è ragionevole e il relativo contenzioso di facile trattazione.
La giustizia è tempestiva ed equa e le sentenze della Cassazione vengono rispettate in tutto il territorio, in modo che le aziende sappiano bene quali sono i limiti delle loro decisioni.
La sanità pubblica funziona, come funzionano poste e previdenza sociale. I costi sono minori della media europea.
La banda larga copre tutto il territorio italiano, così le informazioni sono scambiate in tempo reale.
La portualità e l’intermodalità assicurano rapidi trasporti dei prodotti in tutto il mondo.
Non si spiega quindi, perché l’Elettrolux intenda ridurre il costo del lavoro, minacciando il trasferimento delle produzioni in Polonia o in Ungheria, dove gli operai hanno bassa produttività, i sindacati spadroneggiano e le pubbliche amministrazioni dormono.
Non è così: l’Italia è rimasta indietro di trent’anni rispetto agli altri paesi che hanno realizzato celermente le infrastrutture più moderne.
Di questo ritardo dobbiamo ringraziare i governi, ma anche i parlamenti che, per esempio, nel 2000 (governo Amato, Bassanini deus ex machina), hanno modificato il titolo V della Costituzione impedendo l’agibilità di qualsiasi programma nazionale. Dobbiamo ringraziare il sindacato, soprattutto la CGIL, che ha impedito l’adozione delle riforme che avanzano in tutta Europa. E che ha solidarizzato con gli antagonisti che devastano il Paese lottando ‘contro’ (dalla Tav ai termovalorizzatori).
La Storia il conto lo presenta a tutti.
Quando la Serracchiani, Alicenel paese delle meraviglie, sostiene che la competitività non la si può ottenere solo abbassando i salari, ma facendo investimenti, qualcuno le spieghi che non si possono costringere le aziende a investire in un Paese in cui non credono. Per crederci dovrebbero constatare un impegno operoso per recuperare il tempo perduto, per colmare il gap: ma di esso non si vede traccia.

Ubi pecunia, ibi patria. È la regola. E non l’hanno inventata l’Elettrolux o Marchionne: l’hanno inventata l’economia e il mercato.

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