2 ott 2014

Lealtà e libero pensiero politico..

DICOTOMIE e  DIALETTICA”

Cosa vuol dire la frase di Bersani «Non mancherà la lealtà verso il partito e il governo» in un contesto in cui la politica dovrebbe vedere una fedeltà come espressione nei confronti di una società che ti ha votato? Una società che considera la correttezza di un politico, sicuramente non come un atto di lealtà leonina verso un governo che si muove con proposte che poi non si condividono.


Slitta ogni discussione sulla riforma del lavoro di Renzi (il job act), e le votazioni si spostano ad ottobre inoltrato...mentre Bersani stigmatizza il suo”saremo leali”.

Delle due una: o sei d'accordo con la riforma o no! Il non siamo d'accordo... "Saremo leali"..suona invece, come la più grande delle ipocrisie di una politica non corretta.Le votazioni sulle nuove regole del lavoro dovrebbero vedere la fine entro il 16 ottobre e, per grazia ricevuta, l’obiettivo dovrebbe essere raggiunto senza incappare in clamorosi intoppi. Le rassicurazioni dell’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, malgrado le pesanti critiche sulla riforma proposta dal segretario Premier, suonano come un incoraggiamento ed aprono la strada a Renzi, anche se con qualche piccola variante.


Ma la domanda è sempre la stessa, una domanda che fa meditare: Che senso può avere rassicurare un progetto di riforma..quando non lo si condivide, solo per un atto di lealtà nei confronti di un governo. Alla stregua di ciò e per paradosso, il governo potrebbe, per assurdo, proporre una pena di morte e chi non è d'accordo con la proposta, per motivi di lealtà ... ritiene costringersi ad assecondarla per devozione e fedeltà...Questa visione della politica nella sua doppiezza può generare sconforto da parte dei cittadini: Cosa significa la fedeltà in politica quando il principio fondamentale dovrebbe essere quello di essere fedeli alle idee, al programma ed al popolo che ti ha eletto?

Bersani, ritiene fondamentale chiarire la differenza tra esprimere il proprio dissenso e mettersi di traverso: “Dove non sono d’accordo lo dico” e non cambia la sua posizione in merito alle critiche sul Permier .

Al di là delle conseguenze che si riscontreranno col voto al Senato, e che metteranno giustamente in discussione il voto dei singoli, credo che sia opportuna una critica seria sul metodo fin'oggi usato dagli stessi Partiti... Risulta chiaro il nodo dell'ipocrisia e della doppiezza che si propaga all'interno di questi contenitori di consensi, i quali non dovrebbero mai rendersi disponibili o in sudditanza a qualunque governabilità. Il cittadino che guarda da fuori non potrà mai riuscire a comprendere l'atteggiamento menzognero di lealtà di chi si propone per le idee e che... nel contempo... si costringe quasi in una abnegazione.

La lealtà in politica è solo un pretesto, poiché non potrebbe mai esistere nel momento in cui le idee cambiano e gli stessi programmi si modificano e si evolvono in base al tempo ed ai principi di un mondo sempre più globalizzato. 

E' vero -I partiti devono rispettare il metodo democratico, quindi, ogni minoranza deve rispettare le decisioni di una maggioranza (pur restando nella piena libertà di agire per diventare a sua volta maggioranza).Il metodo democratico offre la possibilità dell’alternanza pacifica al potere tra maggioranza e minoranza. Ma ciò non significa che quando non si è d'accordo.. si debba restare fedeli ad un principio di governabilità che stravolge ogni altro principio personale e di pensiero, condizionandone la base. In una democrazia che si vuole parlamentare l'ultima parola deve sempre spettare all'Aula e non può mai essere condizionata da una governabilità..come non deve mai essere condizionata da un “partitismo” che necessita sicuramente di essere ridisciplinato in favore di una funzionalità delle stesse istituzioni.
La separazione dei ruoli è quindi più che necessaria!
vincenzo cacopardo






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