Il
filosofo..storico e sociologo Jürgen Habermas nei
suoi scritti che occupano una posizione centrale sulle tematiche e le
scienze sociali, pone le analisi delle società
industriali nel neocapitalismo maturo;
il ruolo delle istituzioni in una nuova prospettiva in relazione alla
crisi di legittimità che mina alla base tutte le democrazie
contemporanee ed i relativi meccanismi che determinano i consensi.
La sua elaborazione filosofica... lo
ha visto impegnato in una ermeneutica relativa alla critica del
metodo del conoscere oggettivamente. Uno studio che lo ha guidato
verso un bisogno della reale edificazione di una nuova ragione
comunicativa che egli ritiene possa liberare l'umanità dal principio
di autorità. Egli considera che solo il modello conoscitivo tra i
soggetti possa andare al di là dell' irreale paradigma della
soggettività.
Sembra
difficile...ma è più semplice di quanto non sembri... In sostanza
il filosofo, recependo la caratteristica di "partecipazione"
propone le linee fondamentali di una teoria discorsiva della morale
e della politica: Il discorso pubblico si pone come modello di un
agire comunicativo che si oppone all'agire strumentale. L'agire
strumentale sembra organizzato dalle logiche della tecnica e del
dominio, mentre quello comunicativo... indica la possibilità di
un'unione sociale non coercitiva, basata sul criterio di
riconoscimento tra i soggetti ed orientato verso l'intesa.
Già nel passato Georg Simmel, spiega la realtà sociale, non intesa come realtà autonoma rispetto agli individui, né come somma di individui. Simmel affermava che l’attenzione è sempre attratta, non tanto dalla società come situazione comune, quanto piuttosto da ciò che differenzia gli individui l’uno dall’altro. La solidarietà, la sottomissione, la superiorità, la concorrenza, sono tutte forme di sociazione che noi possiamo riscontrare prescindendo dal loro realizzarsi in unità sociali concrete e specifiche.
Già nel passato Georg Simmel, spiega la realtà sociale, non intesa come realtà autonoma rispetto agli individui, né come somma di individui. Simmel affermava che l’attenzione è sempre attratta, non tanto dalla società come situazione comune, quanto piuttosto da ciò che differenzia gli individui l’uno dall’altro. La solidarietà, la sottomissione, la superiorità, la concorrenza, sono tutte forme di sociazione che noi possiamo riscontrare prescindendo dal loro realizzarsi in unità sociali concrete e specifiche.
La teoria di Habermas.. contiene una logica dei livelli di
sviluppo dell'umanità.. Tanto più il "sistema" si forma
differenziando se stesso e aumentando la propria complessità, tanto
più gli uomini introietteranno le imposizioni sociali come
ingiunzioni autonome individuali.
Nel
suo saggio sulla “Teoria dell'agire comunicativo”, Habermas
pone la comunicazione come un modello dell'azione sociale
in cui l'opinione pubblica.. viene
considerata elemento fondamentale per la legittimazione
di
ogni stato democratico.
Pur
riconoscendone l'importanza in relazione alle istituzioni, il
filosofo ritiene che tutto dipenda principalmente dalla struttura
comunicativa che si stabilisce: Pone quindi un dubbio su una certa "razionalità
discorsiva"
che, fondandosi sul sistema comunicativo, favorisce la formazione di
una volontà collettiva alla partecipazione democratica.
Il
suo ricorso alla razionalità conferma innanzitutto che ogni problema
ha per centro la ragione, dal momento che ogni soluzione viene data e
valutata esclusivamente in termini razionali: Parlare di razionalità
significa prendere in considerazione un'agire, ed è solo grazie alla
esatta conoscenza di questa... che è possibile stabilire i criteri
di valutazione e i livelli di criticabilità delle azioni.
Ma
perché la società odierna non appare pienamente razionale?..Perché
la ragione non coincide spesso con una certa realtà?
La razionalità
su cui è basata la società contemporanea non è
accettabile...perché in essa le persone non sono fini in sé, ma
risultano solo strumenti e mezzi utilizzati per finalità tecniche
ed economiche. L’agire
strumentale è quello del sistema, di quell'impianto economico ed
amministrativo che forma il nostro vivere associato, ma che...nel
contempo... impedisce la formazione di una configurazione razionale
più libera ed indipendente..che aiuta una certa emancipazione.
Questo
è uno degli argomenti più interessanti del pensiero di una certa
scuola filosofica..Quella che potremmo definire “ teoria del fine e
del mezzo”.. sul quale si possono individuare ulteriori spunti per
un dialogo che pur nascendo in uno schema filosofico... finisce con
l'innestarsi quasi naturalmente in un concetto sociologico di grande
rilievo. L'importanza di una emancipazione sociale viene posta come un determinante percorso senza il quale non sarà mai possibile
crescere. Il richiamo ad una certa comunicazione deve farci
riflettere, ma non è l'unico sul quale meditare.
Vi sono ulteriori spunti sui quali porsi domande che trovano in un contesto di socializzazione motivi profondi in una certa etica dei rapporti umani.. Pensare ad esempio che per quanto riguarda il merito non vi possano essere regole...sarebbe come tollerare che solo gli intelligenti ed i più colti.. hanno diritto ad una vita migliore. Ma sappiamo che una buona parte degli intelligenti sono anche astuti e si sentono di poter imporre ciò che vogliono a coloro che peccano di capacità intellettive similari (Una certa comunicazione ne é l'esempio poiché, oggi, viene manovrata intenzionalmente con estrema furbizia). La vera intelligenza dovrebbe basarsi su altri principi....principi che vedono in un simile naturale vantaggio l'importanza di unirvi quell'essenziale umiltà che dovrebbe spingere a vedere con maggior rispetto il rapporto col prossimo. Insomma....esser capaci di percepire che il vantaggio della propria intelligenza si basa su un confronto con il prossimo e quindi.. quando si intuisce tale vantaggio...non ci si può esimere dal riflettere che, se non vi fosse chi è meno intelligente, il più intelligente non potrebbe mai emergere.
Vi sono ulteriori spunti sui quali porsi domande che trovano in un contesto di socializzazione motivi profondi in una certa etica dei rapporti umani.. Pensare ad esempio che per quanto riguarda il merito non vi possano essere regole...sarebbe come tollerare che solo gli intelligenti ed i più colti.. hanno diritto ad una vita migliore. Ma sappiamo che una buona parte degli intelligenti sono anche astuti e si sentono di poter imporre ciò che vogliono a coloro che peccano di capacità intellettive similari (Una certa comunicazione ne é l'esempio poiché, oggi, viene manovrata intenzionalmente con estrema furbizia). La vera intelligenza dovrebbe basarsi su altri principi....principi che vedono in un simile naturale vantaggio l'importanza di unirvi quell'essenziale umiltà che dovrebbe spingere a vedere con maggior rispetto il rapporto col prossimo. Insomma....esser capaci di percepire che il vantaggio della propria intelligenza si basa su un confronto con il prossimo e quindi.. quando si intuisce tale vantaggio...non ci si può esimere dal riflettere che, se non vi fosse chi è meno intelligente, il più intelligente non potrebbe mai emergere.
Quest'ultima
breve analisi..che, per certi lati, si lega alla “teoria
dell'agire comunicativo” in sé risulta essenziale e
propedeutica per sottolineare l'aspetto antropologico dell'uomo
soggetto a vivere e relazionarsi in una società dove i rapporti
sembrano basarsi su una gara al successo, mettendo in evidenza un aspetto che non può
negarsi proprio per il fatto che si è voluta lasciare troppo libera e con poche regole la costruzione di una società dove prevale costantemente una
certa competizione sfrenata. Se mettiamo in relazione la teoria del
merito.. aprendo un ragionamento che coinvolge la sfera sociale e la
relativa integrazione tra gli uomini ed i popoli, ci accorgiamo che
anche essa pone dei limiti e spinge a porsi una serie di domande. Come
nell'intelligenza... anche per la capacità di inventiva..vi sono
uomini avvantaggiati da una travolgente genialità rispetto ad
altri...ma anche in questo caso.. non potrebbero emergere.. se non ve ne
fossero altri al confronto non arricchiti da questo dono naturale...
Spostandoci
infine alla materia economica..sappiamo che la ricchezza e mal
distribuita e che ugualmente esistono i più ricchi... poiché aumentano i
poveri. Un dato sembra prendere il sopravvento ed è quello che
determina in modo assoluto la ricchezza di pochi a danno della
povertà dei molti. Anche qui una domanda dovrebbe porsi.
La “Teoria dell'agire comunicativo” di Habermas rimane un'ottima base di partenza sulla quale poter innestare ulteriori temi che colgono gli aspetti antropologici dello studio comunicativo per l'importanza di una sana interazione in seno alla nostra società. Ma con l'enorme sovrappopolazione in crescita dal dopoguerra ad oggi... si è arrivati ad un punto in cui nuove regole risultano più che necessarie se proposte in favore di una necessaria politica della socializzazione.
La “Teoria dell'agire comunicativo” di Habermas rimane un'ottima base di partenza sulla quale poter innestare ulteriori temi che colgono gli aspetti antropologici dello studio comunicativo per l'importanza di una sana interazione in seno alla nostra società. Ma con l'enorme sovrappopolazione in crescita dal dopoguerra ad oggi... si è arrivati ad un punto in cui nuove regole risultano più che necessarie se proposte in favore di una necessaria politica della socializzazione.
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