5 dic 2014

Azione comunicativa..socializzazione e ricerca delle regole.

di vincenzo cacopardo
Il filosofo..storico e sociologo Jürgen Habermas nei suoi scritti che occupano una posizione centrale sulle tematiche e le scienze sociali, pone le analisi delle società industriali nel neocapitalismo maturo; il ruolo delle istituzioni in una nuova prospettiva in relazione alla crisi di legittimità che mina alla base tutte le democrazie contemporanee ed i relativi meccanismi che determinano i consensi.

La sua elaborazione filosofica... lo ha visto impegnato in una ermeneutica relativa alla critica del metodo del conoscere oggettivamente. Uno studio che lo ha guidato verso un bisogno della reale edificazione di una nuova ragione comunicativa che egli ritiene possa liberare l'umanità dal principio di autorità. Egli considera che solo il modello conoscitivo tra i soggetti possa andare al di là dell' irreale paradigma della soggettività.

Sembra difficile...ma è più semplice di quanto non sembri... In sostanza il filosofo, recependo la caratteristica di "partecipazione" propone le linee fondamentali di una teoria discorsiva della morale e della politica: Il discorso pubblico si pone come modello di un agire comunicativo che si oppone all'agire strumentale. L'agire strumentale sembra organizzato dalle logiche della tecnica e del dominio, mentre quello comunicativo... indica la possibilità di un'unione sociale non coercitiva, basata sul criterio di riconoscimento tra i soggetti ed orientato verso l'intesa.

Già nel passato Georg Simmel, spiega la realtà sociale, non intesa come realtà autonoma rispetto agli individui, né come somma di individui. Simmel affermava che l’attenzione è sempre attratta, non tanto dalla società come situazione comune, quanto piuttosto da ciò che differenzia gli individui l’uno dall’altro. La solidarietà, la sottomissione, la superiorità, la concorrenza, sono tutte forme di sociazione che noi possiamo  riscontrare prescindendo dal loro realizzarsi in unità sociali concrete e specifiche.

La teoria di Habermas.. contiene una logica dei livelli di sviluppo dell'umanità.. Tanto più il "sistema" si forma differenziando se stesso e aumentando la propria complessità, tanto più gli uomini introietteranno le imposizioni sociali come ingiunzioni autonome individuali.
Nel suo saggio sulla “Teoria dell'agire comunicativo”, Habermas pone la comunicazione come un modello dell'azione sociale in cui l'opinione pubblica.. viene considerata elemento fondamentale per la legittimazione di ogni stato democratico. Pur riconoscendone l'importanza in relazione alle istituzioni, il filosofo ritiene che tutto dipenda principalmente dalla struttura comunicativa che si stabilisce: Pone quindi un dubbio su una certa "razionalità discorsiva" che, fondandosi sul sistema comunicativo, favorisce la formazione di una volontà collettiva alla partecipazione democratica.
Il suo ricorso alla razionalità conferma innanzitutto che ogni problema ha per centro la ragione, dal momento che ogni soluzione viene data e valutata esclusivamente in termini razionali: Parlare di razionalità significa prendere in considerazione un'agire, ed è solo grazie alla esatta conoscenza di questa... che è possibile stabilire i criteri di valutazione e i livelli di criticabilità delle azioni.

Ma perché la società odierna non appare pienamente razionale?..Perché la ragione non coincide spesso con una certa realtà? 

La razionalità su cui è basata la società contemporanea non è accettabile...perché in essa le persone non sono fini in sé, ma risultano solo strumenti e mezzi utilizzati per finalità tecniche ed economiche. L’agire strumentale è quello del sistema, di quell'impianto economico ed amministrativo che forma il nostro vivere associato, ma che...nel contempo... impedisce la formazione di una configurazione razionale più libera ed indipendente..che aiuta una certa emancipazione.

Questo è uno degli argomenti più interessanti del pensiero di una certa scuola filosofica..Quella che potremmo definire “ teoria del fine e del mezzo”.. sul quale si possono individuare ulteriori spunti per un dialogo che pur nascendo in uno schema filosofico... finisce con l'innestarsi quasi naturalmente in un concetto sociologico di grande rilievo. L'importanza di una emancipazione sociale viene posta come un determinante percorso senza il quale non sarà mai possibile crescere. Il richiamo ad una certa comunicazione deve farci riflettere, ma non è l'unico sul quale meditare. 

Vi sono ulteriori spunti sui quali porsi domande che trovano in un contesto di socializzazione motivi profondi in una certa etica dei rapporti umani.. Pensare ad esempio che per quanto riguarda il merito non vi possano essere regole...sarebbe come tollerare che solo gli intelligenti ed i più colti.. hanno diritto ad una vita migliore. Ma sappiamo che una buona parte degli intelligenti sono anche astuti e si sentono di poter imporre ciò che vogliono a coloro che peccano di capacità intellettive similari (Una certa comunicazione ne é l'esempio poiché, oggi, viene manovrata intenzionalmente con estrema furbizia). La vera intelligenza dovrebbe basarsi su altri principi....principi che vedono in un simile naturale vantaggio l'importanza di unirvi quell'essenziale umiltà che dovrebbe spingere a vedere con maggior rispetto il rapporto col prossimo. Insomma....esser capaci di percepire che il vantaggio della propria intelligenza si basa su un confronto con il prossimo e quindi.. quando si intuisce tale vantaggio...non ci si può esimere dal riflettere che, se non vi fosse chi è meno intelligente, il più intelligente non potrebbe mai emergere.

Quest'ultima breve analisi..che, per certi lati, si lega alla “teoria dell'agire comunicativo”  in sé risulta essenziale e propedeutica per sottolineare l'aspetto antropologico dell'uomo soggetto a vivere e relazionarsi in una società dove i rapporti sembrano basarsi su una gara al successo, mettendo in evidenza un aspetto che non può negarsi proprio per il fatto che si è voluta lasciare troppo libera e con poche regole la costruzione di una società dove prevale costantemente una certa competizione sfrenata. Se mettiamo in relazione la teoria del merito.. aprendo un ragionamento che coinvolge la sfera sociale e la relativa integrazione tra gli uomini ed i popoli, ci accorgiamo che anche essa pone dei limiti e spinge a porsi una serie di domande. Come nell'intelligenza... anche per la capacità di inventiva..vi sono uomini avvantaggiati da una travolgente genialità rispetto ad altri...ma anche in questo caso.. non potrebbero emergere.. se non ve ne fossero altri al confronto non arricchiti da questo dono naturale...

Spostandoci infine alla materia economica..sappiamo che la ricchezza e mal distribuita e che ugualmente esistono i più ricchi... poiché aumentano i poveri. Un dato sembra prendere il sopravvento ed è quello che determina in modo assoluto la ricchezza di pochi a danno della povertà dei molti. Anche qui una domanda dovrebbe porsi. 

La “Teoria dell'agire comunicativo” di Habermas rimane un'ottima base di partenza sulla quale poter innestare ulteriori temi che colgono gli aspetti antropologici dello studio comunicativo per l'importanza di una sana interazione in seno alla nostra società. Ma con l'enorme sovrappopolazione in crescita dal dopoguerra ad oggi... si è arrivati ad un punto in cui nuove regole risultano più che necessarie se proposte in favore di una necessaria politica della socializzazione.



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