Senato
e titolo V
di vincenzo cacopardo
La
storia ci dice che dopo sei anni dall'inizio della seconda guerra
mondiale e venti anni dall'inizio della dittatura, il 2 giugno del
1946 si svolsero contemporaneamente il referendum istituzionale e
l'elezione di un' Assemblea Costituente, La partecipazione dei
cittadini fu alta (l'89% degli aventi diritto).
Il
54% dei voti (più di 12 milioni) fu per lo stato repubblicano,
superando di 2 milioni i voti a
Il passato, quindi, ci
sottolinea l'importanza che ha avuto il referendum per l'elezione di
un'Assemblea che avrebbe dovuto affrontare un
tema talmente delicato attraverso
il quale si legavano gli importanti principi di una Repubblica. La
Costituzione italiana è
una Costituzione scritta,rigida,
lunga,votata,compromissoria,democratica e programmatica. Come
Costituzione vera e propria si intende un corpo di leggi
fondamentali prodotte dalla sovranità
del popolo
di solito per il tramite di una
Assemblea costituente.
Detto
questo..la
nostra Costituzione,
che come scopo dovrebbe avere il compito di guidare e fornire una
traccia al complesso di norme per meglio definire la struttura dello
Stato, non sembra avere oggi un giusto funzionamento che la porti al
raggiungimento del suo desiderato fine. In se, essa potrebbe apparire
perfetta nella rappresentazione dei valori per la determinazione di
una democrazia... ma, in particolari occasioni, può solo
idealizzarne il raggiungimento. La
passata Assemblea Costituente, che ebbe il compito di porre le norme
fondamentali dell’ordinamento dello Stato, determinò le regole per
una concezione politica in opposizione ad una visione di assolutismo,
riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle norme e sui
poteri. Ma qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata e
sregolata crescita economica e sociale di questi sessant’anni, non
potrebbe che essere rivisitata affinché non possano continuare a
riscontrarsi ulteriori anomalie dovute ad un progresso che ha
alterato gli stessi valori della società. Anomalie
che
non potranno mai dare innovazione al percorso di una politica che si
vorrebbe efficiente e costruttiva. Una Costituzione che, per una sua
utile modernizzazione,
non dovrebbe esimersi dall’osservare in
lungimiranza
un possibile sistema funzionale basato su principi più moderni in
proiezione delle normative e della suddivisione dei poteri.
Una
carta utile ed indispensabile, ma sicuramente da rinnovare, poiché
non potrebbe mai essere richiesto un suo stravolgimento. Ma se
risulta necessario operare dei ritocchi e modernizzare alcuni suoi
principi in favore di un percorso di crescita del Paese più
funzionale, non è di certo pensabile poterlo fare con i metodi e nel
merito quasi imposti da un governo condotto da un premier saccente
che oggi assume la forza da una doppia anomala veste essendo
contemporaneamente a capo del partito di maggioranza. Oggi
si intende cambiare una parte della Costituzione senza alcuna
Assemblea Costituente ma solo con l'impegno interessato di un governo
(tra l'altro nemmeno eletto dal popolo attraverso un consenso
espresso dalle elezioni )..in tal modo stravolgendo ancuni principi
posti dai padri costituenti che in sé hanno sempre rappresentato
delle caratteristiche fondamentali. Ad esempio se si e' inteso separare per
comparto i poteri delle regioni attraverso un articolo del titolo V
(art.122)..una ragione vi è!..L'art 122 si esprime così: “Il
sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità
del Presidente e degli
altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri
regionali sono
disciplinati con legge della Regione nei limiti dei princìpi
fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce
anche la durata degli organi elettivi. Nessuno
può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta
regionale e ad una delle Camere del Parlamento,
ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al
Parlamento europeo”. Adesso...se
si vuole cambiare in senso più funzionale il rapporto tra il governo
centrale e gli enti locali regionali, non può essere logico farlo
senza un'alternativa valida che tuteli un presupposto di legittimità
dell'esercizio..nè senza un consenso da parte dei cittadini nel
contesto del singolo territorio e quindi dovendo considerare i possibili
compromessi derivanti.
La
ragione di inconciliabilità consiste nel fatto che la
Costituzione, secondo i principi generali espressi dalla Consulta,
accoglie il
principio base
sul quale il potere dell'amministrazione merita tutela solo sul
presupposto della legittimità del suo esercizio.
In
ordine all'estensione di tale garanzia-posta a salvaguardia
dell'autonomia e dell'indipendenza costituzionalmente riservata al
Consiglio regionale- è indubbio che essa ricomprenda in primo luogo
tutte quelle attività che costituiscono esplicazione di una funzione
consiliare tipica o di attribuzioni direttamente previste dalla
stessa Costituzione. Quando i consiglieri regionali (in base al nuovo
disegno di legge voluto da questo governo) verrano posti nella nuova
Camera del Senato, verrà a cadere il presupposto di base della
legittimità dell' esercizio, poiché si creeranno ulteriori
conflitti
e compromessi
legati ad una politica centralista di governo che potrà costringere
una politica locale..
che in sé.. dovrebbe riguardare la particolare politica di
territorio in cui ci si esprime e si opera. Diverso sarebbe se
costoro(i senatori) eletti a parte, potessero esercitare un ruolo
politico per competenza territoriale seppur con
regole diverse e ruoli separati.
Ma
non è soltanto questo spirito di cambiamento approssimativo quello che oggi colpisce ..quanto il metodo usato dall'attuale
governo che, con la pretesa di poter stravolgere una Camera e
l'assetto politico territoriale del Paese, pur essendosi rifugiato dietro un
articolo
39 (disposizioni
transitorie), non si e' accorto che ha reso tutto ciò logicamente emendabile e
non sottoponibile ad una norma della doppia conforme...Una
doppia conforme che e' sempre apparsa come un pretesto campato in aria..e la cui interpretazione dovrebbe impedire di poter emendare..Quasi un'invenzione da parte di chi
oggi è in politica e che rappresenta una sorta di interruzione verso
la logica di un percorso normativo che non può stare in piedi e che
configge
con
lo stesso spirito costituzionale.
Lo
spirito e la logica vorrebbero che si osservasse e si modificassero
alcune parti della Costituzione in un contesto di visione di insieme
dei suoi principi
che pone la democrazia al suo centro come assoluto valore primario.
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