di paolo Speciale
Traggo
spunto da un articolo di Piero Ostellino sul Corriere
della Sera di oggi per
indurre chi l'ha già letto e chi lo leggerà ad un approfondimento speculativo –
a proposito di Illuminismo – sui contenuti in esso presenti anche in chiave
filosofico-kantiana, essendovi un preciso richiamo alle dissertazioni del
celebre pensatore tedesco.
Ostellino
esordisce con un noto e prevedibile “savoir
faire” giornalistico che
sembra non poter prescindere dal paventare la perdita di un diffuso consenso,
invero più affine alla politica e che poco si addice alla sua vena
tendenzialmente controcorrente, attribuendo a Papa Bergoglio l'esercizio di una
“demagogia pre-moderna” che costituirebbe, a suo dire, sostanzialmente
l'immagine di una Chiesa che “pensa di moralizzare la politica con i “pater
noster”.
Di
qui la contrapposizione tra chi professa il -rispolverato - moderno liberalismo
dell'ex direttore del Corriere ed il Pastore di una Chiesa che, dopo
la lunga fase woitiliana da più parti ritenuta conservatrice
sul piano spirituale- dottrinale, manterrebbe comunque la propria linea diretta
e di corrispondenza d'amorosi sensi con le classi sociali meno abbienti, in una
banalissima quanto inconsistente analogia con le teorie di origine marxista su
cui il Papa si è già espresso chiaramente qualche giorno fa.
Peccato
però che tentare di politicizzare Bergoglio è impresa non facile. Ed ancor meno
facile è porlo nella storica e sempre più desueta antitesi tra fede e ragione:
negare la concreta ed indiscutibile sintonia tra esse sussistente sarebbe
infatti come negare la valenza concettuale dei numerosi trattati del suo
sinottico predecessore Benedetto XVI.
Ecco
perchè oggi possiamo finalmente constatare la provvidenziale esistenza di un
popolo che razionalmente crede, privando opportunamente così lo storico
Illuminismo di quell'elemento - sino a poco tempo fa caratterizzante – di tipo
materialista, meramente contingente.
E'
proprio lo stesso Kant, infatti, suo malgrado, nel suo trattato sull'uso della
ragione, che ci fa comprendere meglio quale sia oggi il ministero – messaggio
trasmesso da Papa Francesco; esso è rivoluzionario e, tuttavia, parimenti
ispirato alla più semplice interpretazione delle Sacre Scritture.
La
nuova figura ecclesiastica incarnata da Bergoglio infatti, supera la dicotomia
kantiana tra l'uso privato e non libero della ragione da parte del catechista e
l'uso pubblico e libero della stessa facoltà dello studioso che parla al mondo,
laddove constatiamo in lui il catechista libero, che trasmette agli altri
uomini, servendosi di una ragione “illuminata” dalla fede, la consapevolezza di
poter scegliere, proprio grazie a questa stessa “ragione”, quale strada
seguire.
Al di là di ogni ragione illuminata, la figura del Papa odierno
Francesco è sicuramente il risultato di un cambiamento voluto dalla stessa
Chiesa.. che sembra aver percepito l’importanza di una guida simile alla figura
di Cristo, giusto per il difficile momento storico che attraversa il mondo
intero. Ma come mai questa figura così umile e caritatevole tocca i cuori e la
sensibilità di tanti uomini?... Se non perché si volge alla gente
esprimendo l’importante sentimento dell’amore come ugualmente fece Cristo? Io credo che Papa
Francesco tocca l’animo umano... parlando anche di speranza, esponendosi
meno ad una funzione di venerazione nei confronti del Creatore….Ed ecco che il
mondo, raggiunto da una prevalente sensibilità umana, si risveglia in una
speranza…e nel desiderio di costruire un futuro attraverso l’amore verso il
prossimo.
Con particolare umiltà, il
Pastore tocca spesso temi che coinvolgono l’essere umano inserito nel
contesto di una società succube di un sistema tendente a costringerne la stessa natura.
Un sistema che incide sulla condotta sociale rendendo l’uomo ipocrita e
dissimulatore quasi naturalmente.
Ma l’accento di Papa Bergoglio è
preciso e tende a distinguere la stessa natura umana, deprecando il modello di
quegli uomini che con una mano offrono denaro alla Chiesa e con l’altra rubano
allo Stato. La sua “esortazione apostolica”, è spesso diretta ad una cultura
politica che oggi pone la società in uno stato di difficile crescita. Il
pericolo costante della doppiezza e della falsità è per lui ben più gravoso e difficile
da superare rispetto a quello di un singolo peccato…Un Papa che, attraverso quella "ragione" (illuminata o no) apostrofata dall'amico Paolo, sembra comunque guidare
la speranza di un nuova politica.
vincenzo cacopardo
vincenzo cacopardo
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