L'INCOERENZA DI PIETRO GRASSO
Uscito dal logoro cilindro di Pierluigi Bersani, Pietro Grasso, senatore e poi presidente del Senato, ha dato ulteriore dimostrazione di insensibilità istituzionale e politica compiendo una vera e propria giravolta.
Uscito dal logoro cilindro di Pierluigi Bersani, Pietro Grasso, senatore e poi presidente del Senato, ha dato ulteriore dimostrazione di insensibilità istituzionale e politica compiendo una vera e propria giravolta.
Qualche mese fa, il 27 novembre 2013, dovendosi decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi, aveva ritenuto giustificate le richieste del Pd –che temeva qualche scherzetto dei 5Stelle-, e disposto che la votazione fosse palese, in violazione dell’art. 113, comma 3 del regolamento del Senato («3. Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede.»). L’«Habeas corpus», un principio generale del diritto delle genti, riconosciuto in tutto il mondo civile, e di cui s’è fatto strame in Italia, veniva quindi pubblicamente stracciato proprio dal presidente del Senato che, in quanto excapo della Procura nazionale antimafia, quindi magistrato apicale, avrebbe dovuto difenderlo con le unghie e con i denti.
Certo, c’era il pericolo che, nella votazione segreta, alcuni senatori non votassero sulla base delle evidenze documentali, ma si esprimessero, coperti dal segreto, contro la decadenza del cavaliere di Arcore: un’occasione di scandalo nazionale che sarebbe stata utilizzata con la solita cinica spregiudicatezza del comico Grillo e seguaci.
Ma è proprio la libertà di coscienza dei senatori che il regolamento, all’art. 113 intende difendere. Solo rozzi illiberali possono ritenere giusta l’introduzione del vincolo di mandato che impone di votare secondo gli ordini del partito.
Non era la prima volta che i regolamenti parlamentari venivano violati. Ricordo la mozione di sfiducia ad personam ammessa, in spregio al regolamento, nei confronti del ministro della giustizia Filippo Mancuso, magistrato di Cassazione, un uomo scomodo che non si sottomise al vento della maggioranza.
Del resto, non difese le prerogative della Camera dei deputati nemmeno Giorgio Napolitano che, nella difficile stagione di Tangentopoli, consentì alla Guardia di finanza di accedere nell’edificio alla ricerca di documenti, pubblici e pubblicati, sui bilanci dei gruppi parlamentari. Un atto solo dimostrativo, inteso a stabilire il predominio del potere giudiziario su quelli legislativo ed esecutivo.
Chi conosce da tempo Pietro Grasso non si stupì nello scorso novembre e non si è stupito oggi quando il presidente ha accordato (una giravolta di 180°) il voto segreto su alcuni aspetti della riforma costituzionale in discussione in questi giorni.
È vero che il 4° comma dell’art. 113 prescrive che «A richiesta del prescritto numero di senatori, sono inoltre effettuate a scrutinio segreto le deliberazioni relative alle norme sulle minoranze linguistiche di cui all'articolo 6 della Costituzione; le deliberazioni che attengono ai rapporti civili ed etico-sociali di cui agli articoli 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20,21, 22, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31 e 32, secondo comma, della Costituzione; le deliberazioni che concernono le modificazioni al Regolamento del Senato.» Ma è altrettanto vero che nel caso del 3° comma Grasso si era comportato in modo opposto.
Il tutto sulla base del comma 5 che affida al presidente -sentita, ove lo creda, la Giunta per il Regolamento- la soluzione di un eventuale controversia sulla votazione per le fattispecie del comma 4.
Al Pd, che oggi vorrebbe il voto palese, si può dire «Chi di coltello ferisce, di coltello perisce.»
Ora, mentre scrivo, è in corso una Giunta del regolamento, che, dopo l’intervento di Napolitano (colloquio di mercoledì con Grasso) potrebbe indurre a una marcia indietro.
Ma rimane la considerazione, amara, generale: se in materie delicate come le votazioni del Senato non ci sono certezze, l’incertezza del diritto è confermata. Un’altra grave anomalia nazionale.
la nota di vincenzo cacopardo
Le anomalie di questo Paese..soprattutto nel percorso politico istituzionale.. restano enormi ed il caso evidenziato da Domenico Cacopardo che coinvolge la figura dell'attuale presidente del Senato Grasso, non fa eccezione. Tuttavia nella fattispecie riguardo alle riforme costituzionali... il fatto che si possa ricorrere al voto segreto.. potrebbe spingere a ponderare col maggior equilibrio le votazioni riguardanti alcuni emendamenti.
Rimane il fatto che in questa enorme confusione..i peccati di Grasso, pur non giustificati, rimangono inferiori rispetto a quelli di un PD che resta contratto di fronte ad un segretario (premier) che non permette più un serio dialogo al suo interno in merito a riforme costituzionali di questa fatta.... Rimane minore anche rispetto a quelli di un governo che pretende di battere i tempi di una data quasi per principio o per farsi bello nei confronti di una comunità europea che lo osserva costantemente ...minore dell'inerzia di un Capo dello Stato ormai attonito e quasi confuso nel quadro politico esistente.
In questa enorme confusione chi riesce a vincerla è sicuramente Renzi..giovandosi dell'ignoranza di una grossa parte del popolo che non riesce a guardare in profondità... attratto solo dalle parole vuote di chi tende ad ingannare con ostinata determinazione....e dei tanti che basano la concezione politica legandola ad un assoluto modello autoritario.
La domanda odierna può essere solo questa: Quale ragione vi è di determinare riforme costituzionali così delicate in tempi strettissimi..quando per il Paese rimane di primaria importanza una crescita economica di cui ancora non si percepisce l'ombra di un solido e costruttivo piano programmatico?
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