Ancora una
volta Domenico insiste nel considerare il Papa alla stregua di un
politico ..anzi.. quasi come un politicante. ..Rimane incomprensibile
persino per uno come il sottoscritto... che, agnostico per
natura, non può sottrarsi all'evidente opera di evangelizzazione di
un simile Pontefice.. compresa prevalentemente nell'amore verso il prossimo.
Cosa..
poi.. ci si può aspettare da un giornale statunitense? Una testata
giornalistica di un paese dove il libero mercato ed il consumismo
prevalgono incessantemente e dove.. da sempre.. si preannuncia con
enfasi.. l'insensata paura di un catastrofismo di sinistra. In un
Paese dove ancora prevale l'uniforme ed obsoleto principio delle
contrapposizioni politiche che tanto affascina e pare colludere con
le potenti lobby mondiali.
Le
Encicliche sono analisi teologiche e filosofiche che rispecchiano il
pensiero religioso... .Saper interpretare le Encicliche sembra oggi
più difficile che provare a criticarle. Una certa cultura
intellettual- borghese.. pare voler condannare l'opera
cristiana di Papa Bergoglio commettendo il solito errore di porre la
sua figura su di un piedistallo che non gli appartiene: L'idea di
continuare ad immaginare Francesco come un leader di una politica
vaticanista..è persino stancante, ma è ancora peggio.. non saper
interpretare i suoi messaggi... pretendendo che egli possa offrire
soluzioni in proposito.
Come quando si
legge nel Vangelo..”di porgere l'altra guancia”..bisogna
saper interpretare il messaggio..senza confondere il gesto nel senso
di un eccessivo autolesionismo...alla pari bisogna saper comprendere
nelle parole di Bergoglio il senso del suo pensiero diretto verso un
percorso di modernizzazione che, pur
nell'indispensabile suo sviluppo, possa dirigersi con maggior attenzione verso
una più equa distribuzione sociale. Non c'è nulla di apodittico od
irrefutabile nei suoi messaggi, poichè egli apre e tocca il cuore
della gente affinchè la mente possa meglio comprendere..
Le
esortazioni.. di sicuro non politiche di Francesco..sono stimoli ed
incoraggiamenti che tengono in alta considerazione l'etica sociale ed
umana..vi sono messaggi anche filosofici ..ma non potranno mai investire
il campo di una politica che deve procedere per le soluzioni.
Ripeto: il
Papa esercita il ruolo di Papa e cioè di messaggero in terra di una
cultura religiosa alla quale si può credere o no. E' un pastore che
dirige il suo pascolo conducendolo verso una meta attraverso le
parole ed i gesti.. e non con le ingiunzioni che, al contrario, il
mondo politico impone pur avendo dimostrato di non esserne capace.
Questo continuo attacco verso chi ci parla con estremo spirito umano
è biasimevole... poiché Francesco dimostra più “umanità” che
“papalità” ..Dimostra di essere uno di noi e non una figura
dogmatica inquietante e supponente.
vincenzo cacopardo
Le
inascoltate lezioni del liberalesimo e dell’odiato illuminismo
spingono papa Bergoglio all’enciclica «Laudato si’», definita
dal New York Times manifestazione del catastrofismo di sinistra (ci
sono due ottimismi e due pessimismi, di destra e, appunto, di
sinistra).
Non a caso,
questa strada divisiva è imboccata dal primo gesuita papa, portatore
di una ideologia e di una pratica religiosa che, il 21 luglio 1773,
indussero papa Clemente XIV a sopprimere la «Compagnia di Gesù»
per grave turbamento dell’ordine cattolico e il machiavellismo che
regolava le azioni dei religiosi «neri». E non a caso, viene
dall’«altro mondo», dal laboratorio della dottrina della
«Liberazione», quel Sud-America, nel quale l’odio per gli Stati
Uniti e per le economie capitaliste ha condotto alla vittoria il
giustizialismo e il chavismo, disastri politici, economici e sociali
permeati della peggiore corruzione del pianeta.
In «Laudato
si’» tornano i temi tipici di questo papato: il diritto alla vita,
alla felicità e al lavoro. Peccato che sua santità non indichi i
soggetti cui incombono i relativi doveri, che rimangono nella
nebulosa di un’idea esclusivamente utopistica. Altro «leit-motiv»
è l’affermazione della responsabilità dei paesi ricchi e degli
uomini ricchi per la povertà degli stati poveri e degli uomini
poveri. Un’idea primitiva che mostra la mancata metabolizzazione
del valore della storia. È la storia, infatti, che ha condotto il
mondo sulle strade in cui oggi si trova: additare la colpa dei ricchi
non coglie la complessità del presente, difficile proprio perché il
meccanismo di accumulazione e, quindi, di redistribuzione è stato
rallentato e talora fermato dalla crisi epocale che abbia
attraversato e dalla quale stiamo uscendo.
Del pari,
sono inaccettabili alcune proposizioni ideologiche non sostenute
dalla pratica: la necessità della pubblicizzazione dell’acqua,
affermata dal pontefice, non conosce i guasti che il «pubblico» ha
prodotto e produce. E l’attuale aggravarsi del problema dell’acqua
è figlio proprio della sua gestione pubblica.
Il papa
affronta con accenti indignati il fenomeno dell’urbanesimo spinto,
come se fosse un’esclusiva del mondo occidentale avanzato.
Dimentica, però, che tutto questo accade soprattutto nei paesi in
via di sviluppo (Cina, India, Brasile, Indonesia), nei quali la
crescita delle opportunità di occupazione si manifesta nelle
conurbazioni spingendo la gente ad abbandonare il duro lavoro dei
campi per quello meno duro dei colletti bianchi.
L’enciclica
dichiara, apoditticamente, che la crescita demografica non è
responsabile dell’attuale disagio dell’umanità. Una sorta di
«excusatio» per l’opposizione al controllo delle nascite: in
realtà l’aumento costante e feroce dei numeri dell’umanità pone
in evidente, irrisolvibile contraddizione l’uomo e la natura,
ontologicamente finita, incapace di sopportare l’attuale pressione
antropica.
I
richiami alle scienze, in un inatteso sincretismo, non scontano le
complessità dei sistemi e le differenti interpretazioni di fenomeni
naturali-naturali o indotti dall’uomo, in modo da definire e
giustificare un neocatastrofismo cattolico, che dimentica la
Misericordia divina e abbandona l’uomo a un atroce destino, quando,
invece, è alle prese con la propria liberazione, quella vera, dal
bisogno e dal condizionamento dell’altro uomo: il liberalismo,
cioè, autore del progresso degli ultimi due secoli e vincitore delle
ideologie (nazismo e comunismo) negatrici del valore etico dell’uomo.
Domenico
Cacopardo
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