Dall'
articolo di Carlo Marroni sul sole 24 ore
Cei:
rifondare la politica ascoltando le sofferenze. Bagnasco: tenere in
Italia il patrimonio industriale
È
necessario «rifondare la politica chiedendoci «chi siamo e chi
vogliamo essere e ascoltando le sofferenze». Un appello arriva dal
presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione
all'assemblea dei vescovi ad Assisi, sottolineando che «le
difficoltà economiche, al limite della miseria, incidono sulla
tenuta» delle famiglie. Parlando della politica, il cardinal
Bagnasco ha aggiunto: «Si sente parlare di patto sociale affinché,
remando tutti nella medesima direzione, si possa uscire da onde
travolgenti. Qualcuno fa riferimento al nostro Dopoguerra: dalle
macerie delle case e delle persone, chi era in piedi ha realizzato
quel patto sociale da cui è nata la Costituzione. Allora c'era un
tessuto connettivo del Paese e da quello partivano le legittime
differenze che, però, non impedivano di intendersi sui principi
fondamentali. Ma oggi? Non ci sono macerie di case da ricostruire,
sembrano esserci, invece, le macerie dell'alfabeto umano. In altri
termini, potremmo dire che bisogna rifondare la politica, rimettere
cioè a fuoco che cosa vuol dire stare insieme, lavorare insieme per
essere che cosa. Non è un esercizio astratto, ma la premessa di ogni
urgente dover fare», sottolinea il presidente dei vescovi che torna
a parlare di economia. «L'occupazione - nonostante l'impegno dei
responsabili - è in discesa.
Da
quanto ascoltiamo, ci auguriamo che si ragioni non solo in termini di
finanza, ma innanzitutto di produzione e sviluppo, assicurando con
ogni sforzo che il patrimonio industriale e professionale, di
riconosciuta eccellenza, possa rimanere saldamente ancorato in casa
nostra. Al riguardo, l'esperienza insegna che non esistono garanzie
che tengano» ha detto Bagnasco.Il presule ha detto che i vescovi
indirizzano all'Italia un messaggio per «tenere desta la speranza,
di non scoraggiarsi nelle difficoltà persistenti e, per certi
aspetti, crescenti come la disoccupazione che non cenna ad invertire
la direzione».
La
piaga da combattere è la nuova forma di disoccupazione, quella degli
scoraggiati, che in sociologia sono definiti i “neet”: «Cresce -
ha detto il porporato - il fenomeno di coloro che neppure cercano il
lavoro, tanto sono sfiduciati: potrebbero giocare, in questo caso,
anche elementi soggettivi, ma è fin troppo chiaro che le difficoltà
di inserimento appaiono sempre più gravi.
Questo
fatto - i rassegnati al non lavoro - potrebbe falsare i dati che
vengono riportati sul fenomeno stesso della disoccupazione e della
inoccupazione. Ma la realtà vera non cambia. Si sta perdendo una
generazione. Che cosa sarà di tanti giovani? Quali vie li attendono
se sono costretti a rimanere ai bordi di una società che sembra
rifiutarli? Quali loschi personaggi - in Italia e altrove - sono
pronti a farne scempio per i loro interessi? È questa la
globalizzazione? Quella dell'indifferenza, dell'interesse e del
malaffare, anziché quella dello scambio virtuoso e di una vita degna
per tutti, a partire da chi ha meno o niente? I poveri e i bisognosi
- di ieri e di oggi - guardano con terrore una società che corre e
si allontana, rispetto alla quale loro non hanno più il passo o non
l'hanno mai avuto.
una nota di vincenzo cacopardo
In queste affermazioni del Cardinale Bagnasco vi è racchiuso l'umore di un Paese che rischia di perdere ogni fiducia nella politica e persino in se stesso.. La perdita di una speranza..la rassegnazione ed il susseguente cinismo... stanno trasformando seriamente la nostra società..
Angelo
Bagnasco prende spunto da quel patto sociale del dopoguerra che ha
visto il nostro Paese risorgere dalle macerie quando “remando
tutti insieme..si è realizzato quel patto sociale da cui è nata la
Costituzione.” Il riferimento
non è casuale se rapportato al bisogno che la nostra società ha
oggi.. dovendosi cimentare con un mondo dove la miseria avanza e le
difficoltà dei cittadini non si contano più.
Il
Cardinale.. esortando una maggiore efficienza della politica a favore
del sociale.. si augura che “non si ragioni solo in
termini di finanza, ma di produzione e sviluppo anche garantendo un
patrimonio industriale e professionale, di riconosciuta eccellenza”
il suo è un richiamo alla
politica verso un'esigenza che possa garantire al Paese il
mantenimento dei propri valori e delle risorse personali..Il prelato chiede al
Paese di non scoraggiarsi...di non perdere quel filo di speranza
malgrado la persistente crisi che pare cancellare di netto una intera
generazione.
Bagnasco
chiede alla politica stessa di rifondarsi..si interroga che.. se un
cambiamento deve esservi... non può non tenere conto di una parte
della società che sembra perdersi nell'abbandono e nei disagi
portati dalla mancanza di un lavoro. Quindi..invita alla ricerca di
una nuova società che guardi ad un programma per l'uomo..per il suo
benessere.. e non per gli interessi dei pochi.
Questi
discorsi che ritroviamo nel dialogo del Cardinale come in quello di
papa Francesco .. accomunano la parola della chiesa con una certa voce di popolo..in una concetto unico incomparabile: la
società è uomo...e l'uomo è società!
Le
parole di Bagnasco non fanno che invitare ancora una volta la
politica a ricordare l'importanza dell'uomo come essere al centro
dell'attenzione degli interessi di una società: L'uomo cresce verso
un benessere attraverso un percorso di sviluppo ed
innovazione..dimenticando spesso che l'economia non è altro che una
scienza
studiata dall’uomo, ma anche per l’uomo... per un benessere, ma
soprattutto per il suo benessere!.
Viene
quindi da domandarsi se non occorra fare un’analisi più severa e
se non sia utile dare un giro di vite fornendo regole di contenimento
ad un sistema che, per certi versi, sembra aver preso il sopravvento.
Vi
è il bisogno di una
regolamentazione e
la necessità di
un ridimensionamento come
un vuoto da dover colmare da parte di una politica internazionale al
fine di poter guidare un processo evolutivo dell’economia con
un’attenzione diretta ad un controllo generale per proteggere gli
interessi di ogni cittadino..e quindi della stessa società.
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