da La voce di new york
Autostrada
Messina-Palermo, ovvero gli sprechi senza fine
"Si
parla della frana che ha ‘inghiottito’ il viadotto “Imera”
sulla Palermo-Catania. Ma l’autostrada Messina-Palermo non è messa
meglio. Quattro anni fa era un delirio con incredibili sperperi di
denaro pubblico. E la situazione non sembra cambiata. Anzi..."
Nella
travagliata storia delle autostrade e delle strade siciliane un
capitolo a parte merita il Cas, sigla che sta per Consorzio
autostrade siciliane. Il Cas vede la luce nel 1997. E’ il frutto
del ‘matrimonio’, chiamiamolo così, tra il vecchio Consorzio
autostradale Messina-Palermo e il vecchio Consorzio, sempre
autostradale, Messina-Catania. Alla costituzione del Cas si arriva
per chiudere - o quanto meno per provare a chiudere - una stagione di
scandali senza fine con incredibili ruberie. Insomma, il Cas viene
costituito per ‘moralizzare’ la gestione di queste due autostrade
e per completare l’autostrada Siracusa-Gela. Ma, come vedremo, lo
sfascio delle autostrade siciliane aumenterà, alla faccia della
‘moralizzazione’.
Il
Cas è concessionario dell’Anas, braccio operativo del Ministero
delle Infrastrutture. Il maggiore azionista del Cas è la Regione
siciliana autonoma, con il 96 per cento. Il Consorzio autostradale
viene istituito, come già ricordato, nel 1997, per gestire
l’autostrada Messina-Catania (una delle più frequentate d’Italia,
quella, come abbiamo ricordato nella prima puntata del nostro
‘viaggio’ tra strade a autostrade siciliane, dove sparivano i
soldi dei pedaggi), per completare e gestire l’autostrada
Palermo-Messina e per completare e gestire l’autostrada
Siracusa-Gela. Per la cronaca, il programma della progettazione
autostradale della Sicilia, che risale agli anni ’50 del secolo
passato, prevede la chiusura del periplo autostradale dell’Isola
del quale la Siracusa-Gela è il penultimo tratto; l’ultimo tratto
- la Gela-Mazara del Vallo - è ancora di là da venire; a queste
autostrade si dovrebbero aggiungere alcuni attraversamenti ‘a
pettine’: la strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento che è
un delirio; la strada a scorrimento veloce Palermo-Sciacca che è un
mezzo delirio; e la Nord-Sud, ovvero la Mistretta-Gela, che è una
sorta di ‘mammella eterna’, ovvero una strada a scorrimento
veloce modello tela di Penelope: finanziamenti senza fine con lavori
che vanno avanti da quasi 50 anni.
I
dati che ora riporteremo fanno riferimento a un’inchiesta che chi
scrive ha firmato nel febbraio del 2011 per I Quaderni
de L’Ora.
Rispetto a quattro anni fa è cambiato poco o nulla. In ogni caso, si
tratta di fatti che indicano lo ‘stile’ con il quale in Sicilia
si gestiscono le autostrade. Giusto per raccontare ai lettori -
soprattutto ai lettori americani - che la collina che, franando, ha
travolto il viadotto “Imera” lungo l’autostrada Palermo-Catania
non è una fatalità, ma un fatto che, per le autostrade siciliane, è
assolutamente normale.
Cominciamo
col dire che il Cas, per le proprie attività, dovrebbe utilizzare
risorse finanziarie proprie: gli introiti dei pedaggi e le royalties
che derivano dalla concessione di aree di servizio. Soldi che
dovrebbero essere impiegati per pagare il proprio personale e per la
manutenzione della rete autostradale. Secondo quanto previsto dalla
convenzione con l’Anas, la spesa annua per la manutenzione delle
autostrade non deve essere inferiore al 35 per cento di quanto
ricavato dai pedaggi.
