5 apr 2014

Le riforme: come non perdere i principi di una democrazia




UN'ANALISI SULLA PRIORITA' DELLE RIFORME 
di  vincenzo cacopardo

da uno studio di ricerca su governabilità, funzioni,partiti e ruoli

Le riforme del nuovo governo sulle province e sul Senato sostenute con determinazione da Renzi e proposte dietro la dolce facciata della neo Ministra Boschi, sembrano poco convincenti. 
Si è discusso abbondantemente sia sulla minima parte di risparmio ( che sembra apparire come il più importante scopo) sia sulla mancata efficienza di una nuova composizione di un Senato.. poco opportuno.. se non improponibile, quando lo si deve legare alle nuove regole sulle città metropolitane...Per non parlare di una legge elettorale ancora assai discussa e discutibile.
Ciò detto… si potrebbe provare ad individuare alcuni mali di una architettura istituzionale  che non sembra definirsi in modo utile per l’assetto funzionale dell'insieme di tutta l’organizzazione politica. Proviamo a farlo..a differenza di come intende farlo questo governo, tenendo conto del fondamentale principio che dovrebbe legare le regole del percorso ad una democrazia.
Prima di mettere mano a qualsiasi riforma di questo tipo, sembra non ci si voglia accorgere di un aspetto che rappresenta la chiave prioritaria senza la quale non sarà mai possibile condurre adeguati rinnovamenti per le Camere politiche…né per una utile governabilità.. né per ciò che riguarda le amministrazioni locali:

1)La principale riforma dovrebbe proprio riguardare le regole per la disciplina dei Partiti in riferimento all’articolo 49 della Costituzione.  
Dal punto di vista giuridico i Partiti politici in Italia sono organizzazioni private che si configurano come associazioni non riconosciute e godono quindi dell’ampia libertà d’azione che è prevista dal codice civile. La necessità di accordi continui fra Partiti ha però portato alla cosiddetta partitocrazia e cioè all'occupazione di tutti i gangli dell'amministrazione pubblica, con l'inevitabile conseguenza di corruzione, nepotismo, inefficienza, etc.
Quando la Corte nella sua sentenza contro il Porcellum aggiunge e chiarisce “Le disposizioni censurate sono dirette ad agevolare la formazione di una adeguata maggioranza parlamentare, allo scopo di garantire la stabilità del governo del Paese e di rendere più rapido il processo decisionale” non fa che affermare un obiettivo  che definisce legittimo per Costituzione ma, correttamente, non si esprime su un metodo che è.. e resta di natura prettamente politica. 
Il problema, quindi, rimanendo di carattere politico... non può non coinvolgere i Partiti, i quali nella qualità di rappresentanti di un consenso, dovrebbero operare in favore di un funzionale percorso.  
Oggi si pone una seria questione di rappresentanza politica. Il cittadino appare quasi nauseato da chiunque lo rappresenti in Parlamento. L’argomento odierno di principale importanza appare proprio quello della rappresentanza del ruolo dei Partiti che, oggettivamente, non potranno mai essere eliminati per l’importanza del ruolo che assumono, ma che devono sicuramente porsi delle regole più precise sia per la loro specifica funzione che per il loro sostentamento. Ora.. se noi potessimo partire dal basso e regolare i Partiti come vere officine di idee, come veri motori di ricerca per spingere, assecondare, ricercare, interpretare, mediare…cioè.. per svolgere quell’azione induttiva per la determinazione di ogni programma, fornendogli anche una regolamentazione inerente un principio di sostentamento, potremmo dare maggior forza ad ogni altro tipo di riforma più alta riguardante il nuovo assetto delle Camere, dei territori.. e di ogni fine governativo.
Questo è il primo richiamo a chi, come la Ministra Boschi pensa.. con l’innocenza di una scolaretta ed una evidente insensibilità politica… di poter proporre simili riforme partendo dall’alto, battendosi con un sistema che, per quanto vecchio, ha visto fior di costituzionalisti porsi un problema sulla fondamentale “questio” della rappresentanza democratica.

