16 mar 2014

Un breve commento alla posta di Paolo Speciale

L'EDONISMO RENZIANO 
di Paolo Speciale

La ciclicità storico-politica è un dato obiettivo sotto gli occhi di tutti di cui il nostro Presidente del Consiglio costituisce, per certi versi,indiscutibile conferma. Ciò non vuol dire però che ciascun soggetto che si affaccia al massimo orizzonte della vita pubblica non abbia una sua peculiarità, spesso costituita da elementi nuovi che si intrecciano in modo imprevedibile con altri già noti alle masse.
Se di “era renziana”possiamo già dissertare, ciò che ne rappresenta una reale innovazione - seppure anch'essa ripetuta a fasi alterne nel tempo - è certamente l'elemento di svolta generazionale, già anticipato con la breve esperienza di Letta ed oggi rafforzato dalla presenza nell'Esecutivo di più under 40.
Molti si sono cimentati nella valutazione della qualità della comunicazione operata dal nuovo premier; chiara, precisa, spigliata e realistica per taluni commentatori; vuota, sfacciatamente convenzionale e falsa per altri. Entrambe tali posizioni vengono diffusamente riconosciute comuni ad un noto predecessore, di parte politica opposta, che ha avuto a disposizione un ventennio per diventare soltanto quel “Cavaliere” ancora oggetto del desiderio presso una opinione pubblica che vi trova un sano anti-europeismo ritenuto utile per uscire dalla crisi economica.
Ma Renzi può essere considerato europeista? Il suo richiamo alla riscoperta di un orgoglio di tipo nazionalista basato sulla storica dote del rimboccarsi le maniche rivela la volontà di un affrancamento dalle condizionanti e vigili maglie della politica economica comunitaria? O piuttosto il desiderio di conquista della stanza dei bottoni da parte di un Paese che ormai da anni soffre l'imbarazzo di un complesso di inferiorità che mal si concilia con il suo ruolo di “fondatore e primo sottoscrittore” di tutti i passaggi diplomatici generanti il processo unificatore del vecchio continente?
A questo proposito il Presidente Napolitano, puntuale, ricorda la imprescindibilità dell'elemento unitivo-comunitario non solo per ottimizzare la necessaria politica economica finalizzata alla ripresa, ma anche per indicare, come può ma non potrebbe, l'indirizzo politico di pertinenza del Governo.
Un elemento assolutamente nuovo che a prima vista sembrerebbe di matrice esclusivamente renziana potrebbe essere il preciso impegno assunto dal premier direttamente con i cittadini, che implica in sé il dovere di mantenerlo come se si trattasse di un patto stipulato tra galantuomini; ma anche questo ricorda implacabilmente la firma unilaterale di un contratto che fece storia nella programmazione dei talk-show televisivi; ed anche la manifestata intenzione di un ritiro dalla vita pubblica in caso di fallimento è assimilabile alla promessa berlusconiana – rivelatasi poi di marinaio - di non ricandidarsi in caso di manifesta non attuazione anche di una sola parte del programma pre-disposto e pro-posto.
E che dire del ritrovato“edonismo reaganiano” che torna a costituire teoria fondante ed esemplare per ogni governato? Eccezion fatta dalla condanna di uno stato assistenzialista, appare evidente la netta predilezione per il libero mercato, per i tagli alla spesa pubblica ed infine per la riduzione delle imposte; tutti elementi comuni con la destra berlusconiana e con questo Nuovo Centro Destra sempre meno lontano dai quartier generali di Palazzo Grazioli e di Arcore.
Perchè è difficile dunque cercare e reperire oggi elementi caratterizzanti e tipici di una reale innovazione che però è stata legittimamente annunciata e che ha riacceso le speranze di molti?
Perchè Renzi non è ancora riuscito a scrollarsi di dosso – e non è detto che non ci riesca – le accuse di un'opposizione populista ma sincera che ne fanno un instancabile e perenne conciliatore tra le istanze di un Partito Democratico a struttura piramidale, su base egualitaria, tenuto alla tutela delle fasce di reddito medio-basse, ed influenti gruppi di pressione, costituiti da forti poteri economici socialmente collegati a quelle fasce, che a loro volta ne garantiscono la produttività e la competitività anche internazionale.

La lucida analisi di Paolo mi spinge ad entrare nel dialogo in riferimento a quell’edonismo reaganiano che tocca in pieno la personalità del neo Premier.. i cui elementi comuni di matrice berlusconiana.. si mettono sempre di più in evidenza.  I consensi, anche intellettuali, che Renzi richiama attraverso l’uso e l’abuso degli slogan, contribuiscono al formarsi di un pensiero ormai diffuso  che, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, danno la percezione del particolare cambiamento che è in atto.
Ma è importante saper distinguere con raziocinio. Per ricordare il pensiero  di quella vecchia, ma saggia, classe politica di sinistra: Se è vero che senza un raeganesimo non sarebbe mai venuto fuori un berlusconismo…è anche vero che senza di questo, non avrebbe mai imperversato il nuovo Renzismo.


Non v’è dubbio che i pensatori che tramano dietro questo rituale edonista, sono personaggi scelti con cura in base alla capacità di comunicare… sovrapponendo slogan e rendendo il tutto condito da una atmosfera di epicureismo accattivante. Nell’era del Raeganismo si sostenevano letture come «L’insostenibile leggerezza dell’Essere» di Kundera, «Il pensiero debole» di Vattimo, «L’impero dell’Effimero» di Lipovetsky, «L’estetica del brutto» di Rosenkranz, «L’ideologia del traditore» di Bonito Oliva. Oggi è più difficile indicare dei titoli da collegare a quell’edonismo Renziano a cui fa riferimento l’amico Paolo, poiché l’era del giovane sindaco d’Italia sta per nascere e, malgrado l’evidente ascesa suggestiva e seducente…  non si è ancora definito il suo  edonismo.
v.cacopardo

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