Stando
a quello che abbiamo appurato circa quattro anni fa, del periodo che
va dal 1997 al 2008, del Cas si sa poco o nulla. Una delle poche cose
che abbiamo appurato è l’esistenza, nel febbraio del 2008, di un
atto di diffida dell’Anas al Consorzio autostrade siciliane. L’Anas
contesta al Cas una serie impressionante di inadempienze: a
cominciare da una quasi totale assenza di manutenzione in circa dieci
anni! Oggi i giornali scrivono che le strade provinciali della
Sicilia sono prive di manutenzione: cosa verissima. Ma il ‘vizio’
di non fare manutenzioni non riguarda solo le strade provinciali, ma
anche le super-frequentate autostrade Messina-Catania e Palermo
Messina!
Da
quello che ci risulta, l'Anas è tornata alla carica con un'ulteriore
diffida al Cas. La storia è sempre la stessa: le manutenzioni che il
Consorzio autostrade siciliane effettuerebbe in dosi 'omeopatiche' e,
in ogni caso, impiegando molto meno del 35 per cento di quanto
ricavato dal pagamento dei pedaggi da parte degli automobilisti.
Chi
si trova, nel 2008, ad affrontare problemi incredibili è Patrizia
Valenti. Appena nominata dal governo siciliano ai vertici del Cas,
deve subito fronteggiare i rilievi dell’Anas. Oltre alle mancate
manutenzioni, il Consorzio non ha effettuato accantonamenti, la
contabilità non rispetta la legge e via continuando con irregolarità
di tutti i generi e di tutte le specie. Dal 1997 al 2000 c’è il
buio. Ma, carte alla mano, l’Anas ha appurato che dal 2000 al 2008
non sono state effettuate le manutenzioni. All’appello mancano
circa 84 milioni di euro che avrebbero dovuto essere utilizzati per
migliorare la sicurezza delle due autostrade. Soldi finiti chissà
dove.
Di
fatto, le autostrade Palermo-Messina (quest’ultima, come vedremo, è
stata completata, o quasi, nel 2004) e la Messina-Catania risultano
abbandonate. Manto stradale e impianti vari lasciano molto a
desiderare. Autostrade diventate pericolose per gli ignari
automobilisti. Quattro anni fa ci chiedevamo come mai l’Anas avesse
impiegato quasi otto anni per contestare al Cas tutte queste
inadempienze. Magari ci sono documenti che non conosciamo. Però,
quattro anni dopo, osservando l’abbandono dell’autostrada
Palermo-Catania gestita dall’Anas, tante cose le inquadriamo in
un’altra luce. Della serie, lo sfascio di strade e autostrade, in
Sicilia, è pressoché totale.
Citiamo
un esempio relativo proprio all'autostrada Palermo-Messina. A
parte la mancanza di manutenzione e le tecnologie a fibre ottiche
abbandonate, il tratto di tale autostrada che va da Cefalù allo
svingolo per Castelbuono pare sia stato realizzato sopra pozzi
artesiani. Così ci hanno raccontato gli abitanti della zona che,
ovviamente, conoscono l'ambiente in cui vivono. Se la cosa risponde
al vero, non sono da escludere, in un futuro non lontano, problemi,
anche seri, per questo tratto di autostrada.
Del
2008 ricordiamo un piano di manutenzione straordinario messo a punto
da Patrizia Valenti. Con richiesta di fondi allo Stato e alla
Regione. Una richiesta alla quale non risponderanno mai, né lo
Stato, né la Regione siciliana. Nonostante i problemi finanziari,
gli amministratori del Cas di quegli anni affrontano alcune delle
emergenze: vengono avviati i lavori in alcune delle gallerie che
erano state abbandonate e dove i mezzi viaggiavano in una sola
carreggiata; viene aperto al traffico il tratto di autostrada
Noto-Rosolini lungo la Siracusa-Gela (delle vicissitudini di questa
terza autostrada parleremo in un'altra puntata del nostro 'viaggio');
viene eliminata la barriera di esazione del Furiano, lungo
l’autostrada Palermo-Messina; e vengono messi in sicurezza alcuni
tratti autostradali che, come abbiamo già ricordato, erano, di
fatto, stati abbandonati per quasi otto anni.