2)Un aspetto importante assume..poi..il conflitto che si genera (proprio per la mancanza su una regolamentazione dei Partiti) tra il potere esecutivo e quello Parlamentare e cioè tra chi amministra o governa e chi e deputato a dover ricercare e mettere in atto le normative (quelle che Renzi definisce sportivamente… le regole del gioco). Il perenne conflitto d’interessi sembra volutamente sottaciuto da una classe politica che ha sempre fatto ben poco in proposito.
La visione odierna è certamente legata ad una condizione che tiene insieme in modo assiomatico i compiti del politico nel suo genere: Una concezione che parte dal principio che chi governa, oltre a decidere, deve essere in grado di definire le normative. Un concetto legato ad una politica determinata nel passato, in cui si aveva una visione alta dei suoi valori, suggerendo costituzionalmente un armonico raccordo tra i due poteri, al fine di una costruzione più utile e corretta. Ma è proprio questa la base di partenza sulla quale si potrebbe porre qualche riserva, poiché non è detto che, oggi, questa procedura possa essere quella giusta per determinare la funzionalità e la concretezza delle proposte.
Nel sistema che ancora oggi si vuole di democrazia, si è ormai creato un anomalo compromesso tra chi governa in contrasto con chi legifera. Tanto estesa questa anomalia, si è arricchita di un conflitto che determina una apparente e, non più realistica organizzazione democratica. La vera democrazia soffre e spinge il cittadino a valutare negativamente la politica idealizzando una  possibilistica visione futura di un sistema più duro e deciso, ma almeno più stabile.  Appare logico, quindi, che a difesa dell’istituzione democratica del Paese, si debba assolutamente limitare il campo dei compromessi, migliorando alcuni principi che partono dallo stesso testo della Costituzione. 
Anche questo è un richiamo a chi ..come Renzi, pensa di poter operare un cambiamento senza almeno limitare un tale conflitto che persevera negli anni ed ormai definitivamente legittimato da una classe politica poco attenta.  

3)Determinata una vera riforma sui Partiti attraverso una regolamentazione che li obblighi ad un contatto più diretto con i cittadini al fine di indurli ad un dialogo di scambio per il riscontro dei programmi. Limitato il perenne conflitto tra chi legifera e chi amministra e governa, anche i nodi del titolo quinto verrebbero pian piano dipanati attraverso una attenta ricerca in riferimento alle elezioni amministrative e le posizioni politiche locali.
La ricerca dovrebbe tenere in considerazione il momento storico in cui si guarda con sempre maggior interesse ad un federalismo diretto verso le Regioni, ma con un occhio particolare ad una indipendenza amministrativa più logistico strutturale che politica in se.  Forse le Regioni, hanno ancora necessità di una politica di base territoriale, poiché si impone per un bisogno legato alla loro storia ed una più diretta protezione delle attività culturali allacciate alla tradizione, quindi anche a protezione di una loro qualità. Di contro le amministrazioni comunali potrebbero non sostenere alcuna espressione consiliare di supporto, per altro onerosa: le città tendono ad esprimere un voto più per un programma di funzionamento strutturale e di propria evoluzione che di vero stampo politico. Tuttavia una indispensabile politica di controllo territoriale e di indirizzo potrebbe essere condotta da un consiglio regionale (Una idea di ricerca che potrebbe vedere uno studio per un federalismo politico istituzionale tenuto dai consigli regionali ed un federalismo amministrativo condotto dai Comuni con elezioni differenziate. Ambedue collegate alle rispettive Aule nazionali).
A differenza che nel passato, in cui i Comuni tendevano a chiudersi in se stessi e non guardavano ad uno sviluppo in relazione agli altri Comuni del territorio ed in cui esigeva una particolare politica cittadina, le necessità odierne di una città guardano verso il futuro tendendo a muoversi solo in direzione di un programma amministrativo per la creazione di strutture adatte ed infrastrutture necessarie per offrire più efficienza e migliori servizi ai cittadini.

4)Ci si approccia di conseguenza al fine di una governabilità più corretta. In riferimento alle sopracitate riforme conseguenti ad un bisogno strutturale definito alla base, si determinano le fondamenta su cui poter edificare una più adatta e sicura formazione governativa. Infatti...definite le regole dei Partiti, delimitati i compiti dei politici, composta l’attività politica dei territori, si potrebbe operare meglio in direzione di una legge elettorale che non dovrà più sostenersi con larghe soglie di sbarramento, nè con irregolari premi di maggioranza, poichè.. persino le posizioni contrapposte in termini ideologici non avrebbero senso, ma un percorso che può costruirsi su opportune logiche di funzionamento di un sistema che attraverso una induzione.. deduca i veri bisogni dei cittadini.. rendendo loro la politica più vicina.
Il metodo assai “tranchant”  usato da Renzi per le riforme, se anche promosso dal sorriso stereotipato della bella ministra Boschi, appare un modo grossolano di muoversi.. in un contesto in cui valori fondamentali vengono sottovalutati in favore di una qualunque vendita al risparmio. La ricerca in proposito è fondamentale poiché non esiste in questo campo una verità esclusiva, ma la necessità di muoversi attraverso studi che guardino con logica ad un meccanismo che aiuti la crescita di un sistema più utile.. senza perdere i principi che possano legarlo ad una democrazia.
Una ricerca che necessita di studi più profondi con la partecipazione di chi ne condivide alcuni importanti aspetti. 

   



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