C’è
un solo vero sconfitto nelle elezioni di domenica e si chiama Grillo.
Non solo perché è passato dal 25,5% del 2013 al 21,15 di oggi, ma
soprattutto perché gli italiani hanno dimostrato, nella stragrande
maggioranza, di non dargli credito. La sua esagitata rappresentazione
dell’Italia, le sue smargiassate («Siamo al 90%»), le sue minacce
(i processi online e la marcia su Roma) si sono rivelati quello che
erano: manifestazioni fascistoidi venate di schizofrenia (la sindrome
di chi confonde le proprie ubbìe con la realtà). Anche le
pagliacciate messe in scena alla Camera e al Senato sono state
controproducenti: dietro le scene disgustose non c’erano idee,
visione etica e, tantomeno, politica. Ora prepariamoci a una lunga
agonia del movimento (che, a Parma, patria del primo sindaco grillino
si ferma al 19,2%): poiché esso, prima di tutto, consiste in un
business del duo Grillo&Casaleggio (uno titolare del blog su cui
lucra per i contatti, l’altro consulente privilegiato), sarà
tenuto in vita finché il conto economico darà utili in
disprezzatissimi ma fruscianti euro. Per quanto riguarda la politica,
i grillini avranno poco da dire. I più furbi, alla Di Maio, prima o
dopo cercheranno una collocazione che garantisca un qualche futuro.
Il
centro-destra migliora, nonostante tutto, i risultati del 2013: aveva
avuto il 25,6% (21,6 Pdl, 4,1 Lega Nord) e oggi, sommando i
componenti della diaspora, è al 27,24. Un risultato di stabilità.
In esso, perde, ma non tanto, Berlusconi. Si salva Alfano che,
superata la soglia, può guardare con serenità al futuro della
legislatura, contando sul consolidamento dell’azione di governo e
sull’ulteriore logoramento del leader
vecchio
e stanco.
Il
vincitore Renzi conquista un risultato storico: mai la sinistra aveva
raggiunto una simile percentuale che legittima il giovanissimo
premier
a governare il partito e il Paese. Paradossalmente, c’è un solo
nemico in agguato ed è proprio lui medesimo, incapace –sino a ora-
di andare oltre una squadra di fedelissimi senza spessore, e, quindi,
in balia delle ventate delle congiunture internazionale e domestica.
Il
25 maggio 2014 si colloca nella storia d’Italia come il 18 aprile
1948: gli italiani oggi hanno votato contro il pericolo sfascista
Grillo; allora contro il pericolo rosso, socialcomunista. Anche
questa volta, la scelta è stata moderata. Un Pd con poca sinistra
molto aperto ai ceti produttivi e al centro. Questo, infatti,
dimostra il Pd al 41%: che gli elettori lo hanno percepito come il
partito della ragionevolezza, del ridimensionamento del sindacato a
partire dalla Cgil, dell’archiviazione degli eredi del Pci (e dei
residui di centralismo democratico), dell’Europa sostenibile, del
rilancio economico.
Tutte
attese che non possono andare deluse: la verve
comunicazionale
di Renzi nei prossimi mesi non basterà più. E, ora che è forte di
questa investitura elettorale grande come mai in passato, deve
compiere il salto di qualità, coinvolgendo chi conosce il gioco
(delle riforme) e lo può condurre sino in fondo.
Nell’interesse
del Paese, troppo spesso piegato negli ultimi vent’anni agli
interessi dei singoli.
domenico cacopardo
domenico cacopardo
La forte critica del cugino Domenico, se pur impeccabile, per certi versi... rimane fin troppo esagerata, poichè non tiene conto dell'aspetto positivo che Grillo ha avuto in favore di una politica che diretta a prendere maggior coscienza sui forti compromessi, sulle continue anomalie e le procedure che fino all'ingresso del movimento 5S non si era mai messa in risalto in politica.
Insomma..se pur consapevoli di una fin troppo calda partecipazione ed un modo di esprimere l' antisistemico pensiero attraverso manifestazioni esagerate che potrebbero spronare ad una certa violenza, si deve pur riconoscere l'importanza che la loro politica ha avuto nel ruolo di una opposizione che ha limitato il campo alle equivoche posizioni delle due prevalenti forze in campo.
Ho scritto abbondantemente circa il loro metodo alquanto approssimativo ed assoluto di affrontare i temi della politica... come non ho mai risparmiato alcuna frecciata nei confronti di Grillo e l'inquietante figura di Casaleggio per ciò che riguarda il metodo della edificazione del loro movimento estremo ed autarchico, ma non riesco a comprendere, se non per ragioni di interesse personale e di una mentalità fin troppo aderente al vecchio sistema, come si possa non individuarvi un punto positivo su un operato che in questi ultimi anni ha contrastato una politica intrisa di inciuci e compromessi tra figure antiche mai disponibili ad un vero cambiamento.
Sarebbe mai venuta fuori una nuova classe politica?..sarebbero mai cambiate alcune fondamentali logiche?..Sarebbe mai venuta fuori la stessa figura di Renzi?...ed infine..si sarebbe mai potuta arginare la reazione violenta di un pericoloso estremismo delle piazze? Queste sono le domande da porsi prima di criticare con troppa ostinazione ogni operato do Grillo ed il suo Movimento.
Bisogna anche comprendere che Beppe Grillo non può sempre essere preso alla lettera... avendo in sè una innata capacità espressiva di mistificazione e di ironia nei confronti del sistema: se può sbagliare nella speranza di voler costruire una fantasiosa democrazia diretta attraverso i computers e la svariate operazioni virtuali connesse...operando con sintesi attraverso figure inventate sul momento, non si sbaglia certamente per quello che rappresenta il suo attacco ad un sistema costruito sull'ipocrisia e sui scarsi metodi che barattano con estrema semplicità una vera funzione di democrazia....A vote esagera...altre si evidenziano fin troppo colorite le questioni riguardanti i principi etici...ma in questo pensiero..persino Matteo Renzi ha finito col seguirlo.
Occorre non dimenticate che senza il Movimento 5S, che ha rappresentato l'unica vera opposizione in questi ultimi tempi, non si sarebbe mai messa in moto un'azione di rinascita della politica. Un cambiamento che oggi vede alla ribalta Matteo Renzi come l'unico profeta dei tanti che ancora si illudono che la politica possa risolversi attraverso un'unica figura predominante.
Sembriamo tutti costretti a sperare nella figura di Renzi, ma non possiamo non tener conto dell'importanza di una opposizione che necessita al fine di rendere lo stesso cammino del Premier un percorso più controllato ed utile.
vincenzo cacopardo
vincenzo cacopardo
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