15 nov 2016

QUEL PRINCIPIO SUI POTERI



di vincenzo cacopardo
"il tema rimane tuttavia attuale soprattutto quando un capo di Partito con i poteri di Premier sembra in grado di dirigere tutto limitando il ruolo dei due poteri e concentrandoli in uno solo che di fatto finisce con l'assumere una fin troppo restrittiva funzione oligarchica".

OGGI TUTTO SEMBRA PASSARE INOSSERVATO!
La dialettica politica dovrebbe avere lo scopo di far funzionare attraverso la partecipazione di chi sostiene le idee e di chi è veramente capace di metterle in atto, in una collaborazione di rispetto reciproco e non nella distruttiva odierna contrapposizione. Una politica indicata per ruoli e non per contrapposizioni che finiscono col generare confusione e persino spropositate congiure e complotti.
Negli ultimi tempi alcuni parlamentari hanno posto il rilievo di salvaguardare meglio le proprie posizioni politiche in difesa di un potere che sembra avere invaso fin troppo lo spazio della politica. Qualcuno continua a definire la magistratura.. fin troppo invasiva, politicizzata e persino manipolata in favore di precisi interessi di parte.

Si è parlato da tempo della divisione dei ruoli in seno alla magistratura rimanendo di sicuro indispensabile una ricerca per il giusto posizionamento dell’ordine giudiziario in riferimento ai poteri dello Stato…Ma sorgono però spontanee alcune domande frutto di una analisi specifica in riferimento alla importanza che potrebbe avere un potere esecutivo in perenne compromesso o, persino in conflitto, con quello parlamentare: Qual'è oggi la sicura linea di demarcazione tra il potere esecutivo e quello Parlamentare? Quali sono i confini per limitare i conflitti? Quali.. le regole?

Al di là del fatto che si tratta di due specifici poteri, diversi dall’ordine autonomo giudiziario, si potrebbe azzardare che un conflitto permane costantemente allorquando, gli stessi, eletti in Parlamento, assurgono alla carica di ministri o sottosegretari, attribuendosi di fatto un ruolo esecutivo che influenza in modo definitivo il lavoro dello stesso gruppo parlamentare di loro riferimento: Anche qui, una certa consociazione trova forza e si alimenta giacché gli interessi sono estremamente forti ed i ruoli politici vengono espressi nella comune casa di un Partito.

Nella fattispecie il politico, in ruolo esecutivo, potrebbe esercitare un particolare potere agendo in modo dubbio sull’obiettivo pensiero del singolo parlamentare appartenente al proprio Partito, nella identica maniera con cui il magistrato requirente potrebbe influenzare il pensiero del giudice (poichè riconosciuti in uno stesso ordinamento)

Non deve, quindi..sfuggire questo importante particolare che da tempo trascina la nostra politica in uno dei più orrendi teatrini del compromesso.... Non dovrebbe nemmeno sollevare stupore l'avversa posizione di alcuni magistrati che, pur in considerazione di un loro autonomo percorso, potrebbero porsi il dubbio dei pregiudizievoli infiniti conflitti ormai costruiti tra la politica dei Partiti rappresentati nel Parlamento ed ogni Esecutivo.

Si potrebbe..perciò.. azzardare che tale motivo è di per sè sufficiente ad individuare una ulteriore anomalia anche rispetto ad una Costituzione che, da un lato vorrebbe identificare due poteri con ruoli ben diversi (esecutivo e parlamentare) e dall’altro, non pone sufficienti e chiare limitazioni a questa separazione di compiti destinando, in modo troppo sintetico, la guida e l’indirizzo della politica dello Stato all’Esecutivo e raccordandosi in modo assai generico con il Parlamento.. senza tener conto della casa comune di un Partito che li condiziona. Son passati diversi anni da quando su questo punto la Costituzione si è espressa, ma lo ha fatto secondo i tempi ed i principi dapprima esistenti tra politici di alto valore democratico. Oggi sia quella linea di demarcazione.. che il rispetto dei compiti tra i ruoli sono decisamente cambiati!

Tuttavia il tema rimane attuale.. soprattutto quando un capo di Partito con i poteri di Premier sembra in grado di dirigere ogni cosa limitando il ruolo dei due poteri e concentrandoli in uno solo.. che di fatto finisce con l'assumere una fin troppo restrittiva funzione oligarchica.


Viviamo in uno Stato parlamentare e questo basterebbe per porre l’importante azione delle Camere come centralità dalla quale dovrebbe dipendere ogni regola ed ovviamente l’indirizzo culturale ed economico del nostro Stato democratico. I ruoli legislativi, quindi, non possono che essere primari e propedeutici a quelli governativi. Una giusta governabilità dovrebbe seguire un principio di qualità poiché, non si tratta solo di diminuire o di aumentare i ministeri o le poltrone di comando di un esecutivo ma, di determinare un percorso costruttivo e funzionale attraverso una richiesta che partendo dalla domanda deve finire col trovare un logico fine di utilità.

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