Di
sicurezza, nelle autostrade Palermo-Messina e Messina-Catania, dal
2000 ad oggi, non ce n’è stata e non ce n’è ancora molta. In
queste due autostrade, dal 2000 al 2008 (ma anche negli anni
successivi, anche se con una netta diminuzione), sono avvenuti tanti
incidenti. Non sappiamo se gli automobilisti-utenti abbiano adottato
contromisure. Ma non è detto che non debbano arrivare, anche se con
un po’ di ritardo, pesanti richieste di risarcimento da parte degli
stessi cittadini. Vediamo il perché.
Secondo
quanto prevede la legge, i pedaggi, nelle autostrade, vanno
incrementati solo dopo che le stesse autostrade sono state messe in
sicurezza. Non è il caso della Palermo-Messina e della
Messina-Catania nelle quali, come già ricordato, dal 2000 al 2008
non sono state effettuate manutenzioni. E infatti - unico caso in
Italia! - i pedaggi di queste due autostrade sono rimasti bloccati
per quasi un decennio. Qui torniamo agli incidenti. In queste due
autostrade, a causa dell’alto numero di sinistri, è avvenuta una
cosa per certi versi unica nel suo genere. Se, da un lato, i
cittadini non hanno fatto caso all’alto numero di incidenti che
avvenivano in quegli anni lungo queste due autostrade, la cosa non è
invece sfuggita alle Assicurazioni generali, che nel marzo del 2008
hanno messo la parola “fine” alla polizza assicurativa con il Cas
proprio a causa dell’elevato numero di sinistri. Anche in questo
caso, si è trattato di un caso piuttosto insolito, forse unico, in
tutto il Belpaese. Per capire di quello che stiamo parlando, il
contratto assicurativo disdettato dalla Generali era pari a
circa 1,3 milioni di euro, mentre il bando di gara per sostituire la
compagna assicurativa che si era chiamata fuori era pari a circa 4
milioni di euro!
Nella
puntata precedente abbiamo ricordato che, negli anni ’80, ogni
finanziamento dello Stato all’autostrada Palermo-Messina scatenava
un pandemonio tra Camera e Senato. Questo perché i costi di
quest’autostrada, realizzata in massima parte su viadotti e in
gallerie, costava una barca di soldi. L’autostrada è stata
completata dal governo Berlusconi nel 2004. All’appello mancava il
tratto che va da Buonfornello-Cefalù (provincia di Palermo) a
Sant’Agata di Militello (provincia di Messina). Quando è stato
inaugurato in pompa magna, alla presenza di tante autorità (il
centrodestra lo portava come esempio di buona amministrazione: e
sulla carta era così, se è vero che i lavori sulla Palermo-Messina
duravano da circa 40 anni e non si riuscivano a chiudere), era in
funzione anche un sistema di telecontrollo in fibra ottica. La
tecnologia in fibra ottica introdotta (unico caso in Sicilia) e, in
generale, tutta la Palermo-Messina imponeva un’attenta
manutenzione. Che invece non c’è stata.
Oggi
che l’autostrada Palermo-Catania è in grande sofferenza (bene
che vada le automobili impiegano cinque ore), l’unica arteria
autostradale che collega la Sicilia occidentale con la parte
orientale dell’Isola è la Palermo-Messina. Ma anche questa è
un’autostrada in buona parte mal messa, proprio a causa di una
carente manutenzione. E dire che il personale non manca. Conti alla
mano, viene fuori che in quest’autostrada il rapporto spese del
personale-introiti è il più alto d’Italia (45% rispetto a una
media nazionale del 35%). Questo perché nelle autostrade del Cas
opera un terzo di esattori in più rispetto ad altre società
autostradali italiane.
Un'altra
stranezza, chiamiamola così, che va da sempre in scena nella
gestione dell’autostrada Palermo-Messina è rappresentata dalla
Technital, una società nazionale che in Sicilia è presente dagli
anni '70 del secolo passato. Quattro anni fa è venuta fuori un
particolare che ha lasciato di stucco. Di solito, le spese per la
progettazione e per la direzione dei lavori vengono imputate sulle
risorse finanziarie che lo Stato mette in campo per la costruzione
delle autostrade. Al Cas, invece, sia la progettazione, sia la
direzione dei lavori affidate alla Technital gravano sul bilancio del
Consorzio autostradale.
Questo avviene
grazie a una convenzione che risale agli anni ’70 del secolo
passato. Convenzione rinnovata nel 1999, prima della costituzione del
Cas. Come mai nessuno ha messo in discussione questa convenzione che
provoca ingenti esborsi allo stesso Consorzio autostradale? Come mai
nessuna autorità ha mai contestato il fatto che lavori pubblici
importanti vengono affidati a una società - la già citata Technital
- senza il ricorso all’evidenza pubblica? A chiederselo è Patrizia
Valenti che in una relazione inviata alla magistratura e alla Corte
dei Conti così scriveva: “L’aver scelto di continuare ad
affidare la progettazione e la direzione dei lavori a una società
non selezionata da procedure di evidenza pubblica ha comportato
l’impossibilità di far gravare tali spese sul finanziamento
pubblico”.
Su
questa materia - era così quattro anni fa e ci dicono che le cose
non sarebbero mutate - si applica, in pratica, la normativa
nazionale. Il punto va illustrato meglio, anche a beneficio dei
lettori americani. La Sicilia è una Regione autonoma. E ha potestà
legislativa anche sui lavori pubblici. Stranamente, per i lavori
lungo l’autostrada Palermo-Messina, si applicano le norme
nazionali. Contemporaneamente, nelle stesse zone, per altre tipologie
di lavori pubblici, si applicano le leggi regionali. E siccome la
fantasia giuridica, in Sicilia, non ha limiti né confini, sempre nei
lavori di tale autostrada, si bypassano le normative dell’Unione
europea!
Altro
giro, altra corsa: le aree di servizio. Quattro anni fa abbiamo
scoperto che le aree di servizio in quest’autostrada con contratti
vigenti erano solo due. In tutti gli altri casi i contratti
risultavano scaduti tra il 2001, il 2002 e il 2003. Cosa, questa, che
lasciava immaginare un danno erariale, visto che il danno è a carico
dell’azionista di maggioranza che è pubblico (la Regione con il
96% circa, come già accennato).
Facciamo
un esempio concreto, per illustrare cosa succedeva quattro anni fa. A
livello nazionale, con le royalties sui carburanti aggiornate, gli
introiti ammontavano a circa 0,70-0,80 centesimi di euro per litro.
In Sicilia erano fermi a 0,10 euro per litro. Lo stesso discorso vale
per le royalties su ristoro e market. A fronte di un’aliquota
nazionale del 19%, quella applicata dal Cas, quattro anni fa, era
ferma al 4,5%. Le cose stanno ancora in questi termini? Tutto
lascerebbe supporre di sì, se è vero che l’Anas, già da qualche
tempo, è tornata a contestare al Cas varie inadempienze.
Veramente
incredibile la storia di 12 milioni di euro che sarebbero
stati ripianati due volte: la prima vota nel 2005 e, in
parte, nel 2006; la seconda volta nel 2007. Ma in quale conto
corrente, o in quali conti correnti, siano finiti i 12 milioni di
euro ‘ripagati’ nessuno l’ha mai capito. In realtà, Patrizia
Valenti ha provato a fare luce sui questi soldi pubblici scomparsi
dal Banco di Sicilia. Ha messo per iscritto tutto al governo
regionale dell’epoca, alti burocrati della pubblica amministrazione
compresi. Ma politici e alti burocrati hanno insabbiato tutto.
Nell’estate del 2010 Patrizia Valenti ha provato pure a rivolgersi
alla Banca d’Italia. E ha messo a punto una delibera che prevedeva
di affidare la gestione di questa vicenda a una società
specializzata nella certificazione di bilanci. Ma, di fatto, la sua
azione verrà ‘stoppata’ dal governo regionale dell’epoca.
Patrizia Valenti verrà ‘silurata’ dal vertice del Cas. E dei 12
milioni ‘spariti’ non si saprà più nulla.
Giulio Ambrosetti
Nessun commento:
Posta un commento