26 set 2015

Lo spirito costituzionale e le logiche del cambiamento


Senato e titolo V

di vincenzo cacopardo

La storia ci dice che dopo sei anni dall'inizio della seconda guerra mondiale e venti anni dall'inizio della dittatura, il 2 giugno del 1946 si svolsero contemporaneamente il referendum istituzionale e l'elezione di un' Assemblea Costituente, La partecipazione dei cittadini fu alta (l'89% degli aventi diritto). Il 54% dei voti (più di 12 milioni) fu per lo stato repubblicano, superando di 2 milioni i voti a
favore dei monarchici. L'Assemblea fu eletta con un sistema proporzionale e furono assegnati 556 seggi, distribuiti in 31 collegi elettorali. 
Il passato, quindi, ci sottolinea l'importanza che ha avuto il referendum per l'elezione di un'Assemblea che avrebbe dovuto affrontare un tema talmente delicato attraverso il quale si legavano gli importanti principi di una Repubblica. La Costituzione italiana è una Costituzione scritta,rigida, lunga,votata,compromissoria,democratica e programmatica. Come Costituzione vera e propria si intende un corpo di leggi fondamentali prodotte dalla sovranità del popolo di solito per il tramite di una Assemblea costituente.

Detto questo..la nostra Costituzione, che come scopo dovrebbe avere il compito di guidare e fornire una traccia al complesso di norme per meglio definire la struttura dello Stato, non sembra avere oggi un giusto funzionamento che la porti al raggiungimento del suo desiderato fine. In se, essa potrebbe apparire perfetta nella rappresentazione dei valori per la determinazione di una democrazia... ma, in particolari occasioni, può solo idealizzarne il raggiungimento. La passata Assemblea Costituente, che ebbe il compito di porre le norme fondamentali dell’ordinamento dello Stato, determinò le regole per una concezione politica in opposizione ad una visione di assolutismo, riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle norme e sui poteri. Ma qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata e sregolata crescita economica e sociale di questi sessant’anni, non potrebbe che essere rivisitata affinché non possano continuare a riscontrarsi ulteriori anomalie dovute ad un progresso che ha alterato gli stessi valori della società. Anomalie che non potranno mai dare innovazione al percorso di una politica che si vorrebbe efficiente e costruttiva. Una Costituzione che, per una sua utile modernizzazione, non dovrebbe esimersi dall’osservare in lungimiranza un possibile sistema funzionale basato su principi più moderni in proiezione delle normative e della suddivisione dei poteri.

Una carta utile ed indispensabile, ma sicuramente da rinnovare, poiché non potrebbe mai essere richiesto un suo stravolgimento. Ma se risulta necessario operare dei ritocchi e modernizzare alcuni suoi principi in favore di un percorso di crescita del Paese più funzionale, non è di certo pensabile poterlo fare con i metodi e nel merito quasi imposti da un governo condotto da un premier saccente che oggi assume la forza da una doppia anomala veste essendo contemporaneamente a capo del partito di maggioranza. Oggi si intende cambiare una parte della Costituzione senza alcuna Assemblea Costituente ma solo con l'impegno interessato di un governo (tra l'altro nemmeno eletto dal popolo attraverso un consenso espresso dalle elezioni )..in tal modo stravolgendo ancuni principi posti dai padri costituenti che in sé hanno sempre rappresentato delle caratteristiche fondamentali. Ad esempio se si e' inteso separare per comparto i poteri delle regioni attraverso un articolo del titolo V (art.122)..una ragione vi è!..L'art 122 si esprime così: “Il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi. Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo”. Adesso...se si vuole cambiare in senso più funzionale il rapporto tra il governo centrale e gli enti locali regionali, non può essere logico farlo senza un'alternativa valida che tuteli un presupposto di legittimità dell'esercizio..nè senza un consenso da parte dei cittadini nel contesto del singolo territorio e quindi dovendo considerare i possibili compromessi derivanti.

La ragione di inconciliabilità consiste nel fatto che la Costituzione, secondo i principi generali espressi dalla Consulta, accoglie il principio base sul quale il potere dell'amministrazione merita tutela solo sul presupposto della legittimità del suo esercizio. In ordine all'estensione di tale garanzia-posta a salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza costituzionalmente riservata al Consiglio regionale- è indubbio che essa ricomprenda in primo luogo tutte quelle attività che costituiscono esplicazione di una funzione consiliare tipica o di attribuzioni direttamente previste dalla stessa Costituzione. Quando i consiglieri regionali (in base al nuovo disegno di legge voluto da questo governo) verrano posti nella nuova Camera del Senato, verrà a cadere il presupposto di base della legittimità dell' esercizio, poiché si creeranno ulteriori conflitti e compromessi legati ad una politica centralista di governo che potrà costringere una politica locale.. che in sé.. dovrebbe riguardare la particolare politica di territorio in cui ci si esprime e si opera. Diverso sarebbe se costoro(i senatori) eletti a parte, potessero esercitare un ruolo politico per competenza territoriale seppur con regole diverse e ruoli separati.

Ma non è soltanto questo spirito di cambiamento approssimativo quello che oggi colpisce ..quanto il metodo usato dall'attuale governo che, con la pretesa di poter stravolgere una Camera e l'assetto politico territoriale del Paese, pur essendosi rifugiato dietro un articolo 39 (disposizioni transitorie), non si e' accorto che ha reso tutto ciò logicamente emendabile e non sottoponibile ad una norma della doppia conforme...Una doppia conforme che e' sempre apparsa come un pretesto campato in aria..e la cui interpretazione dovrebbe impedire di poter emendare..Quasi un'invenzione da parte di chi oggi è in politica e che rappresenta una sorta di interruzione verso la logica di un percorso normativo che non può stare in piedi e che configge con lo stesso spirito costituzionale.



Lo spirito e la logica vorrebbero che si osservasse e si modificassero alcune parti della Costituzione in un contesto di visione di insieme dei suoi principi che pone la democrazia al suo centro come assoluto valore primario.